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05 ottobre 2021

Ex voto

Ma Milan l'è on gran Milan

Unreal City, 5 ottobre 2021

I partiti sovranisti hanno tradito gli elettori e ora pagano nelle urne … Salvini e Di Maio avevano in mano l’Italia, ma hanno tradito gli elettori … gli elettori traditi puniscono con l’astensione il centrodestra … Quante ne dobbiamo ancora sentire … traditori … tradimento … ma qui nessuno ha tradito nessuno. Domenica e lunedì (quel goloso lunedì che permette di alterare ulteriormente il voto clientelare a lume spento) vinse chi doveva vincere … chi ha sempre vinto, vien da dire … ed è impossibile, per la struttura stessa della democrazia liberale, che perda … Salvini e Di Maio non ebbero mai in mano nulla, solo scartine … poiché, nel voto liberale, strutturale alle sedicenti democrazie, scale reali, full e poker non entrano certo nel circolo delle scelte degli elettori …

Traditori … tradimento … qui si dovrebbe discorrere di calcolo differenziale e siamo ancora alle tabelline … l’elettore italiano crede che 4 x 5 dia, quale prodotto, 20 … dopo decenni e decenni di plateali dietrofront, scappatoie, finte insurrezioni … la sua buona fede, la fede dell’imbecille, riposa sulla certezza che l’Italia sia governata dal Parlamento, dalle Regioni, dalle Province e dai Comuni … quando, invece, è solare, evidente e impossibile da negare, che il Parlamento, le Regioni, le Province e i Comuni non siano altro che angusti sfogatoi per il tramestio d’un infimo clientelismo per cui alcuni figuri, democraticamente e liberalmente eletti, mettono a posto i bilanci familiari … e si permettono villette, domestiche, amanti, tacchi a spillo … o equipollenti privilegi da cialtroni … in un vertiginoso  e meschino ramificarsi di appetiti, voglie e furberie da Pulcinella.

18 settembre 2019

Il governo è caduto perché era nei patti


Roma, 18 settembre 2019

L’isteria della Lega poco prima del Ferragosto. Rilanci, dichiarazioni sanguinose, protervie assortite, pretese maramaldesche. Alle soglie del Ferragosto: quasi a materiare la crisi d’una assurdità metafisico-balneare. Certe rodomontate le si apprezzava da lontano; psicologicamente, remoti dal fervore della cure quotidiane, attutite: veniva voglia di dire: e fatela ‘sta crisi, ci rivediamo a settembre! Mentre si ingollava una bibita fresca, le piante dei piedi sprofondate nelle frescure dell’umida battigia. Un atto gravissimo, onusto di responsabilità epocali (aveva a liberare definitivamente il campo alle incursioni degli usurai europeisti), vissuto come uno scherzo: rammentava certa paccottiglia che i giornali, una volta, quando ancora sussistevano come giornali, inserivano nelle pagine scarnificate della cronaca, a mo’ di curiosità: pioggia di rane in Quebec, ritrovata una seconda tomba di Nefertiti in Tunisia, cane uggiola al padrone che l’aveva abbandonato dieci anni fa (o viceversa), “Farò l’avvocato! dice Miss Torvaianica”, il sigillo del Papa ha l’emblema di Atlantide; e così via.

Personalmente ho vissuto la disfatta come se fosse stata inscenata nei bagni misteriosi ricreati da Giorgio De Chirico. Con onde simboliche, cabine metafisiche, piscine eterne. Nulla sembrava vero: possibile che …? Ma sì, lo era, tutto come previsto, in verità: non immaginavo, però, che l’epilogo assumesse tali pose stralunate e sfacciatissime. A Ferragosto! O forse sì: solo a Ferragosto poteva riaprire il teatro dei pupi della democrazia liberale: così evidente da non farsi accorgere di tanta enormità.

22 luglio 2019

Una giornata mostruosa


Roma, 22 luglio 2019

La maggior colpa dei buonisti? Aver svuotato di ogni bontà, vera, i cuori degli Italiani.
Essere sistematicamente buoni prepara al ritorno di fiamma della malvagità.
E qui per bontà non si intende la facilità, spesso patologica, all’altruismo. No. Significa, invece, un a precisa strategia di annientamento dell’Antico Ordine. Essere buoni, sempre, a onta della razionalità e persino del buon senso spicciolo non fa che esacerbare l’animo. Essere buoni e giudicare, sempre e comunque, al di là dell’evidenza, giudicare come reazionari e sporchi razzisti i propri stessi concittadini, naturalmetne legati dal sangue e dagli usi, non pùò che generare odio.
L’odio.
L’ingiustizia genera odio.

Tutto questo, lo riconosco, ha un retroterra antropologico ben preciso.
Il popolo nel popolo di memoria comunista.
Noi comunisti siamo un popolo, si diceva, un popolo (comunista) nel popolo (quello italiano). E il popolo comunista costituiva la parte migliore della nazione. Lo disse anche Pasolini, forse addirittura credendoci. Ciò che era al di fuori del popolo comunista, ovvero il popolo italiano, poteva essere disprezzato. Al di fuori del popolo comunista c’erano i forchettoni della DC, i fascisti, i preti, i clientelisti, gli evasori fiscali, i palazzinari. Ciò fu vero, in parte; rispondeva a verità, peraltro, che il popolo comunista fosse esiliato in patria (la conventio ad escludendum) e trattato, come allora conveniva, quale consesso di traditori internazionali.

18 settembre 2018

Merde, alors!


Roma, 18 settembre 2018

In tale blog la merda è stata evocata più volte. Benché sia refrattario al turpiloquio nonché alla coprolalia discorsiva, trovo assolutamente deliziosa la risposta di tale Jean Asselborn a Matteo Salvini. Un apprezzamento insidiato dal rimpianto: avrebbe dovrebbe essere Salvini a rivolgerla ad Asselborn. E perché avrebbe dovuto? Con tale parola, se davvero fosse un conducator, egli avrebbe affossato simbolicamente il concetto stesso di democrazia europea. Un taglio netto. Ma Salvini è grasso. L’ho sempre detto. È l’attor giovane di destra. Quello di sinistra è, oggi, Luigi Di Maio, abile a sostituirsi, grazie alle intuizioni del maggior stratega d’Italia, Beppe Grillo, la Bocca della Verità, ai teneri esserini di sinistra, fatui e corrotti, colati fuori dei cessi del Sessantotto e dintorni. Entrambi, Salvini e Di Maio, a modo loro, sono grassi. Pasciuti. Non soffrono. Credono, fermamente, irrefutabilmente, alla democrazia. Al funzionamento democratico delle istituzioni: italiane, europee, internazionali. Ogni tanto sbottano, come certi mariti nei riguardi delle mogli: mai, però, si augurerebbero una separazione o un divorzio. Divorziare, in pieno 2018, equivale a dormire in auto lungo i marciapiedi della vita. E allora si dà in escandescenze, di tanto in tanto; si bofonchia; si lanciano dichiarazioni da wrestling.

Lo so, ho deluso taluni. Ma cosa posso farci? Sulla lunga distanza si delude sempre qualcuno, a parte la mamma.

15 settembre 2018

Una versione non ufficiale del golpe antisovranista del 2011 [Il Poliscriba]


 Il Poliscriba 

Il mercato crede in noi, è già tornato ad investire nei Titoli di Stato italiani"
Mario Monti, annus horribilis 2011

Vi racconto una storia di ordinaria lucida follia finanziaria, una novella che potrebbe essere inserita in un Decameron postkeynesiano, una sceneggiatura dietrologica per un film che non si girerà mai, che di certo, un regista del calibro di Veltroni, non potrà fare a meno di rivoltarsi tra le mani in un azzurro giorno di fine estate, presso il Country Club la Macchia di Capalbio.
Una storia che si avvia quando l’ineletto Mario Monti, che d’ora in poi nominerò lo Psicopompo,  planò  nella sede di Bloomberg a New York, in quel lontano 2011, per placare l’avidità dei mercati (così inchiostravano i giornaletti nostrani) dichiarando, per i duri d’orecchio e di cervice: "A giudicare dall'andamento del mercato qualcuno deve aver già investito  e penso che l'opinione che i mercati, così come le autorità degli altri governi, si stanno formando sulla serietà con cui l'Italia sta affrontando i suoi problemi, non possa che far aumentare l'atteggiamento positivo verso tutto ciò che è italiano, compresi i titoli di Stato".
E sappiamo tutti come è andata a finire: il popolo ha scelto con regolari elezioni, dopo un settennato di totale blocco della democrazia, ad opera dell’unico partito che ancora si fregia del titolo di democratico (sic!), il duo Salvini-Di Maio.
 

31 maggio 2018

Solusioni (soluzioni e illusioni) [Il Poliscriba]

 [Il Poliscriba]

Estraggo e cito in corsivo, lungo l’estensione di questo mio sfogo misantropo, alcune perle reazionarie dal Vocabolario filosofico-democratico edito nel 1799, scritto da Ignazio L. Thjulen, pensatore che s’impegnò in una ricostruzione semantica della vulgata democratico-rivoluzionaria giacobina, riconoscendo, molto prima dell’avvento degli spin-doctor, come è facile condizionare le masse mutando il significato antico di certi lemmi, nel loro contrario. 

Si parlava, si scriveva, si promulgava Libertà, Uguaglianza, Diritti, Sovranità, Leggi, Governi, Religione, Superstizione, ed infiniti altri vocaboli, in una maniera che, insensibilmente, perdevano le vere idee corrispondenti ai vocaboli, e, conservando l’antico suono materiale, e le prime impressioni materiali, mossero nei Popoli un entusiasmo generale di correr dietro a Irreligione, Scostumatezza, Schiavitù e Povertà, immaginandosi di correre in braccio alla Libertà ed alla Felicità.

Salvini. Ha capito che il federalismo italiano non era più perseguibile perché il nemico “non” era interno, e lui ci perdeva in consensi.
Eliminare dal brand o Logo-Lega il riferimento cardinale Nord, significava compattare le fila, serrare i ranghi; occorreva dichiarare “guerra ideologica” al nemico “esterno”: gli eurocrati.
L’ennesimo funambolo sulla piazza del mercato, un mero esecutore di scene scritte dai soliti autori, ci crede o ci fa…? Ai lettori l’ardua sentenza.

08 marzo 2018

Cosa c’è dopo Renzi? [di Eugenio Orso]


Renzi a sciare, Renzi che dà e non dà veramente le dimissioni, la sua appendice “garbata” Gentiloni che resta in carica sine die, tutto “nelle mani” del grigiore fatto persona, Sergio Mattarella, resa dei conti nel piddì, eccetera, eccetera. Questo riportano i media omologati, altrimenti detti presstitute, in relazione alla tormentata vicenda politica italiana.
Giunti a questo punto, propongo di andar oltre la squallida figura sub-politica del treccartaro/ex enfant prodige fiorentino, emerso con la Ruota della Fortuna di Mike Bongiorno. Il neo-mostro di Scandicci e Rignano non sarà più determinante negli assetti politici come in passato, nonostante le dimissioni “a scoppio ritardato” dalla segreteria.
Archiviato Renzi, in prospettiva futura e nel medio periodo, vorrei sollevare un paio di questioni e fare un paio di ipotesi, a seguire.