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14 dicembre 2023

Il mondo dietro di noi

Roma, 14 dicembre 2023

Il centrodestra vuole il premierato. Per chi? Per il prossimo supertecnico che le darà il benservito. Col proprio consenso, ovvio. Nel farlo, tirerà un sospiro di sollievo: le famiglie sono ormai al sicuro, gli appalti pilotati a dovere … ora tocca ai vicini di loggione … il popolicchio si arrangi, lui e il suo stellone … per noi può tornare chiunque … Draghi, Monti, Schlein … espirazione, inspirazione … sinistra, destra, tecnico, sinistra, destra, tecnico … il micco è servito, Davai Italianski!, limone in bocca e carota, l’immancabile carota, a vellicare il tifo più sterile e l’istinto dell’autocommiserazione. Rivoltolarsi nel brago della decadenza, infatti, dona brividi di piacere.

Non è stato il Ministro dell’Istruzione e del Merito dell’ex Repubblica Italiana, Giuseppe Valditara, a nominare Anna Paola Concia quale ambasciatora dell’Amore che ci Avvolge Tuttə nelle aule che stipano i residui pargoli italiani, ormai istupiditi, bensì Anna Paola Concia a creare le condizioni per la nomina di Giuseppe Valditara. Solo alla luce delle vere gerarchie si comprende la realtà globale. La devoluzione dell’avanspettacolo leghista “Profumo Dur - secessionismo con carro armato di latta - ponte dei terroni - lesbiche in classe” è solo apparentemente enigmatica. In realtà non ci siamo mai spostati dalla catastrofe (gr. kαταστροϕή, rivolgimento, capovolgimento finale che rivela la tragedia), progettata più di trent’anni fa, a cadaveri e macerie ancora caldi. Che la Anna Paola Concia abbia rinunciato all’incarico fa solo parte del piano che, al riparo da ogni obiezione, avanza. Al prossimo suono della campanella, magari con una nuova maggioranza, avremo i surrogati della direttrice artistica Concia, vestiti a festa, con i talleri europei cuciti sulle tutine d’organza, a insegnare come si diventa un servo, definitivo e irredimibile.

Il giornalista Massimo Del Papa, vaccinato, si lamenta dei danni da vaccino. La sua ricognizione sulle responsabilità istituzionali è condivisibile. Meno accettabile è lo j’accuse contro lo Stato e i partiti che promanerebbero da ideologie totalitarie, di destra e di sinistra. Già che c’è, forse per riflesso pavloviano, Del Papa coinvolge anche la Chiesa. L’errore è fatale. È proprio l’assenza dello Stato, già parodia della Patria, e cioè lo Stato 2.0 aggredito e conquistato dalle fanfaluche sul libertarianesimo, il liberismo, i liberali e il pensiero debole, ad aver permesso e giustificato questo. Il presunto Stato, in tale vicenda allucinante, entra solo coi suoi rami repressivi; un nudo esoscheletro con mere funzioni di polizia, ingannevolmente al servizio degli individui. La partita impari, e dall’esito segnato, si giocava fra tale apparato, connesso criminalmente a livello globale, e l’individuo. Di qui la tragedia. Tutto ciò che sino a pochi decenni or sono costituiva la vera difesa dell’individuo dal totalitarismo - organizzazioni religiose, accademiche, amicali, militari, corporative, politiche e professionali - fu dolosamente liquidato; spesso in nome di quella falsa libertà anarcoide, instaurata durante le rivoluzioni colorate degli anni Sessanta, di cui le parole di Massimo Del Papa sono ancora riflesso.

La fiscalizzazione dell’esistenza si è insinuata fra noi inavvertitamente, grazie al trojan della comodità.

05 giugno 2023

È arrivata una cicogna


Roma, 5 giugno 2023

I tagli lineari … il taglio delle accise … il taglio delle tasse … il taglio dei boschi … eppure solo un taglio è centrale per la distruzione, probabilmente l’ultimo per l’Italia, quello mortale - l’unico colpo di rasoio a cuore agli psicopatici che comandano a bacchetta la feccia in cravatta e tailleur della dirigenza nazionale, protetta dal basso patriziato che spera ancora di lucrare qualche cioccolatino - quello, orizzontale, fra le generazioni.

Il Sessantotto, rivoluzione coloratissima e psichedelica che iniziò l’operazione “homunculus”, fu il primo tentativo “radicale” di recidere la tradizione (lat. trā-dere, dare oltre, affidare, consegnare in mani fidate id est piene di fede, a cui prestare fede). Non si contarono mai abbastanza gli eserciti di filmini, le canzoncine, le concioni e le invettive varie contro i padri, le madri, gli avi, persino i padri della patria, ridotti a lestofanti e mestatori; la consegna andava sventata ... non una, ma due tre cento volte si dipinse il mondo del passato coi colori bui di una reazione ferina e depravata, da rigettare e dimenticare … in nome della falsa libertà, come sempre, si arrivò alla perversione perfetta dell’etimologia stessa, tradire, fondata sul tradimento supremo e insuperato, quello del ragionier Giuda, che consegnò il Cristo.
E ora assistiamo allo spettacolo di tale mondo libero

E poi seguirono altre rasoiate.
Nelle università contro la trasmissibilità del sapere (il diciotto politico, il trentasei politico, il crollo casual della selezione); nei reparti di ostetricia onde triturare feti e svuotare il ruolo della madre, quella vera, simbolo supremo della vita e della gerarchia legata al sangue; nelle scuole in cui si doveva, da subito, disimparare tutto ciò che ci legava allo ieri, dalla storia (non si studia la guerra in Vietnam, ma ci rendiamo conto!); nella religione (e il buddismo dove lo mettiamo? E il giainismo? Vi fa schifo?); nella lingua (l’inglese vi servirà come il pane! Come troverai lavoro senza inglese? Meno genitivo da latinorum e più genitivo sassone!); in economia, disincentivando mercé miriadi di leggine e regolamenti locali, le più sciocche e gratuite, i piccoli proprietari e il rapporto stesso degli Italiani con la terra onde favorire il latifondismo da multinazionale, spacciato per efficiente; nel sociale con l’irruzione del divorzio; nella psicologia fomentando un immaginario da rotocalco femminile in cui occorreva liberarsi dei tabù instaurati da quei delinquenti di mamma e papà; e ancora: imposte vertiginose sulla casa e i servizi locali (il decentramento!) per costringere alla resa gli omiciattoli e sfarinare lentamente, ma fatalmente, l’asse ereditario (l’eredità è un furto: così i falsi socialisti di ogni risma già in secoli meno sospetti); nel Cristianesimo, tramite il Concilio, che prevedeva minutamente un’architettura, una liturgia e una lingua sciatti, falsamente vicini al fedele, brutti, squallidi, generici - in sostanza un corpus di credenze svalutato come respingente, insulso, fungibile, e reso buono per quaccheri, hippie e animisti, inutilizzabile; nei mestieri e nelle professioni, resi, grazie alla tecnica digitale, roba da passacarte o fenomeno sussunto velocemente dalla sfera seriale; in ogni arte, anche la più minuta, investita al ribasso da torme di dilettanti cui faceva gioco la mancanza di selezione (abolizione della terza pagina, della figura del critico etc).

Cosa significa tagliare quei fili? Cosa significa, in ultima analisi, la rinuncia alla sapienza come tradizione, alla profondità dei secoli?

08 aprile 2020

Pinzellacchere virali


Roma, 8 aprile 2020


I sopravvissuti (Survivors, 1975) fu un telefilm britannico di largo successo, anche in Italia. Trama: uno scienziato cinese pasticcia con il virus (dell’influenza?) in laboratorio, poi se ne va in giro quale paziente 0. Mosca, Berlino, Singapore, New York, Montreal, Roma, Atene, Madrid, Orly, Londra: le linee aeree diffondono il contagio in tutto il mondo. Il virus, mutevole, è incontrastabile; i milioni muoiono, Londra si riduce a una comunità di 500 individui. I sopravvissuti, in ragione di uno su cinquemila, sono costretti a rimedi neolitici. Il telefilm si compone di tre stagioni: di tredici episodi le prime due, di dodici la terza. Quest’ultima, la trentottesima quindi, si chiude con un fiat lux. Nelle Highlands, ove resistono circa 150.000 esseri umani, Alec riaccende la centrale idroelettrica. Highlands, le terre alte; Alec-Adamo, i centoquarattaquattromila della nuova Gerusalemme Celeste. Son tutte supposizioni velleitarie, le mie. Però gl’Inglesi, dal loro Impero in dissoluzione, sono latori d’una sapienza che li reca avanti cinquant’anni. Dobbiamo prenderli sul serio anche quando scherzano. Alcune profezie, infatti, se le portano nel sangue, inavvertite. Sono Isaia asintomatici.

La Monarchia Universale, alla quale si tende, mal si accorda con le analisi sull’America cattiva, l’Israele covo della giudaglia, la Russia perfida, la Cina formica assassina, l’Europa decadente. Le nazioni o gli aggregati di nazioni non contano nulla, sono espressioni geografiche. I rappresentanti nazionali, a qualunque livello, valgono solo quali manutengoli di concrezioni di potere apolidi. E basta. Di potere; il che implica posizioni dominanti anche economiche. Gli equilibri geopolitici, che fanno tanto leccare i baffi agli esperti del settore, sono la risultante delle forze in campo operate da tali grumi di potere sovrannazionali. La risultante delle forze applicate al sistema-mondo va nella direzione dell’omogeneità e della centralizzazione a livello mondiale. Sinarchia, mondialismo, globalizzazione. Ognuno, in tale fase, cerca di ritagliarsi un posto al sole contrattando strategicamente le condizioni migliori della futura Dittatura Panottica. Con le buone, le cattive; senza spargere troppo sangue, però. Con tremila morti si è ottenuta la resa del Medio Oriente, a esempio. Questo si chiama “dominare”. Qualcuno ancora pensa, in pieno 2020, che gli attacchi contro Afghanistan e Iraq siano stati recati dagli Stati Uniti d’America avendo quale comandante in capo il Presidente degli Stati Uniti d’America: roba da chiodi.

La legge nr. 225 sull’Istituzione del Servizio Nazionale della Protezione Civile fu approvata il 24 febbraio 1992. Il 17 febbraio 1992, una settimana prima, era stato arrestato Mario Chiesa decretando l’inizio della fine dei giochi post-1945.

06 dicembre 2018

Love power (The power of love)


Roma, 6 dicembre 2018

Cosa fare di questo mirabile mondo nuovo che, fra mille strepiti inutili, avanza ogni giorno?
Osteggiarlo? Non se ne ha certo la forza.
Ritardarlo? E come? E, poi, perché? Certe agonie sono patetiche.
Disprezzarlo? Questo è troppo facile.
Riderci sopra? Ciò mi si attaglia di buon grado; ed è pure gratis.

Il potere dell’amore. Dell’amore universale. Imagine. Imagine, ideata da John Lennon, su istigazione ideologica della strega Yoko Ono, giapponese per caso, la Marina Abramovich del tramonto del rock. Imagine mette d’accordo tutti, è sempre in testa alle più stupide classifiche, ai sondaggi più cretini: “La canzone più bella di tutti i tempi”, “L’inno della pace”, “L’abbraccio cantato della fratellanza planetaria”. Il Papa, il Presidente degli Stati Uniti, Angelina Jolie, Moscovici, Laura Boldrini, il Dalai Lama, Bono Vox potrebbero cantarla in coro su un palco ecumenico; e non escludo che lo faranno! Al coretto, inoltre, presto o tardi, si uniranno tutti: iraniani, russi; persino i musulmani dovranno bofonchiarla; pure i rabbini. Non escludo, del pari, ch’essa possa assurgere a sigla funebre dei tempi a venire. Potreste dire che sono un sognatore, eppure … l’avete mai letto a fondo il testo? Ve lo propongo, oggi, in vena di barzellette, perché, a volte, le verità più segrete son esposte in evidenza.