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09 gennaio 2022

Non erediterai nulla e sarai felice [Roberto Pecchioli]

Liu Xiaodong, Things aren’t as bad as they could be

Finalmente se ne comincia a parlare. La recisione del legame col passato non può che accompagnarsi a un ulteriore spossessamento: il patrimonio familiare. L'intrasmissibilità del sapere, della bellezza e, ora, di ciò che possediamo; e che ci definisce. E questa intrasmissibilità, sancita per legge, non può che avere una immediata causa economica, quale scusa. In attesa delle leggi sull'eutanasia, sulle droghe come farmaco e sulla liberalizzazione delle parafilie, s'incominciano a vedere i primi fuochi d'artificio nel campo del felice impoverimento di massa, già preparate dalle elucubrazioni sulla decrescita (anch'essa felice, anzi: felicissima).
Il tutto avverrà con progressione naturale, al riparo dalla pandemia, una scusa come un'altra; i "sì" pronunciati a favore della miseria, peraltro, sono stati infiniti.
Roberto Pecchioli è assai sottovalutato; uno dei pochi a fornire una cronaca lineare e coerente dell'apocalisse.

Roberto Pecchioli

La campana suona per tutti, per me e per te. Peggio per noi se non ne percepiamo il suono in mezzo al frastuono. L’Agenda 2030 si sta svolgendo sotto i nostri occhi, ma non vediamo né sentiamo. Dopo aver attaccato la proprietà privata delle case di abitazione minacciando di vietarne la vendita se non in regola con le scalmane climatiche “verdi”, in attesa di tassare in maniera esorbitante le abitazioni attraverso la rivalutazione catastale (ce lo chiede l’Europa!) sale il livello dell’attacco. Il quotidiano "Le Figaro" ha denunciato che nel programma presidenziale di Emmanuel Macron, l’enfant prodige di casa Rothschild, vi sarà una pesantissima tassa sulle successioni. La proposta parte dal CAE, Consiglio d’Analisi Economica, un’istituzione della presidenza francese. L’obiettivo è tassare le eredità sino a farle scomparire in una generazione. L’idea è attribuita agli eredi del pensiero di Pierre Bourdieu, il sociologo marxista che coniò il concetto di “violenza simbolica”, esercitata non con l’azione fisica, ma con l’imposizione di una visione del mondo, dei ruoli sociali, delle categorie cognitive, delle strutture mentali attraverso cui viene percepito e pensato il mondo, da parte di soggetti dominanti verso soggetti dominati; una violenza “dolce”, invisibile, esercitata con il consenso inconsapevole di chi la subisce.
L’articolo de "Le Figaro" termina riassumendo come il tema dell’imposta di successione venga affrontata dalle varie famiglie politiche alla vigilia delle elezioni presidenziali: “La sinistra vuole alzarla, la destra abbassarla, e il centro … non dice niente”. Nulla di nuovo: l’iniziativa è sempre nelle mani dell’avversario, per la timidezza, la paura, la malafede di chi difende solo il proprio orticello senza una visione e un progetto. La sostanza è che in occasione delle elezioni presidenziali di una Francia in cui la maggioranza naturale è sempre più a destra, si deciderà anche sul più ambizioso tra i punti dell’Agenda 2030: l’abolizione della proprietà - per gradi e mascherata da politica fiscale - attraverso la difficoltà di trasmetterla ai discendenti o a chiunque altro. Nessuna sorpresa: impazza la cultura della cancellazione, il rifiuto di trasmettere la civiltà e perfino la vita. Cancellare l’eredità materiale è solo una coerente conseguenza. Il destino è la tabula rasa: nessun lascito di cultura, di comunità e di spirito. Il finale è scontato: gli ultimi padri non lasceranno eredità materiali agli ultimi figli. Le generazioni si sono rinnegate a vicenda. Ognuno ricomincerà da zero: al gregge tosato provvederà il pastore.

10 dicembre 2018

I padrini di Sfera Ebbasta celebrano il trionfo alla Scala


Roma, 10 dicembre 2018

La prima alla Scala (o: della Scala) fu, decenni fa, un evento importante. Non tanto per la borghesia italiana, ma per la sinistra italiana. Lanciare uova sulle pellicce era ritenuto un atto sovversivo davvero katanga; comunisti e borghesi, invece, dissentivano, a diversi livelli da tali modi della contestazione più crassa. I primi poiché avevano ereditato corpi e ideologie severi, poco inclini all’esibizionismo; i comunisti disprezzavano quelle sfilate, certo, ma solo quali offensive manifestazioni di vanità di classe; il pelo di visone o ermellino, gli sparati impeccabili, metaforizzavano un periodo storico di ingiustizie da sovvertire colle conquiste nel lavoro e nell’educazione, la lotta in fabbrica, il ciclostile e il dialogo-scontro, duro, con le istituzioni. I secondi, invece, avevano in orrore le uova e le vernici katanga per due motivi: in quanto latori delle pellicce e degli sparati medesimi, ovviamente; e perché (questo, però, lo scoprimmo decenni più tardi) le Serbelloni Mazzanti Vien dal Mare e i Direttori Meganaturali, gli industrialotti, i vescovoni e i dignitari statali, rappresentavano, pur nella parodia, uno degli ultimi lasciti vitali e produttivi dell’essenza italiana; a differenza dei Katanga, mosconi improduttivi e fuoricorso, di cui annusavano, a pelle, l’antitalianità oggi trionfante.