07 giugno 2022

Vincitori e vinti

Roma, 6 giugno 2022

La storia universale dell’umanità congiura fisicamente alla catastrofe.
In tale irresistibile discesa all’inferno, che non vanta nessuno spettatore esterno, nemmeno un dio minore che rida al comico divincolarsi degli ultimi giorni, alcuni vantano persino l’improntitudine di sentirsi migliori: gli ultimi prodotti del Creato, i vincitori, il frutto maturo ed estremo di una evoluzione benigna che ha sconfitto l’oscurità di centinaia di migliaia di anni.
Tali vincitori, che non hanno patria politica e partitica, sono i progressisti, la più ridicola feccia che la civiltà a due zampe abbia mai prodotto.
Un progressista si riconosce subito: la sua fede nell’esser migliore, completo e avanzato rispetto a coloro che l'hanno preceduto è, appunto, una fede: incrollabile, mai esitante, senza interrogazioni. Limpida e inconfutabile come il sole che sorge all’alba. Un tizio bisunto con le scarpe da ginnastica, in sella a un motorino scoppiettante, con una borsa frigo sulle spalle crede davvero (con naturalezza priva di dubbi: “Ovvio! Come si può mettere in dubbio una cosa del genere?”), ch’egli abbia un’esistenza di gran lunga più piena dello schiavo di Cicerone o Catone. Quando invece, come ebbi a scrivere su Pauperclass un centinaio di anni fa, lo schiavo romano vantava diritti, come il pane e l’alloggio, che il citrullo motorizzato mai si vedrà riconosciuti: non dal padrone, che non ha poiché egli si crede libero, ma da Colui che gli si china davanti con sadismo compassionevole. Il sindaco di Milano, invece, o quello di Roma, o la pletora di assessori che gli tengono inutilmente bordone, credono davvero (con naturalezza priva di dubbi: “Ovvio! Come si può mettere in dubbio una cosa del genere?”), d’esser più progrediti e intelligenti del più stupido pretore repubblicano romano; così come Matteo Bassetti si crederà assai più scaltro e tecnicamente smart d’un venditore di olive in salamoia al mercato di Salonicco nel 234 a.C. È il contrario, l’evidenza lo grida ogni giorno a piena gola, ma loro non lo sanno.
Anche Burioni o Bagnai hanno una fede indiscussa in sé stessi: il primo ha un microscopio nucleare, il secondo le affilatissime armi dell’analisi macroeconomica: Bertoldo, però, quello che si firma con la x, se aizzato a singolar tenzone contro di loro, li metterebbe nel sacco in quattro e quattr’otto.
Ogni epoca ha i propri vincitori e i propri vinti.
I vincitori della nostra ultima età sono dei vermi che non vale nemmeno la pena di confutare.
La storia umana è il racconto di un disfacimento, questo sì, progressivo.
I migliori e più accorti elementi della razza umana hanno cercato di impedire la catabasi all’inferno, creando temporanee oasi e requie alla disfatta, ma oggi sono segnati all’indice, ridicolizzati, disprezzati.
L’accelerazione di questi ultimi decenni ha, però, qualcosa di laido e vischioso che provoca l’istintiva repulsione delle poche anime senzienti ancora in vita. È davvero il cupio dissolvi, il desiderio di autodistruzione.
Ed ecco la vincitrice:

L’italiana Giulia Pession vince le Olimpiadi di Filosofia: ‘Grandissima emozione, ma ora testa alla Maturità’. … Diciannovenne di Saint-Christophe, è stata premiata per la sua traccia (in inglese) su un frammento di Eraclito. L’anno prossimo studierà a Londra … Quasi sulla scia dei trionfi di Tokyo 2020, l’Italia non smette di accumulare medaglie d’oro a cinque cerchi ... Questa volta … ad aggiudicarsi a Lisbona le Olimpiadi Internazionali di Filosofia è stata la 19enne Giulia Pession, allieva della III B del Liceo Classico XXVI Febbraio di Aosta … Residente a Saint-Christophe, la studentessa si è classificata al primo posto … Quattro le tracce incluse nella prova, da svolgere obbligatoriamente in una lingua diversa da quella materna: un frammento di Eraclito, un brano di Kant tratto dalla Critica del Giudizio, un altro di Hannah Arendt da La banalità del male e una citazione del filosofo cinese Laozi. Giulia ha optato per il frammento di Eraclito, che recitava: ‘Sebbene ci sia un logos comune, la maggior parte delle persone vive come se avesse un pensiero proprio’. Una scelta rivelatasi vincente: ‘Nel mio elaborato in inglese … ho in parte contestato questa idea di una natura comune a tutti, sostenendo che le persone hanno pensieri diversi proprio perché sono diverse l’una dall’altra. Ciò che più conta, semmai, è che ogni pensiero sia organizzato in maniera logica e sostenuto da solide argomentazioni’”.
 
A quei quattro poveretti che seguono il blog non ho certo da spiegare nulla. Credo siano psicologi provetti, oramai, abili a riconoscere le stimmate della depravazione globalizzatrice da subito.
La filosofa vive a Saint-Cristophe, in Svizzera praticamente, terra del nulla. La Svizzera e l’Olanda furono le incubatrici dei rivoluzionari ottocenteschi. Al calduccio della libertà di espressione, ordirono le stupidaggini più devastanti. La Svizzera l’ho sempre identificata con gli orologi a cucù benché abbia poco a che fare con quello sciocco manufatto. Colpa di Orson Welles che in un filmetto espresse giudizi definitivi a proposito di tale entità nazionale - film che ogni diciannovenne presente e futuro ignorerà. In compenso a Saint-Cristophe praticano - caso unico al mondo - tutti gli sport tradizionali di quella plaga felice: fiolet, palet, tsan e rebatta.
Il trattatello che ha dato sulla voce a Eraclito, ci tiene a sottolineare “Il Corriere”, con un moto di orgasmo, è stato esteso obbligatoriamente in lingua diversa da quella materna. La lingua diversa da quella materna è, come ci informa la filosofa, l’inglese. D’altra parte ella rende noto che studierà a Londra: non a Palermo, Firenze, Napoli o Sessa Aurunca: a Londra, terra innaffiata da diserbante culturale sin dal fatidico 1666.
Pare che nella confutazione la Pession abbia contestato il Logos come  natura comune di tutti. Le persone, infatti - viva la libertà - hanno pensieri diversi perché sono diverse. Il tizio del Gay Pride che se ne va in giro nudo con una bandiera arcobaleno infilata su per il culo ha, infatti, idee diverse dalle mie. Quale logos ci tiene assieme? Non solo per la mia renitenza a infilarmi qualcosa su per il culo, ma anche perché gli interessi che allietano la mia vita sono alieni ai suoi. Il caso vuole che, mentre il tizio orgoglioso se ne andava sbandierando la libertà in skateboard dimenando le natiche, io fossi immerso nella lettura del De arte venandi cum avibus (L’arte di cacciare con gli uccelli) estesa da Federico II nel primo quarto del Dugento. Ci risiamo, dirà qualche lettore di https://comedonchisciotte.org/ e https://www.byoblu.com/, i siti di opposizione controinformativa, riecco lo snob che non ci fa capire niente nei suoi scritti! Ma che vuol dire, che è più intelligente di noi? Noi traduciamo i saggi inglesi, quelli di unz.com, vogliamo sapere! Il cambio rublo-tallero come si configura in quel grafico? E Mike Whitney come la pensa, eh? Queste le cose importanti! Ma Alceste, in quanto sconfitto, non vuole dimostrare nulla. Il sottoscritto legge Federico II perché ha notato che alcuni toponimi romani del suburbio fan riferimento all’allevamento dei volatili o all’ammaestramento degli uccelli da preda: Palombarolum, Monte del Nibbio, Valle Palomba, Cecanibbio, Cornazzano. All’altro tizio piace andare in giro a dimenare la libertà con le chiappe. Ad altri piace leggere l’inutile Whitney. Capite? Quale logos ci lega? Abbiamo tutti la stessa dignità, secondo la Pession. Non v’è gerarchia, non esiste una sapienza superiore, Eraclito può essere sbugiardato come un coglione qualsiasi, Paganini ha la stessa rilevanza di un tipo da talent show (per me è bravo quello, Paganini mi fa venire la cefalea!), Rothko e Schifano son pari al Beato Angelico (è l’idea che conta! l’espressività!), il Flaubert de L’educazione sentimentale al Baricco di Seta.
 
Gli Antichi circonfondevano i pensatori maggiori di un’aura sacra: avvicinarsi ad Aristotele si poteva, certo, ma con mille cautele. Dominava un’aristocrazia del pensiero. Giustamente. Le conquiste dei maggiori vanno preservate dai teppisti.

E ora invece? Ora ognuno ha idee proprie, perché no? Purché solidamente dimostrate, dice la Pession. Da chi? Ma dalla centrale polcorretta di attestazione virtuosa. Una cornucopia che non ha un attimo di posa; da essa sgorga la conoscenza vera, equanime … in spiccioli, purtroppo, ma sempre soldi sono … il portabandiera anale, a esempio, ha dignità pari alla mia, ma le sue idee incontrano, per così dire, una tangente intellettuale molto più avanzata della mia. Son certificate - da subito - come più giuste, libere, aperte. C’hanno il bollino blu e arcobaleno. Vincono, insomma, come il re di briscola contro una scartina. E però, formalmente: stessa dignità ... che noi siamo una democrazia pluralista et cetera et cetera. Ci si capisce?
La conoscenza è disintegrata, parcellizzata, ridicolizzata; l’aristocrazia cede il passo a una democrazia livellatrice foriera di ignoranza catastrofica. La perversione, per ciò stesso, è un’idea come un’altra, ma in fondo più accettabile di quelle tradizionali. Fra Ortega y Gasset e la Pession vincerà sempre la seconda, Londra, intesa come incarnazione del nichilismo universale, lo vuole. Si neghi l’albero tradizionale, l’asse del mondo, il centro di gravità permanente, si squaderni alfine l’unità della sapienza, la coerenza della tradizione … si accetti, perciò, con gioia disperante, il naufragio estremo, il solipsismo elevato a regola, lo sfracellamento della razionalità, il carnevale h24 della logica ove più non alberga la ritenutezza, la pudicizia, la cautela, il rispetto del creato - di ciò che è stato creato per nostra salvaguardia. Una cosa vale l’altra … uno vale uno … livelliamo le asperità, i dossi, le montagne … riduciamo tutto a un deserto assolato ove non vi è nessuna altezza a recare ombra … è la democrazia totale e totalizzante, quella che rende anonimi … si comprende, infine, la questione del doppio cognome … Questo è un progetto, un’utopia … voluta, perseguita nei secoli … ve lo voglio urlare in faccia: capite o no che stiamo morendo? Uno cosa vale l’altra e tutto non vale niente! Un eterno presente in un deserto sconfinato! Senza rimedio! Senza scampo! Ecco perché hanno abolito le altezze, l’aristocrazia, la differenza, la terza pagina dai giornali, la storia, la filosofia! Perché uno vale uno, cioè un bel cazzo di niente! E a chi dichiara questo in nome della libertà regalano pure medaglie olimpiche! L’inferno in terra! Chi ci può salvare? Chiunque crei disparità, nuovi equilibri, definizione. La bellezza, a esempio, in quanto antidemocratica, e riallacciantesi a un logos, è una chiave per comprendere e reagire! Il trattato di falconeria di Federico II è veleno per questi esseri abominevoli! Sapete chi rese famoso il termine “nichilista”? Ivan Turgenev in Padri e figli quando fa esclamare a Bazarov: “Un nichilista è un uomo che non si inchina dinnanzi a nessuna autorità, che non presta fede a nessun principio, da qualsiasi rispetto tale principio sia circondato”.

Ecco i vincitori, ecco perché elemosino tozzi di pan secco da una vita, ecco perché si viene sopravanzati da cretini e leccaculo, specie da quelli alternativi, i più cretini e leccaculo di tutti! E ve la danno pure a bere: noi siamo contro! Non avete letto la traduzione di Mike Whitney? Come no, certo … nelle pieghe c’era affermato, in perfetto inglese digitale, quanto siete coglioni.

Abbiamo la vincitrice, ora passiamo alla sconfitta. La chiameremo Eleonora. Eleonora ha studiato con passione per tutta la vita archeologia classica. Credo abbia dedicato monografie persino agli scavi in piazza del Santo Uffizio ove si ritrovò il muro del circo di Nerone (la basilica di San Pietro fu edificata in luogo del circo imperiale; l’obelisco vaticano vien di lì). La nostra ha avuto recentemente  una profonda crisi di rigetto; dell’anima e anche del corpo: è schifata, par di capire, proprio dall’archeologia classica. Non ne vuole più sapere. Sta vendendo tutta la biblioteca, si dedicherà ad altro, solo a vedere un’epigrafe le si rivoltano le budella. Lanciani, Coarelli … tutto al macero. “E se ritornasse l’antica passione?”, le dico. “Me ne vado in biblioteca o scarico i testi online. Ormai è tutto digitalizzato. E poi: chi se ne frega!”. Rispetto la sua decisione. È una malattia dello spirito comune ad altre persone che conobbi e che conosco. Esseri umani che hanno dedicato la vita a un’arte, a una professione, a un mestiere. Li vedo improvvisamente sfiduciati e pronti a rigettare ciò che diede senso alla loro vite. Ripudiare in toto la passione che li pervase e che infuse speranza alle loro esistenze. Così, dal giorno alla notte. Quale la diagnosi? Ne azzardo una, assai semplice: la sconfitta rende sterili. Sì, la sconfitta che si patisce ogni giorno, ogni momento, nella catena inesauribile di annunci, notizie, provocazioni, catafratte dai media asserviti per mille, centomila … per miliardi di sketch e vignette e storielle, ignobilmente false o inventate di sana pianta - tutto questo induce all’abulia, allo scoramento, al disgusto. Il menefreghismo, il clientelismo possono superarsi … lo svuotamento dell’anima no.

37 commenti :

  1. Siamo tutti diversi.. bastava vedere una pubblicità del Toscani di trent'anni fa. Siamo uguali solo quando si tratta di rifilare terapie urbi et orbi al nonno di 95 anni, alla puerpera e al ragazzo di vent'anni.
    Comunque fa piacere notare che il basileus non ha perso il tocco magico; dopo aver ispirato i muscoli di centometristi e pedalatori vari illumina le menti dei novelli maître à penser.
    A proposito di generazione xyzgbt come la "talentuosa" filosofa che confuta Eraclito in inglese (sic!), ricordo una ex allieva figlia di un mussulmano della Giordania e di una napoletana convertita ad Allah, si laurea in arabo e in ebraico e adesso lavora da Luis Vuitton. Buona camicia a tutti

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    1. Come i rivoluzionari e gli anarchici che affollano le stanze ministeriali, insomma.

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  2. Mi hai fatto ridere molto con le differenze tra te e il portabandiera..un piccolo refuso una cosa vale l'altra, non uno..per il resto dire che il logos eterno e' l' unica nostra fonte di vita sarebbe superfluo, perciò lo scrivo!

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    1. Uno vale uno rievocava lo stolido inno dei 5S ... se qualcuno lo ricorda ancora, roba che tre o quattro anni furoreggiava ...

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  3. A proposito di Rothko : il mese scorso andai a visitare la villa museo di Monet a Giverny, fuori Parigi, dove trovai li vicino un'esposizione permanente dedicata a Monet e Rothko, a quanto pare, secondo gli organizzatori della mostra, anime artistiche assai affini. Mai mi venne in mente di accostare i due autori, ma a quanto pare anche quì siamo dalle parti dell' " uno vale uno " .

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    1. Ti confesserò una cosa, da frequentatore di musei: i Monet rendono molto di più dal morto che dal vivo. Ciò ha una spiegazione: il mestiere con gli Impressionisti andò in rovina. Parlo non solo della pennellata, ma della preparazione dei colori e dei supporti. Risultato: le mitiche ninfee non mi hanno impressionato per nulla. Anche Van Gogh dal vivo mi ha deluso, tecnicamente. Una tempera quattrocentesca vive di luce interna, il grande Van ha maturato una patina crostosa che mi piace pochino ... Rothko, invece, è uno scherzo, come gran parte del'arte postmoderna. La pubblicità deve rimpinguarne continuamente la reputazione per non far accorgere i micchi che stanno comprando una bandiera della Roma.

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    2. Su Rothko non mi trovo d'accordo (ogni tanto, non spesso, mi capita pure su questo blog). Porre sullo stesso piano Rothko e Beato Angelico mi sembra azzardato, per diversità di intenti prima di tutto, da cui deriva una tecnica pittorica diversa. Nel caso del primo, volutamente essenziale, volta a cogliere il lato emotivo del colore in tele che non sono semplici sfondi monocromatici, ma nascono da varie stratificazioni, fino a giungere a una sorta di abisso cromatico. Nelle tele di Rothko vi è una dimensione contemplativa notevole, non certe verso le cose del Cielo, ma verso la propria interiorità che risuona con il puro colore che si trova davanti. Penso che siamo ben lontani quindi dalla provocazione fine a se stessa di molta arte contemporanea (Koons, Cattelan,...), anzi, possiamo riscontrare quasi un atteggiamento antico nei confronti dell'arte.

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    3. Sarà che Rothko abbia una dimensione contemplativa notevole ... il paragone, come spesso accade, mi è venuto dalla vita vissuta ... una signorina che sbuffava di fronte a Beato Angelico e mi portava a vedere Rothko, Warhol e compagnia. Finché sbottai davanti a un'installazione ... non mi ricordo di chi ... una specie di ragno luminoso alto tre metri con sottofondo parlante, in inglese. Anche di fronte ai ciocchi di legno colorati, però, bestemmiai con una certa enfasi. Sono fatto così. Ciò non significa che abbia in uggia qualsiasi manifestazione postmoderna ... .

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    4. Vedo che non ho lasciato il nome.
      Mi è capitata un'esperienza simile, forse dettata da qualcosa di simile alla xenofilia, per cui si giudicano i quadri antichi banali e desueti. Sta di fatto che fra un Cristo o una scena mitologica e un cartone di detersivo si estende un abisso di significato. Personalmente fatico a capire certa arte, specie la pop. Trovo il puro colore o una tela squarciata più ricchi di messaggi.

      Alessandro

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  4. Eppure, eppure, Alceste...
    A me, per dire, l'immagine del disgraziato con la bandiera arcobaleno piazzata a quel modo evoca oscuri presagi di rovinosa caduta proprio per quel mondo di "orgogliosi", non certo per chi vede al momento la propria sostanza (e anima) culturale mortificata.

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    1. Speriamo. La situazione sul campo, però, sembra irrimediabilmente compromessa. Lo si annusa quotidianamente, presso ogni angolo spisciato da questi tizi.

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  5. Leggere questi articoli è sempre una boccata d'aria fresca per l'anima. Teniamo duro, l'ora più buia della notte è sempre quella che precede l'alba, anche se tutto sembra irrimediabilmente perduto.

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  6. Gaber ci aveva visto giusto in tempi non sospetti . " ...Sono assai cambiato, sono così spregiudicato
    Sono infedele, sono matto, posso far tutto
    Viene la paura di una vertigine totale
    Viene la voglia un po' anormale
    Di inventare una morale..."
    https://www.youtube.com/watch?v=KL6WoWs7sl8

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  7. Carissimo Alceste, da uno dei tantissimi esempi ripugnanti del triste oggi - il vessillifero rettale - risale con la consueta sapienza al potere che esorta in ogni modo all'adozione dell'orrido come metro di vita. Va da sé che le ragioni sono più che evidenti: più la massa informe sguazza nel brago,  meno problemi avranno i loro porcai a farne salsicce. Ci si ripete. Siamo dominati da una casta immonda che punta all'annichilimento dei bruti - in crescita costante - che incomprensibilmente sono convinti di potersi affidare ai rassicuranti rappresentanti del migliore dei mondi possibili. E qui devo farle notare un particolare: tutto è in disfacimento, tutto precipita da decenni ( e non è che fosse rose e fiori...) Ma c'è qualcosa che é migliorato costantemente: il potere del...potere (perdoni il bisticcio). In atto la cricca che sta spazzando via giustizia, grazia, bellezza, armonia ed ogni modus viventi che non si conformi alle loro mire è ormai inarrestabile. Pur burattini di poteri più remoti, non hanno freni nell'imposizione delle loro - volute - perversioni. Li sostengono milioni di loro succubi, talmente dipendenti da loro, da essere pronti a reprimere - comunque - chi dissente dai loro referenti. È un po' criptico, ma lei e i suoi lettori  capirete perfettamente  di chi voglio parlare. Non credo più ad una soluzione.  Forse un'epurazione, come nella Roma di Mario e Silla. Ma quanto agli strumenti per attuarla, è notte fonda. Tutte le limitazioni introdotte insensibilmente, servizio militare abolito incluso, non sono state casuali. Credo.
    Un caro saluto
    Walter

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    1. Tutto è in disfacimento da sempre ... ora invece di scivolare lentamente precipitiamo ... come Wyle E. Coyote dalla rupe ...

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  8. Siamo tutti dei piccoli Dorian Gray innamorati delle madame bovary...ci porteranno alla morte per sfinimento...io sono gentile solo con i ruminanti..👽

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  9. Bisogna osservare come la frontaliera filosofa in erba, invece di "confutare" (risatine) il frammento di Eraclito, ne abbia fornito una valida riprova; dimostra, infatti, che esiste un logos comune nonostante le apparenti differenze, un logos che accomuna lei ai vari Draghi, vessilliferi smutandati, Bergoglioni e 5stalle passando per tutte le declinazioni del progressismo cis e transatlantico. Preciso che questo logos non è IL LOGOS eracliteo o giovanneo ma quello di un piccolo dio minore, diciamo di un'entità demiurgica molto velleitaria e non ha importanza che questa venga identificata con Soros, con Bill Gates, con l'Anticristo, col perfido judeo o con la feccia luterana: pensa come vuoi ma pensa come noi anzi, non pensare affatto che ci pensiamo noi.
    Tutti questi personaggi, in sintesi, non pensano, sono pensati e, a pensarci bene, anche ciascuno di noi lo è, benché ognuno sia sintonizzato su una propria frequenza di risonanza.
    Alessandro70

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  10. In qualità di membro ufficiale del circolo dei "quattro poveretti" che seguono il blog, anch'io svuotato nell'anima fino alle viscere e senza un'unghia di speranza, ringrazio ancora Alceste che è una delle poche, pochissime cose di questo mondo che mi riconcilia con me stesso e mi tiene in piedi. Panurge

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    1. Lo so, è dura. Basterebbe poco per reagire, un segno ... una decisione simbolica. Ancora niente, però.

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  11. Caro Alceste,

    L’eliminazione del Logos sembra sia quel che si vuole: non devono piu’ esistere principi primi e inviolabili a cui appellarsi. La confusione, l’insensatezza, sono volute e ricercate, dobbiamo stordirci fino all’annientamento. Certo, se cestinassimo i devices e i gadgets, inglesismi inclusi… fosse mai!
    Come dico spesso, la realta’ (la sua percezione) sta diventando “quantica”, termine a cui ci hanno preparati da anni. Essa consta di piu’ stati contemporaneamente, anche in contrasto tra loro, sovrapposti nello spazio e nel tempo. E’ verita’ quel che decide l’osservatore, come postulato dal paradosso del gatto di Schrodinger. Fine della descrizione classica della realta’, inizio della descrizione “probabilistica”, che comporta il ritenere reali contemporaneamente tutti gli stati d’essere possibili che la situazione puo’ assumere. La sovrapposizione di stati cessa solo nel momento in cui l’osservatore ne fissa uno dei tanti probabili, non importa quanto condiviso o meno. Decoerenza quantistica e’ un altro concetto interessante della metarealta’ che si vuol propagare/creare.

    Dunque, fine della civilta’, intesa come un accordo tra uomini sulla realta’ che si vuole trasmettere e sui principi che la regolano. Del resto e’ decaduto il fatidico patto sociale (e il contratto sociale di illuminista memoria?). Sebbene il contratto sia scaduto, una parte contraente e’ ancora li’ a rispettarlo, piu’ di prima, incredibile no? Siamo pur sempre in democrazia dai, nonostante le varie "societa' segrete" e il segreto militare sui crimini del passato, ed ora su Bergamo, sul vaccino, sulla vendita di armi a Z., sulla Z stessa... a breve metteranno la ragion di stato, pardon, il segreto di stato, sugli ultimi 2000 anni di storia e vivremo tutti democraticamente piu’ sereni: la politica trapiantata nella scienza, l’arte nella volgarita’ e l’uomo nel chip chip… cheerio!

    Sulla “vinta” Eleonora: complimenti per il coraggio. Dopo tante monografie non deve essere stato facile. Io sono fuggita dopo aver assaporato la prima. L’inizio del mio rigetto fu proprio in Svizzera, dove un aristocratico inglese mi rivelo’ che li’, proprio in quella “ridente” localita’ in cui si era tenuto il dotto simposio cui partecipavo, fu deciso l’armistizio dell’Italia, poi passato alla storia come armistizio di Cassibile. Alcuni indizi mi portarono a ritenere che gli avi del nobiluomo ne erano stati gli artefici, tuttavia non ho mai trovato riscontro di tale “dietro le quinte” della versione storica ufficiale (se qualcuno ha informazioni rilevanti faccia un colpo)! Ad ogni modo, il tutto mi fu utile per rispondermi alla domanda che mi tormentava: ma per chi sto lavorando? Chi sto servendo? Non so se Eleonora abbia avuto il rigetto per simili ragioni, ma la risposta potrebbe poi portare a ricaricarsi l’anima piuttosto che svuotarla.

    Saluti,
    Ise

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    1. Il rigetto deriva da un impasto di cause: alcune "civili" (clientelismo, corruzione, burocrazia, rivelazione dello "Stato" quale elefante accidioso e menefreghista), altre dovute ai tempi attuali e, perciò, metafisiche ... La Svizzera è la pattumiera morale del Nuovo Regime Illuminista. A proposito di quel patto: pare ve ne sia una versione secretata ... da cui si comprendono molte cose fra cui l'assassinio Moro (e Mattei), Gladio, i servizi segreti deviati (che sono diritti, invece, e deviati solo agli occhi del popolicchio) ... la solita sbobba, insomma. Ricondurre la realtà storica a tale versione "vera" dell'armistizio - cioè della resa - rende il nostro dopoguerra assai logico. Peccato che nessuno tragga lezioni da questo. Pensa che ci sono Italiani che credono di far saltare il banco con i referendum ... anzi, coi referenda.

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    2. Molto interessante Alceste.
      Ise

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    3. A questo punto penso che il rigetto venga gestito direttamente dal vero potere. Ho visto ieri il seggio elettorale per il referendum meno votato di sempre. Le forze dell'ordine avevano divise che non sono stato in grado di riconoscere, forse guardie penitenziarie o forestali. L'unico che indossava camicia e pantaloni era il presidente di seggio, scrutatore in ciabatte e canottiera e l'altro con il collo orientato verso lo schermo del cellulare come un fenicottero quando cerca il cibo, nessuna traccia di segretario o altri scrutatori che gozzovigliavano con le paste della domenica mattina. Un rito stanco e pietoso, il voto, vuoto come un guscio. Non dobbiamo pensare ai condannati a morte della Resistenza o ai fanti del Piave perché ne usciremo annichiliti. Colpevoli tutti, politici attuali che usano con spregiudicatezza le urne per regolare conti interni per poi scaricare le colpe sui cittadini. Ma anche noi, ormai autentiche " macchine desideranti " non più in grado di difendere nemmeno i nostri piccoli o di lottare e impegnarci per qualcosa che non sia l'ultimo modello di qualche marca. Democrazia, repubblica, formule sterili senza l'appoggio del popolo che rimane ingabbiato nelle trappole dei talk in tv, social e innocua protesta on line. Rimane sempre quella vetusta questione che ciò che ci separa dall'anarchia sono sempre tre pasti al giorno, tolti quelli non ci saranno pride che tengano per distrarre i sottomessi.
      Antonio

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    4. Secondo me il rigetto e' ricercato. Voglio dire: politici e leaders idioti in tutto il mondo che fanno gare di idiozia... e' reale o ricercato? Vista poi l'esaltazione della idiozia che ne viene fatta sui media... e' voluto!
      Perche' e' voluto? Perche' presto i diligenti cittadini che vanno al voto diranno: "Basta! Nessuno ci rappresenta, son tutti idioti!" Si', sono sicura che anche i piu' idioti tra noi diranno cio’, oltre a quelli con lo IQ stellare.
      E allora il Potere dira': "Va bene, avete ragione, serve una parte terza, oggettiva, non influenzabile, senza emozioni, senza interessi personali... la AI, ecco la soluzione!" E tutti: Eureka!
      Ise

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  12. Una delle differenze piu' forti tra la modernita' e una civilta' tradizionale, o solo del passato, a mio parere sta prorio nel fatto che in quest'ultima la verita' era auto-evidente, verita' e menzogna cosi' come bene e male erano ben distinti e distinguibili, Stava alla persona conformarsi o meno, con tutto il corollario di responsabilita' anche sociali che cio' comportava. E un manipolatore avrebbe avuto vita difficile. Ormai mi sembra ci sia piu' differenza tra il periodo attuale e gli anni ' 50 che tra quest' ultimi e il medioevo.. non so, sara' solo un impressione.
    Fede

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    1. Esistevano dei punti d'appoggio da cui poter gridare: "Questo è vero o falso!". Ora no. Tutto può esser vero o falso o entrambe le cose. Solo il Potere può affermare il vero, mutevole come i suoi fini.

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    2. Recentemente finalmente istituzionalizzato su wikipedia...
      https://it.wikipedia.org/wiki/Post-verit%C3%A0

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  13. Credo la vincitrice sia un’abitante di questo comune confinante con quello di Aosta

    https://www.comune.saint-christophe.ao.it/it/comune-di-saint-christophe/

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  14. Gentile Alceste, sembra proprio che tu ci segua, o forse sono questi tempi che ci inseguono. Dalle poste dove ti si chiede un codice a barre (se non ce l'hai clicca qui) alle spiagge dove langue il cliente dopo che hanno stabilimentizzato ogni km di costa, lo stato non può occuparsene, la gente tollera come tollera i cani (è "buono" lui).
    Riguardo alla sconfitta, la capisco. I continui scoramenti, la mortificazione del lavoro svolto, la premiazione dell' immeritevole, portano alla lunga a chiedersi chi te lo fa fare. L'arte merita un discorso a parte, un'artista può e anzi deve avere altri interessi, in quanto la sua vita è gia totalmente dedita a un'arte. Può anche cambiare mestiere, avrà solo imparato un altro mestiere, che se è un artista vero saprà rendere nell'arte sua. Identificarsi ufficialmente con una vocazione non ha senso perché è un'esigenza naturale. Identificarsi totalmente col lavoro che si svolge, può essere lo stesso. Detta in parole povere: se è una reazione, uno sfogo, la capisco. Gettare via tutto può essere liberatorio, ma se si è dedicato una vita a una cosa non ha poi tanto senso. Alcune persone però accettano le cose solo in questo modo.
    Certo è che da queste parti è dura dedicarsi a qualsiasi cosa abbia un interesse pubblico.
    Un caro saluto

    Sitka

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    1. Per come la vedo io lo scoramento è un misto di delusioni. La prima, più facile, è quella che indichi tu: "I continui scoramenti, la mortificazione del lavoro svolto, la premiazione dell' immeritevole, portano alla lunga a chiedersi chi te lo fa fare". La seconda è più devastante: si tratta della presa d'atto che ciò a cui si è dedicata una vita è ormai al di fuori della considerazione dell'immaginario collettivo ... il libro, lo studio dell'antico, la musica. Ci si rende conto, insomma, di come interi comparti dell'esistenza umana più non facciano parte dell'umano: l'archeologia, a esempio, viene portata avanti sol perché vi sono alcuni statali che prendono lo stipendio come archeologi. Nella realtà dei fatti per loro, come per tutti gli zombi italiani, il passato è un impaccio che non significa nulla ... mi spiego? L'ominicchio del futuro fa a meno dell'archeologia, di Paganini, Leopardi, Aristotele ... di tutto ... anche di Galileo e Mendel temo ... rimarranno quattro scemi tecnocratici che sognano di hackerizzare l'uomo ... l'utopia è fare a meno dell'uomo stesso ... questo lo si sente a pelle, ogni giorno: di qui ciò che si chiama scoramento suicidiario, la rinuncia, la demoralizzazione etc etc di Eleonora e di tutti noi.

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    2. Hai ragione certo, il problema vero è questo.

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  15. Aggiungo una cosa, perché il post può risultare criptico, le riflessioni sugli artisti le ho fatte dopo aver letto una vecchia intervista a Jascha Heifetz, la riflessione che faccio è: per eccellere in una attività non bisogna dedicarsi "solo" a quella, questo si può fare solo per un periodo della vita forse. Anche un calciatore stacca dagli allenamenti, il suo sforzo però, è ben ripagato, a volte. Il non veder ripagato uno sforzo, che a volte in un paese come il nostro per una figura come un archeologo/a può essere davvero eccessivo, può risultare deleterio. Non ha schifato la sua vocazione, ha schifato l'ambiente in cui, qui, le è possibile operare.

    Di nuovo,

    Sitka

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  16. quello di cui discutete è riportato qui...
    https://it.wikipedia.org/wiki/Post-verit%C3%A0

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  17. Mi sono scaricato questi pdf
    materialsdocumen03unse.pdf
    materialsdocumen04unse.pdf
    materialsdocumen05unse.pdf
    materialsdocumen06unse.pdf
    materialsdocumen07unse.pdf
    materialsdocumen08unse.pdf
    materialsdocumen09unse.pdf

    ho iniziato per ricordare, ora mi sono messo a disegnare a china ... non riesco più a leggere ... poche righe e la mente è altrove, il disegno mi permette di vagabondare



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  18. La campionessa olimpica è contro il Logos perchè ognuno è un mondo e nessuno ti può giudicare, ma deve scriverlo nella lingua anglo, che è il Logos occidentale. Contro il Logos usando il Logos. Dissonanza cognitiva olimpica.

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    1. La campionessa olimpica ha confutato un filosofo aristocratico e misantropo cui era permesso d'esser tale poiché la grecità si basava sulla socialità. Lei, invece, delinea un mondo di malati autoreferenziali ... sono fuori di testa, arroganti e ignoranti come zucche vuote.

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Siate gentili ...