Roma, 4 ottobre 2019
Poiché, come è emerso, assai naturalmente, in una conversazione digitale col Poliscriba, non c’è nulla da fare per l’Italia, almeno divertiamoci (non so se questa era la vera intenzione riposta del mio interlocutore, ma l’ho intesa così).
Il tratto diaristico del blog è innegabile. D’altra parte cos’è un blog se non il resoconto d’uno scialo di triti fatti, per dirla col poeta? Questa forma, purtroppo, costituisce il suo punto debole. Come se un estraneo volesse sbirciare in un diario e aprisse una pagina a caso: la ricostruzione della personalità di chi lo scrisse sarebbe assai difficile basandosi su quell’unico modo dell’anima. Come nel post sulla caduta del governo che “era nei patti”: ma che ci azzecca, avrà detto qualcuno, quella coda sui Saraceni e sugli uccisori dei Saraceni? Bisognerebbe leggerli tutti, i post, soprattutto quelli iniziali, più sciatti, per comprendere qualcosa: per avere contezza della vita d’un uomo occorre ingoiare il mondo, disse, a giusto proposito, Tahar ben Jelloun.
Poiché, come è emerso, assai naturalmente, in una conversazione digitale col Poliscriba, non c’è nulla da fare per l’Italia, almeno divertiamoci (non so se questa era la vera intenzione riposta del mio interlocutore, ma l’ho intesa così).
Il tratto diaristico del blog è innegabile. D’altra parte cos’è un blog se non il resoconto d’uno scialo di triti fatti, per dirla col poeta? Questa forma, purtroppo, costituisce il suo punto debole. Come se un estraneo volesse sbirciare in un diario e aprisse una pagina a caso: la ricostruzione della personalità di chi lo scrisse sarebbe assai difficile basandosi su quell’unico modo dell’anima. Come nel post sulla caduta del governo che “era nei patti”: ma che ci azzecca, avrà detto qualcuno, quella coda sui Saraceni e sugli uccisori dei Saraceni? Bisognerebbe leggerli tutti, i post, soprattutto quelli iniziali, più sciatti, per comprendere qualcosa: per avere contezza della vita d’un uomo occorre ingoiare il mondo, disse, a giusto proposito, Tahar ben Jelloun.
E però divertiamoci: ci si conceda questa vacanza. Non ho più voglia di impegnarmi.
Quando, in un paese che ha collezionato individui di genio assoluto, un paese che è paradigma e matrice delle maggiori manifestazioni dell’animo umano, dalle Pandette all’ingegneria alle tempere grasse – quando si ha un passato di spaventevole ricchezza e ci si ritrova con una paccottiglia anarchica senza alto né basso, che riuscirebbe a equivocare, sprovvista com’è di mezzi logici, un fischio per un fiasco, allora non possiamo che limitarci al divertimento.
Esempio. Nel 2018 vinsero, a mani basse, due liste antieuropiste. Entrambe si accordarono per una coalizione di governo: 57%! Un 57% lanciato ad ariete contro Bruxelles e le sue riforme da Monarchia Universale! Senza contare che c’era, all’opposizione, un altro 10%-15% (Fratelli d’Italia, Forza Italia) a cui tali istanze non avrebbero dovuto risultare così estranee (nome omen, o no?). Due Italiani su tre, insomma, erano partiti - matita copiativa in resta - contro il Saracino della giostra di Bruxelles: per farlo a pezzi.