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29 settembre 2023

La pesca

Roma, 29 settembre 2023

Una nota catena italiana di supermercati lancia una campagna pubblicitaria ove compare una bimbetta, Emma, e i genitori divorziati. Emma soffre per la separazione, ma, ingenuamente, cerca di rappezzare i rapporti fra il papà e la mamma col dono di un frutto, una pesca.
L'innocente operazione commerciale ha scatenato un prevedibile flame da distrazione di massa, ancorché di proporzioni inusitate.
Alcuni allocchi hanno equivocato il consiglio per gli acquisti, ideato al fine di far comprare più prodotti nella nota catena italiana di supermercati, per una svolta in senso reazionario: a favore della famiglia; altri isterici, ben più numerosi, dalla parte progressista della barricata, l’hanno inteso, invece, per una svolta in senso reazionario: a favore della famiglia.
Entrambe le fazioni sono composte in larga parte da tecnopueri ovvero da individui i cui unici sentimenti sono mediati dal web; essi esprimono, perciò, al massimo, un vago sentimentalismo digitale ove non hanno campo un vero odio, una reale gioia, un afflato di libertà. I simulacri dei sentimenti animano, perciò, un homunculus dai tratti infantili che, purtroppo, non vanta le emozioni sorgive degli infanti, ma ne rappresenta la raggelante parodia. L’infantilismo di massa, fanatico e sprezzante, specchio deformante del violento e ricco cromatismo delle reali emozioni umane, oggi preterite o represse, forma le quadrate legioni degli armigeri del web: controinformatori, gatekeeper, fact checkers, polemisti calvi, geopolitici in fregola, femministe in pieno arco isterico, checche sfinteriche, decime mas dell’impotenza.
Se i reazionari digitali sono, assai semplicemente, degli imbelli, è nel campo sedicente progressista che si rinvengono le reazioni più scomposte e interessanti. È bastata una pallidissima e involontaria evocazione dell’Antico Ordine per scatenare la fase del clownismo chiacchierone: contorsioni, bava alla bocca, coprolalie, insulti sanguinosi, bestemmie, irsutismo lesbico, furore da licantropi al plenilunio: ove per clownismo ci si riferisce alla fase acuta dell’isterismo, da sempre identificata con le possessioni.
Ma cosa è accaduto davvero per accendere tali dimenamenti da tastiera?
La serica trama del politicamente corretto, filata in decenni di propaganda ossessiva che ognuno ha dovuto ingurgitare, a piacere o controvoglia, come le foglie di un gelso venefico, imbozzola oramai l’Italiano, chiuso al suo interno senza alcun contatto con la realtà di ciò che è stato. Quando, per un incredibile accidente, tale insetto, chiuso nel depressivo solipsismo PolCor, entra pur minimamente in contatto con l’evidenza, si crea la reazione isterica. Gli insulti sono vomitati, quindi, per proteggere tale coscienza posticcia, creduta progressiva e, perciò, inconfutabile, contro l’insorgere della verità che, latente, ancora alberga nei cuori.
Negare a onta di qualsiasi evidenza, a costo di sacrificare sé stessi. Tali le ondate di fanatismo di massa che stiamo affrontando. E la situazione peggiorerà. I bruchi si trasformeranno, prima o poi, in perfette falene psicopatiche. Gran parte delle nuove generazioni non sembrano toccate da tali accensioni sol perché, in loro, l'anima artificiale è degenerata in ordinaria e seriale complessione psicologica.
Questi esseri da villaggio dei dannati saranno, inevitabilmente, i naturali carnefici della residua normalità.

28 ottobre 2021

Raskol'niki


Unreal City, 28 ottobre 2021

Si smontano i teatrini dell’emergenza COVID che, come sanno tutti, compresi i fanatici dell’emergenza, inconsapevoli latori di tale verità, mai fu vera emergenza.
Il fetore della menzogna si avvertì da subito eppure, accanto ai fanatici, i controfanatici, invece di partire lancia in resta, patirono numerose esitazioni tanto che si ebbero, almeno nei mesi più duri del lockdown, distinguo sul sesso degli angeli anche da parte dei professionisti della controinformazione. A dichiarare a tutta bocca che quello era inganno e manipolazione restarono in pochi: fra i più lucidi, almeno fra quelli che lessi per primi, ove l’affermazione si sposava con la nettezza della pulizia logica, l’appartato filosofo Giorgio Agamben e, fra i mortali, Totalrec, alias Gianluca Freda, debitamente silenziato dal fuoco amico. Trucchi e trucchetti, anche se usurati, vantarono a quel tempo la loro efficacia: la sfilata delle bare, gl'infermieri prezzolati che testimoniavano in lacrime di polmoni esplosi, il salso cordoglio dei parenti delle vittime, le sfuriate h24 di mediconzoli improvvisati a Galeno catodici, la torma di attori reclutati per l’occasione, lo zoccolame televisivo sparso (sponda statale, privata e parastatale), i provocatori digitali, socialisti social, reazionari irrazionali - ognuno diede il proprio contributo per dilatare a valanga un pupazzo di neve nato già mezzo squagliato. Il resto lo fece il cretinismo di massa 2.0 che ebbe a dare ragione anche a becchini della postmodernità come me - oltre ogni ragionevole dubbio. L’utero reclamò la vittoria, l’Italia fu mobile, qual piuma al vento.

A babbo morto, quando cioè le trincee, invece d’esser tenute a ogni costo, cadevano in mano al nemico, vista la rotta rovinosa, i ratti della controinformazione si ripresero. Ora che i giochi eran fatti non si rischiava più la pelle mediatica e poteva, quindi, blaterarsi a piacimento (e, infatti, son ancora là che blaterano). Presero, quindi, a zompettare, eccitati, rossi in viso, contro gli illiberali decreti Conte … e contro lo stato d'eccezione ... e i costituzionalisti di malcerta costituzione ... e pur adesso zompano qua e là, squittendo non so cosa su Big Pharma, opposizione, governo e quant’altro … come se un tale, cui hanno sterminato la famiglia, si appellasse, per ottenere giustizia, al TAR.

11 marzo 2020

Per il micco il sole è nuovo ogni giorno (A-sofa-lipse now)


Roma, 11 marzo 2020 (agg. ore 12.39; 16 marzo 2020)

Questo non è un post, ma un insieme di suggestioni in divenire. Man mano che i giorni si susseguiranno perderà qualche riga, ne guadagnerà altre. Non sono riflessioni, e nemmeno aforismi. Esse valgono a livello soggettivo; aspirano a eccitare, da Watson, alcuni Sherlock che passano distrattamente qua e là. 
Tali Sherlock dovrebbero essere in grado di decrittare nitidamente il padrone del cane.

* * * * *

SCIOCCHEZZAIO 

La magia dei numeri. 
Se sommate il vostro anno di nascita alla vostra età otterrete come risultato 2020.
Succede una volta ogni 1000 anni!
Provate!
Su circa 40 romani, di media età e intelligenza, quasi la metà sono rimasti interdetti. Per qualche secondo di troppo, sino a sfiorare il minuto. The dog's master si farà quattro risate. Gli statistici pure. Ho detto "quasi la metà"? Chiedo venia. Volevo dire: il 46,34%.

Untori I.
Silvio Brusaferro, Istituto Superiore di Sanità, qualche giorno fa: "Ci sono state scene di persone al mare, a sciare o a mega-aperitivi: sono luoghi in cui il virus potrebbe essere circolato ... [fortunatamente] gli Italiani hanno colto come comportamenti sbagliati finiscano per ritorcersi contro e vadano evitati".
Il diavolo si nasconde nelle locuzioni.
Mega-aperitivi. La Milano da bere. Scurdammoce 'o passato. Aperitivi, piscine, viaggetti. Cambiamo abitudini. Il disprezzo in quel termine rivela l'ansia di liberarsi da alcuni comportamenti onde piombare nell'asocialità da afefobia. L'odio del contatto, della convivialità, anche cialtrona, della comunità ... la sepsi morale deve entrargli in testa a questi cultori dello spritz!

Untori II.
De Luca, governatore della Campania, chiude quattro comuni. Perché? “Causa del picco di contagi è un rito mistico. Hanno bevuto tutti dallo stesso bicchiere”. E chi sono tali irresponsabili? Seguaci del sabba? Sbevazzatori da osteria? Massoni napoletani? Macché, catecumenali. De Luca ha richiesto la denuncia penale. Rimane il mistero sul "rito mistico". Che abbiano bevuto il sangue di Cristo senza permesso? 

* * * * *

Il coronavirus serve a modellare la società del futuro. Meglio: è un esperimento sociale che inizia a modellare, definitivamente, la società del futuro.

Nell'hashtag "Io resto a casa" è condensata la civiltà che il Potere anela. La civiltà della poltrona, apocalittica. Asofalipse now.

Nel 2016, su Pauperclass, scrissi Prigione Italia. Ora siamo al correzionale, anzi al Polcorrezionale Italia. Upgrade devastante e definitivo.

Nulla sarà come prima. Siamo all'hashtag epocale: cambiamo abitudini.

La geopolitica è un inganno. Chi se ne occupa o è un imbecille o ciurla nel manico. Non esistono più territori da conquistare militarmente. Forse esistono delle "Patrie" da sopprimere ideologicamente: l'Italia, la Grecia, la Persia. Ma queste ormai nulla dicono ai più. Le forze armate rilevano quali attrici di una farsa: essi, al pari di blindati, flottiglie aeree e navali servono a contrattare prezzi d'entrata o a riscuotere i sospesi. Gli eserciti, insomma, hanno la medesima funzione dei guardaspalle degli strozzini; il mestiere delle armi confluisce nella più remunerativa attività di frantumatore di pollici.

Cos'è lo smart working? La preparazione alla scomparsa del lavoro. Rimanere stravaccati a casa significa che, nel giro d'una generazione, si avrà una maggioranza di masturbatori digitali. E perché? Perché ogni attività umana necessita di disciplina. La forma consente quella specifica attività. Farsi la barba, vestirsi, magari con una divisa, rendersi presentabili, osservare regole nel dialogo, programmare con cura appuntamenti, polire una liturgia del mestiere, giorno dopo giorno, fa sì che il lavoro o mestiere duri nel tempo. E invece il Potere cosa fa? Deride la cura proprio di tali particolari: sono formalismi inutili! Siate liberi! Rimanete a casa! Così, in  trent'anni, nessuno lavorerà più. Le multinazionali sussumeranno ogni produzione materiale e intellettuale pasturando un gregge lercio e irsuto d'ignoranza. Cfr. Pausa caffè.

La compagnia di giro polcorretta è lampante. Si è formata nel tempo. Alcuni vivi sostituiscono i morti: attorucoli, scienziatucoli, cantantucoli, intellettualoidi, in numero di cento, girano vorticosamente su ciascun canale di disinformazione con un cibreo di impressionante infantilismo. E ci credono. 

Le vittime, poi, son tutte di bell'aspetto. Sto aspettando di vedere un'influenzata con un occhio storto e i baffi. Ma questa è la tecnica, immarcescibile, de Son tutte belle le signore dell'Occidente.

Tecnica per discernere il grano dal loglio: quando sentite la parola flash mob siete in presenza di merda, senza alcun dubbio.

L'Università si digitalizza. Traduco: presto verranno aboliti i libri di testo, quindi gli esami.

La scuola si digitalizza. Traduco: invece di un'insegnante di Inglese si avrà il link per una lezione online. Risultato: a quindici anni la locuzione "The pen is on the table" suonerà ostica come il blank verse secentesco.

Il cadavere si digitalizza. Col virus aumentano le cremazioni. Si cambia abitudine. I mortacci verrano disintegrati e restituiti ai cari sotto forma di cenere o di concime, secondo i dettami ecologici di Greta. La pietà per i defunti, già pallida emanazione delle libagioni omeriche, svanirà per far posto alla consueta asepsi polcorretta. La reificazione dell'uomo avanzerà d'un gradino, ma nella bontà.

27 settembre 2019

San Marco Cappato (Porro, Quirites, libertatem perdimus)


Roma, 27 settembre 2019

Perdere la libertà in nome della libertà: lo trovo logico. Il Demonio o il Diavolo o Lucifero, ne abbiamo accennato molte volte. L’Arcinemico. L’equivoco, per chi, in luogo del bisturi e del martelletto dei filologi, usa la clava, è sempre dietro l’angolo. Alceste mi sta diventando beghino! Il Diavolo! 

Il potere, invece, usa le lame più raffinate e gli uomini migliori. Uomini che non vantano una morale, ma sicuramente un istinto nichilista per la distruzione: d’altissimo profilo. Individui ormai perduti, avidi di dissoluzione, ma decisi, in nome dell’Ultima Utopia. Esseri che hanno una meta, che inquadrano prede nel mirino telescopico di un algido e spietato fanatismo; vaste opere di deforestazione spirituale son da loro condensate in poche pagine sprezzanti, di lucidissima ansia nullificatrice. Quasi tutti angloamericani, poiché quelle terre sono il distillato di una separazione progressiva dalla tradizione e, perciò, dall’umano. Shakespeare fu veronese, normanno, danese e, sicuramente europeo; la lingua inglese venne forgiata in quei tempi come l’Italiano nel Duecento, per magici influssi coavvinti; un secolo dopo, però, si era già indurita in una comunicazione definita e funzionale, perfetta per i tempi rivoluzionari; il distacco temporale e spirituale da Roma, l’esilio in una terra vergine, il ricominciare, di fatto, una nuova stirpe, confortata dalle interpretazioni messianiche d’un vecchio libro di aneddoti storici compilato dagli Ebrei, l’utilitarismo, poi, al servizio della strage (estirpare il passato!) e, quindi, di una umanità novella: America. Il mondo convenne a Nuova York dove una statua francese accoglieva la fanga del mondo e la ribattezzava sotto nuovi soli. Addio Europa, addio Macbeth.

Il ciarpame italiano (giornali, sindacati, confindustrie, intellettuali all you can eat) non è che l’esecutore stolido, rigonfio di basse prebende, di tali psicopatie di massa.

24 settembre 2019

Mio figlio è una checca e io non lo sopporto [Il Poliscriba]


Il Poliscriba

Profondo nord-ovest italiano, 5 luglio 2019

Mi trattengo a parlare con M. al bar sotto casa gestito dal signor Wong; sono le 8 e 30 di una calda mattina d’estate e il termometro sullo smartphone segna già 29 gradi.
M. è un buon marito, un ottimo padre, un instancabile lavoratore, un artigiano onesto, lo conosco da quindici anni.
Si è ingrigito nel tempo, come me del resto, i nostri frammenti di dialogo front-coffee negli anni si sono imbalsamati in grugniti, espressioni linguistiche più contadine che urbane, ma non è la crudezza dei discorsi che ci manca.
Abbiamo entrambi il dono della sintesi e della verità: non ci vergogniamo delle nostre condizioni di maschi flagellati da questo postmoderno che cerca in ogni istante di annullarci, di renderci un postpensiero, vecchi arnesi arrugginiti da riporre in bui scantinati.
Oggi è il suo turno, vuole sfogarsi; i suoi cinquant’anni di rughe e lavoro di idraulico si aggrumano in un ghigno a me rivolto senza nessuna affettazione… Dopo l’ultimo sorso di nero bollente, mi fa: “Devo accettarlo, mi capisci? Lo faccio per tenere in piedi il matrimonio … ma io e mia moglie eravamo più felici quando non avevamo figli”.

17 giugno 2019

Sono un mostro


Roma, 17 giugno 2019

Leggo il portale online de “Il Fatto Quotidiano”.
In sequenza la celebrazione dei buoni.
Quelli che ci condurranno alla Terra Promessa. Il roveto ardente dell’agape nichilista mette in fila le perle del nuovo rosario:

Disabili più discriminati
Femministe antiabortiste
Ritrovati residui di marijuana in Cina (500 a. C.)
Aggrediti quattro antifascisti con le magliette del cinema America
Giornata Mondiale del Rifugiato
Le detenute raccontano l'amore omosessuale
Docente di giorno, drag queen di notte. Storia di Gianmarco: "Così in discoteca racconto il dramma dei migranti" (due al prezzo di uno)


Il bordone della lacrima è quello di un vittimismo revanscista: sistematico, vendicativo. Che le vittime reclamino l’identica agenda del Potere è un puro caso. La libertà assoluta, l’eliminazione del vincolo. Li si devono pasturare questi feti fascisti, a ridurli a bigattini per pescare sempre più libertà, la droga è un incentivo alla creatività, il diverso è da preferire al normale, il verso è il recto. Chi non è d’accordo è, ovviamente, un nazista, un violento, un abusatore, il residuo protervo di un’età buia e fredda.
Il sole, invece, il sol dell’avvenire, scalda i cuori e ci avvia all’Israele della pace.
Mosè, sotto il gran sole bianco del deserto, reca infine le tribù alla spianata definitiva.
Sotto queste notiziole, vere o false o verosimili, antipasti o julienne di ex verità o stuzzichini vegani alla menzogna, spicca la gran portata trimalcionica del banchetto informativo: l’Islam cattivo.

07 giugno 2019

Figli di Noa


Roma, 7 giugno 2019

Son tutte belle le suicide dell’Occidente. La tecnica è la medesima. Quando una ragazza o una donna divengono “simboli” internazionali (personae, icone da propaganda) dobbiamo porci, da veri porci, di fronte all’ennesimo ballon d’essai, tale semplice domanda: “Questa ragazza, questa donna esiste o non esiste?”.
Altri busillis sono inutili. A dirla tutta anche tale interrogazione è, per me, assolutamente oziosa. Che esista o meno una parthenos bionda, in Olanda, che risponde al nome di Noa Pothoven è, infatti, inessenziale.
Ciò che residua nell’immaginario spirituale del mondo, nonostante le menzogne, le mezze verità, il ciarlare inconsulto: questo è, invece, essenziale.
E cosa residua? Questo: l’essere umano ha da essere libero, totalmente e senza restrizioni. Per affermarsi. Su chi? Su nessuno. Deve solo affermare la propria inconcussa libertà. Qualunque cosa resista a tale dispiegamento della libertà individuale è da censurare, sia esso uno Stato, un capo religioso, un blogger, un ente qualsivoglia latore di una morale, pur pallida.
L’essere umano del Novus Ordo è libero.

26 marzo 2018

Origini del politicamente corretto antirivoluzionario hollywoodiano (1933-1970) [Il Poliscriba]


 Il Poliscriba

Alle estreme periferie della società, silenziati e pressoché invisibili, ci sono bensì dei Dissidenti del Politicamente Corretto, puniti con l’irrilevanza pubblica, ma essi non sono organizzati in tendenza culturale omogenea, e ci sono poche speranze che una simile organizzazione possa avvenire presto. È anche normale che sia così. Un giovane che volesse prendere parte a questa organizzazione verrebbe immediatamente colpito con l’interdetto all’accesso al ceto politico, al circo mediatico ed al clero universitario.
Costanzo Preve

La citazione in testa a questa mia disamina, assolutamente incompleta rispetto all’argomento che mi accingo a eviscerare nelle sue linee generali, è tratta da un saggio breve sul Politicamente Corretto (PC) del compianto filosofo Costanzo Preve.
In realtà, come l’autore sosteneva, si trattava di un’ introduzione a una vera analisi che poi egli non riuscì  a sviluppare, anche se le  sue intuizioni   sono poi risultate profetiche.
Mi soffermerò sulla questione non secondaria della produzione cinematografica americana che ha fatto del PC la sua tendenza culturale omogenea, imponendola e spalmandola in tutto il mondo.
Preve asserisce, non a torto, che il PC nasce in USA, ed è evidente che la sua propaganda doveva passare e continua a passare attraverso il circo mediatico del quale Hollywood è la chiave di volta per potenza economica e capillarità socio-territoriale.
Il PC descritto sommariamente da Preve, a mio modesto avviso, nasce subito dopo il maccartismo, movimento conservatore,  anti-comunista, anti-sindacale, anti-ebraico che si proponeva di stanare ogni tipo di associativismo o cooperativismo di stampo socialista, all’interno della produzione filmica degli anni ’50 (e non solo), considerato sovversivo e antiamericano.

06 marzo 2018

Matteo Renzi si è già suicidato?


Roma, 6 marzo 2018 

Fra la caduta del Fascismo e l’avvento della sedicente Democrazia, inaugurata da un atto antidemocratico nel 1946, vi fu, se ricordo bene, un suicidio (1) nelle alte sfere.
Nel biennio di Tangentopoli, secondo uno studio di Nando dalla Chiesa, trentuno (31).
Guarda chi si ammazza e ti dirò dove vivi …
Matteo Renzi, invece, lo vedo bello arzillo.
Cosa gli frulla per la testa?
Ieri si è presentato in conferenza stampa, dopo la supposta disfatta, ricco della consueta vantardigia da gradasso. Su di lui un paio di responsabilità. La prima, in solido con altri carnefici: la consegna di un’Italia economicamente depezzata (e aperta ai pervertimenti del futuro) a chi governa davvero. Alla doppia ganascia della tenaglia che ci stritola: Usura ed Edonismo UDW. La seconda: aver reso talmente odioso l’idioma toscano da annientare intere sezioni della letteratura italiana.

27 gennaio 2018

Sacer esto (si PolCor violavit)


Roma, 27 gennaio 2018

Un po’ di rumore di fondo ha suscitato la vicenda del cosiddetto DJ Fabo, andato in Svizzera a morire accompagnato dalla consueta scorta di un elemento del Partito Radicale, stavolta nella persona di Marco Cappato.
Quale postulato alla vicenda posso subito affermare: se questo Fabo fosse stato un mio parente e mi avesse chiesto di crepare probabilmente l’avrei accontentato, in silenzio. Ma qui non è in gioco, ovviamente, la persona di Fabiano Antoniani di cui, sia a Cappato che a tutti i protagonisti politici e mediatici, importa quel che importa: nulla.
Qui deve essere presa in esame la forza simbolica dell’accadimento, come sempre. Riassumiamo, perciò, la vicenda, desumendola da una delle tante gazzette interessate, in tal caso Il Fatto Quotidiano.


Il PM - che rifiuta essere l’accusa - chiede l’assoluzione perché il fatto non sussiste … Il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano lo fa spiegando che: ‘Noi pubblici ministeri rappresentiamo lo Stato, non siamo gli avvocati dell’accusa come in altri ordinamenti, pur civilissimi. Io mi rifiuto di essere l’avvocato dell’accusa. Io rappresento lo Stato e lo Stato è anche l’imputato Marco Cappato’ …

28 novembre 2017

L'estinzione dell'Italia. Una cronaca


Pubblicato il 13 settembre 2014 

Estinzione del passato, dell’Italia.
Una chiesa medioevale del centro Italia. 1200 circa.
Affreschi più tardi, di scuola umbra, fra Quattrocento e Cinquecento.
Nella figura in alto una foto degli anni Ottanta.
Cristo al Sepolcro fra S. Antonio, S. Leonardo e S. Benedetto da Norcia.
Dopo mezzo millennio, nonostante le incurie e il menefreghismo, erano ancora visibili.


Ecco gli stessi affreschi oggi.
Trafugati, svaniti, annientati.
Il tetto della chiesa ha ceduto, l'altare è in macerie, l'acquasantiera è stata estirpata dalla parete, i fregi rubati; l'entrata è ostacolata da un enorme fico selvatico, l'intero vano è invaso da cespi d’erba vetriola.
Il passato svanisce, svanisce il popolo che il passato teneva unito e in vita.


16 ottobre 2017

L'amore ci avvolge tutt*


Roma, 16 ottobre 2017

Se si vuole analizzare la merda non occorre entrare in un laboratorio bensì scendere nelle fogne.
Basta coi libri di testo seriosi, i trattatelli sulla moneta, le elucubrazioni noiosissime sulla Catalogna, gli andirivieni concettuali sull'Euro ... andiamo a spalare la merda.
Mi hanno insegnato più Laura Boldrini e Capezzone sullo stato delle cose che viviamo che non il gradasso zerohedge.com.
E così non mi sono lasciato sfuggire il saggetto di Michela Marzano: Papà, mamma e Gender.
Michela Marzano, giornalista di Repubblica e Vanity Fair, filosofessa, professora ordinaria all'Université Paris Descartes (la Francia è sempre la ridotta preferita dai sessantottini di risulta), curatrice di una collana di saggi per la PUF e deputata (non da me) presso il sedicente Parlamento della sedicente Repubblica Italiana.
Spala, vecchio Alceste, spala ...
E io l'ho letto.
Se, per un incantamento, Michela Marzano mi sedesse accanto direbbe subito: non hai capito niente!

21 agosto 2017

Castrati e uomini (Kastraten und Männer)


Soriano nel Cimino, 21 agosto 2017

Si rimane sempre sbigottiti davanti agli attentati: le nostre preziose vite falciate da bestie senza pietà! La vittima bambina, la vittima ragazza, la vittima giovane ed ebbra di speranza nel futuro! I giornali grufolano e si rivoltano nel brago dell'angoscia occidentale, declinata secondo lo stile puerile e piagnucoloso degli occidentali alla fine dei tempi. Il sangue, il sangue! Ma di sangue ne abbiamo visto poco dal '45 a oggi. L'Italia ha vantato lievi increspature, durante i Settanta, e poi più nulla. Si sta abbastanza bene nell'Occidente, senza guerre carestie malattie. Anche la violenza è più esibita che reale. La violenza reale dov'é? Tutti noi sciaguattiamo senza sosta nel brodo tiepido di un'esistenza insulsa. La violenza fa raramente capolino nella vita; temiamo la violenza, la aborriamo; anche uno schiaffo, ormai, o un calcio in culo son vissuti come affronti intollerabili, da tribunale: la querelo la querelo! Non sia mai che si risponda con un bel pugno nei denti.
Siamo tutti pacifici, paciosi, pacifisti, antistalking, antifemminicidi, antivivisezionisti. Prima o poi anche zanzare e pappataci accamperanno i loro diritti. Il Dalai Lama già rispetta quelle nobili vite, ogni cosa è illuminata. Formiche, libellule, ma anche gerani e cavolfiori (ci si tranquillizzi) avranno la loro leggina MinCulPolCor.

09 agosto 2017

L'italiano nuovo: ignorante, solo, inerme


Roma, 9 agosto 2017

Non è mai stata una questione di soldi.
Siamo stati poveri, pezzenti e luridi, ma siamo rimasti noi stessi.
I soldi non sono il problema, l'economia non è il problema. È l’acculturazione coatta il problema, l'indottrinamento. I soldi neanche esistono; se esistono, son solo il mezzo per distorcere l'umanità, sradicarla da ciò che è sempre stata e volgerla in barzelletta.
L’usura è usata per ridurre il vecchio ordine a un balocco in disuso, altro che ricchezza.
Dominare culturalmente reca il vero potere, e il potere, eventualmente, i soldi, la parte più evidente e meno importante tanto che i veri potenti i soldi manco se li portano appresso.
Gianni Agnelli girava (giustamente) senza portafoglio.
L’economia è il sicario della nuova etica al contrario.

Non è questione di bene o di male, bensì di sopravvivenza. La morale e l'etica nacquero per conservare, non per giudicare. Essere razzisti, avere costumi razzisti, misogini, antisemiti, omofobi significa essere sopravvissuti come italiani ai millenni. Solo un imbecille può credere che i comportamenti di un popolo obbediscano a moti reazionari o progressisti. Un popolo non è mai crudele invano, o spietato o dolce o babbeo perché, come credono su commissione i Saviano, i Mentana, i Lerner, le Gruber, vi è una sorgente favolosa di retrogradi e sciovinisti in grado di far sgorgare italiani retrogradi e sciovinisti. 
Un italiano odiava certi individui o etnie o comportamenti per istinto; e quell’istinto era istinto di sopravvivenza, consolidato nel tempo. 
Se obbediamo alla nostra natura conserviamo noi stessi; se la rinneghiamo in nome di una nuova etica imposta con l’inganno saremo perduti.

Questo sradicamento è voluto? Sì.

01 agosto 2017

Il sangue delle bestie


Roma, 1 agosto 2017

Si legge nel De esu carnium (Del mangiare carne) di Plutarco:

Plut I: "Io mi domando con stupore in quale circostanza  e con quale disposizione spirituale l'uomo toccò per la prima volta con la bocca il sangue e sfiorò con le labbra la carne di un animale morto; e imbandendo mense di corpi morti e corrotti, diede altresì il nome di manicaretti e di delicatezze a quelle membra che poco prima muggivano e gridavano, si muovevano e vivevano. Come poté la vista tollerare il sangue di creature sgozzate, scorticate, smembrate, come riuscì l'olfatto a sopportarne il fetore? Come mai quella lordura non stornò il senso del gusto, che veniva a contatto con le piaghe di altre creature e che sorbiva umori e sieri essudati da ferite mortali?".

E quindi, poco più avanti:

Plut II: "Tuttavia, sebbene sia ormai impossibile mantenerci immuni dall'errore per la consuetudine che ci lega a esso, provando vergogna agiremo male secondo ragione. Mangeremo sì la carne, ma spinti dalla fame e non per ingordigia. Uccideremo sì un animale, ma provando per esso pietà e dolore, non usando la violenza né torturandolo".

Abbiamo qui un bell'esempio di come si esercitasse la ragione e il discorso nel vecchio ordine morale.
Nulla di troppo.
Ecco, in Plut I, il filosofo di Cheronea, erede di Empedocle e Pitagora, descrivere con orrore l'uomo che mangia carne macchiandosi di un peccato contro la natura e la vita. Il tono è alto, di quella forza assieme trattenuta e intensa che caratterizza i trattati etici dell'età classica. Solenne e perentorio, eppur sorvegliato: l'eccesso e la foga, pur se fanno il gioco di ciò in cui si crede, sono peccati anch'essi.
In PL2 lo scrittore offre apparentemente una scappatoia alle sue ferme convinzioni: l'uomo è debole, infatti, e per ciò stesso gli è difficile liberarsi dall'errore (mangiare carne impura); se cadrà in tale colpa dovrà farlo con vergogna, senza arrecare ulteriore dolore, e solo per soddisfare l'impulso della fame e non quello dell'ingordigia.
In entrambi i passi c'è tutta la razionalità e la compostezza logica del mondo classico e cristiano come l'abbiamo conosciuto sin in epoche recenti.
Poi vi fu la deformazione.
Entrambi i corni del discorso appena accennato, e che non significano semplici trincee concettuali, bensì poli dell'animo e regioni della sensibilità, subirono una dolosa forzatura, sin al grottesco.
L’astensione dalle carni sconfinò nei capricci del politicamente corretto ed ebbe a degenerare nel veganesimo a oltranza, nell’antispecismo e nel feticismo animalista; la colpa del mangiar carne si corruppe in senso opposto: caduta la vergogna (anche per la lontananza fra carnefice e vittima), residuò la gozzoviglia da supermercato, il junk food, la foia da ingurgitazione e la proliferazione chic dei programmi culinari.
Entrambi, il politicamente corretto e la crapula consumista Cracco/McDonald's, sono i nuovi corni degenerati del dilemma; o meglio, le due nuove facce malsane di un unica putrefazione: quella del capitalismo senza più lacci morali (e vergogne) che genera sia mostri capaci di ingoiare l'universo, sorta di lamprede esistenziali, sia i loro apparenti oppositori (emunti vegani, cenobiti del cavolfiore, feticisti del guinzaglio).
Se il PolCor è il braccio ideologico del capitalismo terminale, l'eccesso ne è la concrezione economica. Ambedue i fanatismi, per quanto contradditori sembrino a un primo esame, rampollano da tale unica pozza malarica. Fuor di metafora: tra le proliferanti legioni di obesi che si ingozzano di hamburger puzzolenti pur di soddisfare la coazione a ripetere d'una ingordigia malsana e fine a sé stessa, e il loro contraltare (i nuovi stiliti dei germogli di soia o gli antispecisti isterici, per cui un agnellino è pari a un neonato umano) non vi è che un saltello.
Entrambe le posizioni sono, come detto, degenerazioni dell'antico sentire, estremizzazioni, devastazioni della logica e di ciò che potremmo definire “sorgiva ragionevolezza”.
Un vegano radicale e un sacco di lardo americano sono affratellati nella parodia che scaturisce dal "troppo": ambedue sono gl’inconsapevoli araldi di una visione postmoderna nettamente antiumana, e in loro instillata.
Ci sono voluti millenni di metafisica per ammazzare Dio; poche centinaia d'anni per sfregiare l'uomo di Vitruvio leonardesco e liquidare la prudenza e la nobiltà dell'etica classica e cristiana.
Siamo divenuti talmente frettolosi, nella nostra ansia di depotenziare l'uomo, e di criminalizzare il suo passato, che non ci accorgiamo di venerare un altare vuoto: il nulla e la dissoluzione.

Qualche tempo fa vidi un cortometraggio di George Franju, Le sang des bêtes (Il sangue delle bestie, 1949). In esso il grande regista francese documenta una sua visita ai mattatoi di Parigi.
La compassione verso gli animali qui si effonde in un più vasto sentimento di pietà che deriva dalla nostra comune appartenenza all'ordine naturale; l'uomo e l'animale convivono sotto lo stesso cielo e sono parte di una creazione inscindibile: nel film ecco perciò apparire i simboli del miracolo della vita: un albero, le rondini che, libere, inseguono le segrete vie dei cieli, alcuni bambini che inscenano un girotondo, due innamorati che si baciano. È la vita che avanza, inarrestabile e caduca, con le sue repentine esplosioni di terrore e felicità. Un placido bue, un ariete o un cavallo - tutti partecipano a tale immane flusso: ed è quindi un'ingiustizia privarli sia pure di un micolo di tale gioia: Eppure occorre essere realisti; l'uomo è ciò che è, imperfetto; la sua vicenda terrena, breve e intensa, non può che errare: egli può uccidere e recare la morte: sarà la ragione a gettare la luce della verità su tali atti e imporre la vergogna e l'espiazione.
Sì, gli animali sono esseri senzienti e che patiscono. La loro morte, però, non è presa alla leggera dagli uomini che sanno. Il dolore degli innocenti avrà il risarcimento del nostro stesso dolore: dolci nell'aria, ecco i rintocchi lenti di una campana: uno due sei otto dodici: un compianto funebre che si dilata lento nel cielo parigino. Al bisogno umano di sopprimere i viventi corrisponde il lutto: "agire male secondo ragione", ma comprendere, perdonare, lenire gli eccessi della parola e dei gesti.
Franju e Plutarco si abbeverano allo stesso filo di pietà.
Sono europei dell'antico ordine: in loro mi riconosco.

19 luglio 2017

Il plebeo Bossetti


Roma, 19 luglio 2017

Massimo Bossetti è stato condannato all'ergastolo per l'omicidio di Yara Gambirasio, ma è innocente.
Massimo Bossetti non fa parte di nessuna clientela, gruppo, associazione, massoneria. Nell'Italia del 2017 è, quindi, pura carne da cannone, sacrificabile.
Nell'Italia del 2017, che è una galera a cielo aperto, come scrissi in Prigione Italia, occorre appartenere a qualche consorteria altrimenti si è spacciati: il medesimo destino che tocca ai detenuti di una vera galera. Consorterie, a scelta: statali, banche, camorra, partiti, mafia, confindustriali, ring pedofili, giornalisti, lobby sioniste, ONG, servizi natoamericani, pretame, sindacati, militari, vacche sacre del politicamente corretto.
Se si è davvero scaltri o abili è possibile rientrare in più di un gruppo di tale patriziato dominante: questo spiega le porte girevoli fra partiti e magistratura, tra banche e mafia e vertici globalisti, fra pretame e pedofili, fra camorra e ONG.

02 luglio 2017

Lasciate che i bambini vengano a noi


Roma, 2 luglio 2017

Migranti visigoti. Leggo da un libro di storia delle medie, a caratteri cubitali: “LE MIGRAZIONI BARBARICHE”. E sotto: “Fra il IV e il V secolo numerose popolazioni barbariche varcano, a ondate successive, i confini dell’impero romano. Persino Roma, l’antica capitale, viene attaccata e saccheggiata due volte. L’impero d’occidente, più debole ed esposto di quello d’oriente, si avvia verso il declino”.
Faccio notare, oltre al vezzeggiativo ‘migrazioni barbariche’ in luogo del vetusto ‘invasioni barbariche’, l’uso del minuscolo per le parole ‘impero’, ‘occidente’, ‘oriente’. Ma il bello arriva ora. In verde, poco sotto: “L’idea chiave”. Ancor più sotto, in neretto: “Integrazione”. E quindi il testo: “Fra i regni nati dalla divisione dell’impero d’occidente, durano di più quelli in cui Romani e barbari si integrano fondendo le rispettive culture e vivendo pacificamente. Un esempio positivo è il regno dei Franchi”. A latere la rubrichetta “Ciak, si impara”: probabilmente i pargoli dovranno connettersi a internet e assistere a un videospettacolino PolCor: il testo, poco sotto, recita infatti: “Le migrazioni, ovvero gli spostamenti di popoli, sono un fenomeno antichissimo …”. Siamo in piena zona Boldrini.
Par di capire, insomma, che Alani, Visigoti, Alemanni, Pitti, Sassoni, Burgundi non fossero che Risorse (in maiuscolo) dell’impero (in minuscolo) invitate a una bella cooperazione culturale (un immane déjeuner) foriera di altissimi Esiti Culturali, Artistici, Urbanistici e Umani (in maiuscolo), e che la fine della latinità (in minuscolo) rilevi quale inevitabile e auspicabile evento lungo le Strade del Progresso e della Libertà della Storia (in maiuscolo, stavolta). Che l’occidente (in minuscolo) abbia cominciato a riallacciare lentamente le proprie fila culturali solo sei secoli più tardi (grazie ai testi greci e latini ritradotti dall’arabo) è una cosa che non tange gli estensori del sussidiarietto MinCulPolCor.
Vengo a sapere, peraltro (poiché sono ignorante come una zucca) che il concetto “migrazioni barbariche” riscuote già da anni un certo successo, tanto che i crucchi, sempre loro, hanno già coniato un bel termine: Völkerwanderung, ovvero “migrazioni di popoli”. Noi, certo, ancora applichiamo l’odioso sostantivo “barbari”, ma date tempo al tempo … Anche quel testo “Roma … viene attaccata e saccheggiata due volte” lo trovo sovraccarico di acrimonia, ma, anche qui, lasciamo scorrere lento il miele sotto i ponti dell’ecumenismo e della filantropia … Per l’intanto propongo, dal basso della mia modestia, un più conciliante: “Le carestie e la crescente sovrappopolazione dell’Europa del Nord e dell’Est crearono, in modo perfettamente naturale, il fenomeno dei migranti visigoti e longobardi che si riversarono pacificamente (spinti dai migranti Unni) per le strade dell’impero apportando la ricchezza della varietà culturale ai brutale retaggio imperiale romano e fondendosi irresistibilmente in una miscela di più larga e comprensiva umanità”.

De Maistre?Dateceli dai cinque ai dieci anni: saranno nostri per sempre”.

01 luglio 2017

Idioti in marcia (la merde)


Pubblicato il 7 maggio 2017

Raspail. Sulle recenti elezioni presidenziali francesi non si può che citare, a spanne, Jean Raspail: "I Francesi di fegato? Gli ultimi sono morti in Algeria". L’eventuale vittoria della Le Pen, pur benvenuta, è solo un sassetto in una macina da mulino.

Barbie. C'è poco da dire o fare. Il primo turno l'ha vinto la Barbie del potere, l'asessuato Macron. Anch'egli un vizioso, ne sono certo. Il potere seleziona con cura i suoi pupazzi: li vuole fotogenici e ricattabili. E loro si prestano, ovviamente, sempre meglio che lavorare. Il numero di pervertiti in politica è ormai una solida maggioranza. 
Sorprende, a riguardare le statuine politiche al soldo delle oligarchie, l'insulsaggine di tali figure. Personaggi che sembravano imprescindibili, buoni a riempire le prime pagine per anni, lontani dai riflettori sembrano inghiottiti dal nulla, come certe meteore pop che vissero brevi attimi di gloria e oggi svernano come casalinghe o prostituti o drogati cronici. Blair, Schroeder, Bush, lo Smutandato Clinton, Sarkozy, Zapatero. Che fine ha fatto Zapatero, l'uomo eletto col Partito Operaista Spagnolo, alfiere dei diritti dei gay e delle scimmie antropomorfe, e nuovo araldo della nuova sinistra?

Inutile sperare nella democrazia degli idioti, inutile sperare che le elezioni cambino il corso degli eventi.

Facezie dalla città profonda


Pubblicato su Pauperclass il 31 marzo 2017

La mattina ci si sveglia, sempre più estenuati e senza scopo. Si dà un'occhiata di fuori, ci si rallegra se, tra la caligine urbana, possiamo intravedere un sole malato, pallidissimo. Dopo le consuete abluzioni, il rito del caffè: non vi è più un giornale davanti alla tazzina, bensì un Ipad azzurrino: si apre qualche sito controinformativo, con scarsa voglia a dir la verità, e lo si compulsa come la casalinga di Voghera o la manager in carriera fanno con l'oroscopo. L'oroscopo favorevole, lo sanno tutti i giornalai, predispone al buonumore (e all'acquisto di altra carta); la notizia controinformativa che stuzzica le nostre velleità da rivoluzionari in poltrona stimola likes, commenti e flames. Gli altri oroscopi, quelli che predicono sventura o non sono in linea con i fucili a schioppo digitali, li si sommerge di contumelie (di solito si accusa l’autore di alcolismo o di indulgere nell’uso di droghe o di somma ignoranza su alcuni concetti che il commentatore, invece, padroneggia come un domatore di leoni avendo conseguito, vent'anni prima, una laurea specialistica proprio in quella materia lì).
I gestori dei siti di controinformazione dovrebbero allinearsi alla tendenza dei giornali femminili e far sì che ogni notizia lisci il pelo al controinformato. Zerohedge come Branko. In tal modo ognuno potrebbe così alzarsi dal tavolo del caffè mattutino convinto di aver vinto la guerra (o di essere sul punto di vincerla) contro il nemico giurato (le banche, i Rothschild, l’Euro). Tutto questo senza aver versato una sola goccia di sangue, e senza aver elargito nemmeno una botta sulla zucca a qualche cellerino. Un bel sollievo. Ci pensate?

28 giugno 2017

Il mondo al contrario


Pubblicato il 24 febbraio 2017 

Gli Ebrei sono il popolo più considerevole della storia mondiale perché essi, posti davanti alla questione se essere o non essere, hanno scelto … l’essere a ogni costo: questo costo fu la falsificazione di ogni natura, di ogni naturalezza, di ogni realtà, dell’intero mondo interiore non meno che dell’esteriore. Essi si trincerano contro tutte le condizioni alle quali, fino a quel momento, a un popolo era possibile vivere, era consentito vivere: crearono, estraendola da sé stessi, un’antitesi concettuale alle condizioni naturali, – in maniera irreversibile essi hanno, nell’ordine, rovesciato la religione, il culto, la morale, la storia, la psicologia nella contraddizione ai loro valori naturali“.

Sono alcune considerazioni di Friedrich Nietzsche tratte da L’Anticristo. Il filosofo va alle radici della décadence cristiana e le ritrova nello snaturamento di valori operato dalla teologia ebraica: “Il prete svaluta, dissacra la natura …“, si inventa cioè un mondo al contrario dove l’antico ordine (di cui l’istinto vitale, la bellezza e la morale erano i fondamenti) viene sovvertito e sostituito da un nuovo ordine assolutamente irreale, antinaturale, piccino, risentito, compassionevole sino all’idiozia.
Tale décadence, inoltre è solo una recita, avverte Nietzsche, “solo un mezzo: questa specie d’uomini ha un interesse vitale nel rendere malato il genere umano e nel capovolgere in un significato esiziale per la vita e denigratorio per il mondo i concetti di ‘buono’ e ‘cattivo’, di ‘vero’ e ‘falso’ …“.
Invertire le coordinate vitali dell’esistenza: questo l’assalto al cielo tentato dalla Globalizzazione.