“Non è un mistero, Hank, non c’è proprio nulla da svelare. Tu
sei sparito, la città è cambiata, solo apparenza, certo, quasi tutta la gente
puzza della stessa puzza dei defunti di cui già avevi scritto. Michael Jackson
è uno zombie, la musica non è più la stessa, anche se preferivi Brahms, in
India si sono aggiornati e le bare le ficcano sottoterra, in verticale.
Ci sono frasi fatte che sbirciano da ogni angolo, guardoni
arroganti e imbecilli come quando ti sgolavi vino dal tramonto all'alba e
scrivevi del Vecchio sporcaccione.
Dalle crepe di cemento luoghi comuni sbucano, penzolano,
percolano da grossi bidoni di immondizia, altri da ostriche dentate, carnivore,
meno capienti, più maleodoranti, se riescono a sputare grumi, aborti di perle
coltivate, solo per una momentanea assenza alimentare presso la McDonald's
corporation o la buvette di un Parlamento.
Ma queste cose già le sai e se il capitano è fuori a pranzo,
la ciurma cosa pensi che faccia? Si diverte, Hank, si fotte la vita a più non
posso.
Le donne sono sempre le stesse, gli uomini un po’ peggio, la
chirurgia plastica complica le cose, il razzismo sembra finito, ma è tutto
rimandato.
E per questo, dico: Hank, ma dove ti sei infilato in tutti
questi anni?”
“Mi sono disintossicato, credimi sulla parola, l’underground
mi ha stancato da un pezzo e lassù, quel Tarantino ce lo fanno vedere
censurato. Così ho frequentato una decina di mitote, perché il mio paradiso è un
po’ più pulp degli altri, ognuno si merita il suo, io mi sono meritato un
tossico opificio, mi hanno messo in compagnia di Castaneda, Pablo Escobar e
quell’Hunter gonzo giornalista.
Credevano mi servisse degna compagnia, ho menato le mani, gli
amici me li scelgo io.
Un peloso peyote si è fatto avanti: “ Ho qualcosa da
offrirti, Hank” ha uuuululato e così ho imparato a teletrasportarmi a
capriccio”.
“Ecchettiserve adesso?”
“Evito di prendere la macchina e i mezzi pubblici. Non è per
il risparmio, l’ecologia, la crisi del petrolio, la BMW del cazzo che mi sono
comprato a un passo dalla morte: è per misantropia”.
“Tutto qui? Potevi farlo anche senza”.
“E’ più divertente, sei come un personaggio della Marvel;
sai, adesso mi piacciono i fumetti. Quegli esseri di carta sembrano grosse
fette di carne in grado di spaccare ogni cosa, la noia soprattutto, i missili
nucleari, i politici idioti e le città fantasma che nascono nel deserto. Hanno
giuste guarnizioni nel cervello, sì, niente lividi, mal di testa, nausea,
vomito per tre ore consecutive il mattino dopo una sbronza”.
“Ma che dici, Hank, i supereroi sono complessati, soffrono di
nevrosi, non li vuole nessuno, specie superdiversa, psicomutanti variamente
fobici, sovrumani impotenti, genia di Dei storpi dopo il crepuscolo dei Titani.
Ehi, Hank, non è che dovevi prendere soldi a qualcuno?”.
“Io creditore? Ahahahah, no, una cosa non è cambiata e me ne
sono accorto subito, ritornando a L.A., nei dintorni dell’inferno: il tempo è
rovescio, la società con la testa nel cesso e gli sfigati scrittori, come me,
sono sempre in debito con qualche figlio di puttana”.
Blaterare di sciamanesimo multiarticolare con Hank, è davvero
rilassante.
“Allora, dammi una prova del tuo potere”.
“Va bene, ma prima mi porti a colazione, offri tu e mi paghi
anche un mese di affitto, altrimenti mi sfrattano e mi devo impegnare la
Remington”.
In sintesi: banconote da palmo a palmo, fette tostate, mousse
di mirtilli, uova strapazzate, Hank ed io occupanti metà perimetro di un piano
in formica senape … giri, giri, rigiri di caffè.
“Passami il burro, Marlon, ché stamattina ho deciso di farmi
il mondo”.
Glielo passo e lui scompare.
Nessun commento:
Posta un commento
Siate gentili ...