Roma, 5 aprile 2019
Un ragazzotto sui
vent’anni o poco più mi ferma per la strada: “Mi scusi, sa dov’è il ci a ef … sta in zona … qui mi dà via martino vu,
non so …”. “Il CAF di via Papa
Martino Quinto, vuoi dire?”. Lui acconsente con un mezzo sorriso, come a
dire: “Perché no, mi sa che è proprio
quello!”. “Raggiungi la chiesa,
quindi a sinistra, cinquanta metri e sei arrivato”. “Grazie!”. “Ciao, buona
giornata”.
Di cosa si comporranno,
poi, le buone giornate dell’omettino del futuro proprio non riesco a
immaginarmelo.
Il CAF, acronimo di
Centro Assistenza Fiscale, da non confondere col vero CAF, Craxi Andreotti
Forlani, oggi in dimenticanza, come l’infimo rudere d’un palazzo creduto
magnificente - il CAF sindacale, intendo, il bancoposta fraudolento donato dal
potere in cambio dei lavoratori e dell’articolo 18 e di altri tranci
legislativi che servivano a campare, nobilitato da una “ef”, pronunzia buona
per il pidgin angloamericano dei micchi. “Si es ai”, CSI ovvero: “Crime Scene
Investigation”; e allora “ci a ef”. Sempre meglio di “si ei ef”.
La sigla del telefilm
primevo CSI era Who are you? degli Who. Un bel pezzo, esornato dal drumming di
Keith Moon. Era il 1978. Quarantun anni prima di arrivare a Martino Vu. L’immaginazione
al potere ha bruciato le tappe.
Un
buontempone mi scrive un commento, anonimo e rancoroso, che ho eliminato solo perché, negli
improperi, includeva una persona terza. La policy del blog (e giù risate!)
consiste, infatti, in una regola molto semplice: siate gentili … verso tutti,
meno che col sottoscritto. Siate gentili verso gli altri commentatori e il
mondo in generale poiché le cose, spesso, non sono così evidenti come sembrano.
Prudenza, insomma. Le smargiassate non mi sono mai piaciute, al pari del
disordine, della mancanza alla parola data e della grettezza.
Nel
commento anzidetto il denigratore si chiedeva, con insolente pigrizia, se fossi
un cassamortaro, sempre lì a riguardare, con fare plumbeo, dall’alto in basso, il
prossimo; atteggiamento grave quanto greve; ne seguiva l’invito a rinchiudermi
in una delle casse di cui, evidentemente, lui supponeva il mercimonio, da sigillare infine con chiodi e silicone.
Seguire la seconda
parte del consiglio del Nostro mi è, purtroppo, impossibile poiché ho già
prenotata, con precise disposizioni testamentarie, una sepoltura all’ebrea.
Cassaccia di legno da poco, infiltrazione d’acqua, veloce putrefazione. E via.
Addio Alceste, cenere alla cenere, fango al fango. Fango, apar, afar, apeiron, eperu.
Quello di sparire in fretta è un anelito dei migliori. Keats, nell’Ode all’usignolo, auspica: “Ch’io possa, non veduto, abbandonare il
mondo”. Eraclito, aristocratico e di poche parole, rincara: “I corpi morti sono da gettarsi via più
dell’immondizia”. La carne, questa verminosa e transeunte congerie di
budella e impulsi ciechi, si sfaccia, al più presto. Ciò che pensava Amleto sui
cadaveri l’ho già scritto.
Vi sembra una
disposizione testamentaria bislacca? Guido Ceronetti al proprio funerale non
volle donne in pantaloni. “Se vi saranno”
disse “cacciatele via. Siano insottanate,
come le ho sognate sempre nella vita”.
La prima parte del
commento, invece, è precisa. Sono un cassamortaro. Un becchino della società
nuova. Sparo, classifico, interro. Un zombi, una poesia, un personaggio, un
atto ignobile: scavo dalla mattina alla sera, preservo, brucio abiti
pestilenziali, appicco incendi, polverizzo. O, se qualcosa ha valore, ricopro. Magari
a qualcuno, prima o poi, verrà il ghiribizzo dell’archeologia.
In effetti il blog, a
ben vedere, è un cimitero. Di tutte gli uomini, le donne e le gesta qui sotto
formalina digitale resta pochissimo nella considerazione del mondo. Gadda? E
chi legge più! La letteratura classica e medioevale? Le icone di Rüblev? L’Anonimo
Romano? La filosofia, Machiavelli, Petronio, i trattati sulla Sfera, persino i
saggi di gastronomia, chi li legge più. Le edicole chiudono una dopo l’altra,
le biblioteche ordinarie si riconvertono in centri culturali dove il libro è
visto con sospetto, quelle monumentali, come la Casanatense o la Vallicelliana
a Roma, sono popolate da impiegati con le braccia conserte. “Chi viene qui? Nessuno! In una settimana?
Dieci persone! Al massimo! Ma io ne ho viste solo due! Una è lei!”. E giù
risate.
Una ragazza, al liceo, mi teneva in sospetto: "Ma tu ascolti solo musica di gente morta?".
Trovo logica, in epoca
di dissoluzione, questa volontà archeozoica di regressione, ansiosa, lubrica,
in cui la meschinità che, pure, a barbagli, riconosce la propria bassezza, rilancia
senza soste la posta, in un cupio dissolvi irrefrenabile.
Il passato, il passato!
Basta col passato! Il passato, infatti, è composto da stupidi. Coloro che ci
hanno preceduto sono degli oscurantisti. A lungo andare, tale insegnamento ha
dato il suo frutto. “Medioevale”, quale insulto, è merce comune oramai. “Volete farci regredire nel Medioevo!”.
Chi arriva per ultimo è sempre il migliore: questo il dysangelium del potere,
in un guscio di noce.
Sto
leggendo Passeggiate nella campagna
romana di Rodolfo Lanciani.
Si spizzica, pagina dopo pagina, la curiosità dotta.
Una placida Wunderkammer.
Ecco Varrone che, nel De re rustica, rivela, pianamente e senza orgoglio, la causa della malaria. Secondo lui “nelle paludi prosperavano insetti di dimensioni infinitesimali che, purtroppo, non potevano essere percepiti dall’occhio umano”; Prisciano ascriveva le febbri malariche a Saturno o, meglio, alle figlie di Saturno; un culto della Dea Febris, infatti, protettrice dalla malattia, sorse potente tanto da originare il nome: Febbraio; una chiesa di Santa Maria della Febbre, in una continuità senza cesure, sorgeva a ridosso della costantiniana Basilica di San Pietro, allora imponente, con cinque navate e centinaia di altari: un monumento della prima Cristianità in attesa dei riordini rinascimentali: il passato trascorre solo per fondare ciò che riteniamo, a torto, nuovo.
Si spizzica, pagina dopo pagina, la curiosità dotta.
Una placida Wunderkammer.
Ecco Varrone che, nel De re rustica, rivela, pianamente e senza orgoglio, la causa della malaria. Secondo lui “nelle paludi prosperavano insetti di dimensioni infinitesimali che, purtroppo, non potevano essere percepiti dall’occhio umano”; Prisciano ascriveva le febbri malariche a Saturno o, meglio, alle figlie di Saturno; un culto della Dea Febris, infatti, protettrice dalla malattia, sorse potente tanto da originare il nome: Febbraio; una chiesa di Santa Maria della Febbre, in una continuità senza cesure, sorgeva a ridosso della costantiniana Basilica di San Pietro, allora imponente, con cinque navate e centinaia di altari: un monumento della prima Cristianità in attesa dei riordini rinascimentali: il passato trascorre solo per fondare ciò che riteniamo, a torto, nuovo.
E poi il il sistema telegrafico di Cleosseno
e Democlito, operato con torce o bandiere, e perfezionato da Polibio, certamente
uno storico, ma soprattutto un ipparco, ovvero il comandante d’uno squadrone di
cavalleria; perché la guerra, questa antica festa crudele, vantava la forza di
affinare l’animo sin all’essenza; e poi cosa abbiamo? Il gioco della palla, da
tenersi nello sphaeristerium, coperto o scoperto: una palla, spesso
colorata, o leggera, gonfia d’aria (follis) o pesante (pila): da giocarsi, a volte, con
leggiadria, fra movimenti aggraziati e danza, come fa Nausicaa, la meravigliosa
ginnasta dell’arte, allorché, asieme alle compagne, scorge il naufrago Ulisse. Ulisse, il
Fulvo, l’Astuto, l’uomo che restò per ore attaccato a un fico aspettando lo
spegnersi del gorgo furioso e, quindi, salvò sé stesso, e la memoria d’Itaca,
abbracciando il fasciame schiantato del naviglio che emergeva, come una
tradizione benigna, dalla furia dell’indifferenziato, il mare di Scilla e
Cariddi; o con più forza, come trigon, da giocarsi in stadi di legno solcati da
linee basi e mediane, fra squadre maschili, alla stregua di un calcio di
celeste razionalità, forse. E poi? Il samovar di Terracina, sorta di bollitore
per acque speziate, preziosissimo reperto, più raffinato rispetto al comune
thermopolium dei rivenditori di bevande calde, affine all’authepsa in bronzo di
Pompei; quel samovar che, oggi, adorna la sala di un museo regio in Danimarca,
probabilmente.
Leggendo, pur a caso, le pagine della classicità si viene immancabilmente assaliti da una sensazione irrefrenabile: quella d’essere in pieno ventunesimo secolo, senza la tecnica del ventunesimo secolo. Fleming possedeva la tecnica, Varrone no; quest’ultimo, tuttavia, era enormemente più intelligente. Varrone, Cleosseno, Polibio: uomini che amavano, si divertivano, guidavano coloni, pensavano, ordivano stragi: individui completi, umani, sani, con un senso morale, poiché la morale ci sottrae all’individualità e alla colpa abietta. “[Platon et Aristote] c’etaient d’honnêtes gens, qui riaient comme les autres avec leurs amis …”, intuisce Blaise Pascal.
L’intelligenza degli antichi fu straordinaria. La mente sgombra da sciocchezze, note a pie’ di pagina, postille, ideologie inumane, contrordini. Si innalzavano gli occhi al cielo, si fissavano pietre, si congelano gesti: da questa esperienza umilissima venivano accesi i fuochi del ragionamento: sottile, sensato, acuminato; la guerra riproduceva lo scontro di intelligenze, e viceversa. La sapienza come arma: Giorgio Colli riporta il misterioso indovinello che alcuni pescatori sottoposero a Omero quando li vide indaffarati con reti e lenze: “Quel che abbiamo preso abbiamo lasciato, quello che non abbiamo preso ce lo portiamo appresso”: un enigma tanto affilato che il poeta si suicidò per non esserne venuto a capo. L’uomo era immerso permanentemente nella sfida ch’egli portava dalle proprie trincee munitissime. Si aveva, infatti, alle spalle, la tradizione. Da qui le sortite. Qualcuno, un genio, poteva addirittura sfidare la sapienza tradizionale. Ciò che fece Socrate, lanciatosi nella battaglia con la forza dell’irrisione. Il concetto, pur distillato dalla sapienza tradizionale, va all’attacco delle comuni credenze. Così è il genio che, in tal caso, getta sé stesso sul tavolo da gioco della morte. Per questo, poi, Socrate accettò serenamente la cicuta. Conosceva le regole.
Leggendo, pur a caso, le pagine della classicità si viene immancabilmente assaliti da una sensazione irrefrenabile: quella d’essere in pieno ventunesimo secolo, senza la tecnica del ventunesimo secolo. Fleming possedeva la tecnica, Varrone no; quest’ultimo, tuttavia, era enormemente più intelligente. Varrone, Cleosseno, Polibio: uomini che amavano, si divertivano, guidavano coloni, pensavano, ordivano stragi: individui completi, umani, sani, con un senso morale, poiché la morale ci sottrae all’individualità e alla colpa abietta. “[Platon et Aristote] c’etaient d’honnêtes gens, qui riaient comme les autres avec leurs amis …”, intuisce Blaise Pascal.
L’intelligenza degli antichi fu straordinaria. La mente sgombra da sciocchezze, note a pie’ di pagina, postille, ideologie inumane, contrordini. Si innalzavano gli occhi al cielo, si fissavano pietre, si congelano gesti: da questa esperienza umilissima venivano accesi i fuochi del ragionamento: sottile, sensato, acuminato; la guerra riproduceva lo scontro di intelligenze, e viceversa. La sapienza come arma: Giorgio Colli riporta il misterioso indovinello che alcuni pescatori sottoposero a Omero quando li vide indaffarati con reti e lenze: “Quel che abbiamo preso abbiamo lasciato, quello che non abbiamo preso ce lo portiamo appresso”: un enigma tanto affilato che il poeta si suicidò per non esserne venuto a capo. L’uomo era immerso permanentemente nella sfida ch’egli portava dalle proprie trincee munitissime. Si aveva, infatti, alle spalle, la tradizione. Da qui le sortite. Qualcuno, un genio, poteva addirittura sfidare la sapienza tradizionale. Ciò che fece Socrate, lanciatosi nella battaglia con la forza dell’irrisione. Il concetto, pur distillato dalla sapienza tradizionale, va all’attacco delle comuni credenze. Così è il genio che, in tal caso, getta sé stesso sul tavolo da gioco della morte. Per questo, poi, Socrate accettò serenamente la cicuta. Conosceva le regole.
Anche una delle
manifestazioni geniali dell’uomo romano, la giurisprudenza, sorge dalla guerra.
“Il processo romano è la storia del
duello per mezzo di cui terminavano que’ barbari abitatori dell’Aventino le
loro contese. Tutti gli atti e le formole di tal processo altro non son che i
legittimi atti di pace sostituiti a que’ primi violenti modi”.
Mi sono sempre chiesto
perché nacque la psicologia. Improvvisamente, le nevrosi, l’Io, il Super Ego,
il senso di Morte che raggela l’azione; la sensazione che i nostri atti nascano
in una latrina, insomma, da una volgare putrescenza da cui ci distacchiamo
faticosamente e mai del tutto; la scienza psicologica studia un cadavere più
che un essere umano, fragile, catatonico, sempre insidiato dalla malattia dello
spirito e impossibile da curare, perché non si può sanare ciò che è
metafisicamente malato. Solo una raffinata e cosmopolita città in dissoluzione,
Vienna, dove l’istituzione solare covava il verme e la muffa, era in grado d’escogitare
una medicina buona a ricreare continuamente la malattia. Freud, quale ebreo, fu
uno dei primi a recare il mondo al contrario nella modernità ottenendo un
successo planetario. Il genio ebreo del rovesciamento ebbe qui un trionfo indiscusso:
la civiltà affonda le radici nella merda, nient’altro che questo; conseguenza:
tutto è merda. La fondazione di Roma imperiale, sede poi del Cristianesimo,
avviene sulla merda, infatti; così come l’altruismo, la liberalità, l’amore
puro, il valore sono rivelati nel loro squallido nascimento. Da Freud in poi la
moda psicologica si servì di tali grimaldelli per trovare la merda in ogni
minuscola e recondita circonvoluzione della bellezza; gl’indagatori dell’animo,
infarinati dal pulviscolo del diavolo, si lanciarono, a pelo di caproni, lungo
le praterie dello scibile umano rivelando, al fondo di tutto, la merda. Merda
rinvenuta nelle sue modalità più ripugnanti e laide: colpa occulta, incesto,
menzogna, sopraffazione. Che il Nostro sia passato alla storia per il complesso
di Edipo è altamente indicativo. L’orfano Edipo uccide il padre e va a letto
con la madre; l’istituzione familiare, il matrimonio, il patriarcato sono,
evidentemente un inferno, così come tutto l’Occidente, questa perenne sorgiva
di nequizie. Non si dice che qui opera un topos tipicamente greco, ovvero
europeo; Edipo operò il male, ma lo fece inconsapevole, traviato dagli dei e
dal Fato; egli sovvertì i limiti perché, come uomo, non poteva sapere i disegni
del Cielo. Cosa c’è di più latino, germanico, occidentale? Cosa c’è di più tragico? Cosa c’è di più terribilmente
occidentale della sfida della sapienza ch’egli recò contro la Sfinge, Colei che
muove le mascelle fatali nell’enigma? Tale profondità abissale, che ha creato e
definito la nostra civiltà, viene derubricata nella psicologia a romanzetto
pruriginoso, buono per i palati ridanciani degli iconoclasti futuri, di
sinistra, di destra o gnostici, dialettici, materialisti o apodittici, a seconda
della digestione concettuale. I bambini sono perversi polimorfi, le madri
zoccole, i padri dei porci: da tale lordura segue l’interpretazione onnicomprensiva
del mondo, ancor oggi perfetta per sapere cosa sarà il Ventunesimo Secolo: il
femminismo, la devastazione della cultura, la polcorrettezza, il piagnisteo
buonista, l’antirazzismo, il migrantismo, l’odio per sé stessi, l’autodisprezzo
dell’Italiano come civiltà vengono da qui. Hollywood fu l’incarnazione
nazionalpopolare di tale attitudine, prima vivamente contrastata (codice Hays,
McCarthy) poi finalmente vincente, dai Settanta in poi, complice il culturame
d’accatto. Non che tale attitudine non abbia partorito, all’inizio, quando il contrasto fra antico e nuovo ordine era vivo,
dei capilavoro, anzi. Lo stesso avviene in ogni branca dello scibile. Picasso,
magnifico disegnatore figurativo, distrugge l’antico ordine che, tuttavia,
cerca di resistere: la guerra fra chi dissolve e chi rimane nella tradizione
crea qualche mirabilia. Poi Picasso vince; in seguito i seguaci e gli epigoni
più sciocchi del distruttore reclamano una vittoria totale, sino alla
devastazione dell’avversario. I commercianti d’arte li assecondano, dollari
alla mano. Lo stesso Salvator Dalì, a detta di Breton, si trasformò nel proprio
anagramma: Avida Dollars. Senza più la resistenza dell’antico, il nuovo assume
forme idiote, strampalate, autoreferenziali, che rilanciano sé stesse grazie al
monopolio delle menti e dell’incultura del conformismo abietto: sopravviene la
sterilità, poi la stasi, rotta solamente da clamori e scandali prepagati: il
pongo di Koons, i bambini impiccati di Cattelan, il teschio ingemmato di Damien
Hirst.
Su una cosa Freud aveva
ragione. L’uomo discende dall’indifferenziato. La poltiglia protozoica. Pulsione di morte. Ma ciò che
continuamente crea per dimenticare quell’origine è la bellezza. La bellezza è ciò
che permette l’esistenza, questo scialo di triti fatti. Abbiamo qui una
giustificazione estetica della vita: il bello viene definito da mani e menti
millenarie; sulla fronte rifulge la benedizione dell’eternità. Potremmo dire,
anzi, che la vita si compone di atti illuminati dalla bellezza. La bellezza è la tradizione, non altro. I
codici giustinianei, l’opus reticulatum, il teorema di Euclide, una torre
isolata nella campagna costituiscono le tessere di un mosaico unitario che vogliamo chiamare bellezza. Abbandonare la tradizione, abbandonare la bellezza,
che non è solo bell’apparenza, ma, allo stesso tempo, congerie cruenta e
corrusca di atti eminenti sanzionati dal giudice del Tempo - ciò che si
squaderna nella morale, nell’etica, nel valore, nella gerarchia - abbandonare
tutto questo ci ha recato la nevrosi, la pazzia, la malattia dell’animo, non
certo la verità.
La
verità, la verità. Ma cos’è la verità? La pudicizia è una menzogna? No, solo
una costruzione per allontanare l’eterna notte. La pudicizia è relativa, falsa,
sciocca? Relativamente all’uomo è assoluta, poiché gli consente di vivere, di
vivere una vita piena, felice. Non confondiamo la felicità, vi prego, con la
gaiezza e il disimpegno. Per felicità intendo la festa; la festa dei tempi
andati. Capisco, è un esempio da piccolo borghese, ve ne saranno di migliori,
ma qui dobbiamo comprenderci l’un l’altro. La vita era più dura, la
disillusione faceva parte dell’orizzonte dell’uomo, al pari dei no, della
morte, della malattia; lo sbalzo da quell’ordinarietà scogliosa alla festa,
all’eccezione, regalava la felicità. Settimana dura festa lieta. Per aspera ad
astra. Lo squilibrio esige l’equilibrio e forgia l’emozione e il sentimento più
vivi. Ma non solo. Dare per scontata la pudicizia come valore assoluto consente
di non pensare. Di essere spensierati. La tradizione pensa in vece nostra.
Questo il segreto. Non si pensava al matrimonio, alla donna, al mestiere, alla
morte, a Dio, ai figli, in termini di problemi. La soluzione era pronta,
bastava cogliere il frutto dei padri e delle madri. Perché la domanda? Perché
la critica? Solo quando ci si è determinati a esaminare ogni passo, a
dissezionarlo minutamente, in nome della parità, della bontà, del rispetto
democratico, tutta paccottiglia inventata dal mondo al contrario del potere, è
subentrata la malattia, l’infelicità, la depressione, il malcontento: nascosti sotto
le spoglie di ciò che si crede il contrario: goliardia, escapismo, libertà
sessuale, parità di genere, democrazia, egalitarismo. Essere liberi e disperati, oggi, in un mondo al
contrario, è logico; il passato non si interrogava sulla felicità perché si era
felici, inavvertitamente. Parecchi di noi hanno vissuto la felicità senza
saperlo. Solo la nostalgia ci ricorda, per vie indirette, tale sconosciuta agê
d’or.
I
crocevia della vita, oggi, vengono sottoposti al microscopio della bontà; gli
atti più banali son al dazio del politicamente corretto; una legge eterodossa
li regola; ne nascono rivendicazioni idiote, conflitti infecondi, blocchi
mentali, allagamenti neri della volontà. Cosa siamo se non grovigli
sfilacciati, senza capo né coda, che martoriano perenni il proprio essere alla
ricerca della bontà - una bontà instillata dal potere come falsa aspirazione? Qualsiasi
rapporto umano risulta impossibile se nessuna cosa è scontata e tutto deve
sottoporsi a infiniti vagli, decisioni, bilanciamenti. Se ogni postulato morale
viene abolito, la vita deve essere continuamente de-cisa in nome di una legge a noi estranea e imposta con la suasione
del falsario. Inevitabile, perciò, la frenesia, la preoccupazione, la cronica
mancanza di tempo: non ho tempo, scappo, ne riparliamo domani, adesso no,
vediamo, ci risentiamo. Il tempo sfugge, sminuzzato in attimi mai connessi fra
loro, e sperperati alla ricerca di ciò che era, prima, cristallino, innegabile,
razionale, non detto. Intuizioni senza parole. L’homunculus postmoderno non ha
mai tempo, il tempo appartiene ai signori, la plebaglia, sette miliardi di
plebei, non potrà più disporne, affaccendata com’è a lottare su questioni che
riposavano prima in una placida, irrefutabile, sensatezza. Sfinito ed
esacerbato (lo stress!), l’homunculus non legge, non studia, non si interessa
di nulla; gli manca la curiosità che nasce dalla meditazione, è privo di
azione, motionless, eternamente affannato, anche se, alla fine, non produce
alcunché, deve sprecare giorni, mesi, anni in miriadi di questioni, prima
inesistenti; ha abiurato la manualità, il mestiere, l’arrangiarsi: non sa fare
più niente, nemmeno annodarsi una cravatta o farsi una treccia. I figli prima
obbedivano ai genitori, quindi ai maestri; i sentieri erano già tracciati, non
dovevamo forzare il destino. Ora non è più così, la democrazia incombe, il progresso
reclama nuove mete, i piccoli tiranni psicopatici vantano diritti, come i
barboncini col cappotto o i trans da riporto; i mocciosi si vestono come
vogliono, in spregio al decoro e alla continenza, sono sboccati quanto adulati,
non studiano, scambiano i Normanni con lo sbarco del 1944, biascicano,
bofonchiano parole mozze, spendono centinaia di euro, ma genitori e precettori
zitti, non una parola, uno schiaffo ti fa carnefice, un urlaccio e parte il
Telefono Azzurro, l’Unicef, la Carabiniera. Prima dieci figli venivano
allevati, in silenzio, come gattini, ora un moccioso qualsiasi sfianca coppie
di genitori, di nonni, di nurse e legioni di costosi educatori privati.
Devastato, confuso,
alla deriva, il micco postmoderno ricerca la felicità, ma non fa che gettarsi sempre
più nelle fauci dell’edonismo straccione, per di-vertirsi, non ascoltare,
dimenticare le voci del quotidiano che gli rimbombano nel cervello. Signori,
eccovi qui lo psicotico perfetto, l’uomo che riparte sempre, senza passato, che
deve decidere senza soste, lo stupido per cui il sole è nuovo ogni giorno,
lacerato, straziato, senza pace, senza padri e madri, privo di ombelico: uno
schizoide o, peggio, uno schizofrenico irrequieto e delirante che scambia l’SPDC
per esotismo e vacanza: il malato, insomma, l’Italiano malato, canceroso, avido
di oblio, droghe e perversioni legalizzate dall’amore universale; la narcosi da
Champions League e Montalbano si discioglie dalle flebo multinazionali, goccia
a goccia, finalmente, a sedare il paziente.
Maria De Filippi ha
compreso il malato italiano più degli antropologi e dei politologi da visore,
stupidi come zucche, e se ne serve per imbonire ad altri malati un berciante serraglio
quotidiano: puttanoni, satiri da quattro soldi, vecchi sguaiati, invertiti da
naftalina, transessuali spirituali, aristocratiche superciliose col tatuaggio
sulle chiappe sono gli animali impagliati d’un Paese che ha rinunciato a sé
stesso, a essere ciò che è sempre stato, reazionario, francescano, sobillatore,
vigliacco, raffinato e cauto, sepolcrale e rodomonte, ma sempre vivo; e ora
eccolo qui, in un vagabondare cieco, impossibile da redimere, micco e
inefficiente, solo capace di sopravvivere sugli allori di passati fasti,
peraltro ripudiati. Forse il 20% degli Italiani ormai produce davvero, la
nazione è finita, sovranisti o no, non ci si accorge della disfatta solo perché
si sacrificano al conquistatore prede e vergini, su migliaia di altari, giorno
dopo giorno: oggi una fabbrica o un marchio, domani un’intelligenza, un
brevetto, un porto. E si va avanti, nella finzione d’essere ancora noi e non
una porzione geografica affittata alla Monarchia Universale.
Alexander se ne viene a Roma, sulla Tiburtina. Sir Alexander, molto colpito, inaugura la più efficiente e grande fabbrica di penicillina d'Europa, la Leo. Si era nel 1950. Oggi quell'istituzione, in tempi di destituzione, è un rudere: ospita, infatti, negri, l'oro negro, il tes-oro dei Padroni della Bontà.
Alexander se ne viene a Roma, sulla Tiburtina. Sir Alexander, molto colpito, inaugura la più efficiente e grande fabbrica di penicillina d'Europa, la Leo. Si era nel 1950. Oggi quell'istituzione, in tempi di destituzione, è un rudere: ospita, infatti, negri, l'oro negro, il tes-oro dei Padroni della Bontà.
Il
delitto contro la Patria e l'ordine già costituito: perduellio.
Perduellione. Da "per", rafforzativo, e "duellum", duello. I duoviri perduellionis giudicavano
disertori, traditori, attentatori dei mores, sobillatori, maiali.
Incerta la pena: decollazione, getto dalla Rupe Tarpea, bastonatura a
morte.
Ogni puntata dell'Odissea, sceneggiato RAI diretto da Franco Rossi (1968), veniva introdotta da Giuseppe Ungaretti. L'interventista Giuseppe Ungaretti, soldato ventisettenne, fronte della Prima Guerra, divenne poeta. Nella sua "Si sta/come d'autunno/sugli alberi/le foglie" rinvengo echi da Mimnermo (VII a.C.), qui nella traduzione di Salvatore Quasimodo:
Al modo delle foglie che nel tempo
fiorito della primavera nascono
e ai raggi del sole rapide crescono,
noi simili a quelle per un attimo
abbiamo diletto del fiore dell’età,
ignorando il bene e il male per dono dei Celesti.
Ma le nere dèe ci stanno a fianco,
l’una con il segno della grave vecchiaia
e l’altra della morte. Fulmineo
precipita il frutto di giovinezza,
come la luce d’un giorno sulla terra.
E quando il suo tempo è dileguato
è meglio la morte che la vita
fiorito della primavera nascono
e ai raggi del sole rapide crescono,
noi simili a quelle per un attimo
abbiamo diletto del fiore dell’età,
ignorando il bene e il male per dono dei Celesti.
Ma le nere dèe ci stanno a fianco,
l’una con il segno della grave vecchiaia
e l’altra della morte. Fulmineo
precipita il frutto di giovinezza,
come la luce d’un giorno sulla terra.
E quando il suo tempo è dileguato
è meglio la morte che la vita
C'e' un libro di Elemire Zolla,del '72, si intitola "che cos'e'la Tradizione", e' interessantissimo, in linea con la tua visione, soprattutto se si pensa che non era ancora accaduto veramente nulla di cio' a cui poi abbiamo asdistito.
RispondiEliminaEccone un breve estratto:
" Le "parole d'ordine" si possono anche riunire e, se infiliamo su un sol filo tutte quelle che ad un certo momento prevalgono ossessionando la massa, vedremo sorgere sotto i nostri occhi cio' che mai ci aspettevamo dal mondo contemporaneo: un Testo Sacro.
Le parole di questo orrido "testo sacro" infondono il senso di una tensione violenta quanto vaga, di un movimento che non sa dove conduca, di dove parta, e sara' riempito, proprio in virtu' di tale vaghezza, dalle proiezioni personalissime di ciascuno. L'insieme delle proiezioni privatissime sara' cosi' socializzato.
Si puo' anche allestire un gioco d'azzardo con le parole d'ordine:
Disponete tre filze di parole su tre colonne.
Nella prima potete scrivere parole tecnologicamente adorabili: programnazione, strategia, mobilita', pianificazione, dinamicita', flessibilita', incremento, strumentazione, proiezione.
Nella seconda colonna una serie di aggettivi, tutti che diano un suono propiziatorio e dinamico, infondendo un senso di incoraggiamento e dinamicita': funzionale, operativo, dimensionale, strutturale, globale, direzionale, transazionale, opzionale, centrale.
Mentre nella terza colonna potete stipare parole e aggettivi che, dopo questi dinamizzanti, appaiano rappacificanti, tranquillizzanti, come: sistematico, equilibrato, integrato, rilanciato, coordinato, combinato, stabilizzato, parallelo. Poi fatevi dire un numero qualsiasi di tre cifre, componete insieme a caso le parole delle tre colonne ed eccovi combinazioni come: "programmazione funzionale sistematica", "strategia frazionale integrata", "flessibilita' globale equilibrata", "strumentazione opzionale coordinata" e potete azzeccare un numero di combinazioni che la legge di probabilita' vi dice quasi infinito.
Il testo sacro della nevrosi contemporanea ha anche questo carattere cancerogeno, di proliferazione all'infinito."
Elemire Zolla, "Che cos'e' la Tradizione", 1972
Interessante.
EliminaE qui un altro:
RispondiElimina"Civilta' della critica e civilta' del commento"
"L'uomo pena nella civilta' della libera critica perche' ha in se' uno spirito la cui repressione costa fatica; pena altresi' nella civilta' del commento perche' non c' e' vita sociale senza istituzioni giuridiche e queste incarcerano nella finzione"
"In verita' la civilta' del commento non medica la natura umana. Pero' fornisce certi canoni, fa conoscere un fine e un modello che l'altra ignora. Da' all'uomo forme perfette, eleva le sue gioie e i suoi dolori. Inoltre essa proclama palesemente il suo Testo, l'altra viceversa nasconde di averne uno.
Perche' questo e' il gran segreto: la civilta' della critica si fonda sopra un Testo occulto e lo venera e lo impone con la forza. Lo impone copertamente, lo incide con somma frode nei cuori, spacciandosi per critica e aperta. Essa sopravvive soltanto perche' sa vietare che la sua sacralita' occulta sia svelata. Tutta la cultura critica si riduce a variazioni retoriche intorno al Testo Sacro occulto, e' ferrea ed asfissiante quanto nessuna cultura sacrale".
(Elemire Zolla, "Che cos'e' la tradizione", 1998)
Conosco quel libro. Lo conosco a partire da una recensione sconclusionata che trovai su "Repubblica" (negativa). Sono d'accordo con Zolla, ma non ravviso nessun testo occulto se per testo occulto se ne intende uno alternativo. Ciò che scorgo è solo la distruzione sistematica del testo antico e sacrale (grazie al mondo al contrario) per livellare ogni cosa o essere umano.
EliminaForse seguirà, poi, un'epoca di costruzione, chissà (sono scettico, però).
Ciò che vediamo consiste nella progressiva follia di un'umanità a cui hanno sottratto le indicazioni nel bosco.
Anche Zolla parla di un "testo sacro occulto" in parte inconsapevole. La cosa interessante e' che quella "utopica" e' una visione antica, simile a quella dell' "arcinemico" (cit ) Huxley. La ritroviamo nel testo di Bacone e in buona parte della visione illuministica.
EliminaQuesto è un punto che mi dà sempre da pensare.
EliminaAlcuni eventi sono voluti, altri fanno parte di un disegno inconsapevole (come nella visione termocosmodinamica, mi si perdoni il termine, che ho cercato di spiegare nel testo su Rovelli).
A meno che il testo sacro occulto sia solo "in parte" inconsapevole.
Può darsi ci sia un ristretto numero di adepti del Re del Mondo che dirige la baracca alla rovina (ne dubito, però: saremmo in zona Biglino e affini).
Si...magari un Soros piu' consapevole di Mentana. :)
EliminaMolto interessanti i vostri commenti.
EliminaSe non si tratta di umani, ne' di viventi in stile Biglino, ma di qualcosa di "inconsapevole", allora e' un meccanismo...una macchina... Una AI.
Perche' potrei sbagliare ma una cosa mi sembra chiara:
C'e' un'intelligenza dietro tale golem. C'e' un disegno preciso, lo si intuisce perche' nulla avviene a caso, il caso non esiste, tant'e' che se uno ci fa caso (!), anche inconsapevolmente, puo' divenire profeta o veggente... Almeno io credo che cosi' si verifichi il fenomeno veggenza, facendo le dovute analogie, traendo le dovute conclusioni e interpretando i vari messaggi proiettati sullo schermo globale che arrivano non per caso.
Ci dev'essere una intelligenza dietro o no?
Altro quesito: tale intelligenza o meccanismo, agisce con l'inganno e la mistificazione, come se l'unico modo per "lei" di sopravvivere sia quello di ingannare, illudere e nascondersi il piu' possibile... Perche'? Perche' non ha alternative, tipo vivi e lascia vivere?
Di cosa ha cosi' tanta paura da dover ricorrere a dei trucchi da prestigiatore? Che cosa succederebbe se non lo facesse? O che cosa e' gia' successo che l'ha portata ad agire cosi' per auto-preservarsi?
Oddio avevo scritto un quesito e ne sono usciti dieci...spero di essermi fatta capire, altrimenti: ignorate e perdonate l'intrusione.
Ise
Anche una legge universale è impersonale, totale, onnipotente, irresistibile.
EliminaLa legge termodinamica per cui tutto decade non ha bisogno per spiegarsi nemmeno del tempo.
Un Dio fuori del tempo.
E sempre in quel libro c'e' un'interessante esempio di "utopia", argomento che so interessarti molto; cita l'appendice de "la nuova atlantide di Francesco Bacone, siamo alla corte di Elisabetta I:
RispondiElimina"1) Il prolungamento della vita.
2) La restituzione della giovinezza, in qualche misura.
3) la cura delle malattie ritenute incurabili.
4) la mitigazione del dolore.
5) purghe piu' facili e meno sgradevoli.
6) accrescimento di forza e attivita'.
7) Maggiore resistenza alla tortura ed al dolore.
8 ) alterazioni delle complessioni, della pinguetudine e della magrezza.
9) modificazione della statura.
10) modificazioni dei tratti fisiognomici.
11) accrescimento ed esaltazione delle capacita' intellettuali.
12) trasformazione dei corpi in nuovi corpi.
13) creazione di nuove specie.
14) trapianti da una specie all'altra."
Un "post-umanesimo" ante-litteram, affrontato da uno studioso lontano dal complottismo odierno.
Gli Inglesi che avevano sgombrato il campo da Dio hanno sempre avuto una bella immaginazione. Dall'elenco deduco ch'egli non fosse William Shakespeare.
EliminaHo pensato la stessa cosa...hahahahaha
EliminaSto leggendo "Per una critica positiva" di Venner. Dicono che quando è andato a Notre Dame a spararsi era sereno. Beato lui. Io non sono sereno e non mi sparo. D'altronde non ho nè il porto d'armi, nè un'arma, nè saprei come usarla. Oggi mentre camminavo per andare a lavoro facendo lo slalom tra orde di negri assortiti riflettevo su chi votare, e dopo un'attenta riflessione (schivando con maestria accattoni, spacciatori e ladri diversamente abbronzati), ho deciso: primo turno estrema destra (i fascisti cattivi cattivi), poi al ballottaggio ripiegamento sul candidato del centro-destra (democristiano,ma con vigile di quartiere).
RispondiEliminaCaro Alceste e che dobbiamo fa'?!?
Con lo spirito sono Goldrake e vado giù di alabarda spaziale , poi però all'atto pratico mi sembra di essere peggio del ragionier Fantozzi. D'altronde quando Sordi diceva nel Marchese del Grillo "Io so io e voi nun siete un cazzo", era appunto un marchese nella Roma papalina assediata dai napoleonici; mentre io sono un miserrimo impiegato nell'Italia polcor politicamente corretta benedetta dal pd, bagnata dalla globalizzazione terzomondista sotto l'occhio attento di magistrati cani da guardia. E allora sguardo basso e circospezione...
Caro Anonimo perche' al primo turno e seguendo l'istinto voti un partito e poi al secondo voti la sua negazione? Il dualismo e' il nemico mortale dell'uomo. Mantieni la rotta per Dio! Una e' gia' troppo!
EliminaUguccione Dal Palo in Frasca Morbidelli
Basta col voto ...
EliminaEntro in buio digitale un paio di giorni. Al ritorno risponderò.
RispondiEliminaAh ah ah: quella del "cassamortaro" e' fulminante! Peccato capitale l'eliminazione del commento: se profferita da persona acuta ed intelligente, anche l'offesa non e' piu' tale! Diventa una sfida al duello! In questo mondaccio di buonismo liquido e puzzolente come la sciolta, una bella offesa rimanda al reale, alla ferita!
RispondiEliminaSolo un appunto personale Alceste: "Su una cosa Freud aveva ragione. L’uomo discende dall’indifferenziato. La poltiglia protozoica. Pulsione di morte."
Anche Freud (che faceva parte del club) non sapeva niente di "dove derivi l'uomo". Gli scienziatoni non sanno ancora niente di cosa sia la vita. Freud e compagni dovevano porre quest'assioma teoretico per scardinare il passato.
L'uomo non discende dall'indiferenziato: prova ne e' l'intelligenza degli antichi. Forse invece sta andando verso il cretinismo. Nel mondo al contrario i cani da guardia hanno sovvertito il principio biblico: da "fatti ad immagine e somiglianza di Dio" a "fatti per caso ad immagine e somiglianza di un virus".
Geniale!
Molti anni fa lessi due libri in contemporanea: "L'Edipo Re" di Sofocle e "Balcone" di J. Genet. Mi aspettavo un testo noioso e vecchio quello di Sofocle mentre una meraviglia letteraria quella di Genet. Era il tempo in cui leggevo, per esempio, anche il quotidiano "Repubblica". Che rivelazione, che stupore: Sofocle tellurico, modernissimo, Genet roba buona per "sciolta civica". E' la modernita' bellezza.
Anonimo R
Quindi anche tu leggevi "Repubblica" ....
EliminaRimango sempre a bocca aperta quando ti leggo....
RispondiEliminane approfitto per un consulto oracolare, visto che tutti questi riferimenti alla cultura romana mi hanno ricordato che avevo da un po' in programma di leggermi qualche storico del tempo. Dei poeti latini ho già fatto una scorpacciata ma per quanto riguarda la storiografia sono quasi a digiuno. Avresti qualche opera da consigliarmi per cominciare? Stavo pensando alle Vite dei Cesari di Svetonio, ma non mi muovo senza prima un tuo parere.
Comincia col pettegolo Svetonio, poi dirotta su Tacito, quindi annoiati con Tito Livio, risali con Ammiano Marcellino.
EliminaGrazie delle dritte! Bene allora parto da quella comare di Svetonio per stuzzicare il palato:D
Eliminabello tutto. Mi piace tantissimo Adriano 5 aprile.
RispondiEliminaGrazie!
EliminaTorno brevemente a partecipare a questo gioco dei commenti, che poi rischia e infine diventa un avvicendarsi di sfoghi personali, con una certa leggerezza, solo per dire che sono completamente d'accordo su tutto...certo devo dire il ragazzetto mi ha lasciato spaesato, quella "ef" è un pò troppo anche per me che sono cresciuto in mezzo al proliferare di tutto questo...E certo questo è un paese che ha rinunciato a se stesso, ebbene sì, ha rinunciato alla festa, ha rinunciato a tutto. Destri e sinistri peccano dello stesso male, sono dei malati terminali tenuti in vita da queste basse tensioni di feticci alimentati da striscia la barisha e le iene, ma l'elettroencefalogramma è piatto...ho avuto modo di vedere da vicino dei sinistri, tanto da poter completare la nostra beneamata enciclopedia un giorno caro Alceste, il tratto comune del sinistro è che egli ammette ammette ma poi arrivato al limite va in tilt, se si toccano parole chiave va in subbuglio comincia a straparlare strilla si dimena, il tratto comune poi che lo lega al destrorsio della peggior specie è proprio quello della ricerca del nemico in persona, del malvagio del demonio, esattamente come i destri col Negro lo Zingaro l'Arabo, nessuno supera i sinistri, beninteso, che col Berlusca hanno dato fondo a tutta la loro idiozia, ritrovandosi poi a replicare lo schema ad eternam, non solo con Salvini ma con chiunque sia puntato dalla loro fronda egalitaria. Ne ho avuto esempio con un mitomane dei giorni nostri, un bel "fiodena" che milita però verso destra e ha l'abitudine (invero abbastanza diffusa a queste latitudini) di non pagare i lavoratori, la stupidità con cui i sinistri affrontano questo personaggio è più unica che rara, quando c'è da ridurre qualcuno al demonio risalito in terra questi scemi di guerra perdono completamente il lume. D'altra parte se c'è una cosa che non sopporto della frangia destra post-moderna (cioè quella che ha decretato la morte della vera destra) è proprio il continuo avvicendarsi di questi self-made man, sostanzialmente dei pallonari mitomani che dal loro Ego strabordante si permettono di dare consigli di vita a destra e a manca rivendicando una vita non si sa bene come più vissuta e più intensa della tua, povero sfigato, che magari senti solo il bisogno intimo di sparare meno balle, in fin dei conti vige sempre la retorica del fesso e qui si capisce perchè Berlusconi ha tenuto banco per tutti questi anni. Uno che ha preso a calci in culo sia l'Italia pievana che rivoluzionaria con una sola piedata, ben assestata. Ma qui non discuto la storia del nostro paese, per carità, il problema è che ilo personaggio ha fatto scuola, o comunque ha sdoganato una maniera già esistente di porsi e piazzarsi che è oltremodo fastidiosa ingombrante estenuante. E dall'altra parte invece di fare spallucce e continuare a lavorare si prende il pupazzetto del satanasso di turno e ci si gioca al teatro dei pupi. Sono due facce della stessa medaglia. Ma bisogna buttare la medaglia, ovvero tutto er cucuzzaro, altrimenti non ci siamo. E lo sfogo personale lo termino qui per non tediare oltremodo.
RispondiEliminaEntrambi rispondono a stimoli più che ragionamenti. La sinistra, inutile parlarne, la destra ora candida Caio Giulio Cesare Mussolini: ho detto tutto.
EliminaOhibo! Questa non la sapevo...
EliminaCaro Sitka,
Eliminasono d'accordo con te sul "gioco dei commenti", dal quale non sono immune: in qualche precedente avevo parlato di "péché de vieillesse"! Però ti pregherei
di non smettere perché quasi sempre i tuoi sono pertinenti ed a me piacciono, come in questo caso: il nostro colto e acuto ospite Alceste (i cui scritti incomparabili sono il motivo principale per cui frequento questo blog) gentilmente ce lo permette e noi gliene siamo grati. E poi più s'invecchia e più si scopre la noia e l'inconcludenza di tanti che ti circondano, o ti hanno circondato, nel tuo vissuto pluriennale, tanto da considerarsi un "educato estraneo":sicché scoprire che anche qualcun altro vede il mondo come te ti fa sentire meno solo.
Penso di aver capito chi è il "fiodena" a cui ti riferisci, ma non farò nomi!
Un cordiale saluto.
Hermannus Contractus
Ti ringrazio Hermannus. No niente nomi per carità! I commenti di questo blog spesso sono interessantissimi, io però non sono sempre in vena, poi spesso come in questo caso ho veramente poco quando non niente da aggiungere.
EliminaPersonalmente è l'unico blog di contro informazione, per così dire, che leggo ancora volentieri.
Alceste ha l'apprezzabile quanto raro dono della sintesi e ha riassunto il mio pensiero in quattro parole come vedi.
Altro video stra-top.
RispondiEliminaIl presente è il risultato di una lotta ferocissima, per la maggior parte segreta ma talvolta palese (in questo caso sempre mistificata), tra due forze telluriche.
Un ringraziamento al canale youtube IL DECIMO TORO
https://www.youtube.com/watch?v=lRgRviGLxCs
Anonimo R
Caro Alceste,
RispondiEliminaparole sacre le tue! A cui e' inutile aggiungere commenti, cosi' vicine alla verita' che...lasciano senza parole!
Stavolta devo dire: tu parlare tanto e fare anche tanto. Quasi fare paura da quanta verita' riesci a condensare.
Forza Alceste, sento che ti stai avvicinando all'oltre orizzonte, stai per valicare quel confine tra la valle di lacrime de noantri e il respiro universale della vita, fosse mai che ci trascini su con te.
Tra l'altro ho letto solo ora il tuo "Prepararsi alla morte" del 2016 e devo dire che gia' allora eri veggente.
Anche io credo che l'ondata di nichilismo che si sta abbattendo sull'umanita' sia inarrestabile. Addirittura credo che a provare a fermarla ci facciamo solo del male e ci finiamo dentro. Non ci si puo' opporre a una forza simile, sono giunta alla conclusione che e' meglio farla passare prima possibile, piu' veloce possibile. L'unica cosa che posso fare nel mio piccolo e' evitarla. Non darle nutrimento, cercare di non mettermi nella sua traiettoria e lasciare che travolga tutto aspettando che si ritiri. Solo allora usciro' dal mio bunker, se il destino vorra' che non venga spazzato via anche quello.
Un caro saluto,
Ise
La migliore tattica è quella di Kagemusha: "Non muoversi". Più ti muovi più ci rimani dentro. Quando il falso Kagemusha si è mosso ha distrutto un impero.
EliminaQuello che mi sconvolge è che non ho alcuna difficoltà a dare un volto a colui che pronunzia "martino vu" (invero ne ho conosciuti molti capaci di ciò), e forse nemmeno tanta a dare un volto a chi pronunzia ci a "ef" (ne ho conosciuti molti meno ma concordo, meglio di si ei ef). È il fare combaciare le due facce che mi riesce agghiacciante e ignoto...ma del resto ormai ho sentito di tutto...udito con le mie orecchie romani dire che Milano è bella...che sia l'inizio della fine?
RispondiEliminaSe i Romani dicono che Milano è bella la prima tromba del Giudizio è suonata.
EliminaTu non hai idea di cosa scrivano le persone ... non gli ignoranti, nemmeno gli incolti. Parlo di esseri umani, Italiani, con un diploma e una laurea, persino di professionisti ... oggi, a esempio, un avvocato sussiegoso mi ha scritto "budjet".
"La plebe colta o ignorante nulla conta" direbbe Jacob Rothschild "perché io so io e
RispondiEliminavoi nun siete..."
Pino
Se è colta non è plebe. Il problema è trovarla questa plebe colta ...
EliminaIo no creto... Antonio Meucci, Pierluigi Ighina, Nikola Tesla, i primi tre
Eliminache mi vengono in mente.
Pino
Oggi a Casal Bruciato (periferia di Roma) una famiglia italiana ha occupato la casa popolare che la sindachessa 5 stalle di Roma aveva assegnato agli zingari. Almeno il popolino ci prova, in modo sguaiato, ma ci prova. Fanno male Alceste?
RispondiEliminaIl popolino andrà dove lo manderanno.
EliminaQui serve una elite opposta.
Su case popolari e affini, poi, andrei cauto visto che occupazioni e disoccupazioni sono gestite solidalmente da criminalità e partiti (come la foto principe di Mafia Capitale lascia chiaramente intendere).
Oibo', io penso invece che dobbiamo incazzarci ed agire, ognuno a modo suo, magari riscoprendo il valore dell'azione politica e religiosa. Il popolino non e' poi totalmente stupido. Certo, sara' durissima ma non vedo alternative. Ad aspettare nascosti come topi la tempesta finiremo come i greci.
RispondiEliminaDraghi for president?
https://youtu.be/Zz5A884mWxU
Nel frattempo i francescani sconfiggono le menzogne di antipapa Francesco.
https://youtu.be/8X-wpIQbp1Q
Anonimo R
https://youtu.be/CnUXH4PkI30
RispondiEliminaLe zecche iniziano di nuovo a scendere in piazza: facciamolo anche noi!
Anonimo R
Il fascismo è civiltà, la lega e solo merda neoliberista:
RispondiEliminahttps://www.google.com/amp/s/amp.today.it/citta/bimba-mensa-scuola-tonno-cracker-minerbe-verona.html
Pino
Colgo la sua "butade" caro Pino, e, spigolando tra i commenti di Fratellovlad (Brothervlad) all'articolo:
Eliminahttps://www.maurizioblondet.it/loro-possono/
del grande Blondet rubo:
"Furono trecentocinquanta gli ebrei che parteciparono alla marcia su Roma e ben settecentoquarantasei erano iscritti in parte ai Fasci Italiani di Combattimento ed in parte all'Associazione Nazionalista Italiana che nel 1923 si fonderà con il Partito Nazionale Fascista.
Nel quinquennio che va da 1928 al 1933 furono 4.920 (circa il 10% della popolazione ebraica italiana totale) gli ebrei che decisero di iscriversi al partito fascista."
Muy intressante.
Alvaro Uguccione Muliebre de la Cantabria, hermano de Pepito Uguccione Muliebre...
E quindi?
EliminaCose interessanti. Che non conoscevo cosi' precisamente. Le ho semplicemente girate senza giudizio o pensiero. Nel mentre rilevo che i Lerner, i Mentana ecc. strillano al "fassista" con sempre piu' insistenza. Magari caro Anonimo, la storia e' piu' complessa di come i professionisti delle propaganda ce la raccontano.
EliminaE quindi, quindi!
Anonimo R
E quindi 2
EliminaCi metta caro Anonimo solo per citare un esempio e continuare l'amena riflessione, l'ultima affermazione profferita da Di Maio: "la Lega si allea alle europee con partiti che negano l'olocausto". Ovviamente questi partiti negazionisti a cui la Lega si allea sarebbero di destra, quindi "fassisti" per direttissima, quindi antiebrei per associazione.
Poi scopri che molti ebrei fondarono il fascismo. Interessante, non crede? Magari qualcosa non torna nei ragionamenti di Di Maio, del mainstream e nella "narrazione" spacciata al popolo.
Daje ar fassista e al nasista! Basta che non salti mai fuori la verita'!
Cosi', per amore di conoscenza.
Si accettano smentite, precisazioni, critiche, approfondimenti, revisioni ecc.
Un caro saluto.
Anonimo R
Avesse detto il terzo reich
Eliminane sarei rimasto stupito,
queste sono le solite non notizie che il troppo amato
Blondet sparge contro il
disciolto PNF, il meridione, Roma e la sua storia, e infine l'unità d'Italia, vorrei scrivere di più ma essendo ospite mi
astengo.
Buona serata
Pino
Ho riportato il commento di un lettore ad un breve articolo, pubblicato su Blondet, sulle destre israeliane che, pare a questo punto, si definiscano "orgogliosamente fasciste". Tale commento (da me semplicemente e papal papale riportato) e' in accordo con altre informazioni a cui nel passato ho attinto.
EliminaGrazie comunque per la precisazione Pino: verifichero' ed approfondiro'.
Sta di fatto che sta isteria del "fassista", strombazzata ignorantemente, senza senso e a reti unificate soprattutto da certi personaggi, ha rotto le palle!
Su quante cose la storiografia ufficiale mente o non dice? Puo' anche venire il dubbio che alla fine il fascismo (ed il nazional socialismo) faccia paura in quanto portatore di una visione economica antitetica a quella applicata in occidende dopo la seconda guerra mondiale. Visione economica che, purtroppo e bestemmia per gli economisti tra tre palle e un soldo che da decenni vessano e distruggono a comando le nostre vite, funzio' cosi' bene al tempo da portare l'Italia (e la Germania) fuori da una crisi spaventosa mondiale creata ad arte da Wall Street (i Mercati?). Tale visione economica (fascista e nazional socialista) aveva come fulcro centrale la nazionalizzazione delle banche centrali, il baratto negli scambi internazionali e una politica interna di piena occupazione attraverso colossali opere pubbliche, possibile solo con il controllo nazionale dell'emissione monetaria. Infine una grande attenzione verso la demografia nazionale. Oggi per risollevare l'Italia serve un deficit di bilancio del 10% e non del 2,1% o giu' di li come l'Europa, l'euro, Draghi, la Merkel (la Merkel????) ecc impongono. Ma come puoi farlo tale deficit in una gabbia che ha come sbarre verticali l'Unione Europea ed orrizzontali l'Euro?
Gratta gratta, vien da pensare che la demonizzazione post bellica del fascismo abbia ben poco a che vedere con faccende politiche o belliche o razziali: molto con faccende economiche e monetarie. Non sara' mica caro Pino cosi' anche oggi? Perche' accanto agli strilli "fassisti", oggi corre voce che presto Draghi calera' in Italy come il lanzicanecco?
Vien voglia, ad un comune cittadino come me, di approfondire il fascismo, soprattutto nella sua visione in tema di economia e di Stato, ed anche di incuriosirsi a certi commenti.
Cordiali saluti.
Anonimo R
Chi sfida l'Impero o semplicemente vuole rimanere indipendente da esso viene spazzato via,
Eliminavedasi Serbia, Iraq, Afganistan, Libia, Somalia,
Yemen, hanno cercato di proseguire con la Siria ma gli è andata male cercano di fare lo stesso in Venezuela, e forse dopo le elezioni in Israele troveranno una scusa per attaccare l'Iran.
Chi si oppone all'Impero rischia grosso e la regola
vale anche per i singoli individui anche se perfetti
sconosciuti prima ti avvertono e qui i modi sono
molteplici: uno strano furto in casa, il furto o il danneggiamento della tua
auto, posizionamento presso
la tua abitazione di dispositivi psicotronici che provocano vari disturbi, stalking burocratico, un figlio che
inizia a far uso di droghe,
ecc. E infine avvengono incidenti, sparizioni, malattie in persone prima sanissime, "suicidi", infarti o ictus improvvisi.
Eccone uno delle centinaia
che avvengono in Italia:
https://www.google.com/url?sa=t&source=web&rct=j&url=https://m.youtube.com/watch%3Fv%3DWvX9jB0uQxk&ved=0ahUKEwjngvKfhcXhAhXHJFAKHYFGB0sQo7QBCCEwAg&usg=AOvVaw31J13tOzMFcRKzbZUnWtm_
Pino
Dear Sir Pino... here is the truth!
EliminaWelcome on board,
and enjoy your trip with the Vampire State Inc Corp!
Ise
Proprio ieri mi è arrivata
Eliminauna lettera dell'agenzia delle entrate (colei che
ha preso il posto di Equitalia), è dal 2011 che
mi molestano questi vampiri
ma da me hanno poco da succhiare, si attende con trepidazione ( mamma mia che paura) che una volta al potere i tecnocrati o i loro servetti sotto forma di partiti instaurino il
carcere per chi non paga debiti o multe.
Perdonate se sbaglio i congiuntivi o metto le virgole dove non vanno,
anche io ho preso la laurea
a Tirana.
Pino
Mon Dieu: Antoine Deborde segnala questo video "debordant" (con la "r" moscia).
EliminaSi salvi chi puo!
https://youtu.be/Sm4KUt3nXgA
Antoine Debord in arte Uguccione Almodovar da Camelot, Cavalier Servente del nobile decaduto (e deceduto) Augustus Uguccione Fittipaldi Von Panzer
PS: la realta' supera perfino la farsesca parabola degli Uguccione Schiavoni della Serenissima.
Mon Dieu, si salvi(ni) chi puo'! Magari e' solo uno scherzo di cattivo gusto. Meglio non agitarsi troppo.
Sarei ben felice di agire, ma occorrono delle premesse, altrimenti e' come lanciarsi al macello.
RispondiElimina"Loro" e tutti quelli che hanno coinvolto nel dominio globale, sinistrosi e non, sono comunque lanciati verso la loro stessa dissoluzione, con o senza di noi.
Il problema poi ora secondo me non e' piu' solo la massa di persone 'risvegliate' o meno. Il problema a monte e' l'enorme sproporzione di mezzi a disposizione, da quando e' sopraggiunta la tecnologia che ci ha resi dipendenti (insieme al denaro, vecchia arma ancora efficiente).
Ormai non possiamo piu' comunicare o muoverci senza essere rintracciabili. Pero' non disponiamo di nessun'arma pericolosa (eccetto la nostra coscienza). Coloro con i quali dovremmo incazzarci hanno invece la situazione contraria. Ci possono far fuori pigiando un bottoncino o chiudendo un rubinetto in qualsiasi momento (e non hanno piu' una coscienza!). Ci andremmo a suicidare e basta.
Meglio darsi alla macchia e vivere al meglio che si puo', magari unendosi con chi e' disposto a fare lo stesso.
Alternativamente, un bel black out globale, fine dell'era digitale... ci permetterebbe forse di combattere ad armi pari, se si sopravvive e se si riesce a mettersi d'accordo!
Ise
E mentre noi magari siamo distratti nelle scaramucce, l'agenda continua il suo corso inarrestabile...
RispondiElimina"Io mi identifico in una persona intersex..." dicono le sirene nel video.
Miii...pure l'intersex ora dobbiamo studiare a scuola per capire cosa sia questa novita'! Io vorrei davvero che ci fosse un black out, almeno questi video non circolerebbero piu'.
https://neovitruvian.wordpress.com/2019/04/04/un-nuovo-video-di-teen-vogue-afferma-lidea-che-il-corpo-e-maschile-o-femminile-e-completamente-sbagliata/
Ed ecco che al problema se ne aggiunge un altro e poi ancora uno finche' nessuno e' piu' in grado di capire qual'e' il problema, men che meno la soluzione!
Invece il problema e' semplice: sono tutti fora di testa. Ma questo neanche Freud avrebbe potuto dirlo loro perche' lui fu il primo, il pioniere!
Ise
Se mai un poeta ha un obbligo verso la società, è quello di scrivere bene. Essendo in minoranza, non ha altra scelta. Venendo meno a questo dovere, scivola nell’oblio. La società, d’altra parte, non ha alcun obbligo verso il poeta. La società, maggioranza per definizione, presume di avere altre opzioni che non leggere versi, per quanto ben scritti. Ma se trascura di leggere versi rischia di scivolare a quel livello di eloquio al quale una società diventa facile preda di un demagogo o di un tiranno. Questo è, per la società, l’equivalente dell’oblio: un tiranno, naturalmente, può tentare di salvare i propri sudditi con qualche spettacolare bagno di sangue.
RispondiEliminaIosif Brodskij, Fuga da Bisanzio
Sono seduto in una delle bettole
della Cinquantaduesima strada*
incerto e spaventato
mentre scadono le astute speranze
d’un decennio basso e disonesto:
onde d’ira e paura
circolano per le luminose
e oscurate contrade della terra,
a ossessionare le nostre vite private;
l’indicibile odore della morte
offende la notte di settembre.
Meticolosa erudizione può
esumare l’offesa tutta intera che,
da Lutero ad oggi
ha spinto una cultura alla pazzia,
scoprire quello che successe a Linz**,
che smisurata imago fabbricò
un dio psicopatico:
io e il pubblico sappiamo
ciò che ogni bambino impara a scuola,
coloro a cui male è fatto,
male faranno in cambio.
L’esiliato Tucidide sapeva
tutto quello che può dire un discorso
sulla Democrazia***,
e quello che fanno i dittatori,
le sciocchezze senili che pronunciano
a un apatico sepolcro;
egli analizzò tutto nel suo libro,
la ragione messa al bando,
la sofferenza che si fa abitudine,
malgoverno e angoscia:
tutto questo ci è inflitto un’altra volta.
In quest’aria neutrale
dove ciechi grattacieli usano
tutta la loro altezza a proclamare
il vigore dell’Uomo Collettivo,
ogni lingua versa a gara
la sua scusa vana:
ma chi può vivere a lungo
in un sogno euforico;
guardano dallo specchio in fissità
il volto dell’imperialismo
e il sopruso internazionale.
Visi lungo il bancone
s’aggrappano al loro giorno medio:
le luci non devono mai spegnersi,
la musica deve continuare,
tutte le convenzioni cospirano
perché questa fortezza assuma in sé
l’arredamento di casa;
affinché non si veda dove siamo,
perduti in un bosco di fantasmi,
bambini paurosi della notte,
che non sono mai stati allegri o buoni.
La più ventosa roba militante
che Importanti Personaggi strillano
è meno rozza di quel che vogliamo:
ciò che Nijinsky impazzito scrisse
su Diaghilev****
è vero per il cuore più normale;
perché l’errore innato nelle ossa
di ogni donna e ogni uomo
bramare quel che non può avere,
non già l’amore universale,
bensì d’essere amato lui solo.
Dalla conservatrice oscurità
verso la vita etica
arrivano gli ottusi pendolari,
ripetendo il voto mattutino:
“Voglio essere fedele a mia moglie,
m’impegnerò di più sul lavoro”,
e i governanti inetti si svegliano
riprendendo il loro gioco obbligato:
chi può liberarli adesso,
chi può arrivare ai sordi,
chi può parlare per i muti?
Tutto quello che ho è una voce
che smuova la menzogna nascosta,
la menzogna romantica annidata nel cervello
del sensuale uomo della strada
e la menzogna dell’Autorità
i cui palazzi palpano il cielo:
non c’è una cosa chiamata Stato
e nessuno esiste mai da solo;
la fame non consente scelta
al cittadino o alla polizia;
dobbiamo amarci l’un l’altro o morire.
Indifeso sotto la notte
il nostro mondo giace inebetito;
eppure, sparsi dappertutto,
ironici punti di luce
lampeggiano là dove i Giusti
si scambiano i loro messaggi:
oh, che io possa, composto come loro
d’Eros e di polvere,
assediato dalla medesima
negazione e disperazione,
mostrare una fiamma che afferma.
W. H. Auden, 1° settembre 1939
Standing Ovation! Grande Giuseppe.
EliminaPino
Supendo Giuseppe, si sentiva la tua mancanza, con queste citazioni ti sei riabilitato ai miei occhi, un pò mi eri cascato sotto i tacchi, dopo quell'inusitato totale sostegno al simpaticissimo Anonimo R che sbertucciava un'innocente Ise solo perchè donna.
RispondiEliminaAlceste, non tarti troppe pene, il grosso degli americani scriverebbe budjet.
Come sempre Pushkin lei mistifica e confonde, goffamente pure. Evidentemente colsi troppo nel segno.
RispondiEliminaDa quando la donna entro' nell'agone maschile, non puo' piu' dirsi "sesso debole" o "innocente" o stronzate simili. Lei Pushkin, evidentemente, non ha idea di cosa sia "la donna".
Non saro' io a colmare tale sua lacuna.
Con simpatia
Anonimo R
"Donne, donne eterni dei...chi vi arriva, chi vi arriva a indovinar..." (Rossini. "Il barbiere di Siviglia" - Figaro
Eliminavs Rosina).
All'alba dei 78 anni mi accorgo che la mia idea di cosa sia la "donna" si riassume in quanto sopra! Ho navigato per futto questo tempo alla cieca!
Hermannus Contractus
Sono seduto in una delle bettole
RispondiEliminadella Cinquantaduesima strada*
incerto e spaventato
mentre scadono le astute speranze
d’un decennio basso e disonesto:
onde d’ira e paura
circolano per le luminose
e oscurate contrade della terra,
a ossessionare le nostre vite private;
l’indicibile odore della morte
offende la notte di settembre.
Meticolosa erudizione può
esumare l’offesa tutta intera che,
da Lutero ad oggi
ha spinto una cultura alla pazzia,
scoprire quello che successe a Linz**,
che smisurata imago fabbricò
un dio psicopatico:
io e il pubblico sappiamo
ciò che ogni bambino impara a scuola,
coloro a cui male è fatto,
male faranno in cambio.
L’esiliato Tucidide sapeva
tutto quello che può dire un discorso
sulla Democrazia***,
e quello che fanno i dittatori,
le sciocchezze senili che pronunciano
a un apatico sepolcro;
egli analizzò tutto nel suo libro,
la ragione messa al bando,
la sofferenza che si fa abitudine,
malgoverno e angoscia:
tutto questo ci è inflitto un’altra volta.
In quest’aria neutrale
dove ciechi grattacieli usano
tutta la loro altezza a proclamare
il vigore dell’Uomo Collettivo,
ogni lingua versa a gara
la sua scusa vana:
ma chi può vivere a lungo
in un sogno euforico;
guardano dallo specchio in fissità
il volto dell’imperialismo
e il sopruso internazionale.
Visi lungo il bancone
s’aggrappano al loro giorno medio:
le luci non devono mai spegnersi,
la musica deve continuare,
tutte le convenzioni cospirano
perché questa fortezza assuma in sé
l’arredamento di casa;
affinché non si veda dove siamo,
perduti in un bosco di fantasmi,
bambini paurosi della notte,
che non sono mai stati allegri o buoni.
La più ventosa roba militante
che Importanti Personaggi strillano
è meno rozza di quel che vogliamo:
ciò che Nijinsky impazzito scrisse
su Diaghilev****