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26 marzo 2020

Il raffreddore di Reagan [James G. Ballard]


Roma, 26 marzo 2020

Di seguito un resumé del racconto di James G. Ballard Storia segreta della terza guerra mondiale (Secret history of World War 3, 1988), inserito nella riedizione italiana de La mostra delle atrocità (1990).
Vi si narra un episodio postmoderno, quanto probabile, in cui Ballard evidenzia, per usare le sue stesse parole, "il matrimonio fra ragione e incubo".
Ballard, che aveva previsto la presidenza Reagan con undici anni d'anticipo, qui si diletta nel resoconto d'un terzo mandato, immaginario e immaginifico. Eventuali agganci all'attualità sono a carico dell'intelligenza del lettore.
Intanto, in una città che registra ben 98 nuovi casi, mi dedico alla stampa del lasciapassare 5.0.

* * * * *

James G. Ballard

Adesso che la Terza guerra mondiale è finita, e la sicurezza regna sovrana, mi sento autorizzato a esprimere la mia opinione su due importanti aspetti di questa terribile faccenda. La prima osservazione è questa: il confronto nucleare, che il mondo ha atteso e temuto così a lungo e che, tutti ne erano convinti, avrebbe dovuto distruggere ogni forma di vita sul nostro pianeta, è durato in realtà quattro minuti scarsi. Per quanto ciò possa sorprendere i lettori, la Terza guerra mondiale ha avuto luogo fra le 18.47 e le 18.51 ora standard orientale del 27 gennaio 1995. La durata complessiva delle ostilità, dalla dichiarazione formale di guerra del presidente Reagan, al lancio di cinque missili nucleari da sottomarini (tre americani e due russi), fino ai primi sondaggi di pace e poi all'armistizio concordato tra il presidente e il signor Gorbaciov, non ha richiesto più di 245 secondi. La Terza guerra mondiale era già finita prima che qualcuno avesse il tempo di capire che era cominciata. La seconda eccezionale caratteristica della Terza guerra mondiale è che io sono praticamente l'unica persona al mondo a sapere che essa ha avuto luogo.  Può sembrare strano che un pediatra della piccola città di Arlington, a pochi chilometri a est di Washington D.C., sia l'unico a essere al corrente di un evento storico di questa portata.  Dopo tutto, le notizie sull'aggravamento della crisi politica, la sofferta dichiarazione di guerra del presidente, e il conseguente scambio di missili nucleari, sono tutti fatti che il pubblico ha potuto conoscere grazie alle trasmissioni televisive diffuse in tutta la nazione. La Terza guerra mondiale non è stata un segreto. Ma l'attenzione della gente era rivolta a questioni più importanti ...

07 agosto 2018

Monarchia Universalis



Roma, 7 agosto 2018

Certe questioni andrebbero adagiate sul lettino dell'anatomista; spesso, però, si preferisce un coltello da squartatore.

La questione della globalizzazione, a esempio. Sarebbe bene eliminare questo termine, ormai usurato da vani e opposti estremismi.
Le parole vanno e vengono.
Sostituirei globalizzazione con Monarchia. Universale.
Monarchia è ciò che ci attende, al di là degli strepiti decennali che ci hanno ingannato.

Ricordo, in una tramissione di RAI3 del 1992, Milano, Italia, un neroricciuto Gad Lerner esibire sul palco, come fa l'imbonitore coi propri mostriciattoli, Maurizio Boccacci, allora guida spirituale del movimento Meridiano Zero, di matrice filofascista o parafascista (o consonante a quel che rimaneva del fascismo).
Nel 1992 si stava cucinando, almeno per l'Italia, provincia ancora opulenta, ma arretrata ideologicamente, il Mondo Nuovo a venire.
Lerner aveva il compito di introdurre, al pubblico esterreffatto dal crollo del regime post ’45, un nuovissimo dramatis personae (ovvero i soggetti che avrebbero dominato la scena sino a oggi) apprestando, al contempo, con finta premura, l'exeunt omnes di ciò che più non sarebbe servito alla Monarchia incipiente.

07 maggio 2018

Totalitarismo casual


Palestrina, 6 maggio 2018

Utopia maior. Il potere ha un'utopia, noi no. Noi continuiamo a trastullarci con le apparenti formazioni in campo, sperando in un risultato a nostro vantaggio. Le squadre, però, hanno lo stesso presidente. L'Impero ha una sola mira: sé stesso. L'inverarsi storico, definitivo, irreversibile di sé stesso, senza null'altro al di fuori di sé stesso. L'annientamento della storia e del passato serve a questo, solo a questo. I resistenti in campo sono pochi; forse, di fatto, residua la sola Mesopotamia. Non l'Islam, che ha già ceduto al nemico larghe porzioni di civiltà e si appresta a uno sbalorditivo e ormai prossimo sventolio di bandiera bianca. Sull'Impero non tramonta mai il sole, infatti. Un sole diverso. Turistico, eterno. Aveva ragione Nietzsche sull'ultimo uomo, apparso a mezzogiorno, "quand'ombra non rendono gli alberi". Tale ominicchio, questa scimmietta che si gratta la capoccia stupefatta dagli accadimenti, resterà, purtroppo, una scimmia. Se la vecchia Testa Matta fosse viva ... vedrebbe che il superuomo è davvero un super-uomo, ma al contrario. Una regressione o devoluzione che lo recherà, con lo sguardo assente e un sorriso beota, dominato, sbandato e miserabile, alle pozze primordiali dell'essere. Tutto quello che Nietzsche amava è in rovina. Trionfa proprio il basso, lo squallido, l'ameboide ...

12 dicembre 2016

Annegare nella libertà


Pubblicato su Pauperclass l'11 marzo 2016

Quasi tutti hanno sentito parlare del delitto del Collatino (un quartiere di Roma).
Due pervertiti hanno irretito, seviziato e assassinato un ventitreenne, Luca Varani.
Il loro gesto era premeditato. “Volevamo provare l’effetto che fa“, ha dichiarato uno di loro, in una grottesca parodia del classico di Jannacci. Premeditato, benché attuato sotto il pesante effetto delle droghe.
Alcuni opinionisti (fra questi Maurizio Blondet) hanno evocato le categorie di Bene e Male.
È logico che Blondet lo faccia: è cristiano e cattolico; giudica secondo la morale cristiana e cattolica.
Credo, tuttavia, ch’egli sia fuori strada.
Fare appello a un sistema di valori (qualsiasi esso sia) rende necessariamente incapaci alla comprensione della vicenda. Parimenti inadeguato è riferirsi agli autori dell’omicidio quali “annoiati figli di papà”: il censo, o la noia, qui, entrano poco o nulla.
Meno fuorviante è il richiamo alla pazzia; a patto che con tale termine s’intenda un tipo di pazzia del tutto inedito: una affezione nichilista dell’animo.
Ritengo, infatti, che l’assassinio di Varani sia avvenuto in una zona al di là del Bene e del Male.
Stragi, torture e delitti son sempre avvenuti. Tutti, però, originavano o da una morale o da una visione dell’esistenza o quale reazione all’infrazione delle stesse (erano, quindi, accettati o riprovati in nome di un codice superiore).
Persino l’act gratuit di Gide ne I sotterranei del Vaticano ricade in tale categoria: nel romanzo vi è sì un gesto omicida insensato (poiché senza movente), ma questo è pur sempre la negazione di un’etica dominante ancora valida e riconoscibile da tutti.
L’assassinio del festino omicida del Collatino, però, si invera nella più totale assenza d’una morale. Interna ed esterna. In esso non rinveniamo, come vuole Blondet, il Male, come antitesi al Bene, ma nel vuoto: esso ha la propria radice nel Nulla (degli animi e della società).
Qui hanno patria i nudi fatti: abbiamo agito così.
Questo è accaduto. E basta.