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18 novembre 2019

Io sono Liliana


Roma, 18 novembre 2019

Hartman. Sull’umanità in generale la penso come il sergente Hartman: “Qui vige l’eguaglianza: non conta un cazzo nessuno! Io sono un duro, però sono giusto: qui non si fanno distinzioni razziali, qui si rispetta gentaglia come negri, ebrei, italiani o messicani!”.
Non parteggio, non tifo; osservo.
Il piagnisteo attorno ai tweet antisemiti contro la senatrice a vita Liliana Segre riuscirebbe a gettare nella depressione persino Heidi.
In pochi attimi si è creata, per utilizzare una sempreverede locuzione di Pier Paolo Pasolini, una “bolgia di stupidità” che ha risucchiato ogni ansimo di ragionevolezza.

Categorie. La destra, la sinistra? Esse, nella realtà, non esistono (non esiste, cioè, un uomo di destra come non esiste un uomo di sinistra); non esiste nemmeno il fascismo o il neoilluminismo. Esistono, però, attitudini inestirpabili dell’animo umano che, per comodità, o per meglio controllare gli armenti (leggi: i coglioni), vengono classificate sotto tali amabili categorie.

22 luglio 2019

Una giornata mostruosa


Roma, 22 luglio 2019

La maggior colpa dei buonisti? Aver svuotato di ogni bontà, vera, i cuori degli Italiani.
Essere sistematicamente buoni prepara al ritorno di fiamma della malvagità.
E qui per bontà non si intende la facilità, spesso patologica, all’altruismo. No. Significa, invece, un a precisa strategia di annientamento dell’Antico Ordine. Essere buoni, sempre, a onta della razionalità e persino del buon senso spicciolo non fa che esacerbare l’animo. Essere buoni e giudicare, sempre e comunque, al di là dell’evidenza, giudicare come reazionari e sporchi razzisti i propri stessi concittadini, naturalmetne legati dal sangue e dagli usi, non pùò che generare odio.
L’odio.
L’ingiustizia genera odio.

Tutto questo, lo riconosco, ha un retroterra antropologico ben preciso.
Il popolo nel popolo di memoria comunista.
Noi comunisti siamo un popolo, si diceva, un popolo (comunista) nel popolo (quello italiano). E il popolo comunista costituiva la parte migliore della nazione. Lo disse anche Pasolini, forse addirittura credendoci. Ciò che era al di fuori del popolo comunista, ovvero il popolo italiano, poteva essere disprezzato. Al di fuori del popolo comunista c’erano i forchettoni della DC, i fascisti, i preti, i clientelisti, gli evasori fiscali, i palazzinari. Ciò fu vero, in parte; rispondeva a verità, peraltro, che il popolo comunista fosse esiliato in patria (la conventio ad escludendum) e trattato, come allora conveniva, quale consesso di traditori internazionali.