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22 febbraio 2019

Il crollo della Galassia Centrale


Roma, 22 febbraio 2019

La metafora dell’abisso è perfettamente adeguata.
Cadere nell’abisso. Abiezione. Abietto.
La faccenda, credetemi, è semplice. Si cade, ma, privi d’ogni riferimento, non si cerca di risalire; anzi, si prende gusto alla caduta in una sorta di cupio dissolvi. A un certo punto ci si sorprende a esclamare: “Ma sì, tutto è perduto, di più, ancora di più!”: la gioia nell’autodistruzione, di sé e di tutto, persino di ciò che si reputava eminente e bello, è un ragno che ha tessuto la sua tela per anni e anni, all’oscuro, entro le più intime fibre del nostro essere; finché questo animalino, che non degnavamo d’uno sguardo, tale sfuggente e simpatico esserino, creduto innocuo per un lungo tempo negligente, non decide di stringere le fila del lavoro secolare; e allora le trippe si accorgono che la tela è costituita da fili d’acciaio. Stringe cuore e budella in una morsa terribile e ci fa gridare, sempre più forte, in una foia d’annientamento, che la caduta è bella, desiderabile, è ciò che si voleva, è una liberazione, finalmente.
Il superuomo o Ubermensch di Nietzsche è qui fra noi.
Colui per cui il piacere (la Volontà di Potenza!) consisteva persino nella gioia del proprio annientamento: eccolo qua.
E però non scorgo bestie bionde, o signori; e nemmeno una nuova aristocrazia.

05 luglio 2018

L’uomo non sopporta più sé stesso


Roma, 5 luglio 2018

Cosa nasconde quest’ansia da finis terrae, tale cupio dissolvi, lo slancio forsennato verso l’informe scambiato come libertà somma, una corsa disperata, piangente, maledetta, eppure, nell’intimo, anelata in uno spasimo doloroso e abietto? Tale rivolgimento lo si nota negli ambiti più disparati: un pervertito, vestito da Carnevale, istoria le chiappe con l’augurio: “Confini aperti per tutti i migranti come i nostri culi”: una summa grottesca, e difficilmente eguagliabile per chiarezza.

La voglia di farla finita. Un suicidio, nient’altro. Il suicidio del’umano. Essere altra cosa, un oggetto, forse. L’insoddisfazione della propria carne, dei propri pensieri. Divenire altro: Beanotherone, non a caso, è uno dei giochi di ruolo che appare nel famigerato depliant della mostra “Post Human Plus”. Per ora è presentato quale gioco, un di-vertimento, appunto; presto sarà la norma. Cosa si prova a essere …? L’importante è rinunciare a ciò che si è: anoressia, botulino e plastica hard, mutilazioni, tatuaggi invasivi sono la risposta disperata, occultata quale moda, a tale compulsione. L’attrazione per il perverso polimorfo e l’androgino, l’astrattismo decorativo, persino la voglia di vacanze (l’homo turisticus) appare fenomeno di un’insoddisfazione ormai strutturale della nuova psicologia umana.
A questo ha portato il potere.

18 novembre 2017

Il fascismo non esiste


Roma, 18 novembre 2017

Mentre la sinistra applica la finta di Garrincha ai propri elettori boccaloni (cfr. Gli Italiani e la finta di Garrincha), riappare, sul palco consunto della stupidità italiana, in abiti di stracci e senza alcuna vergogna, la dicotomia tra fascismo e antifascismo.
Le elezioni di Ostia hanno portato alla ribalta un movimento politico di estrema destra, in verità assai quieto: Casapound. Tale flebile vagito, unito all'aggressione del giornalista Piervincenzi, è bastato per scomodare le truppe cammellate dei borghesoni: corriere repubblica il savianame il boldriname più la pletora di neghittosi sopravvissuti della sedicente sinistra italiana, politicamente residuale, ma sempre petulante poiché incistata a fondo nei gangli della pubblica amministrazione di cui succhia il latte fornito dalla popolazione tutta (inclusi, quindi, i contribuenti che hanno votato Casapound).
Tale avvenimento innesca, inevitabile, un rimando, un auspicio e una riflessione generale.