Pubblicato su Pauperclass il 6 aprile 2016
Quando il potere parla attraverso figure eminenti, c’inganna sempre circa le sue reali intenzioni.
Quando il potere parla attraverso figure eminenti, c’inganna sempre circa le sue reali intenzioni.
La tecnica è sistematica.
Se Obama, Hollande o Renzi dicono qualcosa, essi celano la verità sotto una coltre di distinguo e false piste. I media, di solito, acconsentono a queste diversioni.
Per questo occorre dissezionare e, quindi, decrittare le parole e i discorsi dei leader.
Spesso è una fatica inutile.
Il potere, infatti, ci parla anche direttamente, senza finzioni. Crudamente.
Questo avviene quando esso lo fa a mezza bocca, per il tramite di certe sue figure potenti e oscure, oppure di secondo rango, o, addirittura, traverso personaggi che i più ritengono inessenziali, se non ridicoli.
Come sentenziò il Filosofo: l’origine delle cose ama nascondersi.
Alla prima categoria appartengono uomini come Giancarlo Elia Valori e Antonio Maccanico. O Eugenio Cefis.
Alle altre categorie, alcune figure minori, ma non meno importanti, come vedremo: Daniele Capezzone e Laura Boldrini, ad esempio.
Di Eugenio Cefis abbiamo già parlato da questi lidi:
Il discorso che Cefis tenne ai cadetti deall’Accademia di Modena (1972; potete scaricarlo qui:
http://www.mediafire.com/download/cwbaoghn25d2afu/Pasolini+e+Cefis.rar)
anticipa di trent’anni tutte le denunce sulla globalizzazione. I no global dei primi anni Duemila, infatti, arrivano a giochi già decisi (a babbo morto, si dice a Roma): a posteriori essi ricordano il miserevole protagonista de L’ultima carrozzella di Berlino che sbraitava, patetico, dalla propria vettura a cavalli, contro il proliferare dei tassì.
http://www.mediafire.com/download/cwbaoghn25d2afu/Pasolini+e+Cefis.rar)
anticipa di trent’anni tutte le denunce sulla globalizzazione. I no global dei primi anni Duemila, infatti, arrivano a giochi già decisi (a babbo morto, si dice a Roma): a posteriori essi ricordano il miserevole protagonista de L’ultima carrozzella di Berlino che sbraitava, patetico, dalla propria vettura a cavalli, contro il proliferare dei tassì.
Cefis lo lessero in pochissimi. Giusto rileggerlo oggi.
Cefis non vaticina. Non è un profeta né un fanatico; egli sa. Per questo vanta una pragmatica, disarmante sicurezza; egli prende atto (nel 1972) di eventi che sono già realtà tangibili nella sua mente. La strada è tracciata; il futuro seguirà: sparizione progressiva degli Stati, multinazionali come uniche entità politico-economiche di rilievo, scioglimento di polizie ed eserciti locali in legioni fedeli ai nuovi poteri sovrastatali.
Un altro che spiattella la verità nuda e cruda, dal basso della sua presunta insignificanza (presunta da noi), è Daniele Capezzone. Un suo librino del 2003 s’intitola:
Uno shock radicale per il 21. Secolo. Stati Uniti d’Europa e d’America verso l’organizzazione mondiale della democrazia: abbattere in tutto il mondo gli ostacoli alla libertà individuale, alla libertà e alla democrazia
Sulla copertina il termine ‘radicale’ è in evidenza: con tale calembour egli rende memoria al proprio antico gruppo d’appartenenza, il Partito Radicale, la quinta colonna par excellence del potere natoamericano in Italia.
Nel pamphlet c’è tutto: TTIP, Stati Uniti d’Europa, dottrina neocon sulla guerra preventiva, l’auspicio che la democrazia israeliana divenga matrice e nutrice d’una riorganizzazione politica in Medio Oriente.
In poche pagine abbiamo condensata la politica estera (e interna) italiana ed europea degli ultimi quindici anni (dallo shock stile Pearl Harbour delle Torri Gemelle a Bruxelles).
Capezzone non è Cefis, eppure, ad onta delle nostre derisioni e della sua ancor giovane età, è ormai un politico dal cursus honorum ragguardevole.
E anche un intoccabile.
Anche Laura Boldrini ha un cursus di tutto rispetto. Al pari di Capezzone, anch’ella è magnificamente inserita negli ingranaggi del potere senza patria.
Quale personaggio di seconda o terza fila, possiede il privilegio di dire la verità.
Sì, Laura Boldrini dice la verità: su di noi, sul nostro futuro. E, quando parla, occorre prenderla sul serio. In un articolo de Il Corriere della Sera del 27 marzo (ma gli stessi intendimenti sono stati ribaditi in un incontro all’Accademia dei Lincei, il 31 marzo), la Presidente apre il suo cuore.
Il titolo dell’articolo è già illuminante: “Contro il terrorismo serve maggiore unione”
Apprezzerete, anche qui, il delicato bisticcio: fra unione e Unione.
Europea, ovviamente.
Il robusto incipit sgombra il campo dai malintesi:
“Ci vuole più Europa. È apparentemente impopolare dirlo, in giorni nei quali al pianto dei feriti si sovrappongono le urla dei demagoghi che speculano anche sul sangue di Bruxelles pur di convincerci che, per stare sicuri, dobbiamo rinchiuderci nei confini nazionali. E invece no, è questo il momento di ribadirlo senza timidezze … l’unica risposta razionale, doverosa, dura è: più Europa“.
Noterete il tono: vittimismo (il sangue degli innocenti!), arroganza, rivendicazione perbenista di responsabilità (noi, le istituzioni!) contro chiunque osi dissentire dall’ideologia dominante (l’unica possibile). Noterete, altresì, che la Boldrini (come i precedenti sodali) non dialoga, né predica, né usa condizionali.
Espone semplicemente un programma prestabilito da altri.
La Nostra Presidente prosegue:
“È evidente che bisogna far lavorare insieme i servizi di intelligence, condividere informazioni tra gli apparati di sicurezza, far agire squadre investigative comuni, come appare dai primi orientamenti emersi giovedì sera dal vertice dei Ministri Europei della Giustizia e dell’Interno, e questo richiede più Europa“.
La Pitonessa lo ripete due volte il suo ora pro nobis: “e questo richiede più Europa“, sgranando il rosario della determinazione.
La Pizia di Macerata, quindi, passa a proferire le logiche conclusioni del ragionamento che, come detto, non ammettono repliche: come a Delfi non è lei a parlare, infatti, ma lo stesso dio della globalizzazione traverso il suo corpo da fattucchiera misterica:
“[Ecco] il contributo che vorrei portare alla discussione comune. Senza giri di parole: si chiama integrazione politica. Gli obiettivi che ci stiamo dando in materia di sicurezza reclamano una cornice istituzionale diversa, più solida, più coesa. Un’unione federale tra Stati … È il cammino che … ho intrapreso da mesi con le altre Camere europee. La dichiarazione che abbiamo sottoscritto a settembre a Montecitorio si intitola, significativamente: ‘Più integrazione europea: la strada da percorrere’. Siamo partiti con quattro firme … e contiamo di arrivare presto ad avere la maggioranza tra i 28 paesi Ue [le adesioni, sinora, sono 11]“.
Avrete capito il succo del discorso; che è questo: i 28 staterelli Ue, fra cui l’Italia, dovranno ben presto aggiungersi ai 50 (presto 51) Stati federali degli Stati Uniti.
La visione è raggelante, ma coerente.
Un blocco atlantico unico, da Los Angeles a Varsavia, rafforzato da ramificazioni, quinte colonne e volenterosi satelliti ancora non ricompresi in tale Pangea: Arabia, Kuwait, Est Europa et cetera.
Gli Stati Uniti d’America (madrepatria ideologica, più che geografica) sono ormai un buco nero che cerca di risucchiare a sé ogni forma di vita politica alternativa; la globalizzazione è l’uniformazione a tale ideologia totalitaria che vediamo dipanarsi ogni giorno nelle sue multiformi epifanie culturali, economiche e sociali.
L’Europa Unita (sotto queste insegne apolidi) è la conquista più vistosa di un processo più che cinquantennale (se visitate il sito di Laura Boldrini, http://www.lauraboldrini.it/, potrete persino ammirare i graziosi gadget allegati a tale operazione: spillette azzurre e gialle, con le dodici stelle che aureolano il logo USE, United States of Europe).
Da Cefis a Capezzone a Laura Boldrini, il potere espone in modo chiaro ed esauriente il proprio programma: con una tenacia e una chiarezza di visione storica disarmanti.
Non c’è bisogno di analizzare, confutare e sprecarsi in ipotesi fantastiche; o sezionare eventi locali. Ogni manifestazione politica ed economica (anche minuscola, come la legge Fornero) ha la propria scaturigine in tale progetto sovranazionale: un vero fiume carsico che scorre sotterraneo e invisibile, ma tutto sradica e travolge alle fondamenta.
A volte la corrente affiora … la fatwa boldriniana è uno di questi affioramenti.
Eugenio Cefis, Daniele Capezzone, Laura Boldrini … e noi qui a scannarci sulle virgole.
Eugenio Cefis, una personalità complessa, magmatica. Partigiano, capitano d’industria, ideologo, vicepresidente ENI … e poi Presidente stesso dell’ENI, successore di Giuseppe Boldrini … a sua volta successore di Enrico Mattei …
Chissà se il buon Eugenio ha mai tenuto sulle proprie ginocchia la piccola Laura.
Ah, i bei tempi!
La Pizia di Macerata è ineguagliabile.
RispondiEliminaLa sorte l'ha messa un po' in ombra inciampando in colf e stupidità intollerabili anche per il pubblico della Prima della Scala.