10 giugno 2017

Il potere avanza, false flag o no

 
Roma, 10 giugno 201?
 
Chi ha assassinato 130 persone a Parigi?
Un commando riferibile all'Isis quale forza terroristica antioccidentale?
Oppure un commando che, sotto le spoglie dell'Isis (e sotto le spoglie degli ignari esecutori), fa solo il gioco delle élite capitalistiche mondiali?
Sui media ufficiali la questione non si pone: è l'Isis, pura concrezione dell'odio religioso e del terrore, ad attaccare, quale negazione del nostro stile di vita, fondato sulla libertà e la pace. Ci sono, è vero, dei sottili distinguo, specie sulle superstiti gazzette sinistrate, ma il coro, al netto di tali deboli stecche, è unanime.
Nei siti della controinformazione il dibattito è più articolato: prevale, però, la tesi del false flag. Secondo tale interpretazione sarebbe l'Occidente stesso (o meglio: gli Stati Uniti e i suoi vassalli; o Israele e i suoi vassalli) ad aver armato i terroristi (utili idioti, in tal caso) onde provocare nell'opinione pubblica una reazione viscerale (emotiva e irrazionale) che vada nella direzione di una restrizione ulteriore di libertà e democrazia - la vittima, insomma, debitamente ingannata, chiederà d'essere ancor più vittima.
Per conto mio, che intendo poco le sottigliezze geopolitiche, è piuttosto evidente che, nell'uno e nell'altro caso, l'Europa è spacciata.

O meglio: è assolutamente indifferente, per noi cittadini europei del nuovo millennio, la genuinità o meno delle cause del terrore. Attacco dettato dal fanatismo o false flag poco cambia. Sarebbe ora di ignorare bellamente questo problema minore per concentrarsi sulla disfatta ideologica europea; che ha un riferimento immediato: la scomparsa dell'Unione Sovietica.
Parecchi di noi hanno forse sottovalutato il declino e la resa ignobile dell'Unione Sovietica; non del comunismo, ma dell'Unione Sovietica quale deterrente per l'espansionismo ideologico contrapposto, quello americano (la parola 'americano' ha solo valore didascalico: tale potere, infatti, benché radicato in quelle lande, non ha patria e forma).
Per usare un termine caro a Massimo Cacciari, era l'Unione Sovietica (la Russia bianca) il katechôn dello scatenamento neocapitalista; ciò che tratteneva il pieno dispiegarsi di un'idea di società basata esclusivamente sul profitto, sulla devastazione finale del welfare, sulla economicizzazione dei sentimenti e dei rapporti umani, sulla menzogna pubblicitaria e sulla rapina pervasiva.
Quando cadde la Russia il Moloch invase l'Europa. I fatti storici presero a correre, come i fotogrammi di una pellicola impazzita. Nel 1990 furono da subito lanciate le prime guerre di conquista in Mesopotamia (prima guerra del Golfo): un successo non da poco, poiché seguiva la disfatta sovietica in Afghanistan e poiché, proprio allora, venne sperimentata positivamente la menzogna sistematica embedded su vastissima scala (già rodata pochi anni prima; ricordate le famigerate vittime del regime di Ceausescu, in realtà morti disseppelliti di fresco?).
Seguì, da subito, l'eliminazione della classe politica residuata dalla Guerra Fredda, ormai inservibile; venne incoraggiata, foraggiata, corrotta una nuova classe dirigente che avesse finalmente a liquidare le conquiste costituzionali e sociali del dopoguerra: i partiti socialisti europei furono i prescelti per tale operazione reazionaria (forse il PSI pagò qualche impennata nazionalista di troppo). In Italia gli eredi del PCI vennero individuati come agenti della dissoluzione: altra missione coronata da un successo prima contrastato, ma, alla lunga, irresistibile. Fu il PDS/DS a porre le basi per le revisioni costituzionali, le guerre interne all'Europa (Jugoslavia) e lo sbraco finale dell'adesione all'Euro: in nemmeno un decennio l'assetto sociale italiano fu rivoltato come un calzino (senza nulla chiedere al popolo, per carità) in nome di una globalizzazione inarrestabile.
A guardare a ritroso: un capolavoro.
Gli attentati dell'11 settembre (false flag o meno anch'essi) ruppero del tutto le catene che legavano la Bestia; il piano subì una ulteriore accelerazione: invasione di Afghanistan e Iraq, Siria, Libia, imposizione di trattati capestro, sottomissione totale all'economia finanziaria, e via elencando.
In vent'anni il volto dell'Europa è divenuto irriconoscibile; l'Occidente si è alfine fuso, in una gigantesca parodia del TTIP, in una sola entità coloniale, illiberale, anonima, e succube del totalitarismo neocapitalista (succube in ogni senso: militare, economico e, soprattutto, nella psicologia di massa).
La globalizzazione, intesa come imperio del politicamente corretto e della tirannia plutocratica, è al culmine; le differenze politiche, ideologiche e di visione geopolitica dei vari Stati-nazione sono state annientate e sostituite da una visione hollywoodiana e manichea della complessità del mondo.
Di fatto non esiste opposizione.
Chi si oppone, e ha successo nel farlo, viene eliminato, molto semplicemente.
Chi si oppone, e rimane ai margini, viene tollerato come un buffone di corte (ne Il trattato del ribelle, Ernst Jünger delinea un potere che assomma il 98% del consenso - un potere assai felice di tollerare quel residuo 2% quale legittimazione alla propria tirannia).
Che siano stati terroristi manovrati o terroristi genuini poco importa.
Cosa importa se Abdul uccide manovrato dall'entità euroamericana (versione di Federico Dezzani; vedi http://federicodezzani.altervista.org/cherchez-lhomme-a-la-dgse/)
o in odio a tale entità (versione Massimo Fini; vedi http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=15864)?
Cosa importa, insomma, se Abdul è un burattino dei servizi segreti o un genuino partigiano combattente contro il Satana che compie stragi decennali sul sacro suolo dell'Islam?
Ciò che dovrebbe scandalizzare è che gli eventi di Parigi sono, al contempo, la conseguenza (delle guerre occidentali: versione Fini) e la causa efficiente (versione Dezzani) del progetto economico della globalizzazione imperiale, apolide e assolutista, senza bandiere e popoli.
Un serpente con la coda in bocca. E un altro capolavoro, a ben vedere.
Non s'era placata ancora l'eco delle sparatorie e già qualcuno invocava: più Europa.
Più Europa, ovvero più America, più Occidente, ovvero, se facciamo astrazione di tali nomi ingannatori, meno democrazia, più oligarchia, più controllo, più censura, più dispotismo economico, più povertà e disoccupazione, meno diritti e tutele (quelli veri), più diritti fuffa (siete pronti per l'omogenitorialità?) e, soprattutto più edonismo straccione per tutti: più pornografia, più sballo, più tablet e smartphone, più shottini, e meno istruzione (ah, che noia) ... l'europeo ha da essere un Lucignolo sempre su di giri ... coming soon: abolizione delle elezioni ... ultimo inciampo  (in attesa dell'evento si celebrano percentuali di elettori in picchiata).
Di fronte a tale distopia suona assolutamente idiota accapigliarsi su false flag o meno; dietro la velina degli intenti si cela un progetto di lunghissimo respiro: la riorganizzazione della società su base feudale e plutocratica, senza fedi e passioni, generosa esclusivamente di squallidi circenses (anche qui ci si può sbizzarrire sui nomi: Illuminati, Bilderberg Nuovo Ordine Mondiale et cetera; per quel che conta).
L'inveramento di tale progetto, quello a noi più prossimo, è l'Unione Europea.
L'Unione Europea, la sua moneta fittizia e i suoi organi non eletti da nessuno, antidemocrazia allo stato puro, sono uno dei tanti tasselli della globalizzazione imperiale.
Da tale punto di vista il tracollo dell'Europa Unita e dell'euro è propedeutico a qualsiasi lotta.
La destabilizzazione di Bruxelles, in parole poverissime, vien prima della destabilizzazione degli Stati doppiogiochisti (Arabia, Turchia, Israele), che, a loro volta, sono altri tasselli del progetto di conquista anzidetto.
La dissoluzione del progetto di Bruxelles renderebbe di nuovo ogni Paese responsabile del proprio immediato destino, da subito e in modo brutale.
La Germania, ad esempio, priva della rendita di posizione garantitagli da una moneta artificiale, potrebbe avvicinarsi definitivamente all'Est. Il baricentro geopolitico verrebbe, perciò, a spostarsi potentemente verso Oriente, attirando a sé, come una potente calamita attira la limatura di ferro, i resti rovinosi delle entità statuali meridionali, fra cui l'Italia.
La Francia dovrebbe decidere da che parte stare, e in fretta.
I traditori, partiti socialisti in testa, verrebbero spazzati via.
Riacquistato l'imperio sui propri confini anche il flusso migratorio subirebbe un arresto poderoso. Si riconsidererebbe la politica estera in Medio Oriente: in modo più equanime; ISIS, Al Qaeda, Daesh e compagnia, nonostante sanguinosi colpi di coda, rovinerebbero veloci verso l'anonimato.
Cosa ci resta da fare?
Dimenticare le baruffe chiozzotte e gli scontri isterici e sforzarci di concentrare il consenso verso le formazioni populiste, antieuro, nazionaliste; questo ci resta da fare, senza fare gli schifiltosi.
Non è molto, ma carne da rivoluzione in giro ne vedo poca.

Pubblicato il 20 novembre 2015

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