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06 dicembre 2019

Quante stupide galline che si azzuffano per niente

 

Roma, 6 dicembre 2019

A Parigi c’è lo sciopero generale.
Incendi, tumulti. Presso la Senna? Smoke on the water.
Sembra un indizio preciso di sollevazione popolare, eppure non lo è.
Tutto appare anacronistico.
La parola “sciopero” è la più datata di tutte, fuori sincrono, risibile.
Si sciopera astenendosi dal lavoro. Ma, poiché il lavoro è sempre più residuale, lo sciopero, inevitabilmente, appartiene sempre meno al corpo sociale. Senza tener conto che la maggior parte dei lavoratori, che diverranno una minoranza, non scioperano di sicuro. O perché lo ritengono inutile, o perché non gliene frega nulla o perché non possono permetterselo, per vari motivi. Chi sciopera, già oggi, è una  minoranza nella minoranza, hai voglia a spaccare qualche vetrinetta.

27 gennaio 2018

Sacer esto (si PolCor violavit)


Roma, 27 gennaio 2018

Un po’ di rumore di fondo ha suscitato la vicenda del cosiddetto DJ Fabo, andato in Svizzera a morire accompagnato dalla consueta scorta di un elemento del Partito Radicale, stavolta nella persona di Marco Cappato.
Quale postulato alla vicenda posso subito affermare: se questo Fabo fosse stato un mio parente e mi avesse chiesto di crepare probabilmente l’avrei accontentato, in silenzio. Ma qui non è in gioco, ovviamente, la persona di Fabiano Antoniani di cui, sia a Cappato che a tutti i protagonisti politici e mediatici, importa quel che importa: nulla.
Qui deve essere presa in esame la forza simbolica dell’accadimento, come sempre. Riassumiamo, perciò, la vicenda, desumendola da una delle tante gazzette interessate, in tal caso Il Fatto Quotidiano.


Il PM - che rifiuta essere l’accusa - chiede l’assoluzione perché il fatto non sussiste … Il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano lo fa spiegando che: ‘Noi pubblici ministeri rappresentiamo lo Stato, non siamo gli avvocati dell’accusa come in altri ordinamenti, pur civilissimi. Io mi rifiuto di essere l’avvocato dell’accusa. Io rappresento lo Stato e lo Stato è anche l’imputato Marco Cappato’ …

19 giugno 2017

Laura Boldrini ci indica la verità

Pubblicato su Pauperclass il 6 aprile 2016

Quando il potere parla attraverso figure eminenti, c’inganna sempre circa le sue reali intenzioni.
La tecnica è sistematica.
Se Obama, Hollande o Renzi dicono qualcosa, essi celano la verità sotto una coltre di distinguo e false piste. I media, di solito, acconsentono a queste diversioni.
Per questo occorre dissezionare e, quindi, decrittare le parole e i discorsi dei leader.
Spesso è una fatica inutile.
Il potere, infatti, ci parla anche direttamente, senza finzioni. Crudamente.
Questo avviene quando esso lo fa a mezza bocca, per il tramite di certe sue figure potenti e oscure, oppure di secondo rango, o, addirittura, traverso personaggi che i più ritengono inessenziali, se non ridicoli.
Come sentenziò il Filosofo: l’origine delle cose ama nascondersi.
Alla prima categoria appartengono uomini come Giancarlo Elia Valori e Antonio Maccanico. O Eugenio Cefis.
Alle altre categorie, alcune figure minori, ma non meno importanti, come vedremo: Daniele Capezzone e Laura Boldrini, ad esempio.

Di Eugenio Cefis abbiamo già parlato da questi lidi: