Roma, 6 giugno 2022
La
storia universale dell’umanità congiura fisicamente alla catastrofe.
In
tale irresistibile discesa all’inferno, che non vanta nessuno spettatore
esterno, nemmeno un dio minore che rida al comico divincolarsi degli ultimi
giorni, alcuni vantano persino l’improntitudine di sentirsi migliori: gli
ultimi prodotti del Creato, i vincitori, il frutto maturo ed estremo di una
evoluzione benigna che ha sconfitto l’oscurità di centinaia di migliaia di anni.
Tali
vincitori, che non hanno patria politica e partitica, sono i progressisti, la più ridicola
feccia che la civiltà a due zampe abbia mai prodotto.
Un
progressista si riconosce subito: la sua fede nell’esser migliore, completo e avanzato rispetto a coloro che l'hanno preceduto è, appunto, una fede: incrollabile, mai esitante,
senza interrogazioni. Limpida e inconfutabile come il sole che sorge all’alba.
Un tizio bisunto con le scarpe da ginnastica, in sella a un motorino
scoppiettante, con una borsa frigo sulle spalle crede davvero (con naturalezza
priva di dubbi: “Ovvio! Come si può
mettere in dubbio una cosa del genere?”), ch’egli abbia un’esistenza di
gran lunga più piena dello schiavo di Cicerone o Catone. Quando invece, come
ebbi a scrivere su Pauperclass un centinaio di anni fa, lo schiavo romano
vantava diritti, come il pane e l’alloggio, che il citrullo motorizzato mai si
vedrà riconosciuti: non dal padrone, che non ha poiché egli si crede libero, ma da
Colui che gli si china davanti con sadismo compassionevole. Il sindaco di Milano,
invece, o quello di Roma, o la pletora di assessori che gli tengono inutilmente
bordone, credono davvero (con naturalezza priva di dubbi: “Ovvio! Come si può
mettere in dubbio una cosa del genere?”), d’esser più progrediti e intelligenti
del più stupido pretore repubblicano romano; così come Matteo Bassetti si
crederà assai più scaltro e tecnicamente smart d’un venditore di olive in
salamoia al mercato di Salonicco nel 234 a.C. È il contrario, l’evidenza lo
grida ogni giorno a piena gola, ma loro non lo sanno.
Anche Burioni o Bagnai
hanno una fede indiscussa in sé stessi: il primo ha un microscopio nucleare, il
secondo le affilatissime armi dell’analisi macroeconomica: Bertoldo, però,
quello che si firma con la x, se aizzato a singolar tenzone contro di loro, li metterebbe nel sacco in quattro e quattr’otto.
Ogni
epoca ha i propri vincitori e i propri vinti.
I
vincitori della nostra ultima età sono dei vermi che non vale nemmeno la pena
di confutare.
La
storia umana è il racconto di un disfacimento, questo sì, progressivo.
I
migliori e più accorti elementi della razza umana hanno cercato di impedire la
catabasi all’inferno, creando temporanee oasi e requie alla disfatta, ma oggi
sono segnati all’indice, ridicolizzati, disprezzati.
L’accelerazione
di questi ultimi decenni ha, però, qualcosa di laido e vischioso che provoca
l’istintiva repulsione delle poche anime senzienti ancora in vita. È davvero il
cupio dissolvi, il desiderio di autodistruzione.
Ed ecco la vincitrice: