14 gennaio 2020

Merda eris


Orvieto, 12 gennaio 2020

Da una delle tante gazzette digitali:

Lo stato di Washington ha legalizzato il compostaggio dei cadaveri: è il primo stato degli Stati Uniti in cui si potrà scegliere di trasformare i propri resti in terriccio, da far consegnare ai propri cari per essere usato per piantare fiori o alberi. Il processo è considerato dai suoi sostenitori come un’alternativa alla sepoltura e alle cremazioni più rispettoso dell’ambiente, oltre che vantaggioso per le città dove ormai lo spazio per i cimiteri è molto ridotto ...

Da subito, l’excusatio non petita … l’ecologismo straccione e il baluginio del vantaggio: lo spazio in più, addirittura, in uno Stato in cui la densità di scarafaggi per chilometro quadrato è 40,77 (in Svezia, invece, l’unica altra porzione di merda sulla Terra in cui ciò è permesso, equivale al 23,1; in Italia è del 199, 82).
Si continui la danza:

A fare pressione per l’introduzione della legge è stata Katrina Spade, fondatrice dell’azienda Recompose, che sarà la prima a fornire il servizio di compostaggio dei cadaveri nello stato di Washington. Il metodo proposto da Recompose funziona così: il corpo della persona morta viene messo all’interno di un contenitore di acciaio esagonale riempito con erba medica, schegge di legno, paglia, altri materiali organici e batteri; il contenitore viene poi sigillato e riscaldato a 55°C: nel giro di 30 giorni si decompone naturalmente, trasformandosi in un terriccio ottimo per concimare. È lo stesso metodo già usato da anni da molti allevatori per gestire i resti del bestiame”.

Si noti come le parole rivelino a chi si predispone alla rivelazione: "i resti del bestiame". Mi pare sia stato Marco Della Luna a coniare il neologismo “governo zootecnico”; ora siamo all’upgrade: Monarchia Zootecnica.
Ed ecco il terzo giro di valzer, l’ultimo:

L’infrastruttura è semplice. All’interno del nucleo verticale, i corpi e i trucioli sono sottoposti a decomposizione naturale accelerata, o compostaggio, e vengono trasformati in terreno. Quando qualcuno muore, il corpo viene trasportato alla struttura di compostaggio umano. Dopo aver avvolto il defunto in un semplice sudario, amici e familiari trasportano il corpo in cima al nucleo, che contiene il sistema di decomposizione naturale. Durante la cerimonia di posa, adagiano delicatamente il corpo all’interno del nucleo e lo coprono con i trucioli di legno. Inizia così la delicata trasformazione dell’essere umano in terreno. Nelle settimane successive, il corpo si decompone naturalmente. Microbi e batteri spezzano il carbonio, poi le proteine, per creare una sostanza nuova, un ricco terreno fertile. Questo terreno può essere usato per far crescere nuova vita. E alla fine, potremmo diventare … un albero di limone”.

Confessiamolo: diventare un albero di limone è una bella aspirazione. Una volta, a scuola, si veniva interrogati sul proprio futuro: voglio diventare astronauta, medico, calciatore; ora ci stiamo avvicinando gradatamente all’inorganico, a grandi passi, nel silenzio totale degli ex centri spirituali dell’ex umanità.
Detto fra noi, ho in uggia la mia trasformazione in limone; opterei per il basilico. Le reminiscenze letterarie non mi abbandonano nemmeno di fronte al nichilismo, come potete notare: divenire basilico, come l’amante di Lisabetta nella novella del Boccaccio (Giornata IV, 5). Il lamento funebre della Messinese per l’uomo amato, ucciso dai fratelli, la testa in un vaso a vivificare il basilico innaffiato da lagrime quotidiane …

I fratelli d’Ellisabetta uccidon l’amante di lei; egli l’apparisce
in sogno e mostrale dove sia sotterrato. Ella occultamente
disotterra la testa e mettela in un testo di bassilico; e quivi
su piagnendo ogni dì per una grande ora, i fratelli gliele
tolgono, ed ella se ne muore di dolore poco appresso

Boccaccio era pulp prima che inventassero il pulp; Dante, da par suo, anticipò il rap mentre i canti degli schiavi nelle cave di marmo a Carrara il blues: l’Italia, signori, è l’Italia: ci si ritrova tutto. Ogni tanto qualcuno se ne esce fuori cercando di vendervi l’aria fritta; e ci riesce; l’arrosto, però, già fu cucinato da noi, con mille anni di anticipo o su di lì (gl'Inglesi si effonderanno grati sulla storia di Lisabetta, da John Keats a Oscar Wilde, con mezzo millennio di ritardo).
Ma torniamo alla merda di Seattle (e di Svezia: un giorno scriveremo di come un popolo fiero si sia ridotto ad avanguardia del Nulla).
Quali considerazioni estrarre da tale concime?
A parte le excusationes di cui sopra, buone per i gonzi?
La prima blanda considerazione è questa: il concime è l’antipasto del mangime. Non altro. Quando non si ravvedono vere giustificazioni a un atto della Monarchia Universale significa che il fine è Altro; i mezzi, in tal caso, non giustificano il fine consistendo, il Fine, in ben Altro.
A tempo debito, dieci venti trent’anni, dai limoni passeremo alle cotolette energetiche. Mangiare i propri parenti liofilizzati e insaporiti agli spinaci (magari educati grazie alle ceneri della zia, ammessa l'esistenza dei parenti fra qualche decennio: il diritto familiare è un crogiolo di ideuzze niente male) potrà essere, peraltro, motivo di vago divertimento. Blood II o il celeberrimo Soylent Green assurgeranno, allora, a profezie di qualcosa di desiderabile. Dacché questo è il segreto: ogni passo della Monarchia è desiderato da voi tutti. Voi lo volete, poiché mai dite “no”, un “no” che equivale a un “no”. Proferite “no” con le labbra, ma, in realtà, amate tutto questo. Come nella stanza di Stalker in cui i desideri più profondi, non quelli a parole, si avverano. “Voglio che mio fratello torni in vita!”, poi, invece, il protagonista si ritrovava ricco … il cuore non mente mai.
Rimane dubbio se tali cotolette o spinacine potranno condirsi con il sopraddetto limone: chi vivrà vedrà.

Il progetto, ora in erba, è il caso di dirlo, si svilupperà impetuosamente: i tarli non dormono mai, sempre lì a rodere, di notte, di giorno, col freddo o il caldo; pochissimi li odono; agli altri, i fresconi, quelli che russano a piene nari, succede questo: un giorno vanno ad aprire il cassetto del mobiletto per prendere una camicia e il mobile gli si sfarina davanti in una nube di segatura: “Ma cosa è successo?”.
Tarli svedesi, topi di Seattle e cavallette di varia natura sono instancabilmente all’opera; i disinfestatori, nei pressi del Vaticano, o presso altri centri altrimenti detti: spirituali, russano che è un piacere.
Credo che tale progetto andrà avanti spedito. Meglio così. La materia prima non manca. La maggior parte degli esseri umani, peraltro, si fa trovare pronta ben prima di tirare le cuoia. “Ci sono uomini che vivono solo come passaggio per la merda e per riempire cessi e buglioli” scriveva il Nostro; lui lo scriveva e io lo ripeto, autocitandomi, poiché non ho più voglia di sforzarmi.
Scrivere, in effetti, serve a niente.
Le linee guida sono tracciate. Gli eventi davvero importanti, come questo, di cui l’episodio in questione costituisce un indizio apparentemente trascurabile, sono preteriti dai più, impegnati costantemente a manovrare gli alambicchi dell’attualità: a che percentuale possiamo stimare la purezza del sovranismo della Meloni? Se lo ripetono fra di loro, senza ridere; e già preparano la tessera elettorale: uno spettacolo inverecondo.

Potremmo obiettare, con Eraclito: “I morti sono da gettare via peggio dello sterco”, corredando, magari, l’aforisma con qualche citazione platonica da liceo. Se erano d'accordo loro!
L’obiezione è facile da respingere.
La tragedia del postmoderno sta nella propria angustia.
Si vive nel cono di luce della vita terrena.
Non v’è redenzione, né la liberazione nella sapienza di qualcosa di superiore.
La vita individuale, questo scialo di triti fatti, è tutto ciò che ci resta.
Impossibile inscrivere questo tramestio in un disegno più ampio. A forza di giocare al ribasso ci si ritrova con un epicureismo da poltrona.
Va da sé che, ormai, all'essere umano non resta che una doppia scelta: o avere una paura abietta della morte e sopravvalutare sino al ridicolo gli andirivieni terreni (la libertà, i diritti …); o svalutare del tutto il secolo e, più o meno nascostamente, suicidarsi. Ci sono vari modi per suicidarsi; spararsi nel cervello o gettarsi da un ponte sono le modalità più banali (presto, non occorre preoccuparsi, per tali démodé interverrà una regolamentazione ad hoc). Trascorrere una serata guardando in televisione una partita di cui si sa già il risultato, invece, è già una variazione sul tema più apprezzata dal Potere.
Il rifiuto della Morte, come opposizione alla Vita, entrambi i poli ricompresi nell’Uno, così come il Bene e il Male, ci ha condotti, come vedete, alla morte da entropia, al terriccio da concime.

C’è modo di tornare indietro? No, una volta rotte le uova si prosegue nella frittata. Per riavere le uova bisogna allevare un pulcino, con molta pazienza. Sempre che ne esistano ancora.

23 commenti :

  1. Si potrebbe, per vivacizzare gli andirivieni terreni, non per altro, prendere esempio da tizi quale Bresci e soci ma, a parte la difficoltà nell'attuale Monarchia di individuare esattamente un Re, chi si prende la briga? Più comodo un bel suicidio per noi svogliati e ormai talmente disossati in vita da essere più che confacenti al compostaggio.
    Possiamo però sperare che, una volta rotte tutte le uova, ora nella loro interezza uova squallide di batteria e di supermercato, sopravvivano isolati volatili selvatici in grado di riavviare un ciclo naturale, con relativi pulcini…
    Scrivere poi serve a niente se i lettori sono degli ignavi pol-tronisti. Un po' di fiducia, suvvia! E' vero, siamo tutti troppo grassi e sedentari ma, caro Alceste, ci aspettiamo l'esempio del Comandante; senza quello, pur simbolico, chi darà coraggio alla Truppa?
    La funzione dell'Epica...vuoi mettere? Dove le trombe e i tamburi?
    Scrivere è gravosa responsabilità se solo non lo fai per te stesso, per relazionarti e non per rispecchiarti, giustamente compiaciuto.
    In questo caso sì, gesto inutile.


    RispondiElimina
  2. è perché odiano chi non mangia cadaveri. I cibi Vegani sono all'ultimo scaffale...ma non mi fregano. Mi procurerò un acchiappa prodotto. Per ora mi rivolgo a quelli più alti di me che passano nei pressi. Non desisto dalla Lotta ché Mia Madre è una Brava Donna. Se credono di farmi mangiare Mio Nonno nell'insalata valerianella, si sbagliano.

    RispondiElimina
  3. I giudei lavorano alacremente per la costruzione del mondo al contrario disseminando follia mista a merda anticristica. Dagli Stati Uniti alla Svezia l'obiettivo è la dissoluzione della razza ariana con ogni espediente possibile. I vichinghi si sono fatti purgare a forza di risorse inps diversamente bianche.
    Se un giorno Satana dovesse andare in pensione avrebbero l'imbarazzo della scelta all'inferno per sostituirlo con un'infinità di grandissimi figli di giuda...

    RispondiElimina
  4. Credo che la dissoluzione cercata, invocata e strutturata sia quella della razza latina e sabellica.
    Tutto questo esaltare le qualità del mondo nordico, anglosassone, scandinavo, quale portatore sano di principi ecologici, poi cor, progressisti e moderni.
    Svedesi, norvegesi,olandesi, inglesi, tedeschi, canadesi, australiani, tutti belli, puliti e buoni...noi discendenti da quei cavernicoli, misogeni dei barbari romani e greci, capaci perfino di imporre il cristianesimo in Europa.
    Complice una classe politica e intellettuale di traditori e della nostra ignavia culturale ci siamo fatti sopraffare, anziché rivendicare la nostra genia abbiamo disertato moralmente.
    Questo triste spettacolo avviene quotidianamente davanti ai nostri occhi, per chi ancora ha il coraggio e la forza di vedere
    Un saluto

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Vi é anche l'esaltazione della differenza fra cultura protestante (lavoratrice e promotrice dell'IO) e cultura cattolica (oziosa e repressiva).

      Elimina
    2. Il culto luterano della predestinazione e il presunto successo che la storia gli conferisce alimentano questo senso di superiorità; il successo economico finanziario, l'organizzazione sociale e l'essere risultati vincitori delle due guerre mondiali, sono le conferme di questo sentire.
      Dall'altra parte, come sottolineato più volte in questo blog, c'è un disegno diabolico che ha logorato le radici del nostro orgoglio storico; un veleno inoculato poco alla volta, anno dopo anno, devastando le nostre fondamenta, famiglia, chiesa e comunità

      Elimina
  5. Non sono catolica e non vedo il vaticano come un disinfestatore.
    Tuttavia sono cristiana, quello sì e sono lieta di essere cresiuta con principi ai quali sono molto legata.
    Ho avuto un lutto da poco e ho capito quale importanza abbiano i sepolcri per chi rimane. È una sensazione dolce e triste ma anche consolante, passeggiare tra le lapidi e le vecchie foto di persone che hanno vissuto e non ci sono più.
    Non so cosa ci faccia sentire così protetti, in mezzo ai sepolcri.
    Se l'intima speranza che qualcosa ci leghi ancora o la certezza che sia così.
    E ho tristemente avuto modo di notare, come neanche la morte ci renda ugali.
    Non è la stessa cosa piangere su una grande lapide, o di fronte a tante piccoli marmi accatastati, in troppo numerose file. Come nidi d'api operaie, i loculi per le ceneri ci ricordano le gerarchie.
    E questo è il punto.
    Le sepolture, non sono più quei luoghi di pace, che odoravano di eterno, ove i muschi coprivano il ricordo di esistenze sempre più sfocate, dolcemete.
    Cosa sono oggi i cimiteri, se non luoghi dove riposare per poco, a carissimo prezzo, ed essere poi gettati in anonimi ossari con un corpo che non ha avuto neanche il tempo di diventare cenere?
    È davvero così meno macabro, che diventare piante di limoni?

    RispondiElimina
  6. Caro Alceste,

    c'era un commento di Anonimo R che pure riassumeva bene la via al cannibalismo, ma non ricordo in quale post.
    Dunque ora intuiamo che sara' sponsorizzata dall'ecologismo in salsa svedese o Usa.
    In Italia poi posso immaginare il contesto: i parchi a tema che resteranno in piedi e ospiteranno le disperse tribu' di indigeni italianissimi tatuati, traforati, inanellati e abbronzati, prepareranno pizze Made in Italy per i turisti emozionati, con farina bio di uomo bianco tenero raffinato, ad alta digeribilita', ottime anche per celiachi.

    Se vogliamo parlare di Svezia, di diritto familiare-le nuove "famiglie", di ecologismo, ecc. e' tutto nel film svedese Aniara che non consiglio a nessuno ahah.
    I miei figli avevano portato a casa il dvd da loro affittato dicendomi: "e' il continuo di Odissea nello Spazio, lo devi vedere!" Il film si e' rivelato una pubblicita' regresso dietro l'altra, senza neanche darci il tempo di assorbire i colpi. Prima abbiamo cominciato a saltare le scene, poi abbiamo spento del tutto. "Ci hanno fregato, c'era scritto che era il continuo di Odissea nello Spazio!" Poi non so se alla fine si redime e si rivela un capolavoro, non e' che m'interessi molto, l'ho guardato, impegnandomi molto, fin dove ho potuto.

    PS fuori tema: giorni fa avevo scoperto di aver scritto un + apostrofo + nome maschile, e sono rimasta sconvolta per un po', oggi trovo che Alceste nel post a lato "Ho visto morire un poveraccio" ha scritto un automobile senza apostrofo, anche se Treccani mi dice che automobile in origine era androgina, credo mi ci vorra' una settimanella per riprendermi dal trauma...

    Saluti,
    Ise

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Celiaci, non celiachi.

      Qui una breve descrizione del film Aniara e del poema di Martinson da cui e' tratto; poema che sembra essere interessante, al contrario del film a mio parere…

      http://www.quadernidaltritempi.eu/aniara-martinson-kagerman-lilja-trieste-sciencefiction-festival/

      I.S.E.

      Elimina
  7. Mi sono informato, non supererò mai gli standard qualitativi ISO (ISO 22000, ISO 9001, ISO 22005), UNI (UNI 10854, UNI 11381), GDO (BRC-GSFS, IFS, GlobalG.A.P., QS; a 'sto giro m'è andata bene; per il prossimo mi organizzo in modo da non superare quelli sul glutine: vivrò una vita appiccicosa.
    Sandro

    RispondiElimina
  8. Ciao Alceste. Interessante leggere i commenti al tuo scritto su CDC. Tu parli di ortaggi e loro rispondono a ciclomotori, convinti di aver compreso il discorso, quando gli sfugge totalmente l’essenza. È tipico di molta gente questo. Ormai molti sono oltre e non se ne rendono nemmeno conto. Millenni e millenni di lavoro, sapere, conoscenza, arte, tradizioni e costumi. Dimenticati! Parole stantie, concetti obsoleti. Questa è la pazzia del nostro tempo. L’ultima baggianata scientista si piazza in bella posa e oscura costrutti millenari. L’ecologismo al ribasso e’ religione della plebaglia informata, informatica e informatizzata. Da par mio si salva il pianeta (terminologia ormai vomitevole) solamente se cerchiamo di salvare noi stessi. Ma per salvare noi stessi ora come ora non abbiamo i mezzi. Vuol dire che periremo insieme al pianeta? Non credo, più probabile che lo squallore melmoso dell’oggi duri ancora molto a lungo. Crumbo

    RispondiElimina
    Risposte
    1. E' proprio cosi'.
      L'ecologismo al ribasso, quello che, tanto per cambiare, punta il dito sugli ultimi della catena, che devono sentirsi colpevoli e risolvere i guai creati da quelli sopra con soluzioni fittizie e da ridere (create sempre da quelli sopra che son parte del problema). Esso ha sancito, come giusta conseguenza logica di certe premesse errate, che l'uomo e' un cancro per il pianeta. L'altra conseguenza logica di questo assunto, che omettono di dire, e' che quindi l'uomo dovrebbe suicidarsi per "salvare" il pianeta, non c'e' altro modo. Infatti il proclama del compostaggio comunica questo: far perdere ogni traccia di noi e trasformarci in qualcos'altro, di piu' utile e 'piu' rispettoso dell'ambiente'. Un contenitore in acciaio sigillato e riscaldato a 55 gradi (che sicuramente e' rispettoso dell'ambiente, nessuno si ponga dubbi su cio') fa si che il corpo 'si decompone NATURALMENTE', questi si che sono gli ossimori che avrei voluto avere in mente alle elementari, quando la maestra mi chiedeva di fare degli esempi!
      Poi a mio parere il pianeta stara' benone con o senza di noi che gli grattiamo l'ombelico.
      Un caro saluto,
      Ise

      Elimina
  9. Satana, il Male, la Monarchia Universale o, come qualcun altro la definisce, la Repubblica Universale ci sta inoculando pian piano con i suoi metodi persuasivi un veleno ritenuto da tante persone cosa buona e giusta, perché ormai incapaci di distinguere fra bene e male.
    Questo veleno, purtroppo (disgraziatamente per tutti e non solo per i fedeli), si è insinuato anche nella Chiesa cattolica, ultimo baluardo da abbattere, ultima difesa contro la guerra all’essere umano. Ci sono ancora, però, uomini e donne di buona volontà (preti e laici) che con parole e fatti difendono la vita.
    La giurista Elisabetta Frezza dice chiaramente che siamo in guerra (non aggiungo altro su di lei, perché c’è tutto in rete).
    La spiritualità non è morta, è solo messa in un angolo dal frastuono della grancassa degli imbonitori, ma chi ha accolto Cristo nel cuore sente una forza serena e sa qual è la via da seguire: quella della verità, della giustizia e della bellezza, ed anche se il processo storico sta andando nella direzione opposta, Cristo è il più grande alleato che si possa avere in questa guerra.
    Anna

    P.S. Alceste continui a scrivere, magari qualche coscienza si risveglierà e, in ogni caso, avrà fatto il Suo dovere di fronte alla vita.

    RispondiElimina
  10. Ieri sera mi sono riguardata "Soylent Green", del 1973.
    Non potevo non pensare a questa pagina.

    RispondiElimina
  11. Ho vissuto i primi 15 anni della mia vita in un paese di circa 1200 abitanti. Era una comunità in cui tutti conoscevano tutti, nel bene e nel male, ma era un retaggio delle comunità così come sono sempre state, quali le possiamo ritrovare nei romanzi dei secoli passati, in cui ogni persona, ogni individuo, era conosciuto dagli altri per quello che era, da cui anche l'uso del soprannome, che identificava una persona come unica nella comunità stessa. Oggi, a 50 anni suonati, dopo 35 anni, quando passeggio per il cimitero del paese, dove sono i miei nonni, i loro genitori ed i loro fratelli e sorelle, non posso fare due passi senza imbattermi nella tomba di una persona che mi è familiare e suscita ricordi ed emozioni che, altrimenti, sarebbero sopite e dimenticate per sempre. Credo che la distruzione dei corpi e la privatizzazione dei residui organici da essi originati, oltre che ad arricchire il mercante sciacallo di turno, altro non faccia che accelerare in maniera esponenziale la distruzione della memoria e del tessuto sociale. Le persone sepolte nei cimiteri, fin dal tempo degli Etruschi, hanno fatto parte delle comunità locali e dei culti familiari (Lari), anche dopo morti erano il simbolo e la prova tangibile del passato e della memoria dei luoghi, il legame tra il passato ed il presente, le radici di ogni uomo nella storia e nella vita. Sono sempre stati oggetto di culto. Credo che la sopravveniente merdificazione dei Lari sia uno dei punti più bassi mai raggiunti da qualsiasi civiltà esistita sulla terra, molto al di sotto dei cannibali, che almeno mangiavano i cadaveri per assorbirne la forza e le qualità, dimostrando quantomeno una cosiderazione in qualche modo "positiva" dell'essere umano. Ovviamente, non essendoci limite al peggio laddove impera l'Usuraio nichilista, sono anch'io convinto che il prossimo passo sia la trasformazione in cibo; resta da vedere se in cibo per animali, per le masse o come prodotto gourmet per l'elite dominante.

    RispondiElimina
  12. Il culto dei morti è stato ritenuto, e credo lo sia ancora, un indice di progresso evolutivo dell’uomo, un indice della sua evoluzione mentale e sociale.
    La consapevolezza della morte e la ricerca di un suo significato sono segno dell’evoluzione del pensiero speculativo, che fa la differenza fra noi e gli altri primati.
    E’ già da molto tempo che è iniziato un processo di occultamento del fenomeno morte, di una separazione della sua presenza nel mondo quotidiano dalla vita quotidiana dell’individuo.
    Notavo questo molto tempo fa, quando da Roma sparirono i carri funebri, e i funerali divennero parte del traffico quotidiano, veloci tanto da perdersi i parenti nel trasporto al cimitero. Quando ero bambina e passava un carro funebre col suo corteo, la gente si fermava in segno di rispetto, faceva silenzio e si faceva il segno della croce. Quel carro ricordava a tutti la presenza della morte e insegnava ai bambini la sua ineluttabile presenza.
    Ora i carri funebri sfrecciano nel traffico, passano col giallo per non farsi suonare dalla gente affrettata, che tutto al più fa le corna in segno di esorcismo dall’orrendo pensiero.
    Eppure è la morte che ci dona la nostra unicità, rendendo irripetibile e unica la nostra vita, è la sua consapevolezza che ci rende individui.
    Ma oggi la nostra aspirazione sembra essere quella di far parte di un banco di sardine….
    Krisia

    RispondiElimina
  13. Orribile!

    http://www.ansa.it/liguria/notizie/2020/01/14/con-macerie-chiesa-700-fanno-un-muro_8a4510f8-345a-4381-9352-4462d92d0fb4.html

    Demetrio

    RispondiElimina
  14. "Ma perchè pria del tempo a sè il mortale
    Invidierà l’illusion che spento
    Pur lo sofferma al limitar di Dite?
    Non vive ei forse anche sotterra, quando
    Gli sarà muta l’armonia del giorno,
    Se può destarla con soavi cure
    Nella mente de’ suoi? Celeste è questa
    Corrispondenza d’amorosi sensi,
    Celeste dote è negli umani; e spesso
    Per lei si vive con l’amico estinto
    E l’estinto con noi, se pia la terra
    Che lo raccolse infante e lo nutriva,
    Nel suo grembo materno ultimo asilo
    Porgendo, sacre le reliquie renda
    Dall’insultar de’ nembi e dal profano
    Piede del vulgo, e serbi un sasso il nome,
    E di fiori adorata arbore amica
    Le ceneri di molli ombre consoli.
    Sol chi non lascia eredità d’affetti
    Poca gioia ha dell’urna; e se pur mira
    Dopo l’esequie, errar vede il suo spirto
    Fra ’l compianto de’ templi Acherontei,
    O ricovrarsi sotto le grandi ale
    Del perdono d’Iddio: ma la sua polve
    Lascia alle ortiche di deserta gleba
    Ove nè donna innamorata preghi,
    Nè passeggier solingo oda il sospiro
    Che dal tumulo a noi manda Natura."

    RispondiElimina
  15. A proposito di [i]estinzione[/i], volevo segnalare questo divertente libricino che mi è capitato per caso fra le mani.
    [b]Contro il buddismo. Il volto oscuro di una dottrina arcana.[/b]
    Autore Roberto Dal Bosco, Fede & Cultura.
    Attratto irresistibilmente dal titolo (di solito è "contro il Cristianesimo", quando va proprio bene "contro l'Ebreo"), me lo sono comprato e letto d'un fiato. Secondo me ci sono molti spunti interessanti.

    RispondiElimina
  16. I morti sempre e dovunque sono più numerosi dei vivi. Non parlano –
    perciò il silenzio si infittisce. Tuttavia ascoltano;
    sentono prima ancora del rumore; sentono i nostri passi
    prima che ci alziamo dal letto a prendere
    un bicchiere d’acqua dal rubinetto. E l’acqua
    ha un tepore diaccio come se l’avessero tenuta loro
    tra le mani a coppa, dentro il muro, nel buio. L’acqua non ti rinfresca –
    e d’altronde non vuoi essere rinfrescato; anzi hai paura
    che qualcosa di più intensamente freddo mostri chiara
    la differenza con il nostro calore tiepido, che un poco ci riposa.
    I morti se ne sono andati nel frastuono della gloria, in mezzo al sangue,
    con le loro alte uniformi, i loro elmi imponenti
    tra le montagne di fiori, con le spade sul marmo,
    un guanto sulla scala, davanti al peristilio, là,
    non lo smuove il vento – certe cose
    assumono un peso inspiegabile giorno dopo giorno,
    restano immobili, e non riesci a sollevarle, a nasconderle nel baule.

    Gianni Ritsos, il ritorno di Ifigenia

    RispondiElimina
  17. variazioni sul tema

    https://www.corriere.it/sette/opinioni/polito/20_gennaio_25/pulizie-morte-diventare-grandi-quando-scompaiono-genitori-6255f93e-3fb7-11ea-9d81-62d1a4802e12.shtml

    RispondiElimina
  18. Ringrazio Nachtigall per la segnalazione del libro di Dal Bosco.
    Ho visto un'intervista all'autore; mi sembra un poco avventato classificare un'antica tradizione come malvagia: lo puo' diventare se usata come strumento utile al potere perverso, manipolata a tal scopo. Mi sembra che l'autore faccia l'errore di considerare certe perversioni (come l'omicida giapponese o altre pratiche tipiche di sette, non di scuole) come frutto del terreno religioso buddista, mentre questo e' solo il grimaldello per menti malate o per progetti politici per nulla spirituali; grimaldello che ha presa proprio grazie ai secoli di autorevolezza guadagnata sul campo, non certo tramite malvagita' e negazione della bellezza, come lui sostiene. Inoltre, secondo me, fa anche l'errore di ritenere il Buddismo antagonista al Cristianesimo, come spesso si fa con l'Islam, mentre sarebbe meglio interrogarsi sul vuoto che il Cristianesimo sta lasciando, poi riempito da altre fedi...se lasci un vuoto, qualcosa prima o poi lo riempira', puoi prendertela con questo qualcosa, o puoi cercare di capire come e perche' si e' creato quel vuoto...
    Premesso poi che il campo religioso appartiene all'intimita' di ognuno, ogni religione e' pero' legata alla cultura in cui nasce e prende vita; crea idee, pratiche e norme che hanno senso in quel contesto e quell'eredita' culturale. Nel momento in cui viene trasferita senza il tempo e i mezzi per la comprensione del contesto, come la mediazione di persone qualificate, inevitabilmente diviene una parodia di se stessa. Tutte le religioni lo stanno diventando in questi tempi di accelerazione verso la globalizzazione. Chi ha perso la propria identita' poi, cerca di appropriarsi di identita' altrui che immagina piu' forti, senza tener conto che cosi' facendo, non solo rischia di diventare la parodia di se stesso agli occhi di chi appartiene a tali tradizioni per nascita, ma rischia anche di abbracciare non la dottrina autentica, ma la sua parodia, contribuendo a diffonderla maggiormente. Dal Bosco forse e' un buon osservatore di queste parodie. Se poi il messaggio e' che il Dalai Lama e' un agente della dissoluzione in atto, beh, e' stato adottato e civilizzato da Hollywood, mentre i tibetani sono etnicamente e culturalmente in via d'estinzione, quindi niente paura per i cristiani!
    Dall'intervista mi sembra anche che l'autore abbia approfondito molto poco la storia. Il buddismo tibetano, che non e' certo il piu' rappresentativo, si e' sovrapposto alle pratiche della religione autoctona Bon, presso un popolo di nomadi razziatori, altrimenti detti barbari, come furono anche i mongoli. L'Impero di Mezzo ne era terrorizzato. Quel che mi meraviglia non e' il fatto che tali popoli, che vivono in condizioni climatiche e ambientali proibitive per i piu', siano capaci di atti feroci e barbari...ma piuttosto che qualcuno voglia farne un modello del peace & love global friendly.
    Infine, tanto per restare in tema col post, i morti in Tibet sono dati in pasto agli avvoltoi; vedere la "sepoltura celeste" ancora oggi comune in molte zone, per la gioia degli animalisti eco-solidali.
    Saluti,
    Ise

    RispondiElimina

Siate gentili ...