Il Poliscriba
“Non vi è più Vandea, cittadini repubblicani. È morta sotto la nostra libera sciabola, con le sue donne e i suoi bambini … Secondo gli ordini che mi avete dato: ho schiacciato i bambini sotto gli zoccoli dei cavalli e massacrato le donne, così che, almeno quelle, non partoriranno più briganti. Non ho un prigioniero da rimproverarmi. Ho sterminato tutto ...”.
(dichiarazione del gen. J.F. Westermann al Comitato di Salute Pubblica del 23 dicembre 1793)
Novembre 2021.
Cronaca dal bordo dell’Impero
Sono in attesa fronte porta d’ingresso di un basso fabbricato, dove ha sede l’ambulatorio del mio medico di base.
Sono le 11 e 30.
Il centro estetico dall’altra parte della strada è già gremito di esseri dal pelo superfluo, tatuati, generazione X e via risalendo per la fine annunciata dei nativi digitali.
Un tempo, in queste retrovie ai piedi delle Alpi Cusiane che furono tra le più ricche d’Italia, se non d’Europa, difficilmente si sarebbe aperta una SPA, e ancor meno, non era possibile vedere uomini e donne giovani spendere buona parte dei loro danari e del loro vivacchiare in trattamenti di bellezza, nel bel mezzo di un lunedì feriale.
Oggi il clima non lo permette, ma sullo stesso cemento, a cui do le spalle, transitano decine di ciclisti d’età diverse, ad ogni ora del giorno, segno che il lavoro giace ormai in un’altra dimensione: asiatico-balcanico-caucasica, inevitabilmente.
Un fuori tempo massimo, chino sullo smartphone, mi precede, mentre io rileggo le assurde regole dettate dai DPCM succedutesi negli ultimi 20 mesi.
Ormai vago è il ricordo delle sale d’attesa dove si scambiavano impressioni, lamentele, dolori, consigli, qualche risata, a volte numeri telefonici, chiacchierate innocenti dal fondale del mondo. Oggi sono aree esclusive per greenpassati, vaccinati e guariti dal sarscov2, escluse ai reietti novax, terrapiattari, nazifa e chi più ne mette, più ne ha.
Il riservato soppiantato dalle riserve.
Piove sotto i nostri due ombrelli … non piove certo su Brest.
Il tizio, ad un certo istante, esulta, quasi danza sui piedi.
Incrocia il mio sguardo per niente stupito dalla sua esternazione e mosso meccanicamente da esibizionismo contornato da narcisismo compulsivo, del quale l’umano è ormai portatore insano, e per la quale infezione globale non esiste cura, se non un cataclisma di proporzioni bibliche, vuole mettermi a parte, senza il mio consenso informato, di tale inaspettata gioia.