Pubblicato il 24 luglio 2013
Il mistero Berlusconi: un maneggione del vecchio ordine più furbo degli altri.
Col tempo per lui ho persino maturato una certa simpatia. Tra Berlusconi e Gutgeld la scelta non si pone: nel disastro almeno ci si diverte.
Ho sempre preso poco sul serio le telenovelas sulla mafia e sulla corruzione che lo coinvolgevano. Egli m'appare, infatti, quale uomo intento unicamente a difendere la propria roba e che, nel farlo, vende l'anima al diavolo. Un diavolo che, però, possiede le anime di tutti.
A distanza di più di vent'anni dalla discesa in campo siamo in grado di porci la domanda decisiva: l'Italia andrà in malora anche a causa di Berlusconi o nonostante Berlusconi?
Le devastazioni epocali, incancellabili, infatti, vanno ascritte a Ciampi, Prodi, Maccanico, Monti, Draghi, Bonino; non certo a un uomo le cui mosse sono dettate dalla tenacia nella protezione degli orti di famiglia.
Questo, ovviamente, non lo assolve storicamente, ma configura una rete concettuale di attenuanti.
Ben diverso è il cuore psicologico del Silvio nazionale.
Cosa pensa davvero Silvio?
Ha mai avuto aspirazioni? Ambizioni spirituali?
Certo. Come chiunque.
Esiste un suo diportamento esoterico? E uno, pubblico, ridanciano, essoterico?
Forse. Mi arrischio a pensare che lo spessore intellettuale di Berlusconi sia addirittura superiore a psicopatici come Schulz o Juncker.
Qui si tenta, con andamento semiserio, di individuare uno dei motori di tale Weltanschauung.
Col tempo per lui ho persino maturato una certa simpatia. Tra Berlusconi e Gutgeld la scelta non si pone: nel disastro almeno ci si diverte.
Ho sempre preso poco sul serio le telenovelas sulla mafia e sulla corruzione che lo coinvolgevano. Egli m'appare, infatti, quale uomo intento unicamente a difendere la propria roba e che, nel farlo, vende l'anima al diavolo. Un diavolo che, però, possiede le anime di tutti.
A distanza di più di vent'anni dalla discesa in campo siamo in grado di porci la domanda decisiva: l'Italia andrà in malora anche a causa di Berlusconi o nonostante Berlusconi?
Le devastazioni epocali, incancellabili, infatti, vanno ascritte a Ciampi, Prodi, Maccanico, Monti, Draghi, Bonino; non certo a un uomo le cui mosse sono dettate dalla tenacia nella protezione degli orti di famiglia.
Questo, ovviamente, non lo assolve storicamente, ma configura una rete concettuale di attenuanti.
Ben diverso è il cuore psicologico del Silvio nazionale.
Cosa pensa davvero Silvio?
Ha mai avuto aspirazioni? Ambizioni spirituali?
Certo. Come chiunque.
Esiste un suo diportamento esoterico? E uno, pubblico, ridanciano, essoterico?
Forse. Mi arrischio a pensare che lo spessore intellettuale di Berlusconi sia addirittura superiore a psicopatici come Schulz o Juncker.
Qui si tenta, con andamento semiserio, di individuare uno dei motori di tale Weltanschauung.
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Qualche tempo fa, girettando tra gli scaffali d’un mercato dell’usato, intravidi due bei volumetti a un prezzo irrisorio: l'Elogio della Follia di Erasmo da Rotterdam e l'Utopia di Tommaso Moro (Thomas More). Per due euro circa accattai due tomi di circa quattrocento pagine in carta Fabriano dai nitidi caratteri Garamond (tondi e corsivi: l’Elogio) e Baskerville (idem: l’Utopia). Essi sono i primi numeri di una collana denominata la Biblioteca dell’Utopia – collana che include altri classici della letteratura dell’illusione alta: La nuova Atlantide di Francesco Bacone (Francis Bacon), Il Principe di Machiavelli (annotato da Napoleone Bonaparte), Lo spaccio de la Bestia Trionfante di Giordano Bruno e Il manifesto del Partito Comunista di Karl Marx e Friedrich Engels.
Il prefatore dei volumi, che coincide con l’editore, è Silvio Berlusconi.