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21 maggio 2019

Fratelli a un tempo stesso, Amore e Morte ...


Roma, 21 maggio 2019

Più si avvicinano le elezioni più ci si rifugia nell’afrore delle vecchie tane.
Privi di un empito morale alto e imparziale, e d’una riflessione risolutamente filosofica, quella che scruta, onnicomprensiva, dall’alto, sempre, tutti i fenomeni, estraendone un comune senso denominatore, un evidente nesso logico e metafisico, i controinformatori annusano stancamente le solite vecchie chiappe.
Ogni loro argomentazione, ogni diagramma, qualunque deduzione viene improvvisamente obliterata dal richiamo verso la boscaglia del conformismo. Un istinto ferino e ingannevole che li riporta all’origine della depravazione postmoderna: la democrazia liberale. Gilet gialli, secessione catalana, Trump, Donbass, Greta, centri sociali e Casapound, Marx e Junger, signoraggio e MMT, Houllebecq e Saviano residuano come vignette sbiadite; non significano più nulla questi avvenimenti a fronte del ciangottare tribunizio, dell’appartenenza da cani rognosi: ecco, allora, la dea ex machina, la matita copiativa. Comprendere che tale istinto - l’ansia della croce di Bertoldo - fu instillato sapientemente, nei decenni, proprio per formare ciò che loro son oggi, marionette da urna - comprendere tutto questo è impossibile. Impossibile elevarsi, dimenticare goffi rancori; la campanella suona e tutti accorrono alla lotteria.

27 febbraio 2018

Parola d’ordine: Sciogliere i movimenti “fascisti”! [di Eugenio Orso]

Ricevo e sono ben felice di pubblicare questo articolo
di Eugenio Orso
Leggo su repubblica online, turandomi il naso (e anche qualcos’altro che non dico):

Milano, Boldrini davanti al murale dei partigiani: "Sciogliere i movimenti fascisti".
Adesso, per la prima volta, la richiesta arriva da una carica dello Stato. Sciogliere i movimenti fascisti. L'affondo della presidente della Camera, Laura Boldrini, arriva alle quattro del pomeriggio da Milano, quartiere Niguarda, il luogo dove è iniziata la battaglia di Liberazione contro il regime nazifascista. Di fronte al celebre murale ("Niguarda antifascista") di via Majorana - dedicato alla partigiana Gina Galleotti Bianchi (uccisa il 24 aprile 1945) e ridipinto dopo essere stato  più volte imbrattato con svastiche croci celtiche e scritte inneggianti a Forza Nuova - la terza carica dello Stato non ha usato giri di parole: "I gruppi che si ispirano al fascismo vanno sciolti. Non c'è posto per loro nel nostro Paese, nella nostra Repubblica che è antifascista".

Leggo di un appello lanciato proprio da repubblica (dello storico patron De Benedetti, che ha inculato i lavoratori dell’Olivetti) per lo scioglimento delle formazioni “neonazifasciste”, con adesioni corali dei sinistroidi servi della troika, dei cinque stalle, di rappresentanti delle istituzioni e, immancabili, delle comunità ebraiche.
Boldrini affonda il coltello della propaganda a due settimane dal voto politico di marzo. Sarà un caso? Il “pericolo fascista” dovrebbe far dimenticare tutto, al popolino: dalle truffe delle compagnie telefoniche alle delocalizzazioni dell’industria che continuano implacabili, dai cinque milioni di poveri assoluti in Italia alla squallida vicenda del figlio di De Luca, anche lui piddì come il babbo, eccetera, eccetera.
Come scrive quella cloaca di repubblica, l’esaltazione dei fatti di Como e Macerata, hanno tenuto alto il dibattito – udite, udite! – sulle derive neofasciste, xenofobe e razziste!
Mi domando se voi, la mattina, uscendo da casa incontrate ad ogni angolo di strada, ogni due per quattro, squadracce in orbace armate di manganelli e spranghe, pronte a colpire in nome del Duce buonanima, teste rasate che innalzano vessilli con tanto di croce uncinata e aggrediscono gracili “progressisti”, a spasso con il cagnolino, mentre intonano Die Fahne hoch!
Non credo proprio, ad essere sincero, perché è molto più facile incontrare mendicanti, soggetti ridotti male e non necessariamente extra-comunitari, uomini e donne che frugano nei cassonetti dell’immondizia, alla ricerca di qualcosa di utile, o peggio, di commestibile …

10 giugno 2017

Il potere avanza, false flag o no

 
Roma, 10 giugno 201?
 
Chi ha assassinato 130 persone a Parigi?
Un commando riferibile all'Isis quale forza terroristica antioccidentale?
Oppure un commando che, sotto le spoglie dell'Isis (e sotto le spoglie degli ignari esecutori), fa solo il gioco delle élite capitalistiche mondiali?
Sui media ufficiali la questione non si pone: è l'Isis, pura concrezione dell'odio religioso e del terrore, ad attaccare, quale negazione del nostro stile di vita, fondato sulla libertà e la pace. Ci sono, è vero, dei sottili distinguo, specie sulle superstiti gazzette sinistrate, ma il coro, al netto di tali deboli stecche, è unanime.
Nei siti della controinformazione il dibattito è più articolato: prevale, però, la tesi del false flag. Secondo tale interpretazione sarebbe l'Occidente stesso (o meglio: gli Stati Uniti e i suoi vassalli; o Israele e i suoi vassalli) ad aver armato i terroristi (utili idioti, in tal caso) onde provocare nell'opinione pubblica una reazione viscerale (emotiva e irrazionale) che vada nella direzione di una restrizione ulteriore di libertà e democrazia - la vittima, insomma, debitamente ingannata, chiederà d'essere ancor più vittima.
Per conto mio, che intendo poco le sottigliezze geopolitiche, è piuttosto evidente che, nell'uno e nell'altro caso, l'Europa è spacciata.

22 maggio 2017

Siamo noi i brutti, gli sporchi e i cattivi


Pubblicato su Pauperclass il 27 agosto 2015

Mi ha molto colpito l’articolo di Eugenio Orso sul film di Ettore Scola, Brutti, sporchi e cattivi.
Innanzitutto parla di Roma, la città in cui vivo. Non una città, ma una regione dell’anima.
E parla, inoltre, proprio di quella parte di Roma dove abito da sempre: non molto lontano dai luoghi in cui la pellicola fu girata, presso Monte Ciocci.
E tali luoghi hanno una propria storia che, forse, nel mio intendimento, possono dare una risposta alla domanda dell’articolo di Eugenio Orso: chi sono, oggi, i sottoproletari di allora?
Monte Ciocci è una modesta altura che si eleva nei pressi della stazione della metro A di Roma, Valle Aurelia. Dopo il repulisti del campo baraccati esso rimase incolto e abbandonato per quasi tre decenni; è stato recentemente bonificato, dietro la pressione dei comitati cittadini, ed oggi ospita un bel parco, con una pista ciclabile che si snoda per diversi chilometri sino all’altra gloriosa collinetta romana chiamata Montemario.
A Monte Ciocci ci si arriva seguendo il nuovo tracciato, pulito e asfaltato, che gira attorno alle sue brevi pendici; il nostalgico può arrivarci, però, anche salendo una stretta scalinata in mattoncini, anch’essa restaurata: la stessa che si vede nel film.

12 dicembre 2016

25 aprile: come siete diventati brutti e stupidi, cari compagni


Pubblicato su Pauperclass il 27 aprile 2016

Scruto l'avvenire dal fondo d'un passato nerissimo, e trovo che nulla mi è permesso, tranne la fedeltà a una causa assolutamente perduta"
Joseph Conrad, lettera a Cunningham Graham

Sono nato a sinistra. Feci in tempo, per due volte, a votare Partito Comunista Italiano. Alla fine degli anni Ottanta.
In altre parole: ero comunista.
Queste non sono affermazioni politiche: sono prese d'atto. Ero così. Essere comunista! Confesso che c'entrava poco la collettivizzazione della terra, il Soviet e l'abolizione della proprietà privata. Credevo in uno Stato totale, benigno e regolatore, questo sì, e nell'onestà di fondo dei dirigenti di partito, individui pronti a trasferire questa loro inclinazione a livello nazionale, una volta vinte le elezioni. 
Per il resto non m'interessavano granché le riunioni, le candidature, i programmi, i preamboli, le intenzioni; le sale fumose, i dibattiti, le mozioni.
Amavo la burocrazia attiva: l'assegnazione dei libri scolastici gratuiti, ad esempio. Cosa bisogna fare? ... ci domandavano. E si spiegava alla mamma il passo necessario. L'otturazione del molare all'Enpas: è possibile? Certo, si può fare, ma devi riempire il modulo tale e presentarlo in talaltro posto. E le esenzioni per la borsa di studio? Quest'anno è cambiato tutto: devi fare così e così et cetera. Una volta, al liceo, tentai di organizzare pure una biblioteca gratuita, ma andò a schifio.
Al contrario mi trovavo a disagio (a dire il vero lo trovavo insopportabile) con il lato sessantottino e movimentista del PCI: l’esistenza bohemienne, la scapigliatura di sinistra, il cantautore barbuto col lambrusco sul tavolo, gli artisti off e ‘de sinistra’ (tanto più arroganti quanto più insulsi), i brindisi, le canne, le iniziative estemporanee. Una volta, a una festicciola per l'elezione di non so chi, di fronte all'ennesima birretta stappata sotto il ritratto di Enrico Berlinguer e del fesso che imbracciava una chitarra per declinare (ancora!) De André o Guccini, mi sorpresi a pensare con forza: "Mi sa che io, alla fin fine, sono fascista" (i populisti, nei primi anni Novanta, erano ancora merce rara). La mia vita è ricca di queste rivelazioni improvvise: si scorre tranquilli per anni, poi, come se avessi lentamente sovraccaricato di tensione una linea, avviene l'inopinato corto circuito: "Mi sa che io, alla fin fine, sono fascista".