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29 settembre 2017

Come scrivere senza sforzi il vostro romanzo personale

Nella sostanza sono d'accordo (come potrei non esserlo, visto quello che scrivo?); son meno d'accordo coi gusti letterari di Bardi e colle sue diagnosi.
Miyazaki e tutti i cartoni animati mi dicono poco e nulla. Ausonio, invece, mi piace.
La diagnosi, invece, è solo una: decadiamo poiché ci distacchiamo dalla tradizione.
C'è bisogno di un albero possente da coltivare (manieristi) o da incidere (eversivi della parola) o sfrondare (terroristi della parola) per progredire.
Se tale albero è reciso alla base non v'è più né manierismo, né sperimentalismo, né avanguardia.
Solo il dogma origina un'eresia e solo l'eresia fa crescere ciò che si riteneva un dogma.
Il corso d'acqua della creazione, non più alimentato, si divide in mille rivoli: la maggior parte è assorbito dall'impotenza, altri si avvitano attorno al proprio narcisismo. Nasce la metaletteratura, lo scherzo, l'aneddoto, la puttana letteraria.
Ciò che penso l'ha sintetizzato benissimo il commentatore Radek in calce a L'età della scimmia (gli stessi concetti si ritrovano, peraltro, in Nietzsche).
Proprio il disfacimento della figura del letterato e la degenerazione d'essa in una pletora di scrittori permalosi, insulsi e autoreferenziali (a cui importa nulla dell'arte e tutto della pubblicazione) mi ha fatto tornare in mente una sciocchezzuola scritta esattamente quattro anni fa.
La ripropongo come scherzo decadent, anche per alleggerire la mia plumbea reputazione.

* * * * *

Ogni lettore ha un proprio sogno nel cassetto, più o meno rivelato al cuore: scrivere un libro.
La pigrizia, il terrore della pagina bianca, la sensazione di non aver nulla da dire hanno spesso bloccato la volontà di questi autori in erba.
Niente paura. Le cose sono cambiate.
Cosa si cela dietro un romanzo oggi? Un buon titolo (generico e stupidamente evocativo), packaging accattivante, raccomandazioni, pubblicità sfacciata, relazioni di parentela, pubblicità subliminale, conoscenze nel mondo dell’editoria, pubblicità sull’onda d’una moda passeggera, la tessera della Massoneria, numerazione dell'Opus Dei, Fabio Fazio. La letteratura è fuori questione; e l’originalità pure, schifate entrambe da subito (giustamente, occorre aggiungere).
Non so come siate messi con la Massoneria e Fazio e quant’altro; posso regalarvi una dritta, però. Il titolo è decisivo. Non solo perché attira, nelle pile della libreria, il gonzo medio, ma perché un buon titolo stimola da subito l’idea per un canovaccio e una trama mediocri che, una volta oggettivati, attireranno, senza fallo alcuno, il gonzo medio.