26 novembre 2019

Pausa caffè



Roma, 26 novembre 2019

Sarà più facile di quanto si pensi. Abituarsi alla monarchia degli sfaccendati e dei pezzenti che si credono benestanti. Sarà ancor più facile che fare il callo papillare al gusto degli insetti tostati e delle alghe liofilizzate.
Voglia di lavorare saltami addosso. Sì, vi è la costante, pervicace, inaffondabile, idea che il lavoro più non renda. A che pro lavorare? E allora, pian piano, ci si sprofonda nel miele accumulato da madri padri e nonni, quegli orsi selvatici; e si succhia, lentamente, con un occhio, atterrito, a imposte e balzelli e cedole condominiali, e l’altro, speranzoso, alle mirabilie della tecnica finanziaria che promette, caschi il mondo, cospicui interessi; sotto forma di paghetta digitale; ogni tre mesi, direttamente sul conto in banca: ventotto euri, quattordici euri, ventisette euri: a rimpinguare le scorte dei sommenzionati orsi.

No, non si ha più voglia di lavorare. È un complotto? In effetti, a compulsare le orge statistiche, pare proprio un complotto più che un trend. Lavorare equivale innanzitutto a essere qualcosa. Il lavoro identifica. Il lavoro, poi, specie quello artigianale o altamente professionistico, immette in una considerazione di sé stessi più alta: il restauratore, il geometra, il falegname, l’avvocato, il ragioniere: ecco le corporazioni. La corporazione è, come la si consideri, un’entità sovraindividuale, appena al di sopra della famiglia; e al di sotto della Patria: entità che spiacciono ai dissolutori.


18 novembre 2019

Io sono Liliana


Roma, 18 novembre 2019

Hartman. Sull’umanità in generale la penso come il sergente Hartman: “Qui vige l’eguaglianza: non conta un cazzo nessuno! Io sono un duro, però sono giusto: qui non si fanno distinzioni razziali, qui si rispetta gentaglia come negri, ebrei, italiani o messicani!”.
Non parteggio, non tifo; osservo.
Il piagnisteo attorno ai tweet antisemiti contro la senatrice a vita Liliana Segre riuscirebbe a gettare nella depressione persino Heidi.
In pochi attimi si è creata, per utilizzare una sempreverede locuzione di Pier Paolo Pasolini, una “bolgia di stupidità” che ha risucchiato ogni ansimo di ragionevolezza.

Categorie. La destra, la sinistra? Esse, nella realtà, non esistono (non esiste, cioè, un uomo di destra come non esiste un uomo di sinistra); non esiste nemmeno il fascismo o il neoilluminismo. Esistono, però, attitudini inestirpabili dell’animo umano che, per comodità, o per meglio controllare gli armenti (leggi: i coglioni), vengono classificate sotto tali amabili categorie.

12 novembre 2019

Io sono Giorgia [Il Poliscriba]


Il Poliscriba

Guardo MyssKeta(mina) offrire cosce procaci da puledra autosufficiente al parterre di una discoteca di Bologna.
Indossa la solita mascherina da odalisca d’harem; lei, erotica fantina su mortadelle, che l’infantile orda di ammiratori dessinistra vorrebbe candidata per il PD alle prossime regionali d’Emilia-Romagna, urla: “Io sono Giorgia, sono una donna, sono una madre, sono cristiana”.
Giorgia Meloni, la Le Pen de’ noantri, la pasionaria regina di Coattonia, così come i merli repubblichini e faziolitti berciano dai palinsesti tv e dalle pagine illeggibili dei loro colicosi mandatari editoriali, sta assurgendo ad altezze mediatiche impensabili fino a qualche mese addietro.
Ma veramente il Potere, così impersonale, che liscia il pelo del candido felino persiano acquattato sulle tornite gambe di MyssKeta - forse programmata da una farfalla Monarch a vivere un’estate d’orge social e destinata ad essere terminata in un inverno  dominato dalle macchine pensanti - vuole  tutto questo dimenarsi ritmico di slogan sovranisti?

07 novembre 2019

Cristo per caso


Roma, 7 novembre 2019 

Ho sempre avuto in sospetto gli atei dichiarati e compiaciuti, io ateo.
Mi dan fastidio i tifosi; chi comprende la vastità del Tutto mai parteggia per qualcosa: comprende, invece.
O per meglio dire: ricomprende.
Fra i pochissimi autori che fan toccare vivamente tale sentimento vi sono Leon Bloy e Jorge Luis Borges. Il secondo sulle orme del primo.

Leon Bloy fu un reazionario, un cattolico, devoto alla Madonna de La Salette (La Salette-Fallavaux). Straniero in patria, straniero fra gli stessi cristiani.

La sua visione, apparentemente semplice, ha risvolti di terribile grandiosità. Anche qui, come per l’idealismo, valgono le famose parole: facile è afferrarne le premesse, vertiginoso e quasi impossibile calcolarne gli esiti e viverli, come fossero per noi operanti, ogni giorno.

In Bloy ho ritrovato il mistero della divinità, intatto.