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05 gennaio 2023

La modernità come cancro terminale

Roma, 5 gennaio 2023

Una cellula. Una sola, tra migliaia di miliardi … che, a caro prezzo per la salute del collettivo di cui fa parte, cioè il nostro corpo, va a prendersi il sogno proibito dell’immortalità … Il rompicapo del cancro è una folle corsa verso l’illusione dell’immortalità. Illusione, perché l’aggressore, il sovvertitore dell’ordine, non ha altra prospettiva che il perire insieme al sistema di cui è parte …”.
Sono le prime parole d’introduzione di Telmo Pievani al saggio di Pier Paolo Di Fiore, Il prezzo dell’immortalità. Cosa sappiamo del cancro e come possiamo sconfiggerlo. Pievani, di cui temporaneamente dimenticheremo certe ottuse intemerate scientiste, così prosegue:
L’edificio complessivo dell’organismo poggia sempre sul filo di un equilibrio dinamico, in un gioco di interazioni, di segnali e di meccanismi molecolari che tengono a bada le spinte anarchiche e le tentazioni di perversa libertà delle cellule … se per qualche ragione i controlli e i vincoli saltano, una forza primordiale silente si sprigiona e semina lo scompiglio”.
Noteremo, en passant, come lo scientista Pievani usi termini metafisici; o teologici. Di fatto sta parlando della civiltà umana degli ultimi centomila anni con la lingua di un predicatore medioevale. E però, per tutti, chiacchiera di cellule; e allora: è scienza!
Ma torniamo a noi.

04 ottobre 2019

Il maschio è inutile


Roma, 4 ottobre 2019

Poiché, come è emerso, assai naturalmente, in una conversazione digitale col Poliscriba, non c’è nulla da fare per l’Italia, almeno divertiamoci (non so se questa era la vera intenzione riposta del mio interlocutore, ma l’ho intesa così).

Il tratto diaristico del blog è innegabile. D’altra parte cos’è un blog se non il resoconto d’uno scialo di triti fatti, per dirla col poeta? Questa forma, purtroppo, costituisce il suo punto debole. Come se un estraneo volesse sbirciare in un diario e aprisse una pagina a caso: la ricostruzione della personalità di chi lo scrisse sarebbe assai difficile basandosi su quell’unico modo dell’anima. Come nel post sulla caduta del governo che “era nei patti”: ma che ci azzecca, avrà detto qualcuno, quella coda sui Saraceni e sugli uccisori dei Saraceni? Bisognerebbe leggerli tutti, i post, soprattutto quelli iniziali, più sciatti, per comprendere qualcosa:  per avere contezza della vita d’un uomo occorre ingoiare il mondo, disse, a giusto proposito, Tahar ben Jelloun.

E però divertiamoci: ci si conceda questa vacanza. Non ho più voglia di impegnarmi.

Quando, in un paese che ha collezionato individui di genio assoluto, un paese che è paradigma e matrice delle maggiori manifestazioni dell’animo umano, dalle Pandette all’ingegneria alle tempere grasse – quando si ha un passato di spaventevole ricchezza e ci si ritrova con una paccottiglia anarchica senza alto né basso, che riuscirebbe a equivocare, sprovvista com’è di mezzi logici, un fischio per un fiasco, allora non possiamo che limitarci al divertimento.

Esempio. Nel 2018 vinsero, a mani basse, due liste antieuropiste. Entrambe si accordarono per una coalizione di governo: 57%! Un 57% lanciato ad ariete contro Bruxelles e le sue riforme da Monarchia Universale! Senza contare che c’era, all’opposizione, un altro 10%-15% (Fratelli d’Italia, Forza Italia) a cui tali istanze non avrebbero dovuto risultare così estranee (nome omen, o no?). Due Italiani su tre, insomma, erano partiti - matita copiativa in resta - contro il Saracino della giostra di Bruxelles: per farlo a pezzi.