Il Poliscriba
Colpo
di Stato, ma che colpo se lo Stato qui non c’è ...
Stefano
Rosso
Caro a-micco ti
scrivo,
così mi
distruggo un po’ e siccome sei a un metro di distanza, più forte ti eviterò.
Forse mi sono
sbagliato: vivevamo, prima del virus, nel migliore dei mondi possibili.
Nessuno si
lamentava dei turni di lavoro, dei contratti atipici di ogni sorta, delle 70
adempienze fiscali annuali per partita IVA, di Equitalia, dell’estorsione del
Canone RAI (a quando la paytv?), delle garanzie estreme per accendere un mutuo,
degli affitti esosi, del costo della vita, delle zone a traffico limitato,
della serqua di divieti e delle trafile burocratiche per “semplificare”
l’esistenza urbana e mantenere sistemi di sfaticati, parassiti e ‘o guappi ‘e
cartone.
I sociologi
hanno scritto un sacco di fregnacce sulla crisi delle masse prodotte dal
turbocapitalismo.
Le folle
solitarie, le chiamavano; la società liquida e quella dei servizi del primo
mondo mantenuta dalla globalizzazione dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo
nel resto del pianeta; la distruzione del padre e della famiglia, la donna
assurta a utero in affitto, macchina tra le macchine e la transessualità ... il
buio oltre la papera secondo Benigni.
Favole, ben
retribuite, frottole un tanto al chilo.