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04 ottobre 2019

Il maschio è inutile


Roma, 4 ottobre 2019

Poiché, come è emerso, assai naturalmente, in una conversazione digitale col Poliscriba, non c’è nulla da fare per l’Italia, almeno divertiamoci (non so se questa era la vera intenzione riposta del mio interlocutore, ma l’ho intesa così).

Il tratto diaristico del blog è innegabile. D’altra parte cos’è un blog se non il resoconto d’uno scialo di triti fatti, per dirla col poeta? Questa forma, purtroppo, costituisce il suo punto debole. Come se un estraneo volesse sbirciare in un diario e aprisse una pagina a caso: la ricostruzione della personalità di chi lo scrisse sarebbe assai difficile basandosi su quell’unico modo dell’anima. Come nel post sulla caduta del governo che “era nei patti”: ma che ci azzecca, avrà detto qualcuno, quella coda sui Saraceni e sugli uccisori dei Saraceni? Bisognerebbe leggerli tutti, i post, soprattutto quelli iniziali, più sciatti, per comprendere qualcosa:  per avere contezza della vita d’un uomo occorre ingoiare il mondo, disse, a giusto proposito, Tahar ben Jelloun.

E però divertiamoci: ci si conceda questa vacanza. Non ho più voglia di impegnarmi.

Quando, in un paese che ha collezionato individui di genio assoluto, un paese che è paradigma e matrice delle maggiori manifestazioni dell’animo umano, dalle Pandette all’ingegneria alle tempere grasse – quando si ha un passato di spaventevole ricchezza e ci si ritrova con una paccottiglia anarchica senza alto né basso, che riuscirebbe a equivocare, sprovvista com’è di mezzi logici, un fischio per un fiasco, allora non possiamo che limitarci al divertimento.

Esempio. Nel 2018 vinsero, a mani basse, due liste antieuropiste. Entrambe si accordarono per una coalizione di governo: 57%! Un 57% lanciato ad ariete contro Bruxelles e le sue riforme da Monarchia Universale! Senza contare che c’era, all’opposizione, un altro 10%-15% (Fratelli d’Italia, Forza Italia) a cui tali istanze non avrebbero dovuto risultare così estranee (nome omen, o no?). Due Italiani su tre, insomma, erano partiti - matita copiativa in resta - contro il Saracino della giostra di Bruxelles: per farlo a pezzi.

01 marzo 2018

Attraverso uno specchio, nell'enigma


Roma, 1 marzo 2018 

Les décombres. Devo riconoscere ai nostri attuali governanti un talento straordinario: la capacità di desertificare l’Italia. Nella provincia alcuni paesi già non esistono più. Residuano come ammasso di seconde case, in vendita o in locazione, o come ospizî a cielo aperto. Alcune abitazioni, a volte di gran pregio, risalenti agli anni Venti, sono state sequestrate per debiti. Ogni tanto vengono spedite all'incanto, sonnacchiosamente, ma le aste vanno deserte: chi vuole accollarsi un simile peso? Interi paesetti, poi, sono presi d’assalto da truffatori: comprano tre o quattro case fatiscenti, le salvano dal crollo, quindi pietiscono un prestito in banca (complice il banchiere) per ripristinare l’antico splendore: segue la fuga. Centomila, duecentomila. Si hanno così ircocervi sbalorditivi: magioni col tetto nuovo di zecca, ma sostanzialmente in rovina.
Il più, tuttavia, è in stato di pietoso abbandono. Anno dopo anno i fregi cedono, le persiane perdono i listelli, l'umidità risale dagli inferi infradiciando i portoni, i tetti s'incurvano come se non potessero sostenere il peso di tanta negligenza, grate e inferriate vengono saccheggiate dai cercatori di metalli, à la Blade runner, le erbe e le edere assaltano quiete gli intonaci o iniziano la lenta opera di disgregazione delle pietre. Accanto a tali esausti giganti in pietra sorgono, a volte, orrendi villini dallo stile composito e abominevole, in cui alluminio e cemento la fanno da padrone. Oppure appaiono nuove case popolari, a cinque o sei piani, tirate su al risparmio, con prati rachitici e rifiniture da pochi euri: balconi come stie, recintati da graticci metallici, aiole senza fiori, mura perimetrali composti da blocchi grigiastri. Si ha, in tal modo, la contraddizione massima: edificazione con l’80% di case sfitte o abbandonate. La distruzione del paesaggio è conseguente. O logica, almeno in un mondo al contrario.