Visualizzazione post con etichetta Bella ciao. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Bella ciao. Mostra tutti i post

01 maggio 2018

Scoprite l'intruso


Roma, 30 aprile 2018

Prima volevo scrivere un post sui sindacalisti del 1° maggio ... specie su Barbagallo, il mio preferito. Però mi si è passata la voglia. 
Poi mi son detto: "Andiamo a donare il sangue". E, tuttavia, mi son ricordato del gran mercato delle vacche delle donazioni (19 euro a sacca) ... e, quindi, addio.
Poi mi si voleva trascinare al centro di Roma ... e no, non volevo andare nemmeno lì. Ho ragionato: "Se passo davanti a Fontana di Trevi ho il mio solito rigurgito di bile ..." ... succede da quando mi è stato detto che il Comune di Roma, da qualche anno oppure ab immemorabili, ha stipulato una convenzione con la Caritas ... alla quale Caritas è permesso di razzolare le monetine sul fondo della suddetta Fontana ... un affaire di circa un milione di euro annui ... e allora niente. Da quelle parti, recate dalla serotina brezza primaverile, avrei potuto ascoltare (horresco!) le note di Bella ciao ... in un soundcheck del concertone ... e allora niente.

12 dicembre 2016

25 aprile: come siete diventati brutti e stupidi, cari compagni


Pubblicato su Pauperclass il 27 aprile 2016

Scruto l'avvenire dal fondo d'un passato nerissimo, e trovo che nulla mi è permesso, tranne la fedeltà a una causa assolutamente perduta"
Joseph Conrad, lettera a Cunningham Graham

Sono nato a sinistra. Feci in tempo, per due volte, a votare Partito Comunista Italiano. Alla fine degli anni Ottanta.
In altre parole: ero comunista.
Queste non sono affermazioni politiche: sono prese d'atto. Ero così. Essere comunista! Confesso che c'entrava poco la collettivizzazione della terra, il Soviet e l'abolizione della proprietà privata. Credevo in uno Stato totale, benigno e regolatore, questo sì, e nell'onestà di fondo dei dirigenti di partito, individui pronti a trasferire questa loro inclinazione a livello nazionale, una volta vinte le elezioni. 
Per il resto non m'interessavano granché le riunioni, le candidature, i programmi, i preamboli, le intenzioni; le sale fumose, i dibattiti, le mozioni.
Amavo la burocrazia attiva: l'assegnazione dei libri scolastici gratuiti, ad esempio. Cosa bisogna fare? ... ci domandavano. E si spiegava alla mamma il passo necessario. L'otturazione del molare all'Enpas: è possibile? Certo, si può fare, ma devi riempire il modulo tale e presentarlo in talaltro posto. E le esenzioni per la borsa di studio? Quest'anno è cambiato tutto: devi fare così e così et cetera. Una volta, al liceo, tentai di organizzare pure una biblioteca gratuita, ma andò a schifio.
Al contrario mi trovavo a disagio (a dire il vero lo trovavo insopportabile) con il lato sessantottino e movimentista del PCI: l’esistenza bohemienne, la scapigliatura di sinistra, il cantautore barbuto col lambrusco sul tavolo, gli artisti off e ‘de sinistra’ (tanto più arroganti quanto più insulsi), i brindisi, le canne, le iniziative estemporanee. Una volta, a una festicciola per l'elezione di non so chi, di fronte all'ennesima birretta stappata sotto il ritratto di Enrico Berlinguer e del fesso che imbracciava una chitarra per declinare (ancora!) De André o Guccini, mi sorpresi a pensare con forza: "Mi sa che io, alla fin fine, sono fascista" (i populisti, nei primi anni Novanta, erano ancora merce rara). La mia vita è ricca di queste rivelazioni improvvise: si scorre tranquilli per anni, poi, come se avessi lentamente sovraccaricato di tensione una linea, avviene l'inopinato corto circuito: "Mi sa che io, alla fin fine, sono fascista".