Roma, 18 giugno 2020
Non dobbiamo dare troppo credito a questi tempi esagitati.
È pulviscolo generato da una più ampia frantumaglia di rovine.
Gli elementi irrilevanti che compongono il pulviscolo credono d'essere loro gli attori di un processo immane; e invece non rilevano che quale ultimo effetto, spettacolare e del tutto inessenziale. Essi sono la calcina che imbianca i cadaveri degli sconfitti dopo un assedio lungo e sanguinoso.
I volti dei morti, si dice, si assomigliano tutti poichè la Morte riunisce a sé, in un grembo comune, ogni uomo.
Ma non è così.
Si muore con fattezze diverse, alcuni nel terrore abietto, altri nella paciosa serenità, o con i grugni tirati, oppure distesi in una fiducia invincibile; ghignanti o pietosamente rassegnati, con un lampo obliquo nella mente o invasi da una verità che, finalmente, muove l'umido rimpianto.
Molti presunti grandi uomini creparono male, prosciugati dalla sepsi d'una filosofia innaturale; au contraire, certi buontemponi del pensiero lasciarono questa valle di lacrime sicuri d'averla imbroccata, la verità, e trapassarono con un sincero guizzo felice.
Chi ha combattuto muore allo stesso modo, ma con una risolutezza insondabile dai più.
Guardiamo i volti degli sconfitti, di chi è a terra, i Galata morenti di un'epoca. La rovina della famiglia e delle genti cui erano avvinti in un sinolo inconsapevole quanto indissolubile, gordiano, li ha recati a disprezzare l'ultimo barbaro con l'estremo alito di vita. La fuliggine degli incendi, la polvere dei crolli, le farine dei templi atterrati e degli acquedotti tagliati ne bruttano superficialmente le linee indurite del volto. Sotto tali veli transeunti l'anima, però, riposa intatta. La vittoria gli arride, in segreto.
La vernice con cui si è sfregiata la statua di Montanelli, certo, appartiene ai vincitori in leasing del nostro tempo. La distruzione della terra più decisiva di sempre fu ordita nei secoli; che questi squallidi sgavazzatori se ne approprino i meriti fa parte di una recita ignominiosa.
Tutte queste masnade da poltrona, eccitate con due caramelle, non sono niente. Non vantano pensiero proprio, né carattere, né vitalità. Si è riusciti a distillare il nulla, quasi perfetto. Esse concionano all'ombra di un permissivismo totalitario che o non vedono o fanno finta di non vedere. In altri tempi li impiegherebbero come sguatteri o delatori. La loro rilevanza è men che zero. Esserini del futuro, manilopolabili, inconsistenti, eterei, teste impagliate, servi. Il loro numero è sovrastante, tanto da togliere il respiro; l'unica cosa di cui posso degnarli è l'ambizione del loro sterminio.