24 giugno 2017

Piddini in lutto


Pubblicato il 21 giugno 2016

Di una cosa sono debitore verso le elezioni di Roma: vedere i cari compagni del PD tutti in gramaglie, silenziosi e ideologicamente tumefatti, mi ha risollevato il morale.
Si campa anche di tali esili soddisfazioni.
Ieri sera, con cinico tempismo, mi sono recato in uno dei quartierini piu sciccosetti della Capitale Immorale (il diminutivo si attaglia perfettamente al piddino): una fetta di territorio che, tre anni prima, aveva regalato percentuali bulgare al partito Quisling italiano (l’unico Municipio in cui il rappresentante sinistro era stato eletto al primo turno). Più un paesello che un quartierino: si respira un’arietta bohemienne, di rilassata nullafacenza. È abitato in maggioranza da quella parte della sinistra che amo definire high casual (attori, funzionari RAI, giornalisti, operatori del sociale, ereditieri): un generone con rassicuranti conti bancari, proprietà e rendite di varia natura. Se la passano bene, senza sudare una stilla, e la loro way of life ostenta, come detto, una sobrietà (di vestimenti, di modi, di fattezze) che è anche un indelebile marchio antropologico: jeans, magliettine, scarpe piane, foulard, pagliacciate etniche. Quarantenni e cinquantenni, di modi gentili, pacati, pur se feroci nella loro sotterranea rivendicazione di classe che, alla fin fine, viene sempre fuori.
Anche i volti e i lineamenti (il fenotipo sinistro) si sono adeguati a tale way of life: i maschi recano barbette curate (nulla di troppo), parlano a bassa voce, non hanno mai fretta, sono discretamente mingherlini (la palestra è destropopulista), e dividono con le femmine le cure dei pargoli (il maschio solitario col passeggino è panorama frequente). Le femmine, pallide e magroline anch’esse, sono struccate, avendo in orrore l’esaltazione dei loro caratteri sessuali tramite tacchi e spillo, wonderbra, minigonne: tale sfacciata volgarità la lasciano, con un sorriso storto di gentile disprezzo, alle zoccole (leggi: quelle di destra, ovvero, sino a poco tempo fa, le berlusconiane d’ordinanza). Apparentemente dimesse, vantano un nocciolo duro di esaltato femminismo.
Il quartierino è ecumenico: accogliente verso il diverso, qualunque esso sia. Antirazzista.
Il quartierino, sempre lui, è infatti un porto di mare: americani, finlandesi, tedeschi, danesi, francesi, ne affollano le palazzine inizio Novecento assicurando un alto tasso di cosmopolitismo. Cosmopolitismo bianco, high class. Ma questo non sorprenda. Il sinistro, infatti, quando predica l’antirazzismo lo fa solo per dare del razzista a chi non la pensa come lui. Quando, dalla teoria, il sinistro viene precipitato nella prassi quotidiana ha comportamenti un tantino diversi. Non a caso nel quartierino non si vede un negro a pagarlo oro. Forse sì, qualcuno, ma come frutto esotico da gustare in solitario per soddisfare (e sfogare in pubblico) la propria traboccante generosità. Perché il sinistro, stampatevelo bene in testa, è buono, sommamente buono: siete voi i cattivi e lui ama ricordarvelo, sempre. Martin Luther King, Malcom X, Obama, Sidney Poitier … viva il negher … seppur con cautela. Viva il negher, ma quello bello, televisivo o cinematografico … il negher ordinario, invece, l’immigrato zozzo che non spiccica una parola, ragiona il piddaruolo, è tanto folcloristico, certo e lo aiutiamo … a parole … sì, abbasso il razzismo … maledetti negrieri, i barconi che affondano, i bimbi siriani, però a casa loro,  insomma, che adesso ho da andare dal parrucchiere, ho da stilare una tesi, devo tradurre le poesie di Parva Suleimani, femminista del Bangladesh … e, da ultimo, mi tocca controllare la lettiera del gatto che, da un po’ di tempo in qua, ha il colon irritabile, povera bestia … e comunque abbasso Salvini!
Questa sequela di pensieri, apparentemente lambiccata, attraversa il cervello dei sinistri in pochi microsecondi … è la sua natura vera, inconfessata …
Antirazzista 2.
Conoscevo una tipa del quartierino che impartiva lezioni di lingua italiana a un’eritrea (o era un’etiope?). L’eritrea si alzava presto dal suo lettuccio alla periferia di Roma (una casa famiglia gestita da una coop, ça va sans dire), e, assieme al ragazzino, si recava faticosamente a questi convegni settimanali … la poverina non ci capiva un’acca di condizionali e gerundi, ma la sinistrata, in quei sessanta minuti, oltre a rinvigorire il proprio Ego e percepire un adeguato guiderdone, colmava voluttuosa il proprio aspersorio spirituale di rinnovato amore, empatia e brama d’accoglienza – aspersorio con cui, in seguito, avrebbe esorcizzato, come un Padre Merrin del politically correct, i reprobi e i malvagi (come me).
Infatti, terminata l’oretta didattico-boldriniana, l’eritrea riprendeva i suoi cenci e si dileguava nei decentrati e luridissimi suburbi romani, laddove è pianto e stridor di denti; e dove eritrei, calmucchi,  romeni e andini si contendono, a fine giornata, i pochi, sgangherati autobus con i razzisti (come me). I compagni, invece, assolto il dovere, si fanno l’happy hour fianco a fianco con la sorella dell’ambasciatore del Liechtenstein.
Un vero esercizio di doppia verità!
Hypocrite gauchiste - mon dissemblable – mon ennemi!
Ed è lo stesso in altri campi.
L’intellettuale.
Questa figura così sinistra … l’Italia non produce nulla di rilevante da quarant’anni eppure non è mai stata tanto ricca di maestri del pensiero. L’enclave bene di cui stiamo discorrendo rappresenta le Galapagos del genio sinistro: vi si incontra l’Intellettuale Postmoderno Cosmopolita della Sinistra Capitalista: allo stato puro; nella sua purezza platonica, verrebbe da dire; eccolo accanto a voi, come una tartaruga verde, un pinguino o un’iguana marina. Potete quasi toccarlo, è un figlio del popolo … discorre, ciancia, profetizza … anzi no, non potete toccarlo, è permaloso … seppur vanesio. Anche qui doppia morale: il sinistro gode di tale eletta posizione (egli legge libri! mica è un leghista, un populista, un berlusconiano!) che lo rende superiore: egli è vero democratico, vero impegnato, vero europeo, vero cittadino del mondo … ma anche qui, grattata la porporina dell’engagement, rimane poco … in tutto il quartiere, infatti, non c’è una biblioteca, una libreria, un centro culturale … solo un teatro con una programmazione di sfiancante idiozia politicamente corretta … come sopra: si predica bene e si razzola male. La forza intellettuale di questo crogiolo di geniacci ha il suo apice creativo nella celebrazione di Pasolini, che abitò nel quartiere negli anni Cinquanta e Sessanta … una celebrazione superficiale, pappagallesca, rituale, derivativa … la solita tiritera parecchio restia a entrare nel merito per timore di scoprire la propria falsa coscienza, o la coscienza che Pasolini, negli ultimi anni di vita, era il contrario di ciò che loro sono adesso: un populista sfrenato, disperatamente retrivo e conservatore … uno che se uscisse dalla tomba li prenderebbe a calci nei denti.
E però il sinistro si dà arie, va in TV, occupa posizioni culturali chiave, case editoriali, giornali, centri di italianistica, università, licei … tutto ciò che produce però è aria fritta, le sue menate hanno successo poiché operano in regime di monopolio, la rilevanza delle sue sparate a salve è pari a zero, i risultati delle sue velleitarie e vetuste battaglie culturali sottozero … eppure parla, parla, parla … mentre si ingozza di tartine e spritz esternando la sua desolazione per la fresca sconfitta … Roma è finita, dicono … i cavalli dei barbari si abbeverano alle fontanelle del quartiere … in realtà ciò di cui hanno paura è che si interrompano i comodi finanziamenti pubblici per le loro iniziative da quattro soldi, le liberatorie per spettacoli e spettacolini, i bandi col trucco … alla fine sono i danari di Pantalone l’oggetto segreto delle angosce … sono gli euro il cruccio, altro che la cultura … il che è intollerabile per questi Èmile Zola della mutua, questi Che Guevara con la paghetta e domestiche del libero pensiero.
Da questo punto di vista sono più attivi, e onesti, quelli di Casapound, che amano il duce e si satollano per qualche iniziativa teppistico-futurista.
L’antifascista.
Le lezioni non sono mai elezioni per il sinistro. Sono ordalie, giudizi divini. Loro, così democratici, fanno una fatica boia ad accettare qualsiasi altro risultato che non sia la continuazione della loro mediocrità … e questo avviene perché sono diversi: democratici … e non democratici qualunque, ma democratici di un impasto democratico vero, originario e autentico … in una parola: sono antifascisti. E chi rema contro è, con logica stringente, fascista. Col corollario che tale appellativo si porta appresso in tale epoca ordonovista: nazista, omofobo, razzista, incompetente, maschilista, sciovinista, terrorista …
Basta leggere la pagina facebook della presidentessa piddina del quartierino, fresca trombata: una bella citazione di Antonio Gramsci:
Il fascismo si è presentato come l’anti-partito, ha aperto le porte a tutti i candidati, ha dato modo a una moltitudine incomposta di coprire con una vernice di idealità politiche vaghe e nebulose lo straripare selvaggio delle passioni, degli odi, dei desideri. Il fascismo è divenuto così un fatto di costume, si è identificato con la psicologia antisociale di alcuni strati del popolo italiano”.
E sotto, in esergo, a rincarare la dose, ecco il commento personale:
fa paura la storia quando minaccia di ripetersi“.
Ci sarebbe da ridere, se non ci fosse da piangere: salse lacrime. L’antifascismo senza fascisti è una specialità della casa piddina (e della sinistra europea), una forzatura portata sistematicamente oltre l’orizzonte del ridicolo più estremo … la citazione (incompleta) di Gramsci è solo un automatico e stizzito “Noli me tangere” … una lampante dimostrazione di puerilità e strafottenza … il che ci porta in carrozza alle considerazioni conclusive del nostro breve reportage post elettorale:
Cos’é un piddino?
La domanda mi assilla da tempo. Sono arrivato a diverse conclusioni, tutte provvisorie … ma che vantano, gradatamente, una sempre più soddisfacente forza di comprensione concettuale … ecco l’ultima formulazione:
Il piddino è lo stadio ultimo della degenerazione antropologica del socialista storico“.
I tratti forti del socialista (non necessariamente di sinistra: autodeterminazione, libertà dall’oppressione materiale, uguaglianza di fronte allo Stato, fraternità mondiale, pane e rose) hanno subìto un progressivo stravolgimento culminato con la trasvalutazione sessantottina: ai predetti valori si sostituirono, infatti, la libertà sfrenata, l’amoralismo godereccio, il circo, la goliardia, le rivendicazioni da debosciati.
La caduta del blocco sovietico favorì una ulteriore decadenza dai tratti primigenî, oggi irriconoscibili, tanto si sono deformati e rimpiccioliti. Da diritto universale a farsa ci son voluti cinquant’anni, o poco più. Per tale motivo il piddino è psicotico: si sdoppia continuamente. Da un lato crede, a volte in buona fede (ma sempre con arroganza incrollabile), di recare la libertà e la verità metafisica dei diritti civili (eredità sessantottina, socialismo già degenerato); dall’altro, placata in tal modo la coscienza, difende il proprio particolare suggendo la mammella del clientelismo più feroce (eredità della Bolognina, partito Quisling degli affari et cetera).
A volte i due piani, almeno negli individui più smaliziati, come si è visto, convivono in delittuosa simbiosi: mi faccio gli affari miei (la mia carriera, le mie ambizioni, la mia vita da artista, da giornalista, da maggiordomo ideologico) dietro lo schermo dei diritti: non è un caso che, proprio a Roma, rifugiati e immigrati, vittime di stalking, associazioni antiomofobia, coop sociali, case famiglia, fossero la carta argentata che celava un assistenzialismo da tangentari, in una grottesca e allucinante parodia dei valori fondanti del socialismo d’antan.
Oggi il piddino medio è in lutto. I fascisti attentano alla sua virtù democratica (nonché al portafoglio). Persino Il Re Sòla, garante del sòla dell’avvenire del Partito della Nazione, ha ammesso una qualche difficoltà … capita ai traditori … e ai fessi … e a tutte e due le categorie … ma voglio rassicurare i sinistrati: passata la buriana si riprenderà come sempre … non scoraggiatevi per qualche temporaneo rovescio … il futuro è più radioso di quanto non sembri … ammesso che un futuro per l’Italia esista e non l’abbiano già cartolarizzato per mettere insieme la paga di Giuda.

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