Visualizzazione post con etichetta Non si uccidono così anche i cavalli. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Non si uccidono così anche i cavalli. Mostra tutti i post

23 giugno 2017

Prigione Italia


Pubblicato su Pauperclass il 10 maggio 2016

Ho il privilegio di poter quantificare il grado fisico di felicità di cui ancor godevano gli Italiani qualche decennio addietro.
I miei genitori arrivarono a Roma nel 1967. Due provincialotti inurbati, come tanti.
Senza particolari ambizioni e pretese. Vivevano. Allora la vita si coglieva dai rami, e nessuno s'interrogava granché sul futuro. Si era dolcemente trasportati dalla corrente. I due risparmiarono ferocemente per quindici anni, poi, nel 1982, accesero il mutuo per la loro prima casa. Durante il trasloco si portarono via anche una scatola da scarpe molto speciale. Era il loro archivio.
La tenevano in un vecchio armadio, in fondo, quasi dimenticata. In essa, una normalissima scatola di scarpe, trovava spazio l'intera loro vita burocratica.
Ricevute d'affitto e del riscaldamento, quietanze condominiali, comunicazioni INPS, rate per l'acquisto d'un paio d'elettrodomestici (lavatrice e lucidatrice), il canone RAI, persino un fascio di telegrammi di felicitazioni per il matrimonio.
I rapporti con le società di luce, telefono, acqua e gas erano sporadici e chiari. Ti dò un servizio e tu paghi: un bigliettino liberatorio di pochi centimetri quadrati tedtimonierà questo nostro patto. E basta.
La vita burocratica dei miei ascendenti maggiori (nonni) era ancor più scarna. Anche qui: poche bollette (non avevavo manco il gas metano, nè condominio, nè caldaie) e qualche statino della pensione. Eppure era gente che lavorava e produceva. Lo Stato però si limitava a vigilare: in maniera quasi benevola, distaccata, umana.