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09 settembre 2019

L'invalicabile muro del 35% dei partiti sovranisti [Il Poliscriba]

 

Il Poliscriba

Parliamo di triage, ma non di quella ospedaliera.
Immaginiamo di trovarci ad affrontare un’emergenza politica nella nostra “cara” Europa.
Stiamo parlando dell’Europa Unita di popoli mai chiamati alle urne per sceglierla; un’ unione forzata di genti, calata dall’alto; milioni di umani che non parlano  la stessa lingua e che per alcune radici storiche, sembrano affini.
Ma non è vero che si considerano tali, ad eccezione delle accolite universitarie imbevute di viaggi e soggiorni Erasmus, anche perché, dopo secoli di spietati e maschi conflitti, in mezzo a questo ultrasettantenne simulacro di pace post bellica, ancora si detestano cordialmente; e per cordialmente s’intende una serqua di imposizioni giuridiche emanate dagli Stati del centro contro le periferie, dardi avvelenati scagliati da una sofisticata, soffocante arma tecno-burocratico-finanziaria.
Vi chiederete che cosa significhi un’emergenza politica in seno alle cosiddette democrazie mature, nel cuore repubblicano quasi infartuato all’interno dei geografici confini di terra e di mare, isole e penisole comprese, che definiamo Europa … Russia esclusa.
Significa questo: quando i popoli di siffatte repubbliche,  in risposta al loro grave malessere socio-economico e identitario, fregandosene delle sirene del politicamente corretto, bramano di eleggere leader appartenenti a partiti che s’ispirano alla sovranità popolare, scattano le medesime regole di salvaguardia applicate alle distorsioni del mercato.
Come scattano? 

23 giugno 2017

L'Europa lavora di bianchetto


Pubblicato su Pauperclass il 24 maggio 2016

Queste sono annotazioni poco serie; non dovreste tenerne conto se non come divertissement.
Di più: avrebbero da essere vergate nel diario di un pazzo e lì custodite. Ma ogni tanto uno sfogo ci vuole, e questo, per vantare efficacia deve essere rivolto a qualcuno. La coscienza non può chiudersi continuamente nel recinto di un perbenismo superficiale e sorvegliato: ha bisogno, invece, di allentare di qualche buco la cintura che tiene le trippe, la bile, il risentimento, il non detto, ed esige un pubblico a tali sconce eruzioni di verità.
Per cui, eccoci qui.

E così in Austria ha vinto il candidato verde ed europeista.
Sconfitto il terribile ultranazionalista Hofer.
Grazie al voto postale. Più di 800.000 austriaci migratori hanno ribaltato l’esito elettorale sancito dagli austriaci stanziali.
Il distacco fra Hofer e l’altro tizio era superiore ai tre punti (51 e frattaglie contro 48 e frattaglie), e poi, dopo una notte di riflessione, con molta calma, sono state aperte le buste del Rischiatutto … e, per dirla con Gadda, da mane a sera c’è stato er controcazzo.
Gli exit poll sul voto postale prevedevano circa tremila voti di differenza finali fra Hofer e l’altro tizio; si è visto poi che erano in realtà 30.000.