"Gesù è la vita" sullo sterno e il greenpass sul cuore. Contraddizione? Assolutamente no. Il Cristo, infatti, viene declinato in gergo barbaro, postscespiriano: apocalittico. |
Ottimo Natale e buon 2023 a tutti i venticinque lettori
Il Poliscriba
Io scriverò politico quando starete zitti … per parafrasare una splendida canzone di Bruno Lauzi.
Per ora scriverò ai ventri molli di tutti coloro che blaterano d’Italia e di italiani, ma del paese reale e della gente in carne e ossa non gliene frega niente.
Cosa si deve ancora subire per prendere una decisione forte, coerente in direzione di un vero cambiamento di costume, di pensiero e conseguentemente di azione?
Quando pensiero, parola e azione saranno coerenti e sulla coerenza il popolo sceglierà i suoi governatori e i governatori rispetteranno il popolo che li ha eletti?
È stato tutto uno scherzo?
La gente scesa in piazza contro la dittatura del greenpass, contro le reclusioni forzate in nome di una scienza impazzita a scopo di lucro, dov’era il 25 settembre?
I quando interrogativi sono ormai impregnati di eternità, mentre il desiderio di mutare la condizione esistente, resta sullo sfondo, un ricordo incatenato ai rumori forti di manifestazioni assordanti, che sembrano appartenere ad un’altra eternità declinata al passato remoto.
Per farla semplice, in seguito alla tempesta pandemica cavalcata senza ritegno dai padroni spietati dell’informazione e della sanità, e alle speculazioni economico-finanziarie innestate prima e dopo la guerra fratricida in Ucraina dalle stesse consorterie proprietarie anche del sistema energetico globale, il popolo ha preferito il veleno all’antidoto.
E se domani, per restare nell’alveo sicuro della canzone, verrete marchiati come bestie da macello, non lamentatevi.
Se le promesse elettorali che vi hanno adescato, sventolate come carote, saranno disattese, non lamentatevi.
Se la violenza politica si abbatterà su di voi senza ritegno alcuno, non lamentatevi.
Se l’insicurezza economica e sociale vi renderà insonni, non lamentatevi.
Se sarete obbligati alle transizioni più disumane in ossequio all’agenda maltusiana che vi vuole concime per piante o cibo liofilizzato per i sopravvissuti all’ecatombe energetica o nucleare, non lamentatevi.
Se perderete la casa per i debiti estorti da uno Stato aguzzino, connivente di un’ alta finanza diabolica, non lamentatevi.
Se non potrete garantire un’altra istruzione ai vostri figli e un miglior accesso al mondo del lavoro, che non sarà certo oggetto di una sana riforma, non lamentatevi.
Se i soffitti delle scuole cadranno sui vostri figli, non lamentatevi.
Se interi paesi sprofonderanno nel fango a causa del dissesto idrogeologico, non lamentatevi.
Se le mafie continueranno a fare loschi affari con la pubblica amministrazione, non lamentatevi.
Se i rincari delle materie prime, dell’inflazione, dei mutui vi schiacceranno privandovi del futuro, non lamentatevi.
Se la sanità pubblica sarà interamente privatizzata, non lamentatevi.
Se finirete ai margini della società, in una spirale discendente verso povertà e malattia, derubati delle minime garanzie di accesso alle fonti di sostentamento per voi e i vostri cari, non lamentatevi.
Se sarete valutati come un peso per il progresso acefalo che premia soltanto immoralità e ricchezza, non lamentatevi.
Se crederete a qualunque fandonia, perché avete perso il credo della liberazione dai vessatori senz’anima, che vi vogliono schiavi dei loro brand, della rappresentazione social delle loro splendide vite vissute rubando le vostre, non lamentatevi.
Se vi affannerete per tre pasti al giorno, in coda davanti agli sportelli della distribuzione di una mera sopravvivenza contraria a qualsiasi immaginazione al potere, non lamentatevi.
Se malgrado le sofferenze, le calamità che vi hanno investito negli ultimi anni, non annusate l’odore di morte nell’aria, non lamentatevi.
Siete prede senza speranza, pecore impaurite ricondotte all’ovile dal primo pastore che passa, un pastore sadico che si è accordato con i lupi per farvi sbranare.