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16 aprile 2018

Ricordo di un invito in moschea [Il Poliscriba]



Il Poliscriba

Una prosa avulsa dalle insulsaggini PolCor, dovrebbe oggi corroborare quelle poche anime infiammate costrette in corpi ghiacciati dall’incessante vivere meccanico.

Tutto ciò che si scrive sulla vita, dopo i  periodi decadentisti, surrealisti, strutturalisti, concettualisti e pornoedonisti, dovrebbe mirare a un’espressione segnatamente realista, quella che 170 anni fa si definiva naturalista.

A tal proposito, ricordo con disappunto quando mi recai alla prima moschea aperta a Torino nelle vicinanze di Porta Susa. Trattavasi di un umile trilocale sopra i portici di c.so San Martino. Era il 1990; fui invitato da due compagni di stanza (condividevo un piano di abitazione all’interno del quale più stanze erano affittate a studenti universitari come me, a impiegati o lavoratori in trasferta), provenienti dal Marocco che, all'epoca, si guadagnavano e rovinavano la vita lavorando in una conceria.

Perché disappunto?