02 settembre 2023

Hysteria!


Roma, 2 settembre 2023

In Niger scacciano i colonizzatori! L’India va sulla Luna! I BRICS non pagano il petrolio in dollari! Crolla il sistema che ha governato il mondo nell’ultimo secolo! Se non più! E tutti a ballare la polka … come se tali avvenimenti non favorissero sfacciati, invece di negarne l’inveramento storico, proprio ciò di cui si celebra l’apparente funerale: la globalizzazione terminale, la Monarchia Universalis.  

Lacrime su Michela Murgia, altra inessenziale figurina della sedicente scena letteraria e intellettuale dell’ex Italia. Il funerale, né cattolico né pagano, celebrato nella chiesa di piazza del Popolo, una volta dedicata alla Vergine, e oramai mezza sconsacrata, ha rivelato l’essenza dei Nuovi Tempi … a riguardare certi spettacoli trascorro intermittente tra rictus spettrali e facies da umor nero … L’enormità delle eulogie, sproporzionate rispetto al reale peso della Defunta, l’indifferenza al luogo di culto, scambiato dal becerume per una fumosa sezione di partito, le allocuzioni strampalate … ove alcune citazioni da fumetto, commiste ai ricordi più goffi, si induriscono improvvisamente in sconclusionate quanto violente invettive alimentate da un odio incomprimibile, di cui gli autori stessi ignorano la scaturigine reale … tutto induce a uno sbalordimento che sconfina nel malessere. Una di tali Erinni postmoderne, che il Potere ama ingigantire sin al rilievo d’intellettuale, brutta e insecchita dal risentimento, vocia scomposta dal baldacchino della prosopopea: la concione rassomiglia alle registrazioni allucinate carpite da una cella imbottita, ma ognuno la prende sul serio, per carità, dal pretame agli stracciaroli della stampa lì convenuti … eppure indovino, negli interstizi di quei monologhi, a unico conforto, una segreta e divorante disperazione … si può volare assecondati dai venti del Conformismo dei Tempi Nuovi sin a credersi latori della Verità, ma è arduo ingannare la propria natura profonda: da tale duello interiore deriva l’isterismo.

Ormai nemmeno leggo più tanto. Mi hanno tolto questo piacere. Infatti, non esistono più libri. L’obiezione principale che mi si può muovere ("E le librerie, allora?") non tiene conto del fatto che le librerie non vendono più libri. Pochi giorni fa sono entrato in una delle ultime operanti a Roma, di una nota catena. L’odore dei disinfettanti, esaltato dall’aria viziata dei condizionatori, quella miscela nichilista di falso pulito, mi ha subito aggredito alla gola. Ormai ogni lupanare delle multinazionali, o di bugigattoli nazionali a esse affini, dalle banche al vestiario, profuma allo stesso modo, di detergenti asettici, anonimi, seriali. Le luci al neon e l’ordinamento meticoloso dei prodotti delle scaffalature reca un senso di smarrimento; l’impressione è che tale ordine celi l’estrema povertà dell’offerta. Cinema e musica sono scomparsi; residua l’attualità di qualche titolo; e l’orrenda moltiplicazione di offerte di libri per bambini, uno peggiore dell’altro, di baedeker da cucina, vademecum new age, ricettari da svago. Come se l’ominicchio attuale dovesse ancora svagarsi … ma da cosa? Le copertine sono necessariamente sgargianti, con titoli vistosi, smerdate da foto o disegni di terrificante stupidità; l’impaginazione è grossolana, la carta mediocrissima, le cuciture inesistenti. Al di là del contenuto, il libro ha perduto del tutto il proprio valore di preziosità. Un libro si stampa e si getta via. Ciò ha praticamente distrutto il settore dell'antiquariato: i libri stampati negli ultimi trent’anni ci si vergogna persino a esporli accumulandoli come spazzatura fuori del negozio,
in offerta a pochi euri; la maggior parte viene viene sversata nei bookcrossing o nelle carceri. Dopo pochi minuti ero già disgustato da tutto: difficile nascondere il ribrezzo al contatto di quelle levigature di straziante alienazione; la mancanza di materiali nobili liofilizza anche il pensiero … pure quegli allucinati omaggi alla cosiddetta cultura, le gigantografie di Garcia Marquez e Brecht, scoraggiano all’acquisto ... persino di Garcia Marquez e Brecht ... il povero Bertolt, poi, chi se lo compra più oramai? Quando il PCI e l’Einaudi spingevano per Mutter Courage, forse … ma oggi lo si riguarda come testimonial, al massimo .... a testimoniare l’engagement … ma di chi? Di Saviano, che quello ha da scalare le classifiche di vendita … Anche il settore dei classici rigurgita di orrori. Impossibile (dico: è impossibile) leggere Conrad o Catullo in tali edizioni brossurate … la forma, signori … stupra brutalmente il contenuto … il verso Ancor che l’aigua per lo foco lassi, di cui, in mancanza di maestri, s’ignora la natura e la segreta, intima, bellezza, non può fisicamente leggersi o apprezzarsi sfogliando quelle pagine puzzolenti di colla alla buona … l’utilitarismo straccione sbaglia ancora i calcoli, o meglio: gli Italiani, ancora una volta, si son lasciati infinocchiare da questi imbonitori taccagni, sacrificando ciò che furono ... eppure si comprendeva, sino a pochi decenni or sono.

Dopo poco, stremato, sono vittima dei consueti miraggi. Nei pressi delle scaffalature di fondo, infatti, mi sembra di sorprendere due figure note, entrambe nell’atto, per me incomprensibile, di rimestare incuriosite nella turca delle offerte imperdibili … è Patrick Zaki quello che vedo? E, più in là, Michela Murgia? Poi mi accorgo, mettendo meglio a fuoco le silhouttes, con la mano che appoggiata al reparto olistica, come a sostenermi dopo un fuggevole e intenso attacco cardiaco, che, certo, sono persone comuni e solo rassomigliano alle celebrities di cui sopra … crespo e barbuto il primo, l’occhialuta faccia da bamboccio, pantoloni jeans al polpaccio, la maglietta ingrigita per i frequenti lavaggi: ghermisce tre o quattro libri … non oso immaginare quali, il bottino idiota che, immagino, dovrà pur leggere; grassoccia la seconda ipostasi, le gambe celate da una gonna a ombrellone, il top delirante appesantito da una mammellatura da frisona pezzata, i capelli unti e riccioluti inchiodati da un cerchietto che ne discopre la fronte picchiettata da un leggero sfogo eczematoso, sintomo, forse, di rari commerci carnali. Decenni di pace e fregnacce libertarie hanno rimodellato fisionomie, attitudini e voci; perduta l’antica varietà, l’Italiano s’incanala oramai in rari tipi antropologici regressivi di cui gli anzidetti modelli sono espressione.
Cerco di riguadagnare l’uscita davanti alle casse, cinque, ognuna ricca di un POS; i lacerti di un dialogo fra il commesso dalle spalle a bottiglia e un sinistrato ("Qui può beneficiare del bonus docenti! Davvero?") quasi mi abbatte sulla soglia; resisto, la porta automatica infine si apre; fuori è la consueta plebaglia in ciabatte che, stavolta, accolgo quale salvatrice e amica; alto, caldo e munifico, il sole.

La geopolitica scruta, indaga, preconizza; alla fine, stremata, si rifugia, almeno in Italia, in alcuni luoghi comuni da bozzetto regionalista, degni dei film di Lino Banfi: Roma la puttana, il milanese traditore, il losco siculo … a qualcuno si deve dar la colpa, insomma … vero è che la scena attuale sembra tratta di peso da La dottoressa ci sta col colonnello … non manca, poi, il colonnello Buttiglione, diventato generale.

Essa deriva parte del fascino dalle puerili ansie di dominazione del Risiko, coi carri armati della Kamchatka e i soldatini a difesa di Madagascar e Sudafrica. Le capacità di predizione di tale sedicente scienza son quasi sempre fallaci poiché non tengono conto dell’implacabile linea di sviluppo dell’umanità diversificatasi, nei millenni, grazie al clima, alla conformazione del territorio e all’accidentale insorgenza di un linguaggio che ha permesso, nei casi più felici, la ricchezza del sentire metafisico e, quindi, lo splendore dell’arte, della religione e della sapienza. Ogni cultura vanta un proprio genio e, per questo, va considerata quale concrezione sacra su cui nessuno ha il diritto di emettere superficiali giudizi di valore. Anche la più ridicola o scostante usanza o consuetudine è sorta per conservare; negarla o sanzionarla equivale a un principio di genocidio.

Nella congerie d’innumerevoli permutazioni, distruzioni e arricchimenti che costituirono le singole culture umane solo alcune risultarono, però, decisive, tanto da costituire l’architrave del mondo a venire. La chiave di volta dell’architrave occidentale, per quanto possa sembrare incredibile, son i lembi di terra mediterranea legati all’Italia. È l’Italia, e nessun altra, forse con l’eccezione della Cina, ad aver prodotto inesauribilmente per tre millenni; questa considerazione, ovviamente, può muovere al sorriso, ma solo perché ci hanno lungamente abituati all’autodisprezzo. Per questo motivo, e nessun altro, ogni sforzo si dirige a disseccare la principale fonte della civiltà occidentale: dilapidare in pochi secoli un lascito incalcolabile per far posto al Nulla. Lavare via la civiltà, il magnificente smalto sul Nulla, recherà ognuno al suicidio.

Leggo dalla Treccani online, per comodità: “L'isteria è una forma di nevrosi caratterizzata da sintomi sensoriali e motori (accessi nervosi e convulsivi, delirio, amnesie, allucinazioni ecc.). Il termine deriva dal greco ὑστέρα, 'utero', e fu coniato da Ippocrate per indicare una serie di disturbi provocati appunto da quest'organo che rappresenta, secondo il modello della parte per il tutto, l'intero organismo femminile. Lo studio dell'isteria ha svolto un ruolo più o meno centrale in tutta la storia della medicina. È perciò significativo che solo recentemente (1987) questa sindrome sia stata eliminata dall'elenco delle malattie di origine psichiatrica redatto dall'American psychiatric association (DSM-III-R)”.
L’American Psychiatric Association agisce nel solco del “Fai quello che ti pare” e non deve stupire.
Gli accessi isterici sono preceduti da “palpitazioni e svenimenti” seguiti da una fase epilettoide in cui si susseguono “crisi di riso, pianto e tremori”; indi sovviene la sequenza detta del clownismo (ci si dimena distorcendo la fisionomia naturale come i pagliacci del circo) in cui abbondano urla e contorsioni; segue la trance catalettica ove la vittima “compie azioni inconsapevoli e involontarie, come fare capriole all’indietro e tante altre azioni che in stato di coscienza non sarebbe in grado di compiere”; finalmente si ha il riavere della quotidiana coscienza.
Interessanti sono anche le affezioni del tipo isterico: “suggestionabilità; psicoplasticità (tipico delle donne isteriche che attraggono gli uomini e diventano protettive), egocentrismo e tendenza a mettersi in mostra e al centro dell’attenzione con atteggiamenti tipicamente teatrali, con tratti istrionici; depersonalizzazione (distacco dalla propria persona); disturbi sessuali (impotenza, frigidità, dongiovannismo)”: pare di assistere a qualche sfilata universale del progressismo ecumenico.

Il frenologo Jean-Martin Charcot associa gli attacchi isterici alle estasi dei santi, ma soprattutto alle possessioni diaboliche. “Tremate, tremate, le streghe son tornate!”, antico adagio del Sessantotto che rivive nelle vaginoforie attuali, potrebbe essere più accurato del previsto. Nelle ossesse postmoderne, però, si annida un demonio differente, apparentemente presentabile, ma non meno devastatore: quello delle false libertà. Le possedute sentono al vivo, nelle loro carni, l’insorgenza di tale Nuovo Ordine. Lo sperma ghiacciato della propaganda totalitaria ha ingravidato i milioni … e non è una novità, anzi: Giorgio Galli nel suo Occidente misterioso pone in corrispondenza l’evoluzione della democrazia e i fenomeni isterico-controculturali: baccanti, gnostici, streghe, hippies.

Anche le menadi d’Euripide che, in nome del nuovo dio, Dioniso, profeta dell’invasamento e della follia (mantis, daimon), sbranano a mani nude il re Penteo, sono agite da isterismo compulsivo e allucinatorio. Persino Agave, madre di Penteo, partecipa al massacro “colla bava alla bocca, roteando le pupille stravolte, incapace di recuperare la ragione - il dio la possedeva”. D’altra parte le giugulari gonfie nell’odio, il fanatismo, le rivendicazioni scomposte, il vociare senza freni e pudicizia alcuna non rientrano nelle manifestazioni epilettiche e alogiche dei nuovi tempi progressisti? “Sarebbe un grande rimedio, finalmente, evirare il maschio portatore di fallo fallace a scopo sanitario e ascetico.  Allora, questo genere di maschi, ripuliti da superflui pezzi di carne, canterebbero al cielo melodie soavi con le loro voci bianche ...", cicalava qualche giorno or sono una di tali Cibeli del Nulla ... Ma non vorrei passare per misogino ... in tempi di pace, infatti, come ricorda quel dottore a Mishima, il polso maschile e quello femminile battono con lo stesso ritmo. E di pace ne godiamo da quasi un secolo. Di maschi isterici se ne trovano, perciò, a bizzeffe. E cosa c’è di peggio di una femmina isterica? Un maschio isterico; o quel che ne resta.

La manifestazione più clamorosa nella fase del clownismo è l’arco isterico, per cui la vittima, puntati i piedi e arrovesciato il capo, s’inarca tendendo spasmodicamente la schiena. La resa più celebre dell’arco isterico può rinvenirsi ne L’esorcista dell’ebreo-americano William Friedkin (The exorcist, 1973). La giovane Regan, posseduta dal demone assiro Pazuzu, è scossa dalle più atroci convulsioni accompagnate da grida, oscenità e bestemmie. Nella celeberrima sequenza nota come “spider scene”, che infonde un immediato e istintivo ribrezzo, Regan cala lungo le scale di casa, silenziosa come un ragno, a testa in su: movendosi, quindi, su mani e piedi, nella sardonica posa dell’arco isterico. La scena è ispirata palesemente dal film di Brunello Rondi, Il demonio (1963): qui è Purificata, sorta di strega di campagna, a inarcarsi durante un esorcismo in chiesa, per poi muoversi innaturalmente sotto lo sguardo agghiacciato d'ognuno. Rondi inserisce opportunamente una soggettiva della posseduta per cui l’altare è osservato al contrario, a sottintendere l’estremo oltraggio anticristiano: il crocefisso rovesciato.
Se Friedkin gioca esclusivamente sul versante spettacolare, sommovendo, tuttavia, corde ancestrali, l’Italiano si sostanzia di velleità politico-sociali, fra Carlo Levi ed Ernesto De Martino (il bigottismo della comunità lucana, i praticoni della magia): in entrambi i casi, tuttavia, il Cristianesimo o risalta negativamente o rimane sconfitto.
Rondi delega i ruoli dei protagonisti a due eccellenti attori ebrei: la bellissima Daliah Lavi, israeliana, e Frank Wolff, americano, ma di ascendenza tedesca, assiduo sulle nostre scene degli anni Sessanta. Le platee ricordano Wolff nella parte del rude irlandese che aspetta la Cardinale nell’incipit di C’era una volta in America, sebbene egli risalti più in altre pellicole di genere: Gli occhi freddi della paura, La morte risale a ieri sera e Milano calibro 9.
Wolff si suiciderà nel dicembre 1971, a Roma, nei pressi di un residence a Monte Mario, tagliandosi la gola con una lametta, forse per una delusione d’amore. Altri uomini e attori, diverse tempre, altri rasoi.

Anche in The mouth of madness (Il seme della follia, John Carpenter, 1994) una donna subisce una contorsione isterica dovuta a possessione: lovecraftiana, stavolta. Qui è lo scrittore-demiurgo Sutter Cane ad aprire un pertugio (mundus) tra le regioni della follia e il reale che, poco alla volta, gli cede e si dissolve. Quando il protagonista si renderà conto dell’ineluttabilità della sostituzione sarà troppo tardi: sarà allora che la rivelazione lo scuoterà tra scoppi di risa e un pianto disperato: una crisi irrefrenabile, isterica.

Rimedio di Ippocrate per l’isteria femminile: il matrimonio.

Durante le epoche celesti, l’uomo non è mai ciò che è, ma ciò che fu. In tempi catastrofici, invece, è ciò che mangia: per guardarsi allo specchio deve indagare il bugliolo.

Una volta i ragazzini volevano fare l’astronauta, il calciatore e il cantante. Ora non vogliono fare più nulla. Forse lo sentono a pelle che sono destinati al cubicolo.

La sinistra non esiste. Qualche giornalista, sedicente di destra, si premura di individuarla ancora nei pressi della sinistra borghese, salottiera edonista e post-socialista (in modo da estendere pezzi fatui e fintamente sarcastici onde vellicare gl’impulsi dei residui lettori conservatori), ma in realtà permea ogni evento e individuo. Bergoglio, Biden, Meloni … tutto è liberale, liberante, progressista. È lo spirito dei tempi, il marchio della Bestia.

Vladimir Luxuria, al secolo Vladimiro Guadagno (1965-vivente), “attivista, scrittrice … opinionista, direttrice artistica, attrice, cantante drammaturga ed ex-politica”, oltre che personaggia televisiva, reca, su di sé, incolpevolmente, uno stigma terribile: quello di riassumere onomasticamente il tipo antropologico del sinistrato da salotto. Vladimiro, ovvero la colatura di un’ideologia non più viva sebbene operante come parodia, e la pagnotta (Guadagno), cui il sinistro accede o pretende di accedere parassitariamente: per cooptazione dall’alto o perché dovutagli in virtù della propria superiorità morale e intellettuale. Ideologia e pagnotta entrano in muta e diuturna corrispondenza fra di loro tanto che il latore a volte reclama la pagnotta in nome dell’ideologia, altre l’ideologia sfruttando le prebende della pagnotta. Difficile, quindi, discernere ove inizi la cooperativa e finisca la migrante maltrattata; e viceversa. Engagement e IBAN: entità fluide e osmotiche.

I nuovi tempi, ovvero l’estrema e forsennata accelerazione dell’Illuminismo Nero, inizia in Italia con una schermaglia ridicola, quella tra il leader della destra post-fascista, Gianfranco Fini, e l’illuminato (di luce riflessa, però) Francesco Rutelli: radicale, ecologista, liberale: di sinistra, quindi, almeno nell’accezione che delineo. L’elezione a sindaco di Roma (si era nel 1993) servì a raggrumare attorno a tali individui gli schieramenti psicologici che avrebbero dominato le menti degli Italiani per trent’anni. Trent’anni di speranze, quindi politicamente buttati, e regalati all’Avversario che, al coperto da inessenziali baruffe, ha potuto agire indisturbato. Tutti a darsela di santa ragione coi bastoni di sughero: Berlusconi e il conflitto d’interessi, D’Alema e i capitani coraggiosi, il fascismo eterno, la devoluzione, le liberalizzazioni, i femminicidi … guerricciole finte e spendibili al mercatino del prendingiro. Trent’anni. Lo scontro simulato tra Gianfranco Fini (che sapeva di dover perdere) e Francesco Rutelli (che sapeva di aver già vinto) tornò utile per scongelare l’intero arco costituzionale dai rigori della Guerra Fredda e degli anni di piombo; per le dinamiche da innescare nei tempi a venire, infatti, ogni più riposto gaglioffo sarebbe servito, quale servitore. E così fu.

Perché l’Europa del Nord, altrimenti detta Europa Fredda dal politologo Gianfranco Miglio, pare un manicomio a cielo aperto? Perché la civiltà, ovvero lo smalto sul Nulla, fu, presso d’essa, una patina assai leggera. Un paio di lavaggi ed è tornata la Bestia. Ma, caro Alceste, cosa vuole dirci, stavolta? Che i Finlandesi sono selvaggi? Ma no, solo in-civili. L’irradiazione mediterranea l’hanno vissuta di riflesso per cui, privi di anticorpi, hanno ceduto di schianto rivestendosi di un’apparente civiltà totalmente devota a un ossequio specioso ai diritti civili, dal femminismo al garantismo processuale e carcerario. Questi popolicchi ora possono gonfiare il petto di fronte a Italiani e Greci, creduti inferiori e brutali, pari a colerosi dell’egalitarismo, e addirittura insegnargli a vivere; il loro femminismo e garantismo non è, tuttavia, che la parodia insinuante e deformatrice di nostre conquiste giuridiche antiche di due millenni: e però, forti dello Spirito dei Tempi, danno sulla voce; e i quisling zitti, per carità. Chi vanta Marco Aurelio, Giustiniano, Seneca e Plutarco deve sorbirsi ramanzine sulla giustizia-giusta o tirate ecologiche da animalisti mentecatti che, per rispettare i cavalli, si lanciano in gare ippiche senza cavalli: scalpitando essi stessi come cavalli, dopo aver inforcato un bastone da scopa munito di testa da cavallo: al modo dei bimbi di mezzo secolo fa. Diritti-parodia, reclamati sul filo dell’isteria alogica, non possono che cadere nell’inghiottitoio della regressione. Dilavati della civiltà, e confortati dall’alibi del falso Spirito dei Tempi, mimano azioni infantili senza essere infanti, reclamando arroganti la giustezza dei propri comportamenti, come gl'incurabili della Salpêtrière.

D’estate, non più bambini, ma non ancora adolescenti, quando i primi friccichi pungevano la carne nei lunghi pomeriggi d’estate, si era dolcemente inquieti. Sotto gli occhi vigili del Super-io genitoriale e pretesco gli sfoghi erano tanto vaghi quanto impossibili. Si organizzavano, perciò, per sfuggire l’afa di quel primissimo celibato, delle inusitate quanto promiscue sessioni di nascondino. A turno, uno contava nascondendosi il volto; il resto si celava agli occhi degli adulti, inconsapevoli. Al riparo di fratte, automobili e steccati si potevano finalmente ammirare anse, smanacciare popliti, e annusare nuche, per qualche attimo, subendo reazioni e rimostranze non si sa quanto sincere. L’istantanea di una caviglia, svelata alla fine d'una gonnellina di leggero e modesto panno bianco, e di un calcagno liscio e levigato sollevato sopra la ciabattina, è ancora presente alla memoria. Il mistero della femminilità si compiace di abbandoni, finte ritenutezze, ansie d’assalto e astutissimi assedii, residuo di comportamenti pleistocenici lentamente addolciti, e poi formalizzati, come mores inderogabili, dal tempo e dal desiderio. Basta studiare il mondo stilnovista europeo per rinvenire tale mirabile congerie di correlativi, scrupoli e minuetti a regolare ciò che nacque come semplice unione carnale; voler oggi sbriciolare questa ragnatela di simboli in nome di una maggiore e falsa libertà equivale al ritorno ad bestias … che nelle attuali stupidaggini cinematografiche ci si accoppi come cani sbraitando insensatezze è inevitabile. Lo scatenamento, però, serve paradossalmente la repressione e il tentativo, in atto, di fugare del tutto l’amore ... Le grandi scene isteriche delle menadi PolCor rientrano in tale quadro psicologico equivocato come “liberante”. I liberti dei diritti civili finiscono sempre per comportarsi come gli schiavi più meschini. L’amore è assicurato dai tabù. Solo all’interno del recinto sacro del divieto il volgare accoppiamento sublima in ierogamia.

Una volta Gad Lerner, sensuale e prosaico come la maggior parte dei correligionari, grandi organizzatori di pornografia, affermò che la donna, in fondo, ama essere un po’ sbattuta. Ah, che uomo di mondo!

La pornografia, come esibizionismo delle perversione multiforme, ha sfiancato già i lombi di tre generazioni producendo esseri impotenti e frigidi. La pornografia è come Ubik, la si ritrova in ogni cosa … l’importante è sopprimere le forme che ci hanno consentito di vivere, dalla tradizione interpersonale all’istituzione matrimoniale. Vi è una pornografia legalizzata e una pornografia di contrabbando. L’una sono lo specchio dell’altra, ed entrambe fanno capo a una ristretta oligarchia del vizio. A volte credo che sia un monopolio, tanto il materiale esibito si rassomiglia. Anche le piattaforme abusive che rilasciano materiale coperto da copyright (americane, russe, indiane) sono l’una la copia dell’altra; stessa organizzazione interna, eguale mascheratura web; persino alcuni file sono gli stessi, coi medesimi difetti e manchevolezze. Tutti si ricorderanno le stecche di contrabbando in concorrenza con le sigarette del monopolio, anch’esse provvedute, giù per li rami delle violazioni doganali, dalle multinazionali del tabacco; l’importante era tenere vivo il consumo, col facile allettamento del risparmio; lo Stato, grattandosi le trippe, tollerava; e incassava; fingendo di reprimere spalloni e ricettatori col mostrare, ogni tanto, le schiumose scie delle gendarmerie marittime in azione.

Friedrich Nietzsche parla dell’Ultimo Uomo immaginando il Super Uomo. Un secolo dopo il Super Uomo tanto agognato si rivela quale caricatura dell’Ultimo Uomo. Storto, credulone, s-passionato, ridicolo. Oltre la linea non c’è nulla.

Tutti sono ormai persuasi che categorie come Bellezza e Spiritualità non siano che vaghi concetti inafferrabili. E invece sono simboli prodotti dal precipitato dei millenni. L’Uomo si stacca infine dalla Natura, per sopravvivere; crea leggi, comunità, etiche; questo di più lo chiama essenza spirituale, Apollo. Ora l’Uomo è altro dalla Natura di cui, però, rimpiange l’Unità del volversi eterno di cui prima faceva parte. Un tramonto caldo su un cielo di lapislazzuli, una cascata vorticosa, l’accumularsi rapidissimo delle nubi e la pioggia … tutto questo spettacolo sovrastante e mirabile, di cui ora può dirsi spettatore e, a volte, dominatore, strazia il suo cuore con nostalgia indefinibile. Al rimpianto della perduta unità egli dà il nome di Dioniso. Tali polarità, rettamente e sacralmente configurate, costituiscono la sua essenza. L’istituzione apollinea, qualunque istituzione, è in continua tensione con il proprio specchio dissolvitore; Apollo e Dioniso armano il duello, nel tempo; civiltà ed epoche si susseguono, vittime o scampate a tale scontro ineliminabile. Apollo subisce la tentazione dell’Indifferenziato dionisiaco, ma deve vincere. Un suo tentennamento significa rovina così come rovinò il regno di Penteo. Al contempo, nello scontro, Egli si arricchisce, diventa Altro, supera il rischio della Forma fine a sé stessa; le cicatrici più profonde, se sanate, sono le maggiori conquiste.

Appare altrettanto inevitabile che ad Apollo e Dioniso si leghino il tragico e il comico. Tre tragedie e una commedia satiresca, questa la combinazione fatale nel teatro greco. Dioniso mostra la finitezza dell’Uomo, ora consapevole e cosciente, perduto nell’immane spettacolo della Natura; al contempo ride di tale suo smarrimento in un empito selvaggio di redenzione. Apollo offre la salvezza nelle forme della civiltà: la città, la guerra, la legge.

La de-istituzione, intesa come rinuncia all’istituzione ormai avvertita come repressiva, a ogni livello, è l’ideologia unica dell’ultimo mezzo secolo. Prigione, manicomio, caserma, matrimonio, chiesa: ogni parvenza istituzionale è sotto attacco. La libertà da tutto è, però, la schiavitù senza ritorno.

Due delle maggiori colonne dell’Illuminismo Nero mostrano crepe vistosissime dacché prossime al crollo: la longevità e l’assalto al cielo. Sorella Morte è sempre lì, invitta, e, anzi, passa al contrattacco; i vecchi muoiono, e muoiono male, senza conforti, prosciugati da morbi fulminei o da strazianti infezioni; assillati dalla demenza e dalla solitudine, presso corridoi e stanzette d’ospedale in cui consumano il finis vitae privi di coscienza. Le generazioni più giovani, falcidiate da cibo spazzatura e intrugli farmaceutici, creperanno peggio, sprovviste pure del welfare minimo per garantirsi la decenza. E poi le colonie su Marte, su Giove, su Saturno, il balzo nell’iperspazio, l’incontro coi Klingon e i Romulani … sembrava a portata di mano il collegamento Roma-Mare della Tranquillità … entro il 2000, numero fatidico … e invece l’Uomo Liberato e Scientifico batte la testa sul soffitto della propria stanzetta, sempre più angusta. Di tante magnifiche sorti, e progressive, residua l’immagine del premier indiano che agita stancamente una bandierina mentre Chandrayan-3 molesta la regolite del nostro satellite. Un mese e mezzo per far atterrare un modellino da Godzilla a scattare immagini da Polaroid in gita. Il proietto di Jules Verne del 1865 (De la Terre à la Lune, trajet direct en 97 heures 20 minutes) ci illuse diversamente.

Al TG3 delle 19.00 la giornalista donna rimanda la linea a una collega giornalista che intervista una docente donna sul femminicidio; la palla torna, quindi, alla conduttrice che, stoppatala elegantemente, crossa per un’inviata, abile a snidare una docente che ci intrattiene sulla tossica e meschina mascolinità degli stupratori maschi; ritorno alla base e reportage d’una giornalista con intervista alla comandante dei CC di Pizzighettone di Sotto ove è avvenuto, l’altrieri, l’ennesimo stupro o femminicidio. Dal fondo dello studio, intanto, occhieggiano gli occhi a palla della Meloni e la dentatura della Schlein; servizio sull’Ucraina ove una ragazza c’intrattiene sulla follia della guerra patriarcale; segue un servizio servizievole, poi interviene una prefetta, indi la signorina che tiene il banco - timbro monotono-squillante capace di far cedere il grugno più duro di Guantanamo - ritiene indispensabile deviare il fil rouge verso le ciance di Nadia Urbinati (Rimini, 1955-vivente), “politologa e giornalista italiana naturalizzata statunitense”: della quale nulla ho inteso se non che l’ha detto con labbra di disprezzo; seguono la direttrice artistico-museale di non so cosa e il nuovo disco di non so chi. Sermoncino finale che rimanda a una coinvolgente rubrica interna contro la discriminazione femminile nel mondo del lavoro.

Una magistrata di Rovereto, di cui un’intervista a Radio Radicale ci rammenta la tenace difesa delle api, parla di un omicida descrivendone il fisico statuario e la passata attività criminale, poco rilevante; il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste Francesco Lollobrigida (1972-vivente), cicala, invece, attorno alla superiorità delle libagioni dei poveri italiani rispetto a quelle dei ricchi. Ritualizzazione del disprezzo.

La propaganda è tale perché non impone. Essa crea esclusivamente le condizioni; per tale motivo spesso non la si avverte. Come per il tempo meteorologico. Si crede che piova perché le nubi si spostano da Salisburgo a Rovereto sin a Guastalla; e invece a mutare sono le condizioni fisiche dei luoghi, che, perciò, creano le nubi temporalesche. Se creo una Stimmung precisa, una sensazione diffusa che, pian piano, si fa merce comune, ecco che ognuno, contro ogni tradizione e uso, persino contro la propria volontà, accetterà quasi naturalmente ciò che poco tempo prima era inaccettabile. Da qualche tempo, a esempio, i siti pornografici sono allagati da atti sessuali tra fratellastri e sorellatre, patrigni e matrigne: al limite dell’incesto, ovvio. Intanto, però, il veleno dilaga, soprattutto fra i fruitori giovani. Quando si oserà proporre l’improponibile questo sembrerà quasi naturale al micco: in fondo che male c’è?

Anche il turismo di massa opera in tal modo. Se fai arrivare milioni di grassi cialtroni con ansie da fast food, è inevitabile che le tue città d’arte si affollino di fast food e bisunte creperie. Napoli, Roma, Palermo si muteranno, quindi, in struscio per sfaccendati coglioni globalisti che, ovviamente, mai comprenderanno Verona e il balcone di Giulietta, affrettandosi, invece, presso i rivenduglioli internazionalisti come Zara et affini. Che Roma rassomigli sempre più a Dubai è un preciso compito luciferino; di questo passo il Colosseo e San Pietro diverranno impacci per il footing.

Il fruttarolo tunisino sotto casa compie 39 anni: stasera festeggio, mi dice, samba! O divengono edonisti o impazziscono. I loro figli già tradiscono, rincoglioniti come tutti i coetanei. Ricordo distintamente i desideri dei primissimi migranti polacchi e russi post-89: la televisione e la macchina, la macchina e la televisione. Le prime le sognavano rombanti e kitsch, come le BMW degli usurai della Magliana. E la televisione? Rumorosa, rutilante, a cento pollici: non vedo l’ora di comprarmela … nei monolocali che affittavano si rinvenivano spesso questi aggeggi abnormi, mostruosi, che, poi, nei traslochi, si trascinavano faticosamente dietro. Solo qualche Romeno, forse per retaggio dell’antica Dacia, sembrava avvertire qualcosa di sbagliato nell’aria post ’89: l’ululo di corni, lo sfacelo.

Una volta mio padre invitò a pranzo un suo collega di lavoro. Si era nei Settanta, ero un bimbetto. Questo signore, celibe, solido e rotondo, aveva fama di buongustaio. Ne ricordo la capigliatura scura, folta e ordinata, coi capelli ravviati meticolosamente a mo’ di lorica catafratta; e i baffi, altrettanto inoppugnabili. Mi fecero una grande impressione. A tavola, mentre la moglie dell’autore dei miei giorni spignattava apprensiva, egli prese a esaminare tovaglia e tovagliolo, il piatto e anche il bicchiere, cui lisciò l’orlo con le dita. Con garbo e quasi distrattamente, mentre conversava del più e del meno, ma, in realtà, lo scoprimmo dopo, valutando ogni oggetto in relazione alle portate incipienti. Quando soppesò la forchetta facendola ballare leggermente nella mano carnosa fu tradito da una breve smorfia. Mio padre gli chiese cosa non andava; egli rispose: “È troppo leggera. Con le posate leggere si mangia male”. Negli scomparti del saloncino si rinvenne finalmente un servizio d’argento mezzo spaiato, ma bastevole alla bisogna: il Nostro apprezzò l’upgrade. In famiglia l’aneddoto divenne proverbiale; questi immigrati della Tuscia, però, ombrosi, tirati e faciloni, mai colsero la profonda verità di quella richiesta. Con le posate leggere, ovvero: da poco, si mangia male; con quelle di plastica malissimo, con quelle riciclate ancor peggio, pastone da somari al più: la poca cura negli utensili quotidiani è riflesso non solo dello scadere di qualità del cibo, ma di tutta la felicità che, attorno ai riti del mangiare, gli Italiani organizzavano per tradizione: convivialità, certo, ma anche forza e compostezza dell’unione familiare. La merda attrae la merda, anzi: la evoca. La noncuranza per la forma, anche qui spacciata per efficienza casual (“Ci mangiamo una cosa al volo!”), ha via via annientato ogni gioia e sapore aprendo la via alla colonizzazione nichilista anche in questo campo; la progressiva scomparsa di alcuni tipi di frutta, a esempio (ciliegie e fichi), una volta abbondanti, apparecchia inevitabile l’insapore omogeneità delle future razioni da cubicolo.
In tale minuscolo episodio è contenuto il segreto che gli uomini sempre attribuirono ai materiali nobili, amorevolmente lavorati: ferro, oro, argento, marmi e legni odorosi. La preziosità si tramuta in durata, mimesi dell’eternità; e la durata simbolizza l’importanza che si dà al rito. Il nitore di una tovaglia esalta il pasto, una cucitura ben eseguita ci fa apprezzare meglio Joseph Conrad, una pisside d’oro la rivelazione del corpo del dio cristiano.

Sarà Jean Raspail ne Il Campo dei santi, a illustrare vividamente questa attitudine occidentale. Il professore Calgués, che simbolizza l’Antico Ordine vicino a esser travolto da una migrazione di massa, si dispone al pasto, ricordando un vecchio amore: “Pane di segale a fette larghe e sottili, prosciutto affumicato della vicina montagna, formaggio stagionato fatto con il latte di capre del villaggio, olive di coltivazioni a terrazza, albicocche dell’orto disseccate al sole e vino leggermente asprigno, prodotto con le uve dei pendii rocciosi. C’era ancora tutto nella casa, a portata di mano: il pane della madia sul cui coperchio era incisa una croce, le olive in un grande vaso di terracotta, il prosciutto appeso alle travi della cucina, i vini e i formaggi al fresco, sotto la scala esterna, sistemati come libri su oscuri scaffali … Il tappo della bottiglia resistette un attimo, ma lo scoppio familiare che fece cedendo all’improvviso riempì tutta la stanza di un’allegria sensuale … Si versò un bel bicchiere per dissetarsi e un altro per il piacere di gustarlo, cosciente del superfluo e leccandosi i baffi con un po’ di ostentazione. Tagliò il prosciutto a fette sottili, che dispose accuratamente su di un piatto di peltro, sistemò qualche oliva, pose il formaggio su una foglia di vite e la frutta in un ampio canestro piatto, poi si sedette davanti alla sua cena e sorrise, contento … Il professore dispose sul tavolo quattro bicchieri e spostò la lampada per illuminarli meglio: scintillavano. Più discosto, una cassapanca contadina enorme, massiccia, inamovibile: quattro secoli di certezza ereditaria … Quella cassapanca conteneva una gran quantità di biancheria ripiegata, tovaglioli, asciugamani, lenzuola, federe, strofinacci, lino inutilizzabile, filati di altri tempi, tutto così spesso e ben pressato per occultare altri tesori domestici profumati di lavanda, tanto che il professore non ricordava di aver mai toccato gli strati di biancheria più interni. Ve li avevano disposti sua madre o sua nonna, tanto tanto tempo addietro. Esse ne avevano prelevato, per donarla ai poveri, solo la biancheria consunta che, accuratamente rattoppata, poteva ancora servire. Care donne dal buon cuore così prudente!”.

La più memorabile coppia di mignotte del cinema italiano: Elsa Martinelli (1935-2017) e Antonella Lualdi (1931-2023) ne La notte brava di Mauro Bolognini (1959). Anna e Supplizia. Antonella Lualdi, un'Artemide scesa dal plinto d’un tempio agrigentino; Elsa Martinelli, che il regista acconcia col casco alla maschietta (the bob), memore di Louise Brooks nei film di Georg Wilhelm Pabst, Lulu (Die Büchse der Pandora, 1928) e Diario di una donna perduta (Das Tagebuch einer Verlorenen, 1929): entrambi duramente censurati: dai democratici crucchi e dai fascisti nostri, prima; dai nazionalsocialisti, poi. Bolognini, che ripeterà figurativamente il tipo brooksiano in Senilità (1963), adattandolo a Claudia Cardinale, fu sempre spregiativamente considerato dalla critica di sinistra ai limiti del vacuo formalismo. Ovviamente i compagni sbagliavano. Ne La notte brava il regista riesce a trasfigurare il racconto di Pasolini in qualcosa d’altro, una sorta di realismo magico in cui l’afflato proletario, quasi sempre immaginario nello scrittore bolognese, si risolve in una presenza attoriale forte, ma non divistica, oggi nemmeno lontanamente realizzabile. I personaggi vanno movendosi su una scena che non lascia scampo, entro la città sbrecciata e magnifica: l’orchestra registica ne ordina implacabilmente gli andirivieni. L’eccezionale cast femminile annovera anche Anna Maria Ferrero, Mylène Demongeot, Rosanna Schiaffino; le controparti: Brialy, Terzieff, Interlenghi, uno straordinario Milian, vischioso tentatore.

Le pietre di viale di Porta Ardeatina, dove Scintillone e Ruggeretto rimorchiano Anna e Supplizia, per recarle controvoglia lungo un prato stecchito del suburbio, assumono, a distanza di più di sessant’anni, un’aura sacrale. Qui tutto irradia ancora bellezza, dalle erbacce alle rovine, si respira ancora l’Italia.
Il denaro è il sangue del povero, dirà Léon Bloy; e il povero qui lo spreca in una notte brava; le ultime mille lire Ruggeretto, infatti, le lascerà cadere da un ponte, con noncuranza, a frullare lente nell’aria del mattino come una farfalla ferita. Giusto: solo a tal prezzo egli sa di poter conservare l’anima.

In Lulu a Hollywood (Lulu in Hollywood, 1982), Louise Brooks ricorda le perversioni a cielo aperto di Berlino, nel 1928, in cui dilagava la pornografia. Persino il suo mentore Pabst, innamorato di lei, ne era ghiotto collezionista. Chi ha orecchie per intendere, intenda.

Adolf Hitler riassume nella sua vittoria politica e metafisica non solo il revanscismo per le umiliazioni del 1918, ma lo spirito germanico stesso, l’ansia per Pallida Madre che i Tedeschi sentono in disfacimento. Eppure sarà lo stesso Hitler a recarla a una sconfitta rovinosa nei riguardi di quel Nemico cui ancora soggiace. Qui è l’enigma del nazionalsocialismo, agente inconsapevole della Dissoluzione.

Una gazzetta qualunque: “Salario minimo, perché la Meloni dà la regia a Brunetta. Il CNEL contrario e la pensa come lei. Al via la raccolta firme delle opposizioni”. A onta dell’Italiano pericolante, è facile la traduzione: “Meloni, Brunetta, CNEL e opposizioni tutte parteciperanno al convegno ‘Spritz’ sabato pv alle ore 18.00 presso la buvette del Senato. Presiede i lavori il professor Canuto Ottimo Massimo, ordinario di Cannoleria Costituzionale e Aria Condizionata presso la Weight Watcher’s University di Armentario di Sopra”.

I turisti trovano la Gioconda troppo piccola, il balcone di Giulietta deludente, il Foro un mucchio di sassi. I turisti sono, appunto, turisti. Se ne stiano a casa. L’Italia è l’unico paese ad aver prodotto cultura ininterrottamente per tre millenni. Depredata, saccheggiata, invasa, bombardata. La grandezza, a volte, risiede integralmente nell’assenza, che solo chi è qui nato, e vanta una particolare sensibilità, potrà ancora avvertire.
Anche nel film di Rondi possiamo ammirare la bellezza inesauribile dell’Italia. La chiesa di Matera; le mura scialbate, un dirupo, i cespugli, il torrentello, una grotta, i volti bruniti, gl’interni delle casipole in pietra: gli individui e le cose emanano una propria nobiltà d’essere. E ciò non accade a caso: ci vollero migliaia d’anni di combinazioni, carestie, amore e morte per distillarne l'essenza. Eccola sotto i nostri occhi. E nessuno può ragionevolmente pensare di giudicare questa configurazione sacra o di ricercarvi il giusto o l’errore: “Il suo sguardo si posava su ogni oggetto - e ogni incontro era un nuovo atto d’amore. Talvolta, lacrime gli sgorgavano dagli occhi: lacrime di gioia. Tutto, in quella casa, rivelava la dignità di coloro che l’avevano abitata, la misura, la saggezza prudente, la modestia discreta, il gusto delle tradizioni consolidate che gli uomini sanno trasmettersi, se non hanno smesso di rispettarsi”.

75 commenti :

  1. Caro Alceste mi hai fatto pensare, forse dovrei comprare delle posate di argento.
    Non so a Roma, ma a Fiorenza i cari compagni stanno montando telecamere "verdi" dappertutto. Guai ai diesel! Riusciranno i nostri eroi a completare l'opera sorosiana rinchiudendoci tutti nel nostro cubicolo? Paradossalmente la tanto decantata "società aperta" ci vuole un po' prigionieri e un po' schiavi rincitrulliti. Questi giudei ne sanno una più del diavolo, ed i loro servi sono piuttosto solerti nell'eseguire...

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    1. A Roma è già predisposto il carcere digitale-green con centinaia di varchi e cartelli ... tutto iniziò con Rutelli, il sindaco verde ... praticamente ci hanno cacciato progressivamente dalla città sino a renderla un miraggio. Prima si andava regolarmente al centro a fare una passeggiata, ora è una fatica che non si ha più voglia d'affrontare.

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  2. E soprattutto, strapazzati

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  3. L'inversione a U della fantascienza spiega in maniera cristallina il progetto pensato per noi plebei. Fine dei viaggi interstellari alla conquista di galassie lontane ma visori collegati alla realtà virtuale in un tugurio dove sarà possibile immaginare avventure di ogni tipo, casomai dopo l'assunzione di qualche sostanza dopante. È vero, i pischelli non vogliono più fare l'astronauta o il calciatore da grandi, molti ritengono lo schermo del cellulare la soluzione dei problemi, come se dopo aver scaricato l'applicazione, fluissero i soldi direttamente nelle tasche. I calciatori, poi! Giovani promesse o vecchie glorie scritturate a suon di milioni nel deserto per una rappresentazione del simulacro del calcio ,un wrestling con porte e bandierine in mezzo ai cammelli. Logico che i più non credano
    a niente. Da piccolo nella fiera di città arrivò un prototipo della prima navicella spaziale sovietica, la soyuz, andai con mio padre,in mezzo ad una folla di persone, ressa indescrivibile, entusiasmo di bambini, giovani comunisti, amanti delle avventure spaziali. Ancora ricordo l'emozione quasi la venerazione di tutti i presenti, adulti e piccini davanti a quei prodigi della tecnologia ,i commenti entusiasti, gli sguardi di approvazione. Eravamo, non dico più felici, ma più ingenui sicuramente. Ultimi bagliori di un faticoso percorso dove la civiltà si opponeva all'entropia. Anche se nell'ombra si preparava il mondo attuale dei signori del Nulla.
    Antonio
    Antonio

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    1. L'illusione, se non altro, ci ha fatti felici per qualche tempo. La fantascienza dei tempi d'oro era quella americana, degli anni Quaranta, che si dilettava in viaggi e razze intergalattiche, poi, pian piano, è divenuta sociale ... utilizzava i vecchi schemi per parlare d'altro (Ballard, Dick e compagnia furono geniali, c'è poco da dire). Poi, nel 1977 arrivarono le pagliacciate fantasy-fiabesche come Guerre stellari e l'assalto al cielo si perse nello scolo del lavandino della disillusione.

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    2. È il futuro che si ritrova nel Palmer Eldritch di Dick. Profezia azzeccata.

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    3. Per Antonio : la fantascienza classica, quella di Asimov e Heinlein per intenderci, non credo sia stata prodotta con intento volutamente propagandistico. Gli autori credevano sinceramente che i viaggi intergalattici e la terraformazione di Marte e Venere fossero soltanto una questione di tempo, magari non nell'arco delle loro vite, ma sicuramente un traguardo realizzabile dall'umanità, e secondo me ci credeva anche la classe dirigente. Del resto se vediamo gli incredibili sviluppi che si sono susseguiti da metà ottocento in poi, l'Enterprise e il teletrasporto erano una semplice conseguenza. Chi poteva pensare a quei tempi che ci saremmo scontrati contro delle barriere che si sono dimostrate invalicabili, perlomeno fino ad oggi.

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  4. Grazie per i tuoi articoli .Mi permettono di capire che non sono solo con le mie elucubrazioni e mi fa riscoprire perle cinematografiche dimenticate .In ogni caso ha ragione Raspail : " sono soltanto paguri che vivono in conchiglie abbandonate dai rappresentanti di una specie attualmente estinta " .Parlava dei francesi ma riguarda attualmente tutto il mondo occidentale .Credo pero' che tale condizione rappresenti un destino comune a tutte le civilta'morte .I pochi cambogiani che si aggiravano ( prima dell'avvento del turismo di massa )per le rovine maestose di Angor Wat non avevano alcuna nozione e rispetto per quelle rovine che consideravano solo rifugi per la notte.L'uomo occidentale ormai e' un relitto lamentoso ed incapace di affrontare i cambiamenti.

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    1. In una sequenza de "Il bidone" di Federico Fellini si vedono i poveri di Roma che hanno eletto a casa gli archi dell'Acquedotto Felice. Il parallelo con i tuoi Cambogiani calza a pennello. Anche il Colosseo e il Foro furono pascoli per bestiame. Questo ci permette di affermare che è sempre un gruppo scelto e ristretto a dover sostenere il peso della coscienza di un popolo.

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    2. Io appartengo ad una lunga stirpe di poveri e ignoranti che mai hanno avuto la possibilità di elevarsi minimamente. Ti faccio notare che, il cosiddetto gruppo ristretto, è quello che ci vuole proprio così (vedi la scuola pubblica) e che sta pure cercando di sterminarci.

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    3. Sono certo che il gruppo ristretto sia anche quello ben descritto nel libro I segreti della dottrina rabbinica. Casualmente è sempre allo stesso gruppo ristretto che appartengono il 90% dei CEO di tutte le compagnie in ogni settore, vedasi le più in voga del momento quelle dei perolini....allego descrizione libro:Il libro è diviso in due parti: la prima riporta le bestemmie del Talmud Contro i cristiani, Gesù e la Madonna; nella seconda parte troviamo i precetti che il Talmud impone all’ebreo contro i cristiani, comandando loro di disprezzarli, di impossessarsi dei loro beni, di mentire, di giurare il falso contro di loro in giudizio e di sterminarli senza pietà.
      Il celebre filosofo argentino don Julio Meinvielle dà un giudizio altamente elogiativo dell’opera del Pranaitis e scrive:
      “Nel 1892, (…) usciva la migliore antologia delle massime talmudiche su Cristo ed i Cristiani. Il suo autore era monsignor Giovan Battista Pranaitis, titolare della cattedra di ebraico all’Università Imperiale di S. Pietroburgo, e il titolo dell’opera era Christianus in Talmude Judeorum (…). Il libro riportava il testo ebraico delle prescrizioni rabbiniche con la loro traduzione latina. Ma quasi tutti gli esemplari scomparvero, se ne salvò soltanto un piccolo numero. Il professor Mario de’ Bagni ha pubblicato un’edizione di uno di essi, con la traduzione italiana a fianco (che è poi è il presente libro, ristampato oggi da EFFEDIEFFE).
      Leggendo l’antologia raccolta da Pranaitis si nota che l’anima del Talmud consiste nel disprezzo per il non ebreo e soprattutto per il cristiano, poiché “gli ebrei sono chiamati uomini, i popoli del mondo non sono chiamati uomini, ma bestie” (Baba mezia114 bis). Il Talmud è “il grande educatore del popolo ebraico” (L’ Univers Israèlite, 22 novembre 1935, pagina 137). allego anche link canale you tube da archivi de La civiltà Cattolica del 1893 https://www.youtube.com/watch?v=GIgLYkdP9JU

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  5. Caro Alceste, nella Storia non si verifica mai che delle finestre di Civiltà si aprano più di una volta sulla stessa area geografica e presso lo stesso popolo. In Italia invece, come dici benissimo tu, da tre millenni circa questa finestra quando si chiude lo fa solo per dare frescura e ombra e riposo, per poi riaprirsi a riprendere il discorso interrotto. Alcuni storici sensibili che notano questa "anomalia " non se ne danno pace, e usando strumenti di materia e paradigmi contemporanei non vedono (ma avvertono) che viviamo tutti nei pressi di una Fonte inesauribile, che continua a sgorgare, a lavare i sacrifici, a rigenerare e dal buio portare a vita. In questo silenzio dell'anima comprendo l'onore di essere nata presso questa fonte sacra. E comprendo infine quello che intendi quando parli dei diecimila... i diecimila sono coloro che avvertono questo onore e il senso rituale di questa Fonte... i diecimila sono Sacerdoti.
    Grazie caro, caro Alceste
    Stefania Italiano

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    1. Questa dei tre millenni non è una mia alzata d'ingegno, ci tengo a dirlo. Ho incontrato diversi funzionari statali (e anche privati) preposti alla conservazione del patrimonio archeologico. Tutti mi hanno detto che i materiali nei magazzini superano di gran lunga quelli esposti: dal Neolitico all'Espressionismo l'Italia non ha avuto iati o buchi neri. E poi sì, i Diecimila sono coloro che vantano questa sensibilità assai acuta. Il blog nasce proprio per stimolarla, dell'attualità m'importa poco.

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  6. Apollo e Dioniso armano il duello, nel tempo; civiltà ed epoche si susseguono, vittime o scampate a tale scontro ineliminabile. Apollo subisce la tentazione dell’Indifferenziato dionisiaco, ma deve vincere. Un suo tentennamento significa rovina così come rovinò il regno di Penteo. Al contempo, nello scontro, Egli si arricchisce, diventa Altro, supera il rischio della Forma fine a sé stessa; le cicatrici più profonde, se sanate, sono le maggiori conquiste.

    È incredibile in quante forme diverse tu abbia espresso questo concetto nei tuoi scritti.

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  7. Qui c'è qualcosa di più approfondito rispetto a quello che dice l'Ing. Castellucci (di cui consiglio il video sulle macchine elettriche) e non mi pare si chiedano soldi, o almeno, io qui non ho rilevato richieste del genere . Il video è questo:
    https://youtu.be/pXHbBySiqd4

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    1. Barbara, forse mi guardero' il video o forse no ma ci tengo comunque a precisare che la questione non era, per me, l'energia libera, infinita, gratis o quello che e'.
      Di mio credo persino che siano gia' esistite civilta' piu' progredite della nostra, mi affascinano le speculazioni su Tesla, i discorsi in campo astrologico sul transito di Plutone in Acquario, e cose molto piu' fumose ancora.
      Ighina, Edward Leedskalnin, Perendev, il moto perpetuo dei pianeti intorno al Sole (se e' vero che girano), il generatore Testatika e chi piu' ne ha piu' ne metta.
      Il premio Nobel Feynman e l'energia dall'aria (The Feynman lectures on physics)...
      E' un po' lunga ma provero' in un commento successivo ad argomentare qual e' il problema (sono quattro in realta'); perche' l'energia 'free' e' chiaramente un falso problema, per uomini schiavi. Detto questo massimo rispetto per gli inventori, che sono vicini al vertice della piramide umana, per quanto mi riguarda. Meno per i massoni e affini, e oppofinzione tutta.
      (Spero di riuscire domani).

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    2. Non saro’ breve, chiedo scusa anticipatamente.
      L’ho ascoltato velocemente, si parla di esperimenti su animali, di ‘probabilmente’, ‘sembrerebbe’, di ‘calcoli’, ‘stiamo andando con la fantasia’, aspetti ‘magici’… Se questa e’ la nuova scienza, devo dire che assomiglia molto alla vecchia. Su una cosa concordo con lui: i tempi sono maturi.
      Alla fine ammette di far parte di „Centro di gravita’”, una realta’ fondata da Giulietto Chiesa, quindi parliamo di KGB e/o ambienti affini.

      La societa’ deve fare il passaggio da gas a liquido, anche perche’ siamo un po’ come pesci (vado a memoria)… ovvio, altrimenti come entriamo nell’Acquario?
      I militari lavorano a compartimenti stagni (come le multinazionali e tutte le organizzazioni che funzionano) non tanto perche’ sono inumani (lo sono, ma non piu’ del vicino di casa, che poi a volte e’ proprio un militare o lavora per una multinazionale) come afferma, ma perche’ sono organizzati e consapevoli di trovarsi immersi in una natura altamente competitiva. A quanto sembra sono gli ultimi ad aver conservato questa consapevolezza per cui il mondo e’ giustamente loro.

      Primo problema. Puo’ essere antipatico ripeterlo, ma NON viviamo nel mondo dei puffi e la natura NON e’ cooperativa; che il Castellucci riesca persino a citare Darwin o a fare l’esempio dei leoni che sbranano i cuccioli di troppo nel sostenere questa tesi e’ semplicemente allucinante e mostruoso. C’era anche quell’altro che si mangiava i propri ‘cuccioli’, come si chiamava… Sat-urno? Elemento piombo, numero 6. Come l’esagono dell’alveare che gli piace tanto (la’ c’e’ una cooperazione che neanche a Davos o i BRICS…). Ma questo non e’ il problema numero uno, solo l’introduzione, il problema numero uno sono gli equilibri mondiali che la scoperta dell’acqua calda andrebbe a sconquassare. Provate a raccontare alla Shell, alla BP o alla Gazprom che domani chiudono. Castellucci dice: chissenefrega. Basta vedere la fine che hanno fatto gli storici ‘negazionisti’, o Dario Musso ai tempi del kavod, per sapere che la realta’ non e’ cosi’ cooperativa con gli originali…

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    3. Banalmente, ho aperto un’attivita’ per noia (assolutamente niente di rivoluzionario) tre mesi fa e per tre mesi ho compilato solo documenti burocratici; non solo, sono gia’ stato avvisato che ad ottobre avro’ un controllo fiscale; ripeto non ho ancora cominciato a lavorare; almeno la noia e' passata. Questo signore parla tranquillamente di mandargli soldi per ribaltare l’Ordine Mondiale su YouTube… beato lui… assomiglia in piccolo a quel pagliaccio di Prigozhin (speriamo che la soap opera sia finita davvero) che manda un telegramma a Mosca per avvisare che fara’ un colpo di Stato.
      E’ un po’ come BitCoin che fara’ sparire le banche centrali, e si appoggia ad internet, una trovata dei militari… Sicuramente andra’ tutto bene, del resto, appunto, chissenefrega.
      A meno che il tutto non sia approvato dall’alto, ovviamente.

      Secondo problema, in ordine crescente. Gli Stati e la sicurezza nazionale. Ma voi, in una posizione di minima responsabilita’, dareste mai a disposizione di una popolazione psicolabile, rabbiosa, drogata, allucinata, il cui massimo orizzonte sono le vacanze e il sacro instagraal, energia infinita a disposizione? Capisco l’anarchia ma abbiate pazienza: sarebbe un atto da irresponsabili. Energia per fare cosa, quindi?
      Ammettiamo che si possa trasformare il piombo in oro e che esista un elisir di lunga vita. L’ultima cosa sensata da fare sarebbe condividere queste scoperte dal momento che e’ scritto di non gettare le perle ai porci.
      (Chiedo scusa ai porci per la metafora umiliante, ma sta scritto cosi’).
      A meno che il tutto non sia finalizzato all’implosione della civilta’, ovviamente.

      Terzo problema. I ciarlatani e gli onnipresenti gate keeper, i brevetti.
      Leonardo da Vinci si interesso’ al moto perpetuo, si dice concludendone che non potesse esistere in natura. Sono secoli, almeno, che – secondo la versione ufficiale - si parla di energia infinita, e pero’ ad oggi il modo piu’ sicuro per avere energia e’ pagare regolarmente le bollette. Puo’ essere che tra gli esempi citati da me nel precedente commento ci sia qualcosa di valido (io personalmente ne sono sicuro, ma e’ solo una mia convinzione, non certo ‘scientifica’ dal momento che non ho ancora sperimentato), ma secoli di fallimenti, truffatori, spie e quant’altro non lasciano ben sperare e comunque non invogliano ad approfondire l’argomento. Del resto se anche ci fosse qualcosa che funziona, basterebbe brevettarlo per togliersi l’imbarazzo. Il Germano/Promete (sic!) s.r.l. (fantasia portami via, l’occhio con l’anello di Saturno nel logo https://www.promete.it/) si vanta di aver brevettato processi che la natura conosce da sempre e io vi dico: meglio chi vi vende il petrolio. Meglio chi organizza le guerre.
      Rimanere impassibili di fronte ad una macchina ‘free energy’ funzionante, richiede una tremenda disciplina spirituale che la societa’ a responsabilita’ limitata non ha per costituzione.

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    4. A meno che il tutto non serva ad aggiungere allucinazione ad allucinazione, ovviamente. O magari a schedare qualcuno.

      Quarto problema. Noi stessi. Chi qui dentro non si venderebbe, se il prezzo fosse abbastanza alto?
      Chi sopporterebbe in silenzio il peso della corona? Perche’ e’ chiaro che una volta ribaltato il potere (voglio viaggiare anche io con la fantasia), bisogna sostituirsi ad esso. L’anarchia appartiene al mondo dei puffi.
      A meno che noi non si viva appunto nel mondo dei puffi… e chi puo’ dirlo.

      Questi sono i motivi per cui la ‘free energy’, esista o meno, al momento e’ costata solo un sacco di energie, rivelandosi per rendimento forse l’energia piu’ costosa in assoluto. Molto piu’ che l’energia gratuita o libera, ci sarebbe bisogno di rifondare l’idea di Stato (al solito invece si buttera’ via il bambino con i panni sporchi), oppure, se la parola suscita comprensibili reazioni allergiche, cercare almeno di rimanere coerenti e NON collaborare democraticamente nella gestione delle emergenze inventate di turno. Questo sarebbe gia’ tanto.

      La societa’ dell’acqua e’ perfettamente sovrapponibile a quella bolscevica; in essa i vari pezzi che compongono l’ingranaggio sono perfettamente sostituibili fra di loro perche’ identici, sacrificabili in quanto di valore prossimo allo zero (uno vale uno, quindi appunto zero per approssimazione). Poi producono energia, no? Interessante questa parte...
      Per intenderci: se c’e’ da fare il vaccino o il tampone anale si fa e zitti, perche’ il bene della societa’ viene prima di quello del singolo. Come in un alveare.
      https://www.youtube.com/watch?v=9knYNjp95bs

      La questione e’ questa: magari a Germano piace questa societa’ e anche Castellucci afferma, precorrendo i tempi tanto da rendere superfluo Schwab, di non aver bisogno di niente e di essere felice. A me che siano in buona fede o meno interessa molto relativamente: alla societa’ che prospettano preferisco la morte. E’ in fondo una questione di gusti, il simile cerca il simile, gli insetti altri insetti e cosi’ via.

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    5. Spiegami perché hai aperto un'attività? Solo a pensare alla burocrazia comunale mi ricopro di pustole.

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    6. Io Alceste come sai vivo in un paese post-sovietico, se ci atteniamo all'ipotesi sempre piu' traballante che l'URSS sia caduta invece di essersi espansa a tutto il mondo.
      Qui la burocrazia e' ad un altro livello. Davvero, pensavo malissimo dell'Italia (in questo caso devo affidarmi a lontani ricordi o ai racconti di familiari, o anche quelli che leggo qui sul blog) o della Polonia ma non c'e' competizione.
      Mentre Maglioncino ha inviato i suoi migliori alla conquista della Polonia, ormai cotta a puntino, io mi sono auto-assegnato il compito di coprire le retrovie. Forse e’ per questo mio eccessivo patriottismo che la sim russa di cui avevo raccontato in passato e’ bloccata (dai russi) come numero sospetto? (ho provato a farmela ricaricare da una buon’anima a Mosca e dice proprio 'numero sospetto'...)
      E chi lo sa.
      Duda ci ha assicurato che non esistono confini… provare a fare la tratta Rzeszow-Lvov o Lublin-Lutsk per credere… cosi’ ho colto la palla al balzo. A proposito, un’altra buona idea business sarebbe aprire un bordello (un altro, intendo) a Rzeszow, i soldati americani sono in sovrannumero e molti sono costretti a darsi all’alcol.

      Ma mentirei se ti dicessi che lo faccio per soldi. Si, i prezzi sono prezzi bassi ma la merce vale poco. Domani si possono presentare dei tizi armati in divisa militare e dire che il locale serve a loro, oppure il governo puo’ sequestrare tutto perche’ mi trova un libro di Dostojevskij in soffitta.
      Non ho le coperture di Blackrock (la pietra nera, o chi per lei), che telefona alle vecchiette per proporre loro di vendere il terreno.

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    7. Perche’, quindi?
      Per tre motivi, di cui il primo in assoluto e' come dicevo la noia mortale che mi aveva preso sul finire della primavera.
      Secondo: ho deciso che devo imparare l’arte di essere paziente. E’ una qualita’ che non ho e che voglio. A tutti i costi. Cosa c’e’ di meglio della burocrazia per mettersi alla prova?
      Terzo: questo nuovo lavoro mi consente (consentirebbe, se lavorassi) di migliorare la mia manualita’. Sto facendo un po’ di pratica come muratore, la cosa comincia anche a piacermi.

      Ti racconto anche questa. Oggi ho incontrato una persona intelligente.
      Mentre parlavamo inizia a mostrarmi le foto di un suo amico al fronte. Inizialmente pensavo che si trattasse del solito coglione che si vanta della divisa, oltretutto altrui, e stavo gia’ facendo spallucce quando mi mostra la foto successiva dell’amico tutto lividi e gesso. Mi racconta che di 17 e’ l’unico sopravvissuto. A questo punto faccio spallucce, ma per qualche motivo lo guardo negli occhi. Non guardo MAI uno zombie negli occhi perche’ ho sempre l’impressione che mi succhino energia.
      „La moglie dal Canada gli aveva detto che bisognava riprendersi la Crimea?” gli chiedo perplesso. Scopro che aiuta come volontario a trasportare i feriti, ha perso diversi conoscenti ma – si vede – capisce il senso di tutto questo. Ne soffre, forse, ha gli occhi lucidi, ma capisce che la guerra non e’ una disgrazia arrivata dal cielo o il divertimento di un dio cattivo, semplicemente il frutto delle azioni di ognuno. Quando dice che muore la miglior gioventu’ provo a stuzzicarlo: „Pare che sia per il bene della nazione!”.
      „Ogni popolo ha il governo che si merita”, mi dice. „Noi abbiamo quello mondiale.” gli rispondo, ma l’avrei abbracciato.
      L’argomento e’ sviluppato molto meglio da Joseph de Maistre in ‘Le serate di San Pietroburgo’, uno dei libri che mi hanno insegnato a pensare. Le pagine sulla giustizia terrena sono da brividi. Se lo ritieni meritevole potresti approfondirlo in qualche tuo post.

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    8. Non c'entra ma e' interessante. Mi ha fatto anche vedere la foto di un ragno velenoso trovato in giardino... E quando mai si sono visti ragni velenosi qui?

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    9. @nachtigall
      In qualche modo, Castellucci, dal min. 46.22 affronta uno degli argomenti che sollevi:
      https://youtu.be/iIbVjoyTXMw?si=su9wLLGLvcfvRSi1

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    10. @Barbara
      Ho ascoltato i minuti 46.22-51.00; non so cosa dica prima e dopo. Su questo punto, ed e' un discorso vecchio quanto l'Alchimia, mi trova perfettamente d'accordo. Se pensano che sia giunto il tempo vadano avanti...
      Io mi chiamo fuori. Alle condizioni attuali salta in aria il laboratorio.

      Parlo come se avessi una qualche autorita', non ce l'ho. Eppure per quella che e' la mia esperienza di vita di tutti i giorni sono convinto che dobbiamo ancora sbattere la testa. Il momento giusto e' DOPO.
      Questa umanita' fa fatica a svegliarsi con le bombe, figuriamoci senza.
      Sopra ho scritto che concordavo sul fatto che i tempi erano maturi: intendevo per il Nuovo Ordine Mondiale di uscire allo scoperto.
      A quanto so e capisco, PRIMA deve arrivare l'Anticristo.
      Sono solo mie opinioni, comunque ti ringrazio per quest'ultima segnalazione.

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  8. L'ultima citazione è sempre Raspail, giusto?
    Mi ha fatto tornare in mente le considerazioni di K.Lorenz, quando diceva che gli uomini 'moderni' non hanno case in cui vivere, bensì si sono abituati a risiedere in abitazioni momentanee...

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    1. Sempre Raspail, infatti. Quel brano è una dichiarazione di guerra, in un certo senso.

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    2. Ritengo la descrizione data da Raspail riguardo alla distruzione della civiltà europea la più azzeccata tra quelle lette fin'ora. Grazie alla collaborazione delle più alte cariche civili e religiose in questi lunghi trent'anni. In un appartamento della periferia abita una mamma con la figlia adolescente, appartamento di proprietà , palazzina abitata da piccoli commercianti e impiegati fino a pochi anni fa. Durante il lockdown il piano inferiore viene subaffittato ad una ' famiglia 'di immigrati africani. Da allora in poi diventa una giungla, musica a tutte le ore in un luogo ormai abitato prevalentemente da anziani, strani traffici e file di giovani africane che al calar delle tenebre si avviano allegre verso la tangenziale. La signora in questione fa il giro delle sette chiese tra denuncia agli amministratori del condominio, vigili urbani e forze di polizia. Tutto inutile. Tutti fanno finta di nulla, per timore o per rassegnazione, il consiglio più gettonato è quello di assoldare dei ' bravacci 'per farsi giustizia da soli. Con l'aggravante che ogni ascesa per le scale o sosta dentro l'androne è accompagnata dal timore della vendetta dei gentili ospiti appena sbarcati. C'è tutto il Campo dei Santi. Le forze soverchianti degli avversari che si puliscono il culo negli angoli bui del portone, la viltà degli autoctoni e delle forze dell'ordine brave solo a multare le vecchiette senza mascherine, l'appoggio di papi e capi di stato, la fine delle proprietà privata costruita a costo di enormi sacrifici dalle generazione precedenti. Si pensava che la globalizzazione avrebbe portato benessere e ricchezza per tutti. Invece è l'inizio di un genocidio, prima economico e dopo razziale con gli autoctoni come vittime sacrificali. Questa volta tocca a noi.
      Antonio
      Antonio

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    3. Questo incanto si può spezzare solo se qualcuno ci rimette il muso e la pellaccia. Siamo nelle trincee della prima linea, ma senza il comandante che ci imponga di uscire dalla buca. Nessuno, quindi, osa fare il primo passo. A mio avviso è propedeutica all'azione la sistematica astensione. Poi ci dovrà essere il coraggio di qualche gruppo che, necessariamente, dovrà sopportare botte, galera; se non peggio. Se questi gruppi resisteranno il tempo necessario sarà un'alluvione.

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  9. Varco non attivo: la funzione di un varco è quella di permettere il passaggio, se non è attivo vuol dire che non può svolgere la funzione per cui è stato creato quindi non si può passare ... invece significa che è possibile passare. Mah !
    Raccomando la lettura del De Agri Coltura di Catone il Censore (https://www.academia.edu/27353672/Catone_il_Censore_De_Agri_Cultura) per non essere colti impreparati

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    1. Fra poco saranno tutti attivi. Nasceremo e moriremo entro quindici minuti.

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  10. Vorrei segnalare una citazione che mi ha fatto pensare al blog di Alceste:
    https://www.barbadillo.it/110915-salviamo-il-comandante-todaro-mito-e-realta-di-un-eroe-italiano-senza-buonismo/
    "Tornando a Todaro, è comunemente riportato come il sommergibilista italiano abbia risposto alle osservazioni di Dönitz con la frase “Un comandante tedesco non ha, come me, duemila anni di civiltà sulle spalle”

    Publio

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    1. Quella frase di Todaro riassume un'apparente contraddizione: come si può fare la guerra ed essere rappresentanti di una civiltà che si presume antica? Basta rispondere: perché la guerra è parte essenziale della nostra antica, vasta, civiltà.

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  11. Mio nonno Ufficiale della Marina Militare, imbarcato sui sommergili, Barone e Monarchico, nascose due ebrei, marito e moglie, e un inscritto al PCI (in seguito uno dei 556 padri costituenti, Fausto "Faustino" S.) perchè erano suoi amici d'infanzia.

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    1. A fronte di un ius che lega ogni uomo, le appartenenze contingenti vengono meno. Ciò, tuttavia, non significa "pace universale", tutt'altro.

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  12. Immancabilmente, Alceste, ogni tuo scritto è un viaggio astrale.

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  13. Potrebbe sviluppare il primo paragrafo?

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    1. https://alcesteilblog.blogspot.com/2023/04/occidente-in-demolizione-controllata.html

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  14. L'ultimo film visto è stato parasite.......una meraviglia....poi il nulla....e poi il nulla.che tristezza.
    .Monicelli dove sei???(

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    1. Del medesimo autore consiglio a tutti "Memories of murder", un finto thriller. L'assassino che rimane impunito simbolizza il boom della Corea del Sud.

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  15. A proposito di film... Ora è il turno del doppiaggio… Avete notato quanto si sono fatti frequenti gli attacchi al sistema del doppiaggio e della traduzione dei film? Il belinone svedese di turno ci fa il predicozzo. Abbiamo la scuola di doppiaggio migliore al mondo e dobbiamo sentirci in colpa. Tutti fini intenditori di cinema e tecnica recitativa, ormai... Insopportabili. E lo dico da persona che di film coi sottotitoli ne ha visti molti, ma si trattava soprattutto di cinema d'arte, con dialoghi ridotti all'osso. Un buon film d'intrattenimento vogliomo guardarlo coi sottotitoli? Il belinone svedese faccia pure, visto che nella sua lingua madre non gli han mai tradotto un tubo, ma noi godiamoci la nostra scuola di doppiaggio (probabilmente già in declino). Eh no, altrimenti come si fa ad aprirsi del tutto al mondo... Poveri italiani provinciali coi film doppiati... Ricordo quando De Niro sentì per la prima volta sé stesso doppiato da Ferruccio Amendola. Chiese subito di poterlo incontrare, e durante l'incontro pare gli disse: la ringrazio di cuore, io non sono così bravo...

    (Yaroslav)

    P.S.:
    Uno dei pezzi migliori da un anno a questa parte.

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    1. Consiglio tassativamente il doppiaggio solo ai film orientali. Doppiare Kitano o un film di Hong Kong, in effetti, è un tradimento. Per il resto: sono polemiche innescate da nullità. Le dovrebbero zittire in cinque minuti, ma chi c'è rimastodi notevole nel cinema italiano? Castellitto che fa i film col figlio? Il figlio di Costanzo? La moglie di Virzì? Godiamoci il passato, quello abbiamo.

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    2. Spiegati meglio, per cortesia. Non capisco perché dovrebbe essere un tradimento solo in quel caso. Un tradimento lo è un po' sempre. Il tradimento è implicito in una traduzione, benché ottima. Il doppiaggio in lingua straniera tradisce doppiamente. E tuttavia ha un senso e una utilità innegabili. La stragrande maggioranza delle persone fruisce cinema come intrattenimento. Di più alto o più basso livello, con dentro qualcosa di più o di meno intelligente, ma sempre di intrattenimento si parla, del piacere di passare un paio d'ore da spettatore senza troppe paturnie. Se guardo un film di Kim Ki Duk (ne ho amati diversi), con le sceneggiature che stanno in qualche paginetta, avanti coi sottotitoli. Prova però a guardare, che so, un film di Tarantino coi sottotitoli... Tocca prender prima la Xamamina. Ai più fregacazzi della fedeltà assoluta al testo originale, delle sfumature della performance attoriale eccetera eccetera. E non necessariamente per grettezza. Banalmente perché, caspita, uno a volte ha il semplice desiderio di guardarsi un film (guardarlo, mica leggerlo); di ridere, commuoversi, magari cogliere uno spunto di riflessione, ma senza eccessivi sbattimenti, che quello è per lui un momento di relax al fine di una giornata che potrebbe esser stata anche pesante. A me, da ex appassionato di cinema, può anche importare, talvolta, di tutti quei dettagli di cui sopra, e ad altri molto più che a me. Ma se concepiamo il cinema anche come intrattenimento, e non solo come arte pura alla Kira Muratova, ci sta che le persone che non conoscono una determinata lingua possano seguire il tal film doppiato (bene), pur con tutti i limiti del caso e al netto dell'eventuale (eventuale) impoverimento dell'opera. Una demente stamane se n'è uscita bel bella che il doppiaggio aveva senso solo nel dopoguerra e negli anni '60! Ma cosa sono 'ste pose da intellettuali michioni? Non sanno fare una O col bicchiere, vanno avanti per cortocircuiti logici, e poi rompono le palle perché gli doppiano i film?!? Ma ringrazia, minchiona!
      Mi si perdoni lo sfogo, ma io questi comincio a sopportarli poco...

      (Yaroslav)

      P.S.:
      Dolls e Hana-Bi sono fra i miei film preferiti.

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    3. Se doppio la battuta: "Follow that car" con "Segua quella macchina" non credo che vi siano ripercussioni. In generale le lingue europee non danno preoccupazioni. Nei film orientali, specialmente cinesi (quelli di Honk Kong), ho notato che la voce è parte delle sfumature psicologiche - anche di film d'azione. Le battute orientali sono difficili da tradurre e, quindi, da doppiare. "Violent cop" mi è sembrato migliore in originale così come "Ashes of time" o "A better tomorrow". Ciò non toglie che sia cresciuto con Kurosawa doppiato e l'ho apprezzato lo stesso.

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    4. Sono notazioni intelligenti e sono d'accordo. In quei casi, l'opera ne risulta ulteriormente impoverita, seppure tale "compromesso" le consenta di raggiungere un pubblico più vasto - e non necessariamente sbadato - ripristinando la prassi naturale (passami il termine) di fruizione di uno spettacolo cinematografico sonoro: osservazione e ascolto. La mia irritazione sta più che altro nel constatare talvolta l'assenza di comprensione di simili ovvietà, nonché la pretestuosità di certe critiche.

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    5. Di solito questi finti cinefili si fermano all'apprezzamento di poche pellicole, per questo pontificano su tutto. Come Veltroni, che si picca di chissà quali conoscenze cinematografiche. A esempio, per me tutti i cinefili dovrebbero aver visto "Marketa Lazarova" di Vlacil o "L'ascesa", della Larisa Sepitko ... passo per snob? Macché, sono capolavori di ogni tempo. Il doppiaggio consente di raggiungere un pubblico più vasto: sono d'accordo. Il problema è che i film di pregio doppiati sono sempre di meno e alcune cinematografie sembrano adidrittura scomparse. Su Netflix e affini si vede solo roba angloamericana o delle colonie angloamericane; con qualche spruzzata orientale ... dei film italiani neanche voglio parlarne ... sono opere assistite dal denaro pubblico, film per nessuno, orrendi ... stavo per dire: da vomito ... ne ho visto uno recentemente ... mi porto dietro uno strascico fra rabbia e malessere ... non chiedetemi nulla.

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    6. D'accordo su tutto e addirittura ti ringrazio. Perché? Perché sentirsi compresi, ogni tanto, fa piacere. L'ascesa è un capolavoro senza tempo. Ogni tanto hai citato anche Le ali, sempre della Shepit'ko, che amo molto. Grazie ancora.

      (Yaroslav)

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    7. Ai cinefili veri consiglio i ripescaggi dei film dell'Est (in ordine di importanza: sovietici, cecoslovacchi, polacchi) che sono su youtube: scopriranno capolavori. "Le ali", va a capire perché, è una delle cose che mi ha sempre commosso ... Consiglio poi la Nouvelle Vague cecoslovacca: ci sono film incredibili, oggi impossibili anche solo da concepire - epoca felicissima, per certi versi superiore alla Nouvelle Vague francese.

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    8. Ho un libro in cerca di lettore, non so nemmeno perche' lo comprai, anni fa, in un mercatino, visto che proprio non guardo film. "Film Krajiny Sovietov", di questa "Zväz československo-sovietskeho priateľstva": https://sk.wikipedia.org/wiki/Zväz_československo-sovietskeho_priateľstva#:~:text=Zväz%20československo-sovietskeho%20priateľstva%20(skratky,a%20viazanosť%20na%20Sovietsky%20zväz.
      E' prevalentemente un elenco di film fino al 1987, con date, registi, qualche foto, 300 pagine. Magari ci trovate qualche titolo interessante (per la traduzione poi non ho idea).
      Se vi interessa posso scannerizzarlo quando ho un po' di tempo.

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    9. Dev'essere interessante. Come amante delle liste onnicomprensive ti chiedo solo la lista dei film ... i panegirici non m'interessano.

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    10. Ecco qui, spero ci sia qualcosa di utile.
      https://nachtigall.pl/biblioteca/estratto-film-krajiny-sovietov-1987-zcssp.pdf

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  16. https://youtu.be/WKei3ze7kjg?si=V2SkhW5t1HG7qaND

    Sirio

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  17. https://youtu.be/Viek0J-6tag?si=_v9iAEvd6-di8QCf

    Sirio

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    1. Non mi convincono né l'uno né l'altro, finora. L'obiezione è sempre spirituale. Posso, tuttavia, sbagliarmi di grosso. In tal caso farò ammenda. E poi: in che senso Lula è alternativo all'Occidente? E il suo ex avversario, perciò, era filo-occidentale?

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  18. Entrambi i presidenti sono dei patrioti, seppur con visioni diverse, entrambi subiscono violenti attacchi da parte del mainstream, Bolsonaro ha collaborato egregiamente con i Brics.
    https://youtu.be/dibIIKGQ4Ws?si=WvKufNKj5uoL7Cmp

    Grazie e buona serata

    Sirio

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  19. Anche a me piace credere alla storia dei tre millenni, ma nutro qualche dubbio: come spiegare la bassa reputazione degli egiziani, considerati dagli altri arabi ladri ed inaffidabili? Eppure discendono da una civiltà grandissima, seppur per certi versi ancora misteriosa

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    1. Quando il Greco decadde divenne greculo cioè la parodia del filosofo. Anche gli Egiziani, decaduti, sono considerati altro ... Questo perché la grandissima civiltà greca ed egizia ebbe un termine; oltre non andò. In Italia, mi sembra, abbiamo continuato sino a pochi decenni or sono. Dal paganesimo alla miscredenza, per 3000 anni, come archivisti e magazzinieri dei Beni Culturali possono confermare ...

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  20. In relazione alla “questione d’affari” di merlo, di cui consigli la lettura.

    Buona giornata Alceste.
    Credo viceversa che la pressione demografica sia l’unico strumento idoneo nel contrasto alle élite e non secondariamente all’esplorazione occupazione dello spazio esterno al pianeta, valida alternativa ad una supposta “Terra finita”, delle sue risorse, in quanto la riproduzione della specie umana si autoregola sulla base della disponibilità di fattori materiali spirituali al suo sostentamento. Misero il paragone con le ninfee.
    Già da inizio secolo scorso, le élite, o presunte tali in quanto da non ignorare l’ineluttabile, lavorano con successo alla depopolazione, questa in pieno svolgimento nel cosiddetto “mondo civile” sull’incedere incessante della tecnica, dei mutamenti di principi valori e nella sostanza nel tentativo di sovvertire gli archetipi.
    É stato sufficiente dare alle persone l’alternativa tra una vita di illusioni in cambio della sofferenza cosicché i più abbiano scelto Barabba.
    Merlo si affida ai numeri per quanto riguarda la sovrappopolazione, non pitagorici ma del contabile, e li cade.
    ps il mutamento che si percepiva nell’aria lo era pure nell’anno mille. Sbaglio? E pure più indietro e innanzi.

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    1. Non ricordo di aver consigliato questo Merlo, ma lo leggerò.
      La questione del depopolamento e del malthusianesimo è, a volte, se non spesso, discussa senza tenere conto di due fatti:
      1. Si accompagna al depauperamento spirituale, anzi ne è l'evento propedeutico. Spirituale nel senso largo che attribuisco al termine: di civiltà (usi, sentimenti, leggi, architetture, gastronomia, letteratura ...). Tutto ciò che costituiva un "canone".
      2. Sinora è rivolto contro l'Europa e nessun altro, proprio per devitalizzare le primarie fonti spirituali del mondo. Il PIL occidentale è crollato dal 90% al 40% in pochi decenni "per scelta"; l'Europa si sta depopolando "per scelta". Viceversa l'India ha superato la Cina, l'Africa ha quadruplicato la popolazione. E ancora si investe in Africa: 3 miliardi tondi tondi da Giorgia. Questo lo fanno per annacquare la civiltà, perché la sapienza classica-cristiana è decisiva ed è l'unica che fornisce armi intellettuali; 2 miliardi di Africani no.

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  21. Secondo me vale la pena di ascoltarlo: chiarisce molte dinamiche
    https://mazzoninews.com/2023/09/10/la-nuova-grande-guerra-dei-banchieri-centrali-mn-229/
    per chi voglia approfondire, o semplicemente ama la carta
    https://www.amazon.com/Changing-World-Order-Nations-Succeed/dp/1982160276

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  22. Fresca di giornata: una giornalista intervista i sopravvissuti al terremoto in Marocco: un marocchino: siamo accampati in 13 sotto una tenda, io mia moglie e i nostri figli. Undici figli ... e siamo noi occidentali che dobbiamo contenere le nascite.

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    1. Undici figli italiani per il Potere sono un problema enorme: metti che, su undici, un paio riuscissero intelligenti ... hanno tremila anni a cui attingere, magari ne esce un osso duro da rodere ... invece questi undici, a meno di coincidenze astrali assai improbabili, non potranno che girare la ruota del criceto. Per questo da mezzo secolo finanziano con centinaia di miliardi l'Africa impoverendo l'Italia ... mica perché sono filantropi ... fosse per loro trasformerebbero il continente nero in un parcheggio.
      Un imbecille, ce ne sono tanti, direbbe che sono un razzista imbevuto di odio; un individuo accorto, invece, gonfio d'amore, esclamerebbe: "Quest'uomo sta salvaguardando l'Italia; e soprattutto l'Africa!".
      Chi ha orecchie per intendere, intenda.

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    2. "Vous ne connaissez pas mon peuple, sa crasse, son fatalisme, ses superstitions idiotes et son immobilisme atavique. Vous n’imaginez pas ce qui vous attend, si cette flotte de primitifs vous tombent sur le dos. Tout changera, dans ce pays qui est devenu le mien, en eux et avec eux vous vous perdrez (…)

      Così monsieur Hamadura, ex deputato di Pondichéry e "nero come un negro", nel capolavoro di Raspail.

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  23. Ciao Alceste come va? La scorsa volta ti ho lanciato un guanto di sfida sulla figura di Dioniso, ho visto che l'hai raccolto gagliardamente! Sarà che da bambino mio fratello quando giocavamo voleva sempre avere i buoni...d'altra parte sono loro che vincono sempre.. e a me toccavano sempre i cattivi. Morire uccisi dalle Baccanti non deve proprio essere il massimo ma comunque anche Apollo con quella sua aria da primo della classe non so quanto abbia la coscienza pulita!! Comunque un'altra nome di Dioniso è Zagreo che significa nato due volte e come lui anche la nostra amata civiltà dopo essere stata distrutta risorgerà dalle sue ceneri come la fenice!! Ne sono sicuro come sono sicuro dello stupore delle donne difronte al sepolcro vuoto di Nostro Signore... perché cercare tra i morti chi è risorto? Quindi non ti crucciare arriverà il momento di risorgere anche per la nostra amata civiltà! Saluti

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  24. Meravigliosi, in tivvù, gli spot sulla ripubblicazione dei libri della pasionaria sarda: la voce dello speaker la definisce nientedimeno che "una delle voci più influenti dei nostri tempi". Senza rendersi conto che non è un complimento alla scrittrice, ma una grave offesa ai tempi.

    Aristogatto

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  25. Professore buongiorno, leggerla è mettere i miei pensieri migliori nella miglior forma linguistica. L'unico altro che riesce in questo è Maurizio Blondet, grazie.

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    1. La ringrazio per i complimenti. Professore proprio no, tuttavia ...

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  26. Vorrei chiedere ai lettori del blog di Alceste se sono solo io a provare quest'impressione, o se la stessa impressione è venuta a qualcun altro. Io ho l'impressione che concentrare (come fanno i politici) tutto il biasimo sui "trafficanti di esseri umani" sia una formula retorica (probabilmente) efficace, ma forzatamente insincera. E dico forzatamente per l'obbligo multipartisan verso il politically correct. I trafficanti di esseri umani non fanno altro che quello che i "trafficati" vogliono da loro (e li pagano proprio per quello). Quando guardo i barconi, io non biasimo lo scafista, non penso che abbia sequestrato tutte quelle persone contro la loro volontà: io invece biasimo proprio i passeggeri del barcone. Che poi questi rischino la pelle in un viaggio drammatico, è un conto. Ma è anche un dettaglio. Se qualcuno viene a rovinare l'Italia, poco importa se sia arrivato in prima classe a Malpensa o in barcone a Lampedusa: è sempre qualcuno che è venuto a rovinare l'Italia. Se l'Italia del 2060, in uno scenario (anche folle, se vogliamo) alla Raspail, avrà 80 milioni di abitanti con 40 milioni di clandestini africani, sarà un'Italia distrutta sia che i 40 milioni di clandestini siano venuti a piedi, in bici, in barcone, in auto o in moto. Sia che siano venuti rischiando la vita, sia che siano venuti senza rischiarla affatto. La modalità del viaggio non cambia l'effetto distruttivo sull'Italia. Quello che conta è la volontà del viaggio. L'intenzione del viaggio. Sono quelli che, in numeri enormi, hanno questa volontà e questa intenzione le persone che distruggeranno l'Italia, non gli scafisti, non i fantomatici trafficanti di esseri umani. Gli scafisti sono soltanto uno strumento. LUCA58

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    1. Chiariamo una cosa: pakistani, cinesi, bengalesi, peruviani e filippini "non" arrivano con barchini e barconi. Il centro di Roma l'hanno devastato i cinesi che pagano in contanti i locali degli italianuzzi strozzati dalle varie agenzie criminali statali. Per fare cosa? Per creare anonimi punti all'ingrosso di non so cosa ... dalla stazione Termini a piazza Vittorio Emanuele e oltre, sino al Pigneto, è un merdaio a cielo aperto. Il risultato anelato (operazione "Cacciate gli Indigeni", iniziata sin dai primi anni Novanta) è la sparizione degli Italiani dalle parti pregiate delle città maggiori. Quando da Roma, Firenze, Palermo se ne saranno andati tutti gli italianuzzi, solo allora sopraggiungeranno le multinazionali a ripulire: allora salteranno cinesi, pakistani, negri, meticci e pallidoni usati dapprima per distruggere. Tale la sorte anche delle spiagge migliori. L'Italia del 2030, non del 2060, non sarà più Italia. Indicatemi un Italiano oggi ... aspetto risposte e indicazioni ... additatemi un intellettuale, un religioso, un politico ... chiunque ... che parli con orgoglio dell'Italia e degli Italiani ... sono già stranieri in patria, traditori.

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  27. Caro Alceste,

    lo sapevi che in Italia il costo della vita e' raddoppiato e sta prosciugando i risparmi?
    Dopo essere atterrata, passata la sempre piu' breve sindrome di Stendhal (che bella l'Italia! E gli italiani sempre sorridenti! Meraviglia, stupore... fino agli schiaffi del quotidiano), ho cominciato ad avere prurito da allergia sempre piu' marcato.
    Meta' cocomero che costa come 1 cocomero in Giappone, dove i prezzi della frutta da tempo non vanno al kilo ma ad unita'... Fare spesa e mangiare a casa costa il doppio di quel che costa mangiare fuori in Giappone, nei ristorantini proletari. Affitti in provincia piu' cari degli affitti a Tokyo.
    Pero' la gente esce, le serate fuori, le cene, gli aperitivi. Ma cone vi va di uscire e lasciare decine di euri per cibi scarsi e stomachevoli?
    Per non parlare degli aperitvi colorati che lasciano lo stomaco rosso a bollicine per giorni; mi han fatto rimpiangere il sake forzato delle nomikai. Dopo 3 giorni ero gia' in modalita' misantropa senza ritorno.

    Ma la cosa piu' bella e' ritrovarmi con uomini che mi parlano in falsetto, gia' soffro con le giapponesi, che agonia.
    E le donne della mia eta' che mi raccontano degli incontri online con i giovanotti in cerca della "dominatrice", che richiedono foto feticiste sul momento, hot spot.
    Sono proprio fuori, ma fuori tanto, una iperrealta' che cadra' dal cielo cone una mannaia. Incredibile come ci si rifiuti di vedere la realta', angosciante. E sono fortunata che la mia terra e' ancora ricca di santi, i vecchi, con cui si parla della realta', senza coloranti ne' bollicine. Incontri casuali, benedetti.
    Mio figlio quando gli e' stato chiesto cosa ne pensava del suo ritorno in Italia dopo 6 anni che non la vedeva, ha risposto: "Mi sembrano tutti scemi, soprattutto gli adulti".

    Fatti sentire ogni tanto che mancano le tue nostalgie di bellezza.
    Saluti,
    Ise

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    1. Avrai visto sicuramente il film "Tokyo decadence" ... siamo da quelle parti. La pornografia esige la propria mutazione antropologica. Cito crudamente una prostituta della via Salaria (molto bella e richiesta): i clienti cercano ormai di imitare i video di youporn et similia ... con inevitabili e disastrosi risultati ... il mercato del sesso dominato dalla pornografia è un teatro a volte ributtevole altre esilarante della dissoluzione ... qui si capisce quasi tutto. Per questo non leggo quasi più nulla, ma indago sul campo. Anche i cucchiaini da caffè al bar sono spie della decadenza, così come il retrogusto del cappuccino ... anche le viti sono un mio oggetto di indagine, così come le sedie da cucina ... inutile parlare di Meloni e minchioni assortiti quando non sappiamo produrre viti, cucchiaini e sedie per posare il culo quando si pranza. E quando si perde una conoscenza questa non si riacquista con un atto di volontà ... la distruzione è irreparabile per generazioni. Farmi sentire? Mi mancano le parole ...

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    2. Mi era sfuggito questo commento! Mi fai morire Ise, e anche tuo figlio.
      Lo so, la situazione e' grave e non bisognerebbe riderne... Ma a volte scappa... Non racconto per carita' di Patria cosa si sente dall'altra parte della barricata... Gli amici, ormai di penna, mi hanno lasciato quasi tutti per Tinder... Per cui sono aggiornatissimo, ogni settimana racconti freschi. Si sentiva la mancanza poi della mediazione della multinazionale per fare incontri. Passi corrompere la virtu' ma qui si rende noioso persino il vizio. Potrebbe essere una tecnica.

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  28. Tranquilli Signori,
    acquistate i popcorn e godetevi lo spettacolo, non capita tutti i giorni di assistere al crollo di una civiltà
    https://www.youtube.com/watch?v=mZ7TF3e9V6o

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  29. Ah carissimo Alceste, tu che mi rendi dolce anche la crudel morte...

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Siate gentili ...