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11 settembre 2022

Il sapore della ciliegia

Roma, 22 settembre 2022
 
Jorge da Burgos, trasportato al 2022 come lo stilita di Luis Buñuel, rimarrebbe disgustato dalla clownerie dilagante, a ogni livello; organizzata, compiaciuta, devastante: uomini vestiti da donna, bagascioni, drag queen, negri biondi, rapper delinquenti, invertiti psicopatici e pedofili formano, oramai, la classe dirigente occidentale del Nuovo Millennio. Le femmine, poi, hanno un che di indefinibilmente deforme: abbronzature da mulatte, pelli tirate come tamburi apocalittici, acconciature da mignottone di Tor di Quinto, occhi sbarrati, movenze lardose, dentature isteriche. Osservando l’International Barnum Circus, giorno dopo giorno, riesco a intimamente comprendere la profonda razionalità dell’Inquisizione spagnola, altro che repressione. Questi uomini operavano per contenere the overwhelming chaos … e li han fatti passare per semplici reazionari! Reazionari lo erano di sicuro, come il sottoscritto, peraltro … ma, incredibile dictu, agivano sulla base di norme distillate nei secoli … per durare, ecco il succo, per durare! … per difendere l’umanità dalla dissoluzione … ma cosa sta dicendo! Ma lei è folle! Difendere l’umanità! Ma cosa dice! Eppure è così. Finalmente libero dalla destra, dalla sinistra, dalle prudenze, dai retaggi e dai vincoli del perbenismo … come Marlow, come Kurtz … libertà persino dalle proprie opinioni … vi dono la verità in un pugno di polvere: la storia universale, del più minuscolo e insignificante pertugio della Totalità, di cui l’uomo è parte ancor più insignificante, è un galoppo sfrenato e ineluttabile verso la distruzione. La legge divina par excellence … la dissoluzione … di cosmi, pianeti, sentimenti … metaforizzata da qualche povero trombone quale Seconda Legge della Termodinamica … tale la dannazione cui solo Dio può sottrarsi, fuori delle coordinate della mortali … resistere, ecco la legge divina cui dobbiamo attenerci … durare … costruire confini, trincee e palizzate contro la corrente che ci travolge eternamente: ciò è l’etica che ci attiene. Conservare, durare, definire. Il primo Pontefice si chiama Pietro. Immortalare, rendere eterno, opporsi al cambiamento in ogni sede dell’anima … opporre il rifiuto … rimanere sé stessi, per sempre! Ecco la gravitas, quella mozione in cui la lugubre certezza della fine si sposa allo stoicismo della resistenza.
La ridda stregonesca, il sabba, il Carnevale della logica … la mutevolezza e l’ambiguità dionisiache, ecco cosa temevano i Greci … hanno dovuto sussumere quel cialtrone ubriaco e transessuale nel loro Olimpo, per neutralizzarlo … così come l’Inquisizione dovette bruciare, taglieggiare, torturare … l’Arcinemico voleva cambiare, sempre, devastare la forma e quindi assumere, scriteriatamente, ogni forma, a piacere, proprio per irridere la Forma … ciò che si era concepito in ogni epoca escogitando i multiformi vestimenti delle figure sempiterne del Santo, dell’Artista e del Sapiente …
 
Il nuovo primo ministro inglese (in assenza d’Inghilterra, beninteso) ha il nome d’una glam rocker (Joan Jett, Suzi Quatro) e la faccetta bruttina d’una comprimaria da serial TV anni Settanta.
Ricordate George e Mildred (George & Mildred, 1976)? Così.
Possiamo immaginare la scena:

05 ottobre 2021

Ex voto

Ma Milan l'è on gran Milan

Unreal City, 5 ottobre 2021

I partiti sovranisti hanno tradito gli elettori e ora pagano nelle urne … Salvini e Di Maio avevano in mano l’Italia, ma hanno tradito gli elettori … gli elettori traditi puniscono con l’astensione il centrodestra … Quante ne dobbiamo ancora sentire … traditori … tradimento … ma qui nessuno ha tradito nessuno. Domenica e lunedì (quel goloso lunedì che permette di alterare ulteriormente il voto clientelare a lume spento) vinse chi doveva vincere … chi ha sempre vinto, vien da dire … ed è impossibile, per la struttura stessa della democrazia liberale, che perda … Salvini e Di Maio non ebbero mai in mano nulla, solo scartine … poiché, nel voto liberale, strutturale alle sedicenti democrazie, scale reali, full e poker non entrano certo nel circolo delle scelte degli elettori …

Traditori … tradimento … qui si dovrebbe discorrere di calcolo differenziale e siamo ancora alle tabelline … l’elettore italiano crede che 4 x 5 dia, quale prodotto, 20 … dopo decenni e decenni di plateali dietrofront, scappatoie, finte insurrezioni … la sua buona fede, la fede dell’imbecille, riposa sulla certezza che l’Italia sia governata dal Parlamento, dalle Regioni, dalle Province e dai Comuni … quando, invece, è solare, evidente e impossibile da negare, che il Parlamento, le Regioni, le Province e i Comuni non siano altro che angusti sfogatoi per il tramestio d’un infimo clientelismo per cui alcuni figuri, democraticamente e liberalmente eletti, mettono a posto i bilanci familiari … e si permettono villette, domestiche, amanti, tacchi a spillo … o equipollenti privilegi da cialtroni … in un vertiginoso  e meschino ramificarsi di appetiti, voglie e furberie da Pulcinella.

19 maggio 2021

Scarabocchi (liberarsi della democrazia)

Roberto Crippa, Spirali

Unreal City, 19 maggio 2021

Le mollezze del consumismo sono degenerate nella perversione dei diritti civili estremi. Ma ora il Potere decreta la fine del consumismo e il ritorno alle durezze del vivere.
Questo recherà nei prossimi decenni all'amara verità: quei diritti mai furono progresso, bensì mezzo per toglierci tutto.
E così avremo i sommersi e i salvati; e i Signori.
A guardare indietro, ammesso che ci sia ancora memoria di questi giorni infernali, spariti i negri, i migranti, i trans, gli eco-frindly, i vaccini e i matrimoni gay dalle premure del vivere quotidiano, i negri i migranti i trans, gli eco-friendly, i vaccinati e gli sposini gay occuperanno le 24 ore giornaliere, assieme alla residuale popolazione italiana, a procurarsi le barrette energetiche e il rinnovo delle credenziali per l’olovisore, guardandosi di sbieco gli uni con gli altri.
Dimenticati i sacri furori del politicamente corretto, le ex minoranze calpestate ed eroicizzate si ritroveranno a far comunella con gli odiati Norm alla ricerca spasmodica di torroncini eco-proteici ad alto valore nutritivo e dei crediti per il panopticon iperconnesso: null’altro. Ottenuta quella bengodi, il frettoloso rinculare nei cubicoli puzzolenti e freddi, sotto uniformi cieli di piombo: lì attendono, infatti, le dolcissime spire del letargo mensile.

Ricomincia, stanchissimo, il circo su Marine Le Pen.
I Le Pen hanno accentrato e disattivato le potenziali forze reazionarie per decenni. E ora, dopo la disillusione, si cade ancora nel trabocchetto. Non vedete che è un inganno? Rimarrà un inganno persino quando la Signora, normalizzata fino alla stasi, vincerà: il suo incarico, in quel frangente, sarà di mantenere le conquiste PolCor simulando un’intensa attività controrivoluzionaria: alla fine della fiera del tutto inesistente. Ma l’elettore occidentale è così. Il voto, quale unico mezzo per mutare le proprie sorti, gli è entrato nel sangue come il peggior virus e non esiste vaccino in grado di debellarlo. La considerazione che le migliori conquiste sociali siano state ottenute sul filo della violenza lo lascia indifferente.

Una buona definizione di Dio è in realtà un’intuizione che lascia presagire qualcosa di talmente immenso da sconcertare.
È mutuata da Jorge Luis Borges. L’ho già proposta.
Chi è Dio?
Supponiamo di essere in un preciso momento storico, individuato nel tempo, fra i miliardi di eventi che si sono succeduti nella meschina storia umana. Siamo nel 321 a.C. e i Sanniti Caudini hanno ristretto le legioni romane entro una gola nei pressi di Forculum. Impotenti, onde evitare un massacro, le legioni si arrendono senza combattere. Ogni romano, dal soldato al comandante, sfilerà seminudo e irriso sotto il giogo. Quanti testimoni ci sono di questa resa? Forse diecimila. Non solo Dio conosce immediatamente, senza elaborazioni razionali, queste diecimila testimonianze; Egli sa, immediatamente, il destino di questi diecimila, i loro pensieri reconditi o veri; e il cammino di ognuno, poi, cioè l’itinerario vertiginoso disegnato dai passi di ognuno di loro durante la vita che, combinato con quello di tutti gli altri 9999, forma un labirinto inestricabile, di stupefacente e ineffabile complessità: eppure anche tale groviglio spazio-temporale è presente nella Sua mente, vivido, netto, di luminosa evidenza. E così è per gli animali che erano nei pressi quella rovinosa disfatta, cervi, volpi, cinghiali. E per gli uccelli. I corvi. Le migliaia di corvi alle Forche Caudine, coi loro giri celestiali, intrecciati gli uni agli altri, durante la loro esistenza di corvo, tutte quelle traiettorie  e risalite ed esitazioni, sono un disegno di chiarissima e indubitabile realtà nella mente divina. Non una particola di ciò che è accaduto o di ciò che originarono i personaggi di quegli accadimenti è andata perduta: essa sta, da sempre e per sempre, pienamente concepibile, di accecante chiarezza e attuale comprensibilità.
Un trascurabile fatto in un trascurabile lasso di tempo in una porzione di universo talmente trascurabile da indulgere verso l’irrilevanza. E però è eterna, netta, come i volgimenti dei cieli più estremi e Le è stato riservato un proprio posto, nella Totalità.

La coppia narcissica Borghi-Bagnai è al lumicino.
Bagnai, applaudito dal miccame antieuropeista, ha messo su due occhioni da calamaro. Non ci risparmia, a volte, schizzi atrabiliari: il volto tradisce tuttavia l'interno scoramento. Egli ormai recita svogliatamente; solo l’incrollabile prosopopea ne sostiene le residue battute. Forse un po’ ci ha creduto? Chissà.
L'altro eroe, tale Borghi Aquilini, è fatto di una pasta più sarcastica e sprezzante.

17 gennaio 2021

Before we vanish (addio Nutella Biscuits, addio!)


Unreal City, 17 gennaio 2021

La rivoluzione nel 2021 è una luminaria di Natale. A volte s’accende furiosamente, fitta di allusioni, insulti, sberleffi, truciferazioni, promesse di sangue (entrerete in una valle di lacrime, porci!), altre s’abbuia, all’improvviso, con impressionante simultaneità, lasciando intravedere solo la debole incandescenza del filamento dapprima sfavillante. E ciò accade quando il Potere materializza, davanti a cotanti fulguratori, le partitelle della Serie A, o qualche popolar-montalbanata. Si affilano, insomma, le lame del digitale promettendo sfracelli per poi grandiosamente rinculare allorché piove la micragna dei croccantini. E questi rivoluzionari dovrebbero … far cosa? Un cazzo, gli risponderebbe il Cambronne d’una volta, comunista o fascista che fosse.

Il candidato rifletta sulla trilogia del giapponese Kiyoshi Kurosawa: Cure (1997), Pulse (2001), Before we vanish (2017).
Il primo parla di un killer seriale (incapace di dire chi è, dov’è, cosa fa) il cui istinto omicida si propaga come un virus; radice del male è un ipnotista ottocentesco di cui possiamo udire, registrate su un vecchio fonografo Edison, alcune parole apparentemente sconnesse, ma di forte valenza misterica. Una delle ultime sequenze, ambientata in un edificio fatiscente sferzato dal vento, ci rivela come il Nulla (ciò che prima, per faciloneria, ho chiamato “male”) passi da uomo a uomo, inarrestabile come una pestilenza spirituale, grazie a benedizioni sacrileghe.
Del secondo potete ammirare un’immagine in Vanishing Italians: il web diviene il mezzo di comunicazione tra il regno dei morti e dei vivi. I primi si riversano nel nostro mondo, i secondi, divenuti apatici e depressi, lasciano per sempre la realtà. Unica testimonianza del loro passaggio sulla Terra è una macchia indistinta sulle mura casalinghe, simile a quella, sin troppo famosa, rilasciata da un vaporizzato di Hiroshima.
In Before we vanish, tre alieni prendono possesso di corpi umani. Il loro intento è comprendere alcuni valori basici della natura umana in vista di un’invasione di massa. Essi riescono a estirpare questi concetti (libertà, famiglia e proprietà, a esempio) dalla psiche profonda delle loro vittime le quali, rimanendone totalmente prive, si abbandonano a un’esistenza di angosciosa povertà spirituale.

Il candidato abbia cura di sottolineare il crescendo ideologico della trilogia riannodandone il cuore concettuale all’opera di Arthur Clarke (Le guide del tramonto), di Edward Bulwer Lytton (The coming race) e di Sergio Mattarella (“È tempo di costruttori”).

Come operano i gatekeeper?
Eccone uno: “Renzi lavora a sfavore di Conte sol perché vuole ottenere il MES e, quindi, avvelenare i pozzi alla destra che si prepara a stravincere le elezioni”. Il tizio che afferma ciò andrebbe frustato e appeso a testa in giù su un falò Apache. Secondo lui si dovrebbe votare a destra a quindi passare cinque anni a cicalare: povero Salvini, povera Meloni, poveri tutti! Ce la stanno mettendo tutta, ma il Potere, la sinistra mondialista, Greta, i comunisti, Soros, la von der Leyen, impediscono di far partire il programma, di difenderci, di sovranisteggiare!

10 ottobre 2020

Il vestaglione di Bagnai


Unreal City, 10 ottobre 2020

Alberto Bagnai si sta accorgendo, pian piano, della realtà.
Non di quella oggettiva, gnoseologicamente rilevante, netta e filosofica, bensì di quella vischiosa, meschina, mediocre, luciferina; che induce allo sbalordimento, indi alla rassegnazione disperante, le anime migliori.

Un blog è uno dei modi per esternare (o espettorare, secondo le multiformi varietà dello spirito) il proprio sé, l’inconscio (più o meno in-conscio) sentimento o di superiorità o di inadeguatezza o di fallimento nella vita quotidiana.

Bagnai, attraverso il blog, con un misto di albagia, lepidezza e arroganza, ha costruito un affascinante Golem del suo pensiero; mentre, probabilmente, tentava vago i tasti del clavicembalo: un pizzico di ennui a colare sulla plebaglia in ascolto; d’altra parte è giusto così: i migliori danno il tempo, o i tempi; gli altri remano.

Purtroppo il digitale ha questo difetto: i capi, o coloro che raggiungono la visibilità, o la popolarità apparente (oh, quanto apparente!) non provengono, per merito (un qualsiasi tipo di merito: virilità, bellezza, forza, astuzia), dalla plebaglia, da cui si distinguono, o dal fiore dell’aristocrazia (che una volta era plebaglia, ovviamente); i migliori del digitale sono figurine imposte dal digitale stesso, che interagiscono con i trucchi del digitale, sfruttandolo vogliosamente (facebook, twitter ...): per questo vengono riconosciuti esclusivamente dal web e da simili ectoplasmi del web; finché, ahiloro, la turba lurca e stracciona li accerchia e allora si rendono conto dell'impossibilità d'ogni agire.

Io stesso, come accennai in non so più quale post, faccio parte di tale consesso. Mi considero, inoltre, un traditore; così come l'Inca Garcilaso de la Vega scrisse in spagnolo (la lingua dei dominatori) la storia del proprio popolo trucidato, così Alceste si serve della lingua dei dominatori (google) per tradurre in versi prosaici il massacro di ciò che amava. E, tuttavia, a differenza dei molti, ho almeno contezza di tale inganno, e lo soffro; perseguo in esso solo per voglia di cronaca: per l’ansia di documentare, più a me stesso che ad altri, lo sfacelo; si può morire in un ansimo di fierezza.

20 luglio 2020

Anticipazioni del nuovo palinsesto politico (A fundamentis extructa)


Roma, 20 luglio 2020

Cosa colpisce nella foto?
Il palazzo retrostante, ovviamente.
Siamo a piazza Monte Baldo, Roma, quartiere Montesacro.
Come possa il sedicente Comune di Roma piazzare questi paraventi in una zona di buon pregio architettonico non è dato sapere.
Ma così vanno le cose nel secolo Ventunesimo.
A pochi metri da piazza Monte Baldo si trova piazza Sempione, progettata dall'architetto Gustavo Giovannoni assieme a Innocenzo Sabatini. 
Prima che andiate a vedere questo Giovannoni sul web, voglio porre tale domanda: secondo voi, nelle foto d'epoca, Egli porta il cappello, la cravatta, le ghette oppure bermuda e ciabatte? Rispondete subito, istintivamente, e non barate.
Ripetete la prova con Innocenzo Sabatini.
Ma torniamo a noi.
A piazza Sempione si accede per un archetto. Sopra l'archetto, a caratteri capitali, è incisa la locuzione "A fundamentis extructa" cioè tirata su ex novo, come tutto il quartiere-giardino di Montesacro nei dintorni.
Negli anni Venti ancora si progettava sub specie aeternitatis.
Se siete romani non vi esimerete da un'occhiatina alla chiesa dei Santi Angeli Custodi. Confrontate tale edifizio con "Le Vele" di Meyer a Tor Tre Teste o con qualche parto di Fuksas: rispondete istintivamente. Certo, far costruire chiese cristiane a due ebrei non è una scelta ben ponderata: come far dipingere un murale di Francesco Totti a un laziale. E, infatti, queste chiese non sono. Son altro: magazzini? discoteche? sepocri imbiancati? Non voglio farla lunga, però.
Tutte queste bellezze, tuttavia, residuano. Vi sono ancora, le si può apprezzare, appaiono addirittura in buone condizioni, eppure la sensazione precipua di questi anni è che ogni cosa, persino la più bella, venga velata dalla sporcizia, materiale e intellettuale.
Gli angoli più emozionanti della città sono come insudiciati da una proterva e dolosa forma d'abbandono. Monumenti, architetture, colonnati giacciono incompresi e, proprio perché tali, paiono lasciarsi andare a un lento suicidio; quindici mesi fa si suicidò la cattedrale di Notre Dame, ora quella di Nantes.
Nel 2016 scrissi Roma non va governata, va demolita: a fundamentis extructa. E così l'Italia. Se è impossibile farlo, demolirla, non importa: la diagnosi questa è. Le fondamenta, peraltro, esistono ab imis.
C'è poi la questione del cartello. La cannabis libera. Capisco. Sono gli ultimi spintoni alla porta del negazionismo, ormai mangiucchiata dai tarli. Un colpetto e si sfarinerà in un pulviscolo ridanciano. Che bisogno c'è di cercare tali scuse: 350.000 posti di lavoro! L'indotto, signori, l'indotto ...
Son tutti d'accordo, basta spingere la porta con un calcetto ... e allora, perché?
Passo a spiegarlo. C'è, infatti, da tacitare (col trucco) i residui destroidi dell'elettorato. Per questi gonzi è pronta la manfrina, come d'accordo. Eccola qui: il lavoro sporco lo espleteranno la sinistra e i 5S, quindi scoppierà la finta zuffa: Salvini e Meloni a sbraitare sull'impiantito dei coglioni: drogati! Vogliono diseducare i nostri figli! Abbasso la droga, male da estirpare! E via cretineggiando. I sinistrati allora partiranno all'attacco dei finti destri con una campagna social stupida quanto ridicola, in linea col QI di tale generone, prossimo a quello di una mosca chiusa in un barattolo di vetro. Forza Italia manterrà un atteggiamento perbenista, ma defilato, come a dire: fate un po' voi ... Ci sarà gloria anche per Casapound e affini ... numerose glorie dello sport e dello spettacolo interverranno, anche non richieste ... i giornali si riempiranno di gazzarre scientifiche e sociali in cui ognuno dirà tutto e il contrario di tutto. Posatasi la cordite dei fucili a salve (un annetto? due?), avremo finalmente la droga libera, anzi, che dico libera: legalizzata.
Il Programma, insomma, sarà andato avanti. Sinistrati e affini avranno fatto il loro dovere di servi, gli altri allargheranno le braccia, come sempre hanno fatto, trovando le scuse più sciocche e formidabili: "Abbiamo combattuto come leoni, ma le forze preponderanti, cari signori ... non ci lasciano lavorare ... il TAR la magistratura la Corte Costituzionale gli indiani Cicorioni ci avversano in massa ... gettiamo la spugna, ma attenzione! Lo spirto guerrier entro ci rugge! Ecco pronti i banchetti per il referendum! ¡No pasarán! Pardon, non passeranno ...".
E dopo tali dichiarazioni di fuoco, potranno accendersi il bong dell'inazione per una buona pipatina ristoratrice.
Non è ancora iniziato il dibattito e già sono stanco.
La controinformazione ovviamente si dividerà tra controinformati con la canna inastata e gli opposti controinformati irresolubilmente convinti che la destra combatta le loro battaglie ideologiche ... siamo proprio alla frutta ... ma la tecnopuerizia si sazia di tali conflitti del tutto inventati.

04 marzo 2020

IN cassa; re T; AN gente = Incassare tangente



Roma, 4 marzo 2020

Cosa mi ricordano i media durante l’epidemia (non ancora pandemia) del COVID19, volgarmente detto coronavirus? Lo strillone del circo, sicuramente. Non uno a caso, ma quello in particolare che, piantato alle soglie del tendone, fra gli afrori del letame e della paglia, invita i micchi, viso serioso appena increspato da un ghigno: “Venghino, siore e siori, più animali entrano più bestie si vedono!”.

Giovanna Botteri appare nella grotta di Lourdes dei TG nazionali, a scadenze regolarissime, da palinsesto mariano. Il fondale è il consueto, da quando l’hanno spedita nelle remote regioni del Catai: grattacieli, illuminati, al tramonto; una Pechino ormai lanciata verso la Monarchia Universale, positiva, anomica, controllatissima. Una Pechino, in tal senso, sempre meno pechinese; assomiglia, infatti, a una squallida metropoli americana. La Botteri, Angelica ariostesca del Catai, la cotonatura bionda sempre più fluente, assai diversa dalle bisunte ciocche del Kosovo, ci parla dell’epi-centro epi-demico, Wuhan, con toni apocalittici seppur di contenuto catastrofismo; pare un dinoccolato Isaia: preoccupiamoci, insomma, per il virus-fine-di-mondo, ma non troppo. Come a dire: se seguite ciò che vi diciamo di seguire non succederà poi molto. Il cibreo secondo Giovanna è petaloso, insulso, ricco di umanità corretta; nessun dato o cifra oggettiva turba la calma dell’insignificanza; traspare l’amore per il Cinese, almeno per il Cinese che fa ciò che gli si ordina, in perfetta armonia. L’Italia ama la Cina e tutti i musi gialli, insomma: si uniformino alla nostra bontà, tuttavia!

La Cina, l’Iran, la Siria … e frattaglie. A ciò si riduce la resistenza dell’umanità contro il potere imperiale. A meno che non siano già d’accordo i Luke Skywalker di Persia, Siria e Cina: lo spettacolo a cui assistiamo, in tal caso, non sarà che una lotta all’ultimo sangue per tirare sul prezzo. Ma stanno morendo migliaia di donne e di uomini! Non ci formalizziamo sugli spicci, per favore.

27 gennaio 2020

Piange il citofono


Roma, 27 gennaio 2020 

Finalmente la bestia è stata placata. Forse dovrei dire: la bestiola. Non c’è di nulla di spaventevole in tale esserino: la bestiola delle elezioni. Trattasi, ormai, di un tenero cagnolino, del tutto mansuefatto, che il Potere conduce a fare i bisognini dove vuole.
Le dinamiche, le pulsioni psicologiche di massa, le vociferazioni, i comportamenti bruti son quelli dell’animalino ben addestrato:

Controlla il cucciolo. Durante la fase di apprendimento, è sempre consigliabile tenere l’animale in una zona dove non puoi perderlo di vista. Questo ti consente di accorgerti di tutti i segnali premonitori che indicano che il cane ha bisogno di ‘andare in bagno’ e quindi di prevenire incidenti. Se noti che l’animale si muove in circolo, raspa il terreno e annusa, allora sappi che deve soddisfare le sue necessità fisiologiche”.

Sondaggi, annusamenti giornalistici, servizietti segreti costituiscono il termometro del micco votante. Il fine precipuo è sempre quello: far avanzare il Programma, quello vero. Per ottenere la bisogna, è il caso di dirlo, occorre che l’elettorato sia soddisfatto: l’insoddisfazione, infatti, genera domande. Per riempirgli la panza, con vane promesse, ovvio, il metodo consiste nel far ruotare sul palco l’apparenza di chi dovrebbe, nella testa farraginosa del micco stesso, rigonfia di risentimenti e convinzioni storiche e altre amenità, porre termine a tali insoddisfazioni.
Quando i personaggi della Commedia dell’Arte fin lì utilizzati mostrano segni di logoramento (“Se noti che l’animale si muove in circolo, raspa il terreno e annusa”), li si sostituisce con altri; la nomenclatura di sinistra è sclerotizzata? Ecco Prodi. La nomenclatura di destra pare troppo berlusconizzata? Ecco i giovin destri. Il Sistema ci fa schifo? Ecco i populisti. E così via. Non è difficile, basta osservare la bestiola, costantemente.

21 gennaio 2020

Non ci fanno votare!


La Capretta, 20 gennaio 2020

E no, non ci fanno votare!
Se ci facessero votare! Ah, gliela farei vedere io! Lo spirto guerrier ch’entro mi rugge!
Col voto ripulirei l’Italia, la disinfesterei!
Guarda, proprio ora che siamo lì lì per battere i poteri forti, che succede, infatti? Non ci fanno votare, ovvio!
Noi siamo con Lui, con la matita copiativa inastata, e però il Gran Porco non dà l’ordine di voto! Vigliacchi!
La libertà, signori, la libertà! Non la vedere voi a portata di mano!
Basta stenderla e afferrarla, eccola, così vicina! Ma non ci fanno votare!
Ve lo facciamo vedere chi siamo noi! Vi sgangheriamo!

18 novembre 2019

Io sono Liliana


Roma, 18 novembre 2019

Hartman. Sull’umanità in generale la penso come il sergente Hartman: “Qui vige l’eguaglianza: non conta un cazzo nessuno! Io sono un duro, però sono giusto: qui non si fanno distinzioni razziali, qui si rispetta gentaglia come negri, ebrei, italiani o messicani!”.
Non parteggio, non tifo; osservo.
Il piagnisteo attorno ai tweet antisemiti contro la senatrice a vita Liliana Segre riuscirebbe a gettare nella depressione persino Heidi.
In pochi attimi si è creata, per utilizzare una sempreverede locuzione di Pier Paolo Pasolini, una “bolgia di stupidità” che ha risucchiato ogni ansimo di ragionevolezza.

Categorie. La destra, la sinistra? Esse, nella realtà, non esistono (non esiste, cioè, un uomo di destra come non esiste un uomo di sinistra); non esiste nemmeno il fascismo o il neoilluminismo. Esistono, però, attitudini inestirpabili dell’animo umano che, per comodità, o per meglio controllare gli armenti (leggi: i coglioni), vengono classificate sotto tali amabili categorie.

08 ottobre 2019

Siamo stati un po’ tutti Bruce Lee ... e Charles Bronson [Il Poliscriba]


Il Poliscriba
"I più facoltosi si avvalsero di mezzi corazzati e cingolati con attendenti al pezzo. Un megalomane noleggiò un aereo da bombardamento! ... I meno abbienti contrapposero le non meno efficaci astuzie della guerriglia! ... Le ostilità cessarono al tramonto. Tutti tornarono a casa con le loro prede e i loro trofei, giusto in tempo per vedere la Domenica Sportiva".

Da Il secondo tragico Fantozzi

L’indignazione protratta troppo a lungo alla fine annoia, nausea come tutto ciò di cui si abusa e, a seconda del temperamento d’ognuno, dal bradipo alla scimmia furiosa, se non trova il giusto sfogo rischia di presentarsi sull’epidermide sotto forma di psoriasi o di una volgare dermatite atopica il cui solo rimedio è ben descritto nell’introduzione al Moby Dick di Melville:

Ogni volta che mi ritrovo sulla bocca una smorfia amara; ogni volta che nell'anima ho un novembre umido e stillante; quando mi sorprendo a sostare senza volerlo davanti ai magazzini di casse da morto, o ad accodarmi a tutti i funerali che incontro; e soprattutto quando l'ipocondrio riesce a dominarmi tanto che solo un robusto principio morale può impedirmi di uscire deciso per strada e mettermi metodicamente a gettare in terra il cappello alla gente, allora mi rendo conto che è tempo di mettermi in mare al più presto. Questo è il mio surrogato della pistola e della pallottola. Con un gran gesto filosofico Catone si butta sulla spada: io zitto zitto m'imbarco”.

La frustrazione del prudor di mani diviene una dipendenza come altre da presentare a una seduta autoterapeutica di anonimi arrabbiati, di machi che trasudano una virilità già infettata dalla spossattezza presenile, oggetto di un diario di Cheever: “Salve a tutti! Mi chiamo Il Poliscriba e sono incazzato nero, perché mi hanno impedito di andare al voto dopo la fine del governo giallo-verde. Sono un frustrato da tastiera, non mi sento come tutti Muhammad Alì e sono 6 giorni che non rompo a calci un pc”… applausi, solidarietà, un pizzico d’invidia mal celata e pacche sulle spalle.
I consigli si sprecano.
Tenere a bada l’ira in un mondo pacificato, convincersi che la castrazione del maschio sia buona e giusta, per una striminzata sacca di resistenza maschile è cosa assai difficile, ma alla lunga, sopportabile con qualche accorgimento. 

18 settembre 2019

Il governo è caduto perché era nei patti


Roma, 18 settembre 2019

L’isteria della Lega poco prima del Ferragosto. Rilanci, dichiarazioni sanguinose, protervie assortite, pretese maramaldesche. Alle soglie del Ferragosto: quasi a materiare la crisi d’una assurdità metafisico-balneare. Certe rodomontate le si apprezzava da lontano; psicologicamente, remoti dal fervore della cure quotidiane, attutite: veniva voglia di dire: e fatela ‘sta crisi, ci rivediamo a settembre! Mentre si ingollava una bibita fresca, le piante dei piedi sprofondate nelle frescure dell’umida battigia. Un atto gravissimo, onusto di responsabilità epocali (aveva a liberare definitivamente il campo alle incursioni degli usurai europeisti), vissuto come uno scherzo: rammentava certa paccottiglia che i giornali, una volta, quando ancora sussistevano come giornali, inserivano nelle pagine scarnificate della cronaca, a mo’ di curiosità: pioggia di rane in Quebec, ritrovata una seconda tomba di Nefertiti in Tunisia, cane uggiola al padrone che l’aveva abbandonato dieci anni fa (o viceversa), “Farò l’avvocato! dice Miss Torvaianica”, il sigillo del Papa ha l’emblema di Atlantide; e così via.

Personalmente ho vissuto la disfatta come se fosse stata inscenata nei bagni misteriosi ricreati da Giorgio De Chirico. Con onde simboliche, cabine metafisiche, piscine eterne. Nulla sembrava vero: possibile che …? Ma sì, lo era, tutto come previsto, in verità: non immaginavo, però, che l’epilogo assumesse tali pose stralunate e sfacciatissime. A Ferragosto! O forse sì: solo a Ferragosto poteva riaprire il teatro dei pupi della democrazia liberale: così evidente da non farsi accorgere di tanta enormità.

04 settembre 2019

Il sacrificio della patria nostra è consumato ...


Roma, 4 settembre 2019

La provincia, che innervò l’Enciclopedia del bello italiano, la Commedia dantesca, è in via di disfacimento. La colpa, ammesso che sia onorevole trovare colpe nella Caporetto più rovinosa dell’Italia, risiede nella democrazia. La democrazia liberale, con l’illusione del controllo sulla res publica, ha dissolto i fondamenti di Siena, Arezzo, Perugia, Viterbo; e di quei centri minori, sconosciuti ai più, che conservano, nel proprio seno, ricchezze naturali e artistiche oggi incredibili, almeno agli occhi di chi, come me, le aveva temporaneamente dimenticate poiché troppo avvezzo a esse. Delegare a un geometra o a un architetto à la carte le chiavi per amministrare tali sedimenti, di millenni, equivale a rinunciare alla lotta. Solo un’aristocrazia potrebbe salvare ciò che resta. Ma viviamo ormai nel miraggio dell’uno vale uno; un’utopia auspicabile, persino: se fosse vera. In realtà - la sola realtà - un gregge ottuso e immusonito vota; il voto elegge alcuni figuri che, nelle more del loro mandato (democratico), lasciano cadere favori e minuscoli privilegi; il gran corpo tecnico-amministrativo, complice dei figuri anzidetti, si acconcia, quale complice, alla devastazione. Conventi secenteschi risolti in bed and breakfast (previa scialbatura degli affreschi), centrali biogas nel cuore di boschi sacri, macchie secolari riorganizzate per parchi a tema naturalistico-fantasy: onde soddisfare le voglie d’evasione dei micchi internazionali (svizzeri, svedesi e crucchi hanno da sculettare lungo i diverticoli della Francigena), larghe pianure, prossime a fonti sacre etrusche, predisposte per l’accoglienza della merda: ché l’ominicchio del futuro meno pensa più merda produce.

29 maggio 2019

Per un paio d’anni siamo a posto


Roma, 29 maggio 2019

Un simulacro di felicità mi ha invaso nella notte fra domenica 26 maggio e lunedì 27 maggio 2019.
In poche ore mi son tolto di mezzo calcio ed elezioni.
Il campionato ha regalato gli ultimi verdetti; così cianciavano i media, a reti unificate. Verdetti in larga parte già conosciuti poiché predisposti con cura, ma la suspense va sempre evocata per i citrulli del video. Sino a fine luglio siamo a posto: gli isterismi lasciano il posto alla speranza del calciomercato, ai ballon d’essai ben studiati per far comprare il giornalino da spiaggia o far cliccare sul nuovissimo portale online: “Il Milan sulle tracce di Messi! Messi cerca casa a Milano! La Pulce si intrattiene con il dirigente amico del procuratore nipote dell’altro procuratore! Sembra fatta!”; poi si clicca e ci si accorge che Messi era in ristorante meneghino a causa di un disservizio sul volo internazionale Dubai-Barcellona. Ma il tifoso sogna e spera. La speranza è l’essenza della sopportazione in un mondo inagibile agli umani.
E, del pari, la politica ha rilasciato il verdetto principe grazie allo spoglio delle schede, agli scrutinii, al conteggio delle croci: in tal caso una bella parte di Italiani si è satollata di speranza. Appagata nella vittoria: la destra è satolla, il PD è satollo. Destra e sinistra, coloro che hanno distrutto l’Italia con i medesimi uomini che oggi vengono osannati, hanno tacitato col nepente della vendetta di carta i bollori rivoluzionari dei Bertoldo democratici.

13 aprile 2019

La Spada


Roma, 13 aprile 2019

Ding-on, un artigiano del ferro e della spada, porta avanti la sua vita senza chiedere nulla a sé stesso e al passato. Lavora alla Fabbrica delle Spade, sotto un severo Maestro, già compagno del Padre defunto.
È innamorato di Ling, la figlia del Maestro, la quale, a sua volta, divide maliziosamente i favori con l’amico di Ding-on, Testa di Ferro.
Nella Fabbrica è una reliquia misteriosa: una Spada Spezzata cui si tributano celebrazioni annuali.
La Spada Spezzata ci ha recato venti anni di Pace, dice il Maestro, tra i fumi degli incensi buddisti.
La rivelazione, però, incombe.

13 dicembre 2018

Tutto s’aggiusta


Terni, 13 dicembre 2018

Ci fu un tempo, non molto lontano in verità, in cui fui ossessionato dal numero otto.
Ecco cosa scrivevo (ero un bel mattacchione spensierato, allora):
E poi, ragazzi, c'è il numero 8 ... 8 ... il numero massonico per eccellenza ... il lato della scacchiera ... ogniqualvolta entra in campo lui [Matteo Renzi] ecco il numero otto ... come un segno iniziatico ...
Nel 1994 vinse una paccata di soldi al quiz 'La Ruota della Fortuna', tramesso dalla rete ammiraglia del supermassone par excellence: Silvio Berlusconi. E quanto ti va a vincere? 37 milioni? 23? 41? Macché, proprio 48.400.000 lire ... belle massoniche ... quando si dice il merito ... al millimetro ... anzi: alla centomila ... "E proprio quell'anno comincia la sua carriera politica ..." ... una vera combinazione ... una congiunzione astrale col grembiulino ...
Adesso l'Adenauer di Rignano è costretto a mendicare l'aiuto parlamentare di un massone toscano di prima scelta come Denis Verdini ... e ti pareva ... per fortuna gli arrivano i contributi per il suo unico giorno di lavoro ... un discreto assegno ... e quanti sono questi euri? 13.993? 17.215? 22.877? 52.689? No, 48.000 ...

Cominciai persino a collezionare cifre in cui l’8 era re:

18 settembre 2018

Merde, alors!


Roma, 18 settembre 2018

In tale blog la merda è stata evocata più volte. Benché sia refrattario al turpiloquio nonché alla coprolalia discorsiva, trovo assolutamente deliziosa la risposta di tale Jean Asselborn a Matteo Salvini. Un apprezzamento insidiato dal rimpianto: avrebbe dovrebbe essere Salvini a rivolgerla ad Asselborn. E perché avrebbe dovuto? Con tale parola, se davvero fosse un conducator, egli avrebbe affossato simbolicamente il concetto stesso di democrazia europea. Un taglio netto. Ma Salvini è grasso. L’ho sempre detto. È l’attor giovane di destra. Quello di sinistra è, oggi, Luigi Di Maio, abile a sostituirsi, grazie alle intuizioni del maggior stratega d’Italia, Beppe Grillo, la Bocca della Verità, ai teneri esserini di sinistra, fatui e corrotti, colati fuori dei cessi del Sessantotto e dintorni. Entrambi, Salvini e Di Maio, a modo loro, sono grassi. Pasciuti. Non soffrono. Credono, fermamente, irrefutabilmente, alla democrazia. Al funzionamento democratico delle istituzioni: italiane, europee, internazionali. Ogni tanto sbottano, come certi mariti nei riguardi delle mogli: mai, però, si augurerebbero una separazione o un divorzio. Divorziare, in pieno 2018, equivale a dormire in auto lungo i marciapiedi della vita. E allora si dà in escandescenze, di tanto in tanto; si bofonchia; si lanciano dichiarazioni da wrestling.

Lo so, ho deluso taluni. Ma cosa posso farci? Sulla lunga distanza si delude sempre qualcuno, a parte la mamma.

15 settembre 2018

Una versione non ufficiale del golpe antisovranista del 2011 [Il Poliscriba]


 Il Poliscriba 

Il mercato crede in noi, è già tornato ad investire nei Titoli di Stato italiani"
Mario Monti, annus horribilis 2011

Vi racconto una storia di ordinaria lucida follia finanziaria, una novella che potrebbe essere inserita in un Decameron postkeynesiano, una sceneggiatura dietrologica per un film che non si girerà mai, che di certo, un regista del calibro di Veltroni, non potrà fare a meno di rivoltarsi tra le mani in un azzurro giorno di fine estate, presso il Country Club la Macchia di Capalbio.
Una storia che si avvia quando l’ineletto Mario Monti, che d’ora in poi nominerò lo Psicopompo,  planò  nella sede di Bloomberg a New York, in quel lontano 2011, per placare l’avidità dei mercati (così inchiostravano i giornaletti nostrani) dichiarando, per i duri d’orecchio e di cervice: "A giudicare dall'andamento del mercato qualcuno deve aver già investito  e penso che l'opinione che i mercati, così come le autorità degli altri governi, si stanno formando sulla serietà con cui l'Italia sta affrontando i suoi problemi, non possa che far aumentare l'atteggiamento positivo verso tutto ciò che è italiano, compresi i titoli di Stato".
E sappiamo tutti come è andata a finire: il popolo ha scelto con regolari elezioni, dopo un settennato di totale blocco della democrazia, ad opera dell’unico partito che ancora si fregia del titolo di democratico (sic!), il duo Salvini-Di Maio.
 

11 giugno 2018

Il declino dell'intelligenza


Roma, 11 giugno 2018

Vivere in un paese in putrefazione ... chissà, forse costituisce un privilegio. Qualcuno di noi si sarà chiesto, per mero esercizio intellettuale: cosa pensavano i popoli in via d'estinzione mentre ogni loro speranza scivolava dalle dita, irrimediabilmente, e ciò che rappresentava una forza più non faceva presa sulla realtà? Gli atti e i sortilegi che legavano clan, genti e uomini venivano derisi e schiacciati con facilità: il compromesso ignominioso, la ritirata, la delusione, la morte della cerchia intellettuale ... tutto questo è già stato provato nella storia. Chi poteva dargli credito qui, da noi, con un passato e un territorio così ricchi? Eppure ecco che un futuro umiliante incombe.
Per distruggere, prima, servivano secoli, fra massacri, pestilenze e decimazioni; genti riottose si rifugiavano nelle catacombe mentali, risorgevano sotto altre vesti, si infiltravano nelle fila del nemico, vivevano una doppia vita, fra ossequio falso e autentica fede. E ora? Son bastati trent'anni per ridurre il nostro giardino a un cumulo di insensate sterpaglie; abbattuti i labili confini, i più volgari ciarlatani scorrazzano per esso, in piena libertà, sradicando alberi, trascurando siepi e orti, lasciando al solleone o al gelo le colture più delicate, mentre eleganti gazebo rovinano su sé stessi, i ponticelli si sbriciolano lentamente e le voliere, una volta chiassose incette dei popoli dell'aria, restano deserte; carcasse qua e là, lezzo di disfacimento; i padroni si disinteressano, come aristocratici preda delle estreme febbri del vizio, garzoni e inservienti sono a ubriacarsi in qualche bettola, scannandosi per un punto alle carte.

05 giugno 2018

Beppe Grillo, la Bocca della Verità


Roma, 4 giugno 2018 

Una cosa devo confessarla: Beppe Grillo mi è simpatico. Anzi, lo ammiro.
In lui ritrovo il mestiere, l’artigianato lungamente appreso in periodi oscuri e umidi di gavetta, e in decenni di fuoco sul palco; il mestiere, quello che oggi tutti cercano di scansare ricorrendo a scorciatoie e trucchi. I ballerini, i cantanti, i pittori, tutti ambiscono di arrivare alla vetta in poche settimane, come se una tradizione potesse rifluire nelle distratte circonvoluzioni del cervello con una portentosa iniezione digitale. Ma lui no: egli sa. Seguo da tempo i suoi spettacoli, ero anche a San Giovanni, alla chiusura elettorale del 2013. Lui conosce il pubblico perché, in fondo, lo ama. Appena entra in un’arena sa chi è con lui e chi contro di lui, a naso, come un vecchio segugio sulle tracce di una volpe; allo stesso tempo conosce l’arte di blandire, facendosi suadente o ricorrendo alle astuzie dell’insulto ben temperato.