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10 gennaio 2019

Gli ultimi giorni dell’umanità


Roma, 10 gennaio 2019

Di fronte alla cascata di pongo colorato di Jeff Koons (Play-Doh, 1994-2014) una selva di interrogativi affollarono la mia mente. Erano altri tempi, in cui vagheggiavo con forza la distruzione del nemico. Altri tempi, appunto: pochi anni, in realtà, mi separano da quell’apparizione; ognuno, oggi, pare essersi diviso meioticamente tanto che quell’evento (o meglio: la mia personale reazione a quell’evento) ora sfuma nelle nebbie di un’epoca antidiluviana, ancora vanamente strutturata dalla speranza.

La speranza, infatti, è svaporata via, ineluttabile. Mi appaiono puerili le armi dell’ironia, dell’odio e la potenza brutale del disprezzo contro tale manifestazione del nichilismo. La cascata di creta per bambini di Jeff Koons appare, invece, come uno stadio ulteriore e inevitabile della dissoluzione. Che alcuni uomini (critici, galleristi, babbei) consentano a tale plateale epifenomeno del nichilismo è assolutamente marginale; che il “popolo” non apprezzi l’arte postmoderna è, di nuovo, secondario: la apprezza, infatti, per vie traverse come quando si sdilinque per altri orrori, ben più quotidiani.