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29 giugno 2025

Insalata estiva


Roma, 28 giugno 2025

I geopoliticanti sono in calore. Quando gli ricapita una bazza del genere? Iran, Russia, Russia bianca, Siria, Israele, Stati Uniti; l’intero Medio Oriente scompaginato, l’Europa in foia dissolutrice, i BRICS assistono frementi: interverranno? Trump che fa McCain, i Democratici silenti, Tajani come un moccioso sperduto al luna park, Meloni e Schlein rifugiate sotto il tappeto delle decisioni altrui. Quale sarà la fine del gran casino (The end of the whole mess), per citare il titolo di un racconto di Stephen King?
Il personale parere, non richiesto, per carità, è che il gran casino sia solo apparente. Le nervature storiche, oserei dire: connaturate all’uomo, rimangono implacabili e richiamano la povera creatura alla fine già stabilita, ab immemorabili. In fondo, si ragioni, la civiltà esiste da 5.000-10.000 anni. E il resto? Non conta? L’Abominio a cui stiamo assistendo oggi è nell’uomo, vive nell’uomo, agisce l’uomo. Quest’ultimo ha solo provato a contrastarlo, nel tempo, sublimando la sfida del Nulla con armi sempre nuove: l’Arte, la Religione, la Legge, la Conoscenza Metafisica. Quando una mano modellava linee d’ocra sulle pareti d’una grotta o forava il femore d’un orso oppure intagliava visi e animali nel legno, a mezzo fra terra e cielo, a oggettivare incarnazioni del divino, qui si  rifuggiva trionfalmente dalle origini protozoiche per attingere alla purezza. Quando tali aneliti vennero combattuti come falsi idoli, all’alba dell’Illuminismo Nero, Mietitore delle Grandi Illusioni, l’Uomo cominciò lentamente a rattrappirsi, sfasciandosi la divina forma che s’era faticosamente costruita a immagine della perfezione; l’Abominio, la Bestia, risalì, quindi, i precordi dell’anima per reimpossessarsi della Sua creazione e annientarla. Più che una guerra è qui un ballo delle streghe la cui fine ultima sarà la Pace Universale, intesa come trionfo dell’Indifferenziato. L’istituzione, qualunque essa sia, la si vede oggi deformata, squassata, scomposta come un quadro postmoderno. L’uomo stesso è tale, un groviglio informe d’insensatezza dove le antiche leggi più non hanno presa o potere. Dai palchi si tifa questo o quello, invocando distruzione, in un’orgia da cupio dissolvi fantasmagorica. Nessuna ragiona su un semplice fatto: queste locuzioni - Stati Uniti, Italia, Inghilterra, Israele, Ucraina, Francia, Russia - non denotano realtà riducendosi a meri flatus vocis. Non esiste una guerra di Israele contro la Siria, così come non esistono più né Germania e né Italia. S’intenda: ancora possiamo notare, su certi edifici, la dicitura: Presidenza della Repubblica o Presidenza del Consiglio dei Ministri. Sono, però, colature di un’epoca oramai dissolta. Rilevano solo per uso interno quali propaggini d'un Potere Universale che le muove da dentro. Così avviene per ogni istituzione sovranazionale o sedicente nazione: Merz, Starmer, Kallas non sono diversi da Aznar, Ciampi e Sarkozy, se qualcuno ricorda chi fossero. L’Europa, l’Occidente e il mondo viaggiano su binari prestabiliti verso l’autodistruzione, nella guerra più spietata di sempre che non vedrà vincitori, ma solo il deserto. D’altra parte come finiva il gran casino di King? Con la trasformazione del genere umano in un esercito di idioti. Tutto in nome della pace.

Dissipare la civiltà europea in nome dell’eguaglianza e della correttezza. Per ritrovarsi coi tam tam. Fu un calcolo sbagliato?

“The Abraham Accords” è la trovata terminale per inglobare anche il Medio Oriente. Ognuno consente, dagli Arabi agli Ebrei, dai Cristiani agli Ottomani. Qui è proprio l’essenza profonda della Monarchia Universalis. Le guerre, da secoli, sono recate verso i paesi non allineati all’Illuminismo Nero; questi ultimi, se deboli, sono distrutti e inglobati; se vantano un patrimonio umano e storico in grado di resistere vengono lentamente usurati e cooptati a tavola, previo accordo su una resa non disonorevole. Traditori, ascari e semplici imbecilli da progressismo decadente fanno da contorno. La recentissima farsa tra Iran e Israele questo significa: mi arrendo, entro nella Monarchia, tali le condizioni che accetto, le fîches sono i morti. La pace in Palestina è costata 200.000 morti? Bene, essa, la terra di Joshua, può accomodarsi al tavolo, Nuova Sorella. Sarà, nel tempo, spogliata d’ogni peculiarità e tradizione, spianata, devastata, pornografizzata: solo a tal prezzo, essere Qualcosa d’Altro, avrà requie. Tutto il Medio Oriente (Mesopotamia e Persia!) è andato; l’Europa, dal canto suo, pagò il suo prezzo; Italia e Grecia, in particolare, son ancora lì a cercare di ammortizzare la colpa d’essere la matrice profonda della Civiltà; Russia e Cina accampano più alte pretese. Prima o poi cederanno: il lavorìo di tarli e ratti non lascia scampo.

27 gennaio 2024

Soffittizzatevi!


Roma, 27 gennaio 2024

Si domanda una delle gazzette dell’Illuminismo Nero: “Le auto volanti delle città del futuro faranno troppo rumore?”. E il sottotitolo, sbarazzino, recita: “Quando sulle nostre teste ci saranno le auto volanti l'inquinamento acustico peggiorerà. Per questo gli ingegneri studiano per renderle più silenziose”. La mucca da pascolo delle sciocchezze tecnologiche e il tecnopuero leggono; e sognano; e rimuginano: ma queste macchine faranno o non faranno rumore? Eh, sì, un bel problema … per fortuna ci sono gli ingegneri … che s’ingegnano … e risolveranno, sicuramente … quando mai non hanno risolto qualcosa, loro, gli uomini della scienza, in camice e alambicco? Per il tecnopuero il problema sono i decibel delle auto volanti, non l’esistenza delle stesse, ch’egli già vede rigare i cieli d’una città formicolante e automatizzata, in cui umani e androidi coesistono e la felicità, guidata dal progresso ateo che sempre avanza, la si stacca dall’albero di pomi del Bene. Per carità, a "Focus" e al castrone da fattoria 2.0 mica gli passa nella capoccia ch’egli non guiderà un tubo, né per terra e né per mare, che la sua esistenza, già grama, sarà ridotta nei loculi della Monarchia Universale, soli, consumati nella depressione che, a tratti, in violenti raptus, si sfoga in verde livore … contro chi? Contro chi gli indicheranno, la lattigine del PC a illuminare volti tirati, senza scampo. Non c’è niente da fare, il micco da "Focus" s’immagina già sull’auto volante, mentre chiede il permesso al roboserver di attraccare al ventiduesimo piano nel condominium di prima classe nel caseggiato medio-patrizio del settore metropolitano Est/4 di Alma … il loft panoramico già riscaldato, la collaboratrice o il collaboratore androidi già pronti a soddisfarlo mentre l’olovisore seleziona i punti di prospettiva migliori per godere della partita di Supercoppa d’Asia Shanghai – Tehran. Non lo mette in guardia il proliferare dei rottami, a milioni, dagli smartphone ai tostapane, il malfunzionamento strutturale degli ordigni digitali, il fatto che ogni trovata (scale mobili, tapis roulant, asciugatori, condizionatori) deperisca nel giro di pochi mesi e che, nonostante i miliardi di euro investiti, non si riesca a risolvere alcunché ricorrendo alla tecnologia celeste e che i mirabolanti uffici del terziario, open air, siano ricettacoli di lerciume e sfruttamento.
Macché, a lui importa il sogno, che il sogno continui; il sogno che non ben precisate entità, altruiste e benigne, lavorino per lui, incessantemente, escogitando sempre nuovi gadget per rendergli la vita facile … i nuovi chirurghi del futuro, i robot! Quelli mica sbagliano! Ah, il progresso … poi la ASL gli assegna una TAC nel 2025 …
E invece sarà pianto e stridore di denti, lì, nel cubicolo, dove, forse, permetteranno, oltre agli elettrodomestici ricondizionati, di tenere un pesce rosso di gomma.

L’Illuminismo Nero molto ha promesso, e le moltitudini ancora vi credono. Concedendo qualche mirabilia, ma, ecco il trucco, sempre in cambio di qualcosa: che ora non è più possibile recuperare. Tutto ha un prezzo, dicono i turbocapitalisti. Peccato che nel contratto che il nostro tempo ha stipulato con la promessa del progresso illimitato, il “do”, pendant di “ut des”, fosse scritto con l’inchiostro simpatico. E, però, ora che ci si avvicina ai roghi finali, quelle righe cominciano a risaltare sulla pergamena dell’inganno: sì, par di capire, dobbiamo al futuro una libbra di carne. L’ultima, poiché le altre, senza che nessuno se ne accorgesse, sono già state riscosse dal fattore. Certo, a suo tempo, occorreva dire di no, un no che fosse un no, ma chi ha mai avuto il coraggio di esclamare questo scandalo?

Liofilizzazione, da liofilo (greco λύω, lio-, ovvero "sciogliere"). La liofilizzazione, leggo da un sito a caso, “è un essiccamento sotto vuoto spinto di un materiale preventivamente congelato, mediante il processo di sublimazione, ovvero il passaggio diretto dallo stato solido (ghiaccio) allo stato di vapore (eliminazione dell'acqua)”.

13 aprile 2019

La Spada


Roma, 13 aprile 2019

Ding-on, un artigiano del ferro e della spada, porta avanti la sua vita senza chiedere nulla a sé stesso e al passato. Lavora alla Fabbrica delle Spade, sotto un severo Maestro, già compagno del Padre defunto.
È innamorato di Ling, la figlia del Maestro, la quale, a sua volta, divide maliziosamente i favori con l’amico di Ding-on, Testa di Ferro.
Nella Fabbrica è una reliquia misteriosa: una Spada Spezzata cui si tributano celebrazioni annuali.
La Spada Spezzata ci ha recato venti anni di Pace, dice il Maestro, tra i fumi degli incensi buddisti.
La rivelazione, però, incombe.