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11 settembre 2018

Un serraglio di disperati (Biathanatos)


Roma, 11 settembre 2018

Queste frammentarie bagatelle per un massacro non vanno prese troppo sul serio.
Non le ho nemmeno rilette. 
Sono convinto di esse, però.

La Natura Universale vuole espandersi e riprodursi; una infinitesima parte di sé stessa si plasma come DNA ancestrale in una pozza primordiale; epoche di inconcepibile durata generano, per miracolo, l’uomo.
Anche l’uomo partecipa a tale moto immane di riproduzione: per assecondarlo dimentica l'origine dell'indifferenziato e crea la società.

L’essere umano cerca di sfuggire all'orrore dell'origine; per far ciò egli sublima continuamente in tribù, comunità, polis, popolo. In fondo la favola umana non è che il tentativo, uno fra i miliardi di tentativi, per cui la vita umana, accidente della Natura, cerca di affrancarsi da essa, cioè dal Nulla.

L’esistenza umana è un caso particolare della Natura; il Nulla è assoluto.
Esistenza umana e Nulla non sono, quindi, poli di eguale dignità.
L’esistenza umana, riflessa negli innumerevoli esempi di civiltà, è il miracolo: un’eccezione al Nulla.
Tutto venne detto in quelle righe di Anassimandro: “Principio degli esseri è l’infinito [άπειρον]. Da dove infatti gli esseri hanno origine ivi hanno anche la distruzione secondo Necessità poiché essi pagano l’uno all’altro la pena e l’espiazione dell’ingiustizia secondo l’ordine del tempo”.