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19 dicembre 2019

Le elezioni perfette

Il Presidente della Provincia di Viterbo e Sindaco di Capranica Pietro Nocchi
Roma, 19 dicembre 2019

La scorsa domenica si sono svolte le elezioni nella Provincia di Viterbo.
Con tutti i crismi (crisma è l’unzione dei Sacramenti, qui come sacramenti civili): convocazione dei comizi, liste, comitati elettorali, approvazioni, conteggi, riverbero dei conteggi sull’assegnazione dei seggi et cetera.
Nessuno ne era al corrente. O meglio: pochissimi. Queste, infatti, sono state elezioni perfette. Prefigurazioni del futuro. Elezioni senza elettori. O meglio: gli elettori c’erano, ma consistevano in individui già eletti. Da chi? Dagli elettori, ovviamente, quelli veri, cioè i tipi come voi, voi che mi state leggendo (almeno: la maggior parte d’essi). Si è, insomma, in pieno gnosticismo (la purezza di Dio, come la democrazia, si deteriora a mano a mano che cola giù verso l’Ignobile Materia): l’elettorato attivo elegge democraticamente alcuni rappresentanti (ai consigli comunali); tali rappresentanti divengono, a loro volta, sul vento del democraticissimo aire iniziale, un novello elettorato attivo che elegge, altrettanto democraticamente, par di capire, ulteriori rappresentanti (provinciali, stavolta).
Il primo elettorato attivo è composto da micchi, il secondo da compari.

27 giugno 2017

Cronache dalla provincia profonda


Pubblicato il 25 novembre 2016

Venerdì. Parto per il mio annuale pellegrinaggio nel Viterbese, a ridosso dell’Umbria.
La raccolta delle olive.
Col tempo questa ricorrenza è mutata nel mio animo.
Qualche anno fa era una ricorrenza felice, con dei pallidi riflessi orgiastici, una sorta di Dionisiache dell’autunno.
Oggi assomiglia a un itinerario del dolore, della privazione.
Già quando si scavalla sulla Cimina ci si accorge che qualcosa non va.
I castagni lungo la strada, che una volta donavano liberamente e spontaneamente i loro frutti, oggi sembrano stitici. Ricordo che, negli anni passati, decine di viaggiatori fermavano le loro auto sul ciglio della strada per fare incetta dei ricci caduti sulla strada e passare, quindi, la serata accanto al fuoco.
Oggi di castagne non se ne vede ombra.
La produzione è a picco.
Forse un parassita, forse il diavolo. Le piante hanno un aspetto malaticcio. Il mio minuscolo castagneto, d’altra parte, è abbandonato da qualche tempo, e ormai infruttifero.
Questa la campagna. Un tempo donava, oggi bisogna strapparle i frutti a bastonate di anticrittogamici e pesticidi, come un vecchio ronzino renitente.