30 marzo 2024

Buona Pasqua 2.0


Roma, 31 marzo 2024

Tucker Carlson: “Il Nuovo Ordine Mondiale è morto. Il mondo si sta resettando completamente. L’ordine del dopoguerra sta crollando e la NATO, ovviamente, crollerà”.

Tucker Carlson, che ha pure un bel nome, è il nuovo beniamino degli Speranzosi. Agli Speranzosi piace tifare, mica cercare la verità. La verità dei fatti, intendo, che, quasi sempre, equivale a infilare le mani alla cieca in un covo di vipere. Tifare appaga, tifare rilassa, tifare fa comunella, tifare dà sicurezza – ovvero il narcotico rilascio dello sfintere che segue alla consapevolezza d’essere in tanti. Essere in pochi, invece, essere soli, di fatto, soli per tutta la vita, regala brividi di gelo lungo la spina dorsale. Chi vorrebbe vivere una vita così? Giunti a un certo punto ci si sente come dei sassi: sole, vento e pioggia più non importano.

Quindi Tucker afferma: “Abbiamo vinto!”. Fosse stato così semplice, avremmo messo tutti la firma. Una nazione, la Russia, depapuperata sin all’osso, e umiliata dai clientes del Nuovo Ordine sin agli anni Duemila, in vent’anni è riuscita a risorgere e a guidare una reazione vincente appropriandosi di qualche migliaio di chilometri quadrati di un ex nazione, l’Ucraina, depauperata sin all’osso, e umiliata dai clientes del Nuovo Ordine: da 0-4 al trionfo, avendo tutti contro, dagli arbitri al pubblico ai guardalinee, così come non era nemmeno riuscito a Michael Caine e Pelé in Fuga per la vittoria. Domandiamoci, però, se vittorie e sconfitte passano gli uomini o meno. Hic stat busillis. Le tendenze fondamentali del nostro tempo, la tecnica, la digitalizzazione, la sparizione del reale, la globalizzazione della miseria spirituale, ci parlano dell’esatto contrario. Dovremmo chiederci cosa accadrà di questa presunta vittoria fra dieci o quindici anni, quando Putin (e tutti gli altri figuranti della Storia) saranno stabilmente all’ospizio o al cimitero. Chiediamoci, altresì, se questa vittoria è foriera di un’inversione della catastrofe in atto. Lo è? Non sembra. La secolarizzazione avanza; il saeculum impregna totalmente le esistenze dei miliardi, da Dubai a Shanghai a New York. Qualcuno declina, altri paiono ascendere. E allora? Proprio questo il segreto della globalizzazione. La scomparsa di quello che può chiamarsi Europa, e quindi Occidente, non è nient’altro che un atto rituale propedeutico all’abbraccio finale. Certo, nelle more di questa sconfitta universale, si possono equivocare degli eventi contingenti quali vittorie …

Sarei felice, prima di crepare, di vedere i cavalli cosacchi abbeverarsi in San Pietro, e di vivere una vera Pasqua … o un vero Natale …  uno solo … mentre i cardinali del Conclave pendono da qualche forca. Lo vedo difficile, però. Tra le nebulosità della palla di cristallo, chissà perché, mi appare sempre un cartello, anzi più cartelli, di un giallo canarino, appesi a decine sulle colonne del Bernini. Recitano: “FOR SALE”.

Sperare è facile. Lo si fa dal divano. Contrastare alla dissoluzione, invece, risulta assai duro; sgradevole, depressivo; sì, durissimo. Contrastare vivendo la propria vita al contrario, erigendo un’esistenza che dice “no”, questo è ancora più aspro e pericoloso. Qui siamo alla porta stretta, al canapo nella cruna dell’ago. Gli exempla dei santi questo vogliono dirci. E ogni epoca esige il proprio santo ovvero un certo tipo di martirio, di testimonianza. Non basta, nel 2024, sistemarsi, come gli stiliti, sulla cime di una colonna rinunciando del tutto al saeculum. Il nostro tempo corrompe anche i migliori e il tanfo dello zolfo si insinua persino negli eremi più inaccessibili. Serve un “no” onnicomprensivo, ma chi ha il coraggio e la forza di pronunciarlo?

Tucker Carlson cacciato da Fox News! E ora intervista Putin!
Il lettore social-medio di queste sciocchezze (lo 0,1% del corpo elettorale italiano), che non presta più fede all’innocenza di nessun episodio della politica e della storia, annusando il complotto persino nel colore della carta igienica usata presso il Senato degli Stati Uniti, crede, però, che un americano con la permanente gli racconti la verità. Quella semplice frase confonde volutamente ciò che veramente sta accadendo (l’ennesimo reset spirituale e geopolitico) con qualcosa di desiderabile (ci liberiamo della NATO, degli USA, del capitalismo!); e, invece, proprio quel reset (uno dei tanti negli ultimi cinque secoli) è propedeutico al nuovo e definitivo ordine: ciò che mi piace chiamare Monarchia Universalis.

Carlson non è che la vaselineggiante speranza regalata all’omarino occidentale di scapolare l’apocalisse. Perché apocalisse sarà, sebbene nelle specie dell’asofalipse: comoda, sdraiata e rotta, a volte, da videomessaggi epilettici, minacce allo zucchero filato e sanguinose faide telematiche.

Sperare, sperare!
La ben oliata speranza accompagnerà alla porta d’uscita i due grandiosi rami della quercia sacra europea, classica e cristiana, per sostituirli con un geranio di plastica.

Yeats prefigurò un nuovo avvento in Leda e il cigno, ma, anche lui, forse abbacinato da una misticanza inutilmente complessa, non intravide davvero la catastrofe.
Risulta curioso, per mia personale esperienza, come alcuni genî della letteratura e del pensiero, arrivati ai bordi dell’abisso, ne siano rifuggiti farfugliando soluzioni ed escapismi che, loro per primi, sapevano essere irrealizzabili. Solo pochi, minori nella considerazione, ebbero il coraggio di reggere il punto, e di crepare guardando il mostro in faccia. Nietzsche si mise a cicalare di giustificazione estetica dell’esistenza, il grande Giacomo di “social catena”; solo alcuni emarginati, eccentrici rispetto alla grande arte, rimasero fedeli alla disperazione sin all’estremo palpito: non solo tramite i loro scritti, a quel punto inessenziali, ma testimoniando con la loro stessa vita.
Forse, privi di una vera forza artistica e filosofica, non trovarono adeguate soluzioni a tale rivelazione. E si lasciarono morire, in un modo o nell’altro. Alcuni grandiosi suicidi, più o meno mascherati da cosiddette “scelte di vita”, son lì a dimostrarlo.

Ma c’è la guerra! Ecco la guerra! I missili tattici! Ipersonici! Gli sbudellamenti! Il sangue! L’occhio della madre!
Certo, ecco la guerra, in tutto il suo orrore, ma dov’è? Laddove il Potere vuole distruggere. Nei luoghi ove è già tutto distrutto, infatti, vige la pace. A che pro atomizzare Los Angeles o Dubai? Nelle terre in cui resistono ancora individui capaci della guerra, e residuano istinti buoni per la guerra, lì, invece, si ha a cuore la distruzione. Per uccidere quanto più possibile, per devastare, con la complicità degli stessi governanti di quelle terre, pedine dell’Usura e del Mercimonio dello Spirito. Le ferite e lo spettro della guerra, in Siria, in Iraq, in Afghanistan, in Serbia, in Iran, in Ucraina, ma non a Milano o a Parigi o a Madrid, oramai città irreali, svuotate della loro storia, pinacoteche di un’umanità a nessuna dimensione. In Europa si hanno al massimo attentati, attentati islamici naturalmente, simulacri di guerra per vaselineggiare il coglione europeo e renderlo consenziente alla propria fine. Magari ci fosse la guerra, la guerra dovremmo invocarla al suono delle campane, la guerra benedetta! Ma, pensiamo, ci regaleranno mai la guerra? La guerra fisica, spirituale, quella che genera pensiero, e fazioni, e odio? Perché la guerra è pericolosa, risveglia, rende chiaro il ragionamento, raffina i sentimenti, anzi: li affina; depura le parole sin all’osso, e consente la vista a distanze inimmaginabili riavvicinando il cielo alla terra.

L’euro, il dollaro, la rupia, lo yuan, i BRICS, le aree valutarie, gli squilibri macroeconomici … come si fa a perdere tempo con queste sciocchezze quando le linee di tendenza convergono tutte in un punto? Le configurazioni antiche cedono, si disgregano in una miscela asettica da cui è impossibile tornare indietro. Questo conta. Chi si oppone viene eliminato. Un processo inarrestabile, grandioso, senza confini. Dietro di noi, spianate di mozziconi bruciati. Alcuni piangono, altri no. Presto se ne perderà persino il ricordo.

La guerra! Dove sta la guerra, qui da noi? Razzolate nel fango, avete perso i vostri compagni, le madri o i fratelli, il tetto vi è caduto in testa? Magari ci fosse, sospiro, passando ovviamente per guerrafondaio. Noi solo assistiamo alla guerra, come in un videogioco, guardando morire gli ultimi uomini degni di stare a questo mondo. Noi, privati della guerra, abbiamo persino paura a camminarci sopra, al mondo: il Signore di Questo Mondo ha già deciso la nostra eliminazione; e noi diciamo sì, pur proferendo un apparente no. Il passato ci è indifferente, l’autenticità della vita, anche. Ci siamo liberati del fardello di ciò che siamo stati: esso giace presso di noi, sconsacrato come una laida pelle di serpente. Siamo liberi, finalmente! Le trombette ce lo ripetono ogni santo giorno. E di far che? Le passiones, i patimenti, sofferenza e sacrificio del Golgota quotidiano,  sono del tutte espunte dal vivere; anche i migliori, gli ultimi araldi del sentimento, avvertono una debolezza, l’incipiente resa: ciò che li ap-passionava stinge, infatti, in fastidio e delusione perché anche le rutilanti accensioni della passione hanno bisogno di essere condivise dal prossimo, o anche solo di un pubblico ostile che, addirittura, le detesti: indizio, pur sempre, di un’empatia. L’indifferenza, infatti, uccide i migliori, livella le eminenze, ingloba nel proprio nichilismo da tran tran postmoderno. A che pro lo scandalo? Pur chi ha vissuto la vita al contrario, come il sottoscritto, tende, infine, a una sorta di resa, al mutismo. Nudi, inermi, non resta che gonfiare la piccineria col disprezzo e la più squallida cattiveria, surrogato a un’anima che non è più.

La guerra! Tu vuoi la guerra! Ma, rispondo, ciò che è apparentemente desiderabile non coincide con quello che è necessario alla vita. Il conflitto ri-genera la vita che, altrimenti, deperisce lentamente, sino all’estinzione. Potete individuare in ciò una delle massime tragedie umane, perché no: ed estendervi qualche trattatello. I carnai, combattuti in nome di un’idea e d’una cultura, hanno sempre rinnovato la spinta a vivere; ora, invece, fioriscono in nome del Nulla, per arrivare alla piena distopia del Nulla. La guerra di frizione fra Russia e Ucraina, serve, appunto, a decimare, a usurare. Ci aspetta la pace, al fondo di questo, la pace irreversibile del governo zootecnico. Se, per avventura, cadesse una bomba termobarica in Italia, questa lo farebbe o su San Pietro o sugli Uffizi, vestigia oscure e malvagie di qualcosa che più non deve esistere, o solo essere concepito. Ci limitiamo, quindi, ad aspettare i barbari, gente che rivitalizzi le nostre spente passioni. Chi ci darà, però, questi barbari? Non ne vedo, li vedete voi? Io vedo solo i simulacri dei barbari, le sagome di cartone del pericolo islamico, del pericolo russo, del pericolo iraniano. Tutte finte, inganni, evocazioni buone per il cretino 2.0, illusioni da teatrino d’ombre. Dove sono i barbari, la guerra, dove sono i salvatori che rinvigoriranno la nostra morente civiltà, si chiede Konstantinos Kavafis:

Perché d’un tratto questo smarrimento
ansioso? (I volti come si son fatti seri)
perché rapidamente le strade e piazze
si svuotano, e ritornano tutti a casa perplessi?

S’è fatta notte, e i barbari non sono più venuti.
Taluni sono giunti dai confini,
han detto che di barbari non ce ne sono più.

E adesso, senza barbari, cosa sarà di noi?
Era una soluzione, quella gente.

Cosa sarà di noi senza i cavalli cosacchi a San Pietro? Gli Italiani vogliono essere liberati, e vollero essere liberati negli ultimi cinquant'anni, da qualunque barbaro, americani negri ebrei la mistica India la Cina è vicina ... tutto, pur di non ammettere che tale anelito di libertà promanava dall'essere oramai marci, e pronti per la fossa. 

Ma, questa la domanda, se anche vi fosse una guerra, questa servirebbe?
E allora? Preghiamo per la guerra?
Pregate di essere qualcosa, innanzitutto, a rifiutare di non essere più niente.
Pregate per una Pasqua, perché il Principe di Questo Mondo e degli inganni è fra noi, silente, e reca il simbolo della vittoria. Pregate che non abbia potere su di voi, per rigettarlo nell’imperio suo del caos.
Pregate per i vostri morti, e quelli a noi tutti comuni, perché ricordano ancora come si vive.
Pregate per Flavia Amoena.

Nel colombario imperiale di via Villa Pamphilj, a Roma, si poteva contemplare, sino a pochi decenni (ora, chissà), il titoletto posto in esergo al vaso che conteneva le ceneri di una giovane liberta, Flavia Amoena.
Esso, giocando sull’equivoco fra Amoena e amoena, recitava:

UT ROSA AMOENA HOMINI EST
QUOM PRIMO TEMPORE FLORET
QUIE ME VIDERUNT SEIC EGO AMOENA
FUI

Come incantevole si mostra all’uomo la rosa, fiorente nella sua prima stagione, così io, Amoena, apparivo a coloro che mi guardavano.
L’incisione ordinata delle lettere capitali doveva esaltarsi ancor più per via del colore rosso cupo che le evidenziava.
Perché eternare il ricordo di una morta? Con tale spreco di forze, di materiali, di premure? Non era, anche lei, un’accozzaglia di atomi? Buona per il concime?
Perché profondere tanto impegno?
La risposta contiene uno dei segreti della Vittoria, questa sì materiata di Verità e impossibile a essere strappata.
Il ricordo.
E cos’è il ricordo, cos’è, se non ciò che strappa all’anomia e ci sostiene, resistendo alle tenebre dell’eterna notte?
Affermando che la vita di ognuno è un miracolo eguale a nessun altro?
E ora, ditemi, quale popolo ha mai operato tali miracoli?

Però tutti vogliono i barbari. Ma i barbari non arriveranno mai. 

36 commenti :

  1. Dopo anni di lettura silenziosa (credo fosse il 2016), mi azzardo ad un commento in questo giorno di Pasqua. Più che un commento è una domanda, un dubbio che non riesco ad allontanare, domanda che faccio a Lei sig Alceste e a tutti i lettori di questo blog "maledetto" (non ora, più avanti magari il senso di questo maledetto): il dubbio è questo, e se avessero ragione loro? Intendo, se questo dissolvimento di culture, di sessi, di religioni non fosse che la nascita di un essere "nuovo", ovviamente spirituale, e non fosse altro che il nostro destino? Il compimento di un percorso di evoluzione umana?
    O forse è quello che si vuole far credere, ma il tarlo rimane. Sondando un poco il mondo "paranormale", le comunicazioni medianiche insistenti degli ultimi duecento anni vanno in questa direzione. Chi sia poi l'autore di queste comunicazioni non so...
    Un ringraziamento al sig. Alceste e una Buona Pasqua a tutti,
    gioia

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    1. Hai messo il dito sulla piaga: questo andazzo (la faccio semplice) è una tendenza voluta e pilotata o solo l'inevitabile sentiero che abbiamo dovuto necessariamente prendere? L'uomo, insomma, viene instradato scientemente verso l'autodistruzione oppure è psicologicamente settato per essa? Mi sono convinto che egli sia risucchiato verso l'autodistruzione e che coloro che progettano il mondo nuovo non siano che barchette di carta a loro volta in balia di tale maelstrom epocale. Comunque sia, non hanno ragione. L'uomo nuovo è senza futuro poiché l'unico uomo che merita di calpestare la terra costruisce la civiltà avendo in orrore il Nulla.

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    2. Signori, buona sera, grazie dell'occasione.
      Riflettevo anche io,
      qualche sbaglio vi è anche al di qua, dalla nostra parte di aspiranti divincolantisi dalla monarchia universale.
      Già in origine la massa era unica.
      Scopo: costruire la torre per non disperdersi.
      Poi, meno male, il disastro linguistico, che venne da fuori.
      Ora si riprova.
      esempio 1:
      Raggiunte le singole unità di Italia e Germania nell'ottocento (con propositi di pace e progresso),
      risultato 1:
      GM 1 e 2, e per Germania anche la guerricciola integrativa del 1870 tanto per scaldarsi.
      esempio 2:
      unità d'europa (con propositi di pace e progresso),
      risultato 2: sperata guerra con la Russia, avverrà ma non si sa quando. E in mezzo
      sbudellamenti di bambini a iosa.

      Non è questione de "l'uomo" come concetto.
      I singoli non vorrebbero rompiture di scatole.
      Mangiare e dormire, pregare basta e avanza.

      Per ora sono arrivato a pensare che la base del guaio sta nel mettersi insieme.
      Consegue che diamo troppo credito a chi si mette al comando.
      Imbottirsi di scetticismo, dissacrazione e derisione, al momento i nostri migliori fari di civiltà e sopravvivenza.




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    3. Per guidino: purtroppo l'uomo da solo implode su sé stesso. Si vuole star da soli, ma ... allo stesso modo la guerra. Nessuno la vuole, ma è necessaria. Sono concetti indigeribili eppure mai meditati a fondo. Ci si trastulla coi pacifisti universali di Assisi.

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    4. Il problema di queste comunicazioni medianiche è che andando a scavare si arriva sempre ai "mahatma" della società teosofica, John King (Giovanni Re...) e kompagni... Quand'anche ci fossero comunicazioni autentiche non si capisce nemmeno perché dovrebbero arrivare necessariamente dai piani superiori; potrebbero tranquillamente arrivare da quelli inferiori, e anzi i segni sono inequivocabili in questo senso; già lo stato di passività in cui si va ad infilare il medium per diventare tale ha molto di SINISTRO. “L'errore dello spiritismo” e “Il teosofismo – storia di una pseudoreligione” sono due libri di R. Guénon imprescindibili sull’argomento (si trovano i pdf), qualsiasi cosa si pensi dell’autore, dato che moltissimi collegamenti e retroscena non sono minimamente contestabili e anzi ogni volta che qualche teo-sofista prova ad entrare nel merito in genere si scava la fossa da solo… La cosa più intelligente che personalmente ho sentito rispondermi è “tu non capisci niente”, che sarà anche vero ma non è un grandissimo argomento… Per il resto sono espertissimi nel menare il can per l’aia, per cui attenzione.

      Sebbene in ritardo, buona Pasqua a tutti.

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    5. Se arrivano, lo fanno dagli scantinati. La Bestia risale, gli danno via libera.

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    6. Grazie Nachtigall. Le assicuro che con la parapsicologia ci vado coi piedi di piombo. Lo spiritismo non lo considero nemmeno e la teosofia ha fatto il suo tempo. Tuttavia certi fenomeni accadono, troppe testimonianze e molte di un certo valore. Per quanto riguarda la medianità, il dubbio sulla provenienza di queste comunicazioni è lecito, anzi d'obbligo. Recentemente ho letto "Rapporto dalla dimensione X" del gruppo di parapsicologia napoletana, una cernita di 20 anni di comunicazioni attraverso un potente medium italiano. Dico 20 anni! Chi si prende la briga di indottrinare un gruppetto di persone per tutto questo tempo? Comunque lo scenario che ne esce è a dir poco tremendo: in estrema sintesi noi umani siamo semplicemente il luogo dove certe entità immateriali (spiriti?) fanno le loro esperienze di sentimenti, sofferenze ecc., poi tornano nel loro mondo al momento della morte, con un Dio in sottofondo, irraggiungibile e indifferente, c'è un chiaro riferimento alle filosofie orientali, karma compreso. Per cui il mondo è perfetto così com'è, il male in pratica non esiste, è solo una palestra, tanto è il corpo che soffre (e l'anima, di pertinenza umana), non lo spirito. Cosa siamo noi umani, carne da macello? Se questo è lo scenario viene da pensare che l'uomo sia sfuggito di mano al suo padrone/creatore.....sarà contento Biglino. E mi sovviene Castaneda e i suoi voladores.
      Leggerò Guenon.
      Buone cose
      gioia

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    7. Speravo di trovare il tempo ma mi e' abbastanza difficile in questo periodo. Vorrei puntualizzare brevemente un paio di cose e mi riprometto di ritornare su questo argomento appena possibile.
      Il teosofismo NON ha fatto il suo tempo, tutte le teorie stravaganti che circolano su rettiliani, alieni, simulazioni, multiversi etc. arrivano da li' (obiettivo loro neanche tanto nascosto - se li mettete alle strette lo ammetteranno - e' distruggere la Chiesa Cattolica). Alla società teosofica si deve la New Age e tutte le fesserie pseudobuddhiste sul NULLA (scusate: NIRVANA*). I libri di Guenon ovviamente non sono aggiornati con gli eventi ma spiegano bene i meccanismi dietro le quinte, che sono sempre gli stessi, e in questo rimangono insuperati.
      Non capisco bene come interpretare la frase "lo spiritismo non lo considero nemmeno" alla luce del fatto che poi si parla di medianita', comunicazioni etc.
      Quello e' lo spiritismo. Se poi oggi gli spiriti si chiamano alieni non lo so, puo' essere, ma la sostanza e' la stessa.
      I gruppetti (e anche i grupponi) sono ahime' facilissimi da indottrinare, anzi la vera sfida sarebbe trovare un gruppetto (ma anche una sola persona) che abbia resistito per anni all'indottrinamento; approfondiro' questa affermazione.
      "Il male non esiste" porta al nichilismo, o come lo chiamo io, nirvanismo.
      Se non esiste il male non esiste il bene, se non esiste il caldo non esiste il freddo e se non esiste la donna non esiste l'uomo... Dal male non esiste alle teorie ALFABETO il passo e' brevissimo.
      Su una cosa sono d'accordo: il mondo e' perfetto cosi' com'e'.

      Un saluto

      * Alcuni diranno di no, che la traduzione e' sbagliata. Ad ogni modo nirva indica l'atto di spegnere il fuoco soffocandolo... e molte altre parole con quella radice hanno significati non proprio allegri. Leggo dal dizionario sanscrito-russo dell'Universita' Lomonosova di Mosca (V. A. Kochergina)... anche questo da approfondire.

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  2. Buona Pasqua!
    Tu dici: "Sperare è facile. Lo si fa dal divano. Contrastare alla dissoluzione, invece, risulta assai duro; sgradevole, depressivo; sì, durissimo. Contrastare vivendo la propria vita al contrario, erigendo un’esistenza che dice “no”, questo è ancora più aspro e pericoloso. Qui siamo alla porta stretta, al canapo nella cruna dell’ago. Gli exempla dei santi questo vogliono dirci. E ogni epoca esige il proprio santo ovvero un certo tipo di martirio, di testimonianza".
    Qui a Firenze i compagni di merende stanno facendo costruire tramvie, piste ciclabili e antenne 5g come se non ci fosse un domani. Naturalmente nessuno sano di mente le aveva richieste, ma i compagni devono andare avanti con l'agenda sorosiano-satanista-globalizzante (città 15 minuti, 30 chilometri orari, auto elettriche, farina di insetti ecc.). I rarissimi oppositori ai giuda traditori della patria che ci governano a stento riescono a far sentire una flebile voce dissonante su questioni secondarie. "C'è chi dice no" diceva una vecchia canzone, ma ormai è inutile. Non gliene frega più niente a nessuno. Vanno avanti come schiacciasassi. Puoi dire tutti i no che vuoi tanto non gli importa. Sei solo come un cane. Sei isolato. Mi viene in mente il finale del film "i tre giorni del condor" quando Robert Redford (Joseph Turner) denuncia gli intrallazzi fatti dalla CIA:

    Joseph Turner: Non vedi dove siamo? Tutto scritto e consegnato. E da lì [Sede del "The New York Times"] che spediscono le copie. È tutto in mano loro. Nero su bianco. Da cima a fondo.

    Higgins: Scritto? Ma cosa hai scritto?

    Joseph Turner: Ho raccontato i fatti: voi fate esperimenti, io racconto fatti veri.

    Higgins: Che stronzo. Sei un povero stronzo figlio di puttana. Hai fatto più danno di quanto non ti immagini.

    Joseph Turner: È quello che spero.

    Higgins: Sarai solo Turner. Più solo e disperato che mai. Non avrei mai pensato... che avresti fatto questa fine.

    Joseph Turner: Per questo l'ho scelta.

    Higgins: Ehi Turner! Sei sicuro che lo stampano? Vai vai, continua pure per la tua strada. Ma dove arrivi se poi non lo stampano?

    Joseph Turner: Lo stampano.

    Higgins: Che cosa ne sai?

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    1. Turner apparteneva a un mondo che ancora si illudeva: la libera stampa, addirittura! Siamo soli, abbandonati da tutti, non solo perché il nemico è quasi onnipotente, ma perché alla maggioranza non importa nulla di nulla. Fra vent'anni sussisterà un'umanità indifferente anche a spianare il Colosseo pur di parcheggiare. Ragazzi, ci ho provato. Non mi hanno mai stampato.

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    2. Per rispondere in sintesi a Gioia: "Necesse est enim ut veniant scandala, verumtamen vei homini per quem scandalum venit"

      Ioannis

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  3. Buona Pasquetta, se ancora si trova la voglia di scrivere vuol dire che l’umanità è ancora vitale. Nina

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  4. Qualche riga più in su hai fatto riferimento al Nulla e non può che tornare in mente questo dialogo dal film La Storia Infinita (casualmente riascoltato alla radio qualche giorno fa):
    Atreyu: 'Perché Fantasia muore?'
    Gmork: 'Perché la gente ha rinunciato a sperare. E dimentica i propri sogni. Così il Nulla dilaga.'
    Atreyu: 'Che cos'è questo Nulla?'
    Gmork: 'È il vuoto che ci circonda. È la disperazione che distrugge il mondo, e io ho fatto in modo di aiutarlo.'
    Atreyu: 'Ma perché!?'
    Gmork: 'Perché è più facile dominare chi non crede in niente ed è questo il modo più sicuro di conquistare il potere.'

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    1. Giusto, è il Nulla il nemico, la Bestia. La Bestia dell'Apocalisse è il Nulla.

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  5. A proposito della Russia e del suo riscatto, ci sono delle zone d’ombra che non sono mai venute fuori, forse qualche storico tra cinquant’anni le scoprirà.
    Long story short : fino ai primi anni 2000 la Russia era un paese allo stremo, completamente in mano agli oligarchi della cricca criminale di Eltsin, e quindi, di fatto, in mano agli americani.
    Ad un certo punto, viste le condizioni etiliche di Eltsin, ormai impresentabile, gli oligarchi decidono di mettere a capo del governo un altro uomo di paglia e scelgono Putin.
    Dopo pochi mesi Putin si rivela essere tutt’altro che un uomo di paglia, mette in riga gli oligarchi e rinazionalizza le aziende strategiche russe, in particolare quelle energetiche, petrolio e gas.
    Pare che dietro Putin ci fossero ex colleghi del KGB, era quindi tutto un piano orchestrato per farlo sembrare un perfetto pupazzo agli occhi degli oligarchi e continuare a dominare il paese.
    Spero di vivere abbastanza a lungo per sapere cosa sia successo veramente …

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    1. Può darsi che Putin sia un eroe della Russia. E, però, ragioniamo: una nazione fallita, in vent'anni risorge e contrasta vittoriosamente l'intero mondo occidentale che la soggiogava? A me continua a sembrare enorme. Può darsi che mi sbagli. E tuttavia le linee di tendenza fondamentali rivelano come tutto concorra alla livellazione universale. Anche l'arroganza israeliana sembra più una parodia: quanto potranno reggere a questo ritmo? E l'Iran? Anche lì la secolarizzazione bolle sotto la superficie. India e Turchia sono alternative a noi? Non sembra. La Cina? Più capitalista dei capitalisti. Durante la sessione del frullatore alcuni pezzi di frutta sembrano sopravvivere, poi, alla lunga ... Staremo a vedere.

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    2. Buongiorno Alceste, buongiorno al blog.
      Se può tornare utile, merita approfondire cercando tra i vari video di Giulietto Chiesa sulla Russia, dove si parla del fatto che Putin sia stato fatto salire al potere dallo stesso Eltsin, che probabilmente era meno fiaccato dai fumi dell' alcool di quanto si volesse far credere in occidente .

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  6. Grazie Alceste, splendida la citazione su Amoena. Quelle parole suggeriscono che fosse una giovane molto bella, affascinante, delicata, probabilmente timida.... ma, di più, suggeriscono che qualcuno volesse ricordarla più a lungo possibile. Era il marito, il padre, il fratello? Non lo sappiamo, ma riusciamo a cogliere l'essenza del ricordo, della nostalgia, del dolore. Tutto ciò è quanto di più distante dall'eterno presente che siamo condannati a vivere. Per vedere degli epitaffi così alati e poetici dobbiamo cercare marmi molto risalenti, nelle chiese, nei musei: ormai nei cimiteri contemporanei si vede poco/nulla, se non tombe "condominiali" che da queste parti chiamiamo "colombere" e, in più, periodicamente vengono tutte svuotate e buonanotte ai suonatori. Per il futuro andrà peggio, si parla di diventare tutti fertilizzante, quindi manco un urna per recare la dovuta "pietas" agli antenati. Da qualche parte ho letto che l'inizio della civiltà umana si è potuto datare grazie alle primissime sepolture. Vero, ma aggiungo di conseguenza che la civiltà umana si misura in maniera direttamente proporzionale al grado di rispetto e pietas che si usa per i trapassati. Questo fornisce la misura un po' di tutto direi. Complimenti e grazie ancora.
    Paolo

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    1. Questa Flavia era una schiava liberata, morta forse giovanissima. Chi scrisse quelle parole? Non lo sappiamo. Sappiamo solo che, disperato, voleva che il suo ricordo si eternasse. In questo anelito è la tragedia della vicenda umana. La sepoltura e il culto dei morti furono le prime manifestazioni di civiltà, è vero, perché l'uomo riteneva a ragione che la morte "non dovesse" essere la fine di tutto. Se la morte è la fine di tutto, noi siamo davvero concime. Se siamo solo concime non ci resta che l'estinzione. L'uomo ridotto a niente è un suicida.

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  7. Caro Alceste,
    mi pare di capire che vedi la guerra come una sorta di lavacro: all’uomo occorre passare attraverso la sofferenza, la vera realtà della vita, per giungere alla rinascita, pena l’autodistruzione.
    Da battezzata (= lavacro), cerco di approfondire il significato tropologico espresso nella Sacra Scrittura e vedo nel Cristo l’exemplum, Gesù ci assimila a sé (vedi la lavanda dei piedi agli apostoli) e ammiro la strada di imitazione del Cristo percorsa dai grandi santi.
    Pensando, invece, al significato del termine cattolico, ergo: universale, usurpato o meglio dire scippato alla Chiesa dalla new age e trasformato in “olistico”, mi domando che cosa comprenda l’universale, inteso come intero, tutto.
    Se quel “tutto” comprende il demonio (= diavolo, diaballo, separare …), quindi è comprensivo anche della guerra, a maggior ragione la mia visione cristiana della vita mi tiene ancorata al Cristo e alla sua Passione (= dolore) e alla sua Risurrezione (= rinascita, gioia), ma sono consapevole che la porta per seguire quella via è stretta e da sola non ce la posso fare, senza l’aiuto incessante della preghiera e l’accostamento ai Sacramenti.

    Un caro saluto a tutti,
    Anna

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    1. Per guerra intendo anche conflitto, volontà di difendere le proprie posizioni a qualsiasi costo. Quando il Cristianesimo era intransigente, ovvero esclusivo, rinnegando qualsiasi sua alternativa (la fede e la verità coincidevano), esso trionfava; a caro prezzo, ma trionfava; dopo, invece, con la pace, trasformato in una generica religione d'amore e tolleranza (tolleranza su tutto), si è lentamente sfilacciato, perdendo confini e definizione, sino a rendersi una entità fungibile e molliccia. Perché ci rechiamo alla messa? Per difendere la vita dei neonati, per la famiglia, per onorare il padre e la madre? E, soprattutto, in nome di cosa? Quali i valori fondativi ed esclusivi (che escludono dalla comunità cristiana stessa) per cui posso battermi e professare la mia religione? Chiedi a chi esce dalle funzioni queste cose e ti risponderà che non lo sa, perché la tolleranza di tutto è la fine di sé stessi come individualità, orgoglio e senso.

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  8. Sì, per certi versi, c’è poco da essere ottimisti e da tifare. Ma un po’ lo si fa lo stesso, perché una pausa ogni tanto ci vuole, bisogna pur trastullarsi un po', distrarsi; se non illudersi, fingere d’illudersi. Ognuno sta al mondo come può… e uno che, invece d'illudersi, scelga d’essere felice, semplicemente ed autenticamente felice, seppure per un momento, è in fondo un saggio, non uno stolto.
    Ad ogni modo, per la serie “facciamoci del male”, leggevo sul Fatto tali righe in merito all’abolizione di schwa e cazzate simili nelle università e nei documenti pubblici della Baviera (ah, prima c’erano? me cojoni…):

    Come molte lingue europee, il tedesco ha diverse forme maschili e femminili per alcuni sostantivi e utilizza il plurale maschile come forma predefinita onnicomprensiva. Per evitare di utilizzare la sola forma maschile, in tanti preferiscono combinare le due forme con un simbolo, come un asterisco, una barra, due punti, un trattino basso o lo schwa per avere delle forme linguistiche neutre rispetto al genere. Una opzione fortemente respinta dai tradizionalisti e adesso anche vietata ufficialmente.

    Ora, lasciamo perdere la sostanza e andiamo in profondità, ovvero alla forma: “respinta dai tradizionalisti”. Quindi non si tratta – banalmente – di gente che conserva il lume della ragione, ma di un respingimento (respingono, non tollerano…) dei tradizionalisti, che, si sa, son brutta gente, incarognita, bigotta, puzzosa. L’articolo, in fondo, è questo che ci vuol segnalare, che i Verdi, i sinistri, i progressisti, ovvero chi lotta per un mondo migliore, pulito, per la sacra democrazia, per la libertà dei popoli e delle genti (nonché degli ortotteri, dei fenicotteri, dei lepidotteri), quelle robe lì le vogliono, le promuovono, le trovan sensate. Ma che dico, doverose. E se le voglion loro, devono allora esser sensate e doverose per davvero. Sono il futuro. Un futuro che, a dispetto del piccolo temporaneo trionfo dei tremendi conservatori, tradizionalisti, filonazisti bavaresi, sembra destinato a compiersi. Che questi non siano questo o quello, ma, prima di tutto, se dicono che tali cazzate sono cazzate e ci credono (lasciamo da parte la convenienza politica, parlo di persone, di aventi diritto al voto, non di politici), persone a cui ancora non è partita del tutto la brocca, non deve sfiorarla, la brocca del lettore medio. Anzi, dovrà sentirsi un po’ in difetto ad esser d’accordo… “Sembrerò mica anch’io un tradizionalista? Mi guarderanno strano?”, si domanda già il gonzo. E se fossero davvero tradizionalisti (con tutto ciò che questo può voler significare o meno)? Non vorrebbe forse dire che, a questo punto, di decenti ci son rimasti giusto i tradizionalisti? Niente, ragionamento troppo spregiudicato. Il gonzo desiste e rientra nei ranghi. Si guarda in tivù il film della Cortellesi che si era perso al cinema.
    Le cronache quotidiane, lo sappiamo bene, grondano esempi come questo. E non solo le cronache. È tutto un messaggio più o meno subliminale. Ciò che solo trent’anni fa si sarebbe percepito come follia, come buffonata da accantonare nell’immediato, ora la si tiene in alta considerazione. Si fan conferenze, dibattiti coi pro di qua e i contro di là (agnelli sacrificali, solitamente coglioni e inefficaci, funzionali al teatrino dei dominanti), inchiostro a non finire… E intanto, il correttore di word manco mi segna “schwa” come errore…
    Sì, c’è poco da sperare – nei barbari o in chicchessia. Ma se alla speranza beona sostituiamo una Fede quieta e profonda, che mai vacilla, la cosa è diversa. Ci si riesce? Chi ci riesce?

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    1. Queste pagliacciate hanno il solo compito dello sfregio. Nella nuova "Giulietta e Romeo", l'adolescente scespiriana è una racchia, ovviamente negra. Agli ideatori di tutto questo non importa nulla di nulla, né della racchia né delle donne e nemmeno degli Africani ... a loro importa di insozzare e intorbidare le fonti dell'immaginario europeo, in tal caso il povero William Shakespeare. Essi sanno che, lordando tale luogo dell'anima, l'amore incorrotto di due fanciulli, rovesceranno spazzatura nei cuori dei milioni ... per tacere dell'immondizia accatastata sul balcone di Verona ... essere reazionari è un dovere, come scritto. La propria vita dovrebbe essere improntata a questo.

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    2. "Essere reazionario significa difendere cause che non girano sulla scacchiera della storia, cause che non importa perdere.
      Essere reazionario significa che ci limitiamo a scoprire quanto crediamo d'inventare; significa ammettere che la nostra immaginazione non crea, ma svela corpi morbidi.
      Essere reazionario non significa abbracciare determinate cause, né patrocinare determinati fini, ma assoggettare la nostra volontà alla necessità che ci costringe, arrendere la nostra libertà all’esigenza che ci spinge; significa trovare le evidenze che ci guidano addormentate sulla riva di stagni millenarî.
      Il reazionario non è il sognatore nostalgico di passati conclusi, ma il cacciatore di ombre sacre sulle colline eterne"

      (Nicolás Gómez Dávila)

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    3. Esattamente lo sfregio. Pervicace, continuo, sistematico. Si noti poi, nello stralcio citato, quel "in tanti preferiscono"... Ma tanti quanti? Tanti chi? Bisogna tuttavia dire che siano tanti, convincere che siano tanti, affinché tali diventino.
      A proposito di racchie... Un tale, qualche settimana fa, mi faceva notare la nuova Miss Germania... Iraniana, ovviamente dissidente rispetto al regime del Paese d'origine, trentanovenne (!?!), ma, soprattutto, insignificante. Parliamo di un concorso di bellezza, no? Ebbene, questa è una che a incrociarla al supermercato manco ci fai caso. In alcune foto, fra l’altro ufficiali, la si potrebbe definire addirittura bruttarella. Ma la si incorna Miss in una competizione, deprecabile quanto si vuole, dove si è chiamati ad individuare la bella fra le belle. Dunque? Ci siamo intesi. E tali fatterelli - anche questo è chiaro - sono molti più significativi, in quanto indicativi di una tendenza artificiosamente creata e imposta, di chissà quali notizione da prima pagina. L’obiettivo, fra gli altri, è chiaro: annientare il concetto di bellezza, dell’ideale a cui tendere o della perfezione che semplicemente si ammira (il simbolo), sulla scorta di una logica perversamente “inclusiva”, in cui tutto è bello o brutto a piacimento, dove conta solo il gusto soggettivo, il capriccio di ognuno, e dove quindi non c’è più alto né basso, ma una piattezza senza fine.

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    4. Esatto, a questi non frega niente di di niente di racchie e negre...Hanno entusiasticamente organizzato i mondiali in Qatar in stadi costruiti da moderni schiavi, figuriamoci! L'unica cosa che gli interessa è creare il caos nelle menti e nelle anime, sbertucciando secolari colonne portanti della cultura col fine di farle cadere per i loro scopi. Non tengono però conto del fatto che le leggi naturali sono iscritte nel cuore dell'uomo e, prima o poi, torneranno violentemente alla ribalta spinte a fortiori da un inevitabile "effetto elastico". Le leggi naturali sono fortissime e in molti casi "violente", esse presuppongono l'inclinazione alla difesa della prole e della proprietà, la diffidenza e la paura del diverso e molte altre cose di apparentemente minore rilevanza. Sono leggi "spietate", e poco importa che promanino direttamente dal Creatore (come credo) o dalla natura. Presto o tardi tutto cambierà, stiamo svegli.

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    5. Per Luigi: con Gomez sono d'accordo a prescindere.

      Per Yaroslav: Miss Germania assomiglia a una commessa del centro di Roma, forse una profumeria o un negozio di gioielli, non ricordo. Basta comunque far su e giù dieci minuti per via del Corso il sabato pomeriggio per trovarne a dozzine ... graziose, belle, vistose ... ma qui, come si è ripetuto sino alla nausea, si mira alla demolizione dell'immaginario attraverso il boicottaggio dei simboli che si basano su precise euritmie fisiognomiche. La sistematicità del gioco dissolutorio è talmente evidente che solo i coglioni non riescono a sospettare nulla.

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    6. Per Paolo: è così come dici, ovviamente. Non sarei così speranzoso, però. Gli uomini possono mansuefarsi in mille modi, come le bestie. I Navajos erano una certa cosa due secoli fa, oggi fanno i croupier. Si cambia illudendosi d'essere sempre gli stessi. A ogni modo questa è una battaglia contro la domesticazione spirituale ... alla maggioranza pare che vada bene essere considerata come chihuahua del Nuovo Mondo.

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    7. Concordo ma, convenendo sul fatto che ci vorrebbe una guerra, credo che dopo questa abbia spianato i casinò, anche i croupier Navajos riprenderebbero, con rispetto parlando, a rigirarsi tra le mani totem e gingilli ululando alla luna.

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  9. Ciao Alceste, torno a rileggerti dopo anni: non hai perso lo smalto, anzi. Pezzo commovente. Son quello che scrisse le bazzecole su Cicciolina. Sono ancora vivo e cerco di vivere e far vivere la mia stirpe. Il nemico da troppo tempo occupato i posti di comando, e da li mosso una guerra spietata, segreta, "asimmetrica" all'ariano, all'europeo, al cristiano. Ogni giorno mi fabbrico la mia personale guerra, inutile, donchisciottesca, in fondo vigliacca: alla fine il vero obbiettivo di vita per un uomo (al diavolo le donne: hanno rotto i coglioni) e' la "presa del potere". Ma anche se lo prendessi, a chi rivolgere i miei atti d'imperio? Troverei solo sudditi o peggio, cittadini, che mi vedrebbero come un pazzo. Ecco il rancore verso la mia stirpe, per essersi fatta fregare a quattro venditori di chincaglierie. Ma non e' neanche questo un rancore assoluto, definitivo: e come potrebbe esserlo? Un caro saluto.

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    1. Ben ritrovato. Il miracolo, o l'inciampo, per il Potere può nascondersi in mille anfratti. L'importante è crepare bene. Da parte mia sono divenuto reazionario e da reazionario mi comporto. Ormai ho perduto le maniere garbate di porgere la questione, sono maleducato ... Le mezze misure, i vediamo, gli aspettiamo mi hanno scocciato definitivamente ... meglio perdere certi cacadubbi con la loro prudenza da economia domestica. Staremo a vedere.

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    2. @Anonimo 4 aprile 2024 alle ore 04:39
      Commento da incorniciare.

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  10. In alto i cuori! A noi!

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  11. Troppo tardi per tutto. La realtà si dissolve giorno dopo giorno. In effetti non sappiamo neanche quale sia quella vera, in questa Matrix.Si dovevano spegnere i piccoli focolai molti, molti decenni fa. Ma il disimpegno piace a tutti, e poi "ci avrebbe pensato chi di dovere ". E infatti ci hanno pensato. Solo la cultura, che lubrifica anche le intelligenze mediocri avrebbe potuto fare argine. Ma, certo, è impegnativa... Ancora una volta la moltitudine ( lo preferisco a "massa,, ) che avrebbe
    potuto e ancora porebbe, non si è accorta di niente. Pazienza, alla prossima vita. Walter

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  12. Sempre belle riflessioni Alceste.
    Sulla guerra pero' mi chiedo: e’ davvero necessaria all’uomo, o piuttosto la si rende irreversibilmente necessaria dopo dosi di condizionamento coatto, e reiterazione di comportamenti antiumani socialmente promossi?
    Osservare oggi la manifesta vastita’ di quella ipocrisia divenuta l’ingranaggio di tutto il fare umano, tramite l’azione del conformismo e dell’anticonformismo conforme al pensiero bi-univoco, mostra quanto le nostre azioni siano pilotate e meno nostre di quanto si speri. Non e’ forse quella stessa ipocrisia che avvalla la distopia, e di qui la guerra, percepita come giusta, in quanto unica portatrice di pace, per il fatto che non si vedono piu’ soluzioni alternative per il ritorno alla normalita’, quella vera?
    Sembriamo sempre fermi all’antica questione sulla bonta’ della natura umana posta da Mencio.
    Ad ogni modo, la guerra che affronteremo sara’ quella contro il quoziente intellettivo dell’algoritmo… quindi gia’ persa, in base ai criteri di QI da noi stessi accettati.

    Vedo che stai leggendo “I mercanti dello spazio”, come ti sembra?
    Lo cercai invano quando lessi “Distruggete le machine”; li si definisce due classici dell’utopia negativa, che si compensano riguardo i passaggi con cui tale “utopia” si realizza: il lavaggio del cervello prima, tramite la propaganda e la mercificazione di tutto, e l’algoritmo dal QI insuperabile che impera sull’essere umano poi.
    La fantascienza da sempre e’ accostata all’utopia, la quale al primo vento leggero si distorce in distopia, e ci offre l' antipasto… saranno racconti fantascientifici, profetici o propedeutici a…?
    In fondo, non e’ difficile anticipare le trasformazioni in atto, se si inquadrano bene le premesse-esche, le cosiddette finestre di overton, e la quantita’ di consenso, senza senso critico, che riescono a conquistare. Che poi tutto il teatrino prima o poi crollera’, ed in primis sopra i registi e gli addetti alla scenografia, e’ pure piu’ che realistico, dato l’eccesso di squilibrio che non puo' autosostenersi una volta terminato il carburante, cioe' il vecchio equilibrio.
    Il romanzo “Distruggete le macchine” e’ persino meno distopico della realta’ attuale, in quanto ha ancora uomini addetti al controllo di altri uomini, le macchine li sostituiscono solo nei lavori, ed ha persino sacche di territori ancora incontaminati, rappresentate dallo “scia’ di Bratpuhr” che commenta le conquiste della “modernita’” con un acume superiore al QI degli ingegneri che gliele mostrano (un paio di chicche vedro’ di condividerle, se mai le ritrovero’). La misura del QI, inutile dirlo, e’ il criterio su cui si basa la gerarchia sociale, ossia la divisione tra la elite e la massa povera.

    “Adesso tutti i lavori pericolosi li fanno le macchine, e gli stupidi bastardi vanno a finire in grandi mucchi di case prefabbricate che sembrano la fine di una partita di Monopoli, o nelle caserme, e non hanno altro da fare se non starsene li’ e sperare in un grande incendio, cosi’ magari potrebbero correre in una casa in fiamme sotto gli occhi di tutti quanti e uscirne con un bambino fra le braccia. O magari sperare in un’altra guerra, anche se non lo dicono a voce alta perche’ l’ultima guerra e’ stata cosi’ orribile. E, naturalmente, non ce ne sara’ un’altra.”

    Un caro saluto, Ise

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  13. "Anche i migliori, gli ultimi araldi del sentimento, avvertono una debolezza, l’incipiente resa: ciò che li ap-passionava stinge, infatti, in fastidio e delusione perché anche le rutilanti accensioni della passione hanno bisogno di essere condivise dal prossimo, o anche solo di un pubblico ostile che, addirittura, le detesti: indizio, pur sempre, di un’empatia. L’indifferenza, infatti, uccide i migliori, livella le eminenze, ingloba nel proprio nichilismo da tran tran postmoderno. A che pro lo scandalo? Pur chi ha vissuto la vita al contrario, come il sottoscritto, tende, infine, a una sorta di resa, al mutismo. Nudi, inermi, non resta che gonfiare la piccineria col disprezzo e la più squallida cattiveria, surrogato a un’anima che non è più."
    Mai parole così sacrosante...
    Giuseppe

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Siate gentili ...