19 luglio 2023

Canicola

  

Roma, 20 luglio 2023

"Anche i migliori non sfuggivano talvolta alla tentazione di degradarsi volontariamente, di livellare le frontiere e le gerarchie, di tuffarsi in quella superficiale fanghiglia di comunanza, di intimità facile, di turpe promiscuità"

Bruno Schulz, Le botteghe color cannella 

Caldo torrido, caldo africano, ondata di calore, Caronte, Flegetonte, Stige, fuoco, vecchi bruciati dal fuoco, l’Italia che arde, incendi, clima torrido, clima africano, rosso fuoco, picco di calore, temperature a terra, temperature record, caldo record, anomalia record, Italia bollente, bollino rosso, gran caldo, caldo boom, Fontana di Trevi, apocalisse. Fa caldo ragazzi, eccome se fa caldo. Un caldo diverso, però, assai più caldo di quello delle estati passate. A parità di temperatura, ça va sans dire.

Sì, signor giudice … confesso ... lo faccio liberandomi finalmente l’anima da un peso insostenibile, e rimettendomi, al contempo, alla clemenza del Vostro giudizio  … confesso: i trentacinque gradi delle mie estati da ragazzino erano assai più fresche se confrontate coi trentacinque gradi di oggi. Purtroppo, nato e cresciuto quale plebeo, vissi nell’ignoranza … ma ora, in attesa della condanna, severa quanto equa, perdonate una minuscola caduta nel ricordo. Si era a metà degli anni Settanta. Spensierato, come solo i bambini di allora potevano essere, senza nemmeno il sospetto della crudeltà, innocente come un uccellino, solevo sdraiarmi all’ombra, presso il balconcino della nostra cucina: in un palazzo popolare dell’infinito suburbio romano. La mattina, libero dagli impegni scolastici, che pur mi erano cari, io leggevo. Giulio Verne, non ancora Jules, fantascienza, Dracula, Frankenstein, Tex, saggi su Magellano e Cristoforo Colombo (rinvenuti nella sbrindellata e casuale biblioteca di casa), leggende cristiane, Dumas, Paperinik. Andava di moda, a quel tempo, il gioco del clik-clak, due palle di legno legate a un filo che si facevano cozzare violentemente e velocissimamente con un giuoco formidabile dei polsi. I lunghi pomeriggi, senza televisione, amavano riempirsi di tali ritmici rintocchi; dalle decine di balconi che davano sull’ampio cortile interno, sorta di salotto comune, ragazzini e adulti discorrevano amabilmente fra loro; poi, svaporate le ore più calde, ci si ritrovava fra noi, a inscenare farandole e scherzi infantili: allora, per qualche ora, tutto prendeva a risonare di schiamazzi e richiami; l’aria immobile si faceva gradatamente compassionevole; al tramonto s’avvertivano lieti i profumi della cucina: un fritto, della carne al tegame; si cenava, a volte, rinserrati come conigli, proprio su quei balconi; dopo, mentre mia madre risciacquava i piatti, amavo starmene da solo, coi gomiti appoggiati alla ringhiera scrostata. Aspettavo il consueto miracolo personale: le luci della sera. Quelle timide accensioni, una dopo l’altra, contro all’azzurrino del crepuscolo che, dolcissimamente, cedeva il campo alla notte, mi rapivano irresistibilmente, ogni volta. Soggiogato, riuscivo a dimenticare persino la fetta di melone, che mi rimaneva in mano, a mezzo sbocconcellata; l’umile spettacolo: flebili lampadine giallastre, abat-jour, soffusioni al neon, lampadari a goccia - tutto definiva le sagome di chi avevo pur visto, in pieno giorno. Ma quegli uomini e quelle donne, e i loro figli - Stefano Elisabetta Enrico Danila - mutavano, ora, in presenze nuove, fantasmatiche, seppur amiche. Un mondo sospeso, diverso; in cuor mio (ma lo compresi solo più tardi) speravo che rimanesse per sempre, gravido del dono dell’eternità. In sottofondo s’avvertiva il ronfare della città; e il pulviscolo dell’elettrico, lontano, verso il centro formicolante, da lì sfumato come un miraggio. Poi le tenebre infittivano; inaspettata, risaliva da terra una brezza fresca, a scuotere i rami dei pinastri del cortile; allora chiudevo gli occhi, a meglio goderla: il mondo era perfetto.

Nei tempi ultimi occorre divenire essenziali; farsi lontani; un sol corpo con un disprezzo totale, remoto. I lambiccamenti e la minuziosa indagine dell’attualità sfiancano, movendo al disgusto, tanto da indurre a una pericolosa equidistanza morale tra carnefici e vittime. È preferibile persino non leggere, smettere di affastellare minuzie e calembour, uscire dal flusso ininterrotto e terroristico di dati, freddure; e nozioni; e statistiche. Ecco, fatevi Amleto. La migliore riduzione cinematografica dell’Amleto (Grigorij Kozintsev, Gamlet, 1964): una sala presso il castello di Elsinore; sfarzosa, ricca di luci e d’un brusio festoso; si celebrano le nozze dell’usurpatore Claudio e della madre Gertrude; dame, e cavalieri, nobili, cortigiani e servitori inscenano i propri ruoli intrecciando dialoghi, ossequi, lazzi, blandizie, ordini: è il pulsare superficiale della vita, dal sottofondo fascinoso e lubrico; una sola figura è estranea a tutto questo, Amleto. Il principe danese, che pure non ha ancor ricevuto la rivelazione dallo spettro del padre, la sua voce del destino, la taglia obliquamente, pensoso e cupo ("Ogni cosa è contaminata"), come risucchiato da un piano d’esistenza impossibile da comprendere per chiunque; egli non vuole sapere altro, poiché già sa; e ha già deciso; il soliloquio mentale, muto; le macine della vendetta cominciano a stritolare il futuro; il padre? Solo un’occasione … fingersi pazzo? Una maschera come un’altra per affermare la verità … e ora, chi potrà fermare la strage? 

La reviviscenza del mito degli zombi a Hollywood, nelle produzioni mondiali, persino le più scalcagnate ... cosa significano queste orde spettrali, mutile, smagrite, depezzate, prive di fini e mai circonfuse dalla razionalità, che brancolano per città irreali di cui sopravvive solo il ricordo di una civiltà irrecuperabile; mosse esclusivamente da impulsi ciechi e ferini, incapaci di socialità, saziate solo da pasti infernali in cui si strappano brani di carne viva dai sopravvissuti? “A crowd flowed over London Bridge, so many,/I had not thought death had undone so many” annota Thomas Eliot parafrasando il passo di Dante Alighieri sugli ignavi: “dietro … venìa sì lunga tratta/di gente, ch'i' non averei creduto/che morte tanta n'avesse disfatta”: disfatta, lat. dis-fare, corrompersi materialmente, guastarsi oppure sciogliersi, liquefarsi; o rinunciare; detto di esercito, mura, trincea. La terre guaste, la terra malata del Re Pescatore, la consunzione morale, intellettiva e carnale di una civiltà privata del Graal ovvero di ciò che le donava senso: limiti, profondità, forme, confini miliari. Le città italiane, una volta ancora in corrispondenza d’amorosi sensi con ciò che furono, sono popolate dalle prime orde incontrollate, contagiosissime: poveri e déracinées; il ritrarsi progressivo e totale del welfare, l’immigrazionismo, l’eviscerazione spaventosa dell’istruzione, il crollo repentino dell’apparato amministrativo: gruppi di ex umani disfatti, ignoranti, ottusi, mossi da bisogni primari o da aneliti di repellente stupidità (droga, chincaglieria digitale), deformi e cancerosi, con un vocabolario fàtico di cento parole, vestiti di stracci import d’infima fattura, gonfi di cibo d’ipermercato, il corpo profanato da tatuaggi, spilloni, tinture cinesi o appesantito da bigiotterie pakistane: si muovono senza una direzione, ignari del tempo e dello spazio loro concessi sulla Terra, consumando l’esistenza nella forma più bassa: a ciò li hanno ridotti i Draghi, i Monti, i supertecnici e tutta la risma dei traditori golosamente votata nei decenni, con la distrazione della sinistra e della destra, del progresso e della reazione … un esperimento di massa terrificante che ha annientato il cuore stesso della Civiltà, l’Italia, e muove guerra alle residue fonti spirituali: per devastare, solo per questo ... onde rendere impossibile il ritorno all’Ordine Antico, più crudele e sensato, giustamente crudele, sommamente umano.

Le folle paradigmatiche ai funerali di Michelle Causo. I novelli revenants plebei, di cui è facile individuare minuziosamente gli scarti generazionali, si miscelano ai viziosi esponenti del vario patriziato italico: cascami del clero vaticano, gendarmi sciattoni, sottopanza della politica in camicia, operatori televisivi; e giornalisti ovvero le parodie viventi dell’intelligenza. I maschi, sudaticci e bolsi, a qualsiasi età; barbe mal fatte o mal curate, immancabili jeans, trippe, cellulari incorporati all’orecchio; solo un dirigente poliziesco, magro e distinto, giacca e occhiale da sole, vanta un certo aplomb: egli sovraintende, forse alla sicurezza; di chi, non si sa. Attorno gli si muove, scoordinata, una pletora di collaboratori in incognito: dai volti indefiniti e indefinibili, anonimi, ma con un sottofondo di arroganza: impossibili da ricondurre fisiognomicamente all’ordine poiché, almeno nell’immaginario, latori di uno sfacelo casual che nessun questore o commissario potrà mai più risanare. Le smilitarizzazioni a questo, peraltro, servirono: proprio a dissipare l’ordine; e l’identificazione delle polizie con la territorialità e il popolicchio: in vista di una loro sostituzione progressiva con mercenari privati.

I gazzettieri si muovono a gruppi; la dea centrale, in tacchi e tailleurino charmante, isterica e dalla labbra protruse a mo’ di becco di papera, causa botulino, il naso tagliato da chirurghi compiacenti, compiacenti alla pazzia, ovviamente, eccola lì … l’Artemide cavallina … a esigere gesta impossibili ai poveracci sottoposti (precari esterni prezzolati all’uopo) o a soffiare scuse nell’I-phone ai propri dirigenti (“Guarda, ho fatto tutto, non so cos’altro fare … ho beccato pure la madre … il nonno, ottimo … te lo mandano a breve … Giorgio! Giooorgiooo!! … scusa Carlo, qui si perde il timing … giooooorgioooo … ma mi vuoi rispondere? Quando arrivano i servizi a Carlo? Eh, quando … quattro minuti, tre? Sbrigati, per l’edizione, subito … nooooo, dieci … no, dieci … meno …”; altre, di minore rilevanza, si limitano a inseguire avidamente qualche proletario per farsi narrare pettegolezzi o weltanschauung straccioni (“una brava ragazza, l’ho conosciuta …”, “il mondo va così perché non ci sono più valori …”, “che te devo dì’, semo abbandonati da tutti …”). Un circo equestre senza cavalli, una sfilata in cui il cattivo gusto dei nuovi poveri, macerati da decenni nelle cloache televisive, meschinamente si rivela: la bara bianca, i palloncini a forma di M liberati verso il cielo indifferente, gli applausi ripetuti, le lacrime a comando … l’omelia del vescovo è di allucinante banalità, scipita, in-credibile … egli sbuca da un pertugio delle pareti, non annunciato, anonimo, insulso: si fa largo tra la folla; nessuno se lo fila, nonostante il codazzo pretesco sorregga vistosi labari di cui, però, ognuno ha perduto la memoria e che vengono distrattamente occhieggiati come crittogrammi alieni … “Quello che è successo parla di un mondo guasto, che brucia la giovinezza, che insegue illusioni, che non conosce quanto preziosa sia la vita …”, cicala; il tutto recitato in una chiesa nichilista, praticamente senza croci, dalle colonne squadrate di cemento grigio, in cui la luce esterna si riversa a fiotti eliminando qualsiasi soffusione … le sale comunali del Campidoglio, coi gonfaloni tarlati e stinti, hanno più tono.

Fra tutte le donne ho contato una sola gonna; le ragazzette tutte eguali, di taglia simile, le medesime couture, qualcuna graziosa seppur facile da dimenticare, hot pants, pantacollant, canottiere, scarpe ginniche … regnano il nero e il grigio … rari i verdi, impossibili da trovare i cilestrini o il rosso estivo, quei completi di panno leggero che assecondavano dolci i fianchi … i maschi vengono giù a cascata: fra loro i compagni di squadra del fratello … non parlano … sembrano collegati telepaticamente a una mente sovrana che li dirige: magrissimi, i capelli corti, rasati ai lati, magliette, pantaloncini, scarpe ginniche … formano un circolo chiuso, cupo, inetto alla comunicazione esterna, afono … antropologicamente invalicabile come il ring della figliolanza dannata di John Wyndham … non li comprendo, mai li comprenderò … mi separano da loro, più che una manciata di decenni, la distruzione della lingua comune, e di consuetudini una volta date per scontate … loro, nonostante tutto, sono il futuro, e io una leggenda enigmatica; non li riprenderemo certo con i discorsi e le intemerate, sono già lontani, prede facili delle guide del tramonto. Gli adulti sono zombi pencolanti: storpi, sdentati, frollati … il corpo sformato da enfie tumescenze di grasso che crescono a capriccio, come tumori incontrollabili … i crani afflitti da ricrescite forforose o da bisunte alopecie, braccia e gambe colorate come guerrieri pitti da fumetto … un lumpenproletariat che non aspira più alla rispettabilità piccolo borghese, ma, rassegnatosi a sé stesso, solo a trovare spicci per l’I-phone; ingovernabile ideologicamente eppure mansuefatto, ammollato dai batticarne della propaganda, pronto alla graticola, a qualsiasi graticola … i revenants accetteranno tutto per un boccone di transitor … facendosi persino usare come forza d’urto contro gli ultimi oppositori … in loro le riserve spirituali sono completamente disseccate: cinicamente si può sentenziare: sono inservibili.

Il migliore dei mondi possibili … il sol dell’avvenire … il paradiso della tecnica … da quando l’uomo si è messo in testa di migliorarsi non fa che cadere … la caduta, infatti, è degna del portatore di luce par excellence, Lux Ferens; così la dissoluzione che corre sul web.

Bill Gates vuole oscurare il sole: onde contrastare il climate change, stavolta nella veste da clown del riscaldamento globale (a corto di canicola, vengono di solito approntate le versioni autunno-inverno, declinate secondo le varie latitudini: bombe d’acqua, grandinate estreme, uragani, vortici tropicali). La verità o la logica qui non soccorrono e non devono, perciò, muoverci all’analisi. La partita, reale, viene giocata sui simboli. La solarità, intesa come definizione apollinea, dorica; il mondo della logica, della spiritualità, il fuoco: questo preme. Oscurare il sole equivale, quindi, nel loro basico linguaggio esoterico, a cancellare il tratto limpido della forma, di qualsiasi forma. Lo scontro fra mondo sublunare, flaccido, liquido, stregonesco, lunare, anarchico, hippie, democratico: quanto basta per sdoganare la feccia; e quello aristocratico, legato all’istituzione gerarchica, all’ordine, all’interiorità e alla guerra. Ma come può un imbecille di Seattle …? Lui è solo un prestanome. La terminologia usata, id est: la sceneggiatura, non è certo la sua; egli non fa che condividere i programmi ideologici di un’oligarchia che vuole soggiogare definitivamente e irreversibilmente l’umanità … quale ventriloquo parla, quindi, la lingua di Qualcun Altro … non per questo è meno pericoloso, anche perché, occorre dirlo, è nettamente più intelligente della media di chi, presuntamente, gli si oppone.

Gli eroi luminosi, da Perseo a Teseo, sconfiggono il mondo ctonio e lunare, spesso mostruoso. Essi fondano città, istituiscono rituali. Il Cristianesimo si abbevera a tali miti trasfigurandoli in una spiritualità nuova: il miglior fabbro di Dante, Arnaut Daniel, espia la colpa affinandosi nel fuoco purgatoriale (poi s’ascose nel foco che li affina); l’allievo di Dante, Thomas Eliot, contrappone il mondo del fuoco e della luce alle sordidezze della deità lunari, assimilate alle acque stagnanti, al ventre flaccido dei topi sulle rive mefitiche della città irreale: "Un topo si insinuò con lentezza fra la vegetazione/strascicando il suo viscido ventre [slimy belly] sulla riva". La contrapposizione strutturale fra rats e bones, tra l’umido impuro e la purezza affinata dal fuoco, il secco, sarà ritrovata dal linguista Alessandro Serpieri in larga parte dell’opera di Eliot. Non è, però, una particolare dicotomia letteraria, ma una sapienza universale da riesumare: per giudicare con equità.

Il ministro Gennaro Sangiuliano umiliato al Premio Strega da una sciocchina del PD. Giusto: venire a patti, transare ciò che si è, per salvare la capra e i cavoli, e mantenersi in bilico, senza fede, ovvero infidi o perfidi … ciò significa consegnarsi al nemico. Ma forse al ministro piace così.

Il Valdemar di Poe è tenuto artificialmente in vita dalla mesmerizzazione: quando cede l’incanto, egli patisce una liquefazione orrenda; l’uomo della folla si discioglie nell’anonimato poiché ha rinunciato alla personalità; Dorian Gray, come Valdemar, è uno zombi: cammina fra noi, ma è già disfatto; lo stesso accade a chi sussurra nelle tenebre (The whisperer in darkness), altra creatura sospesa orribilmente fra ordine e caos, così immaginata da Lovecraft, esperto sommo di dissoluzioni socio-antropologiche e metafisiche; le streghe di Machen sono risucchiate nell’Indifferenziato, come i loro paredri, disperati e dagli occhi senza luce. I Padri della Chiesa seppero prima di tutti; gl’Inglesi, però, prima di tutti sperimentarono l’orrore: furono, infatti, i primi apostati.

Necdum satiata: tale la ventenne Valeria Messalina, imperatrice, moglie di Claudio, nella sesta satira di Giovenale. Plinio, coetaneo di Valeria, narrerà di come si fece montare un’intera giornata, sfidando vittoriosamente una celebre prostituta dopo aver sostenuto venticinque assalti furiosi (“eamque nocte ac die superavit quinto atque vicensimo concubitu”). Per tale esuberanza la inserì come fenomeno sessuale nel decimo libro della Naturalis historia dedicato agli accoppiamenti ferini, tra serpenti e cammelli. Giovenale, più delicato, ne descrive la voluttà di degrado, impossibile da contenere: alcune complici le recano notizia che Claudio, più anziano di trent’anni, è addormentato; Valeria, febbricitante per incontrollabili fremiti, si alza lesta dal talamo imperiale; l’attesa deliziosa del peccato; un mantello notturno, la parrucca bionda a celarne la chioma corvina; un’ancella l’accompagna a un lupanare umido e caldo, dietro una vecchia tenda, in una “stanza vuota, riservata a lei sola”; e qui s’offre nuda, di fresco rasata, i capezzoli dorati, “facendosi chiamare Licisca, e mostrando quel ventre” che già aveva partorito il figlio Britannico, colui che mai diverrà imperatore. “Blanda riceveva chi entrasse da lei, chiedeva il suo prezzo; poi quando il lenone rimandava le ragazze, anch’essa allora partiva, ma triste, lasciando il più tardi possibile la sua stanza, ancor tutta bruciante per il prurito dell’utero teso; e ritornava alla sua casa, stancata di tanti, ma non sazia ancora [necdum satiata]; con le guance sozze, annerita dal fumo della lucerna, portava il lezzo del postribolo fin nel letto imperiale”.

Sarà Charles Baudelaire, colui che, di colpo, “farà invecchiare e retrocedere a uno stato di marginalità provinciale tutta la letteratura italiana”, genio purissimo di ogni nuance decadente, dall’ansia per le fracidezze erotiche agli afrori malsani della decomposizione morale, a celebrare l’umido mondo dei lupanari nel suo Sed non satiata:

Bizzarra divinità, bruna come le notti,
profumata di muschio misto all’avana,
opera di un qualche obi, Faust della savana,
strega dai fianchi d’ebano, figlia della notte buia,

preferisco all’oppio, alle notti, alla costanza
il liquore della tua bocca, in cui trionfa l’amore.
A te i miei desideri si volgono in carovana
e i tuoi occhi sono cisterne che dissetano i miei tormenti.

Da questi grandi occhi neri, spiragli della tua anima,
o demone impietoso, versami meno fiamme:
io non sono lo Stige che può stringerti nove volte,

e non posso, suvvia, megera libertina
per smorzare il tuo ardore e metterti alle strette
nell’inferno del tuo letto divenire Proserpina!

Leggere Horkheimer e non leggere Baudelaire … e quindi pretendere di capire la modernità … in Baudelaire, nei versi suoi di squisita turgidezza, è il segreto perfetto e conchiuso della prima decadenza occidentale. Le lusinghe della droga (oppio, liquore, vino), gli esotici profumi stordenti (muschio, avana), l’accenno al versante tenebroso della vita (notte, neri occhi) e alla frenesia del libertinaggio (l’ardore); gli stillanti umori dell’alcova (cisterne-occhi), l’estenuata consunzione del retaggio classico (Proserpina, Stige), il demoniaco; qui tutto parla di rilascio, abbandono, voluttà, sospiro; ciò che sta si discioglie in languori infiniti, dolcissimi seppur avvertiti come peccati senza ritorno.

E poi la descrizione della formicolante (fourmillante) metropoli, civitas nova del globalismo usuraio, rifondata in vista del Nuovo Ordine, ove “in pieno giorno gli spettri adescano i passanti”; Baudelaire vive in una Parigi che da città si acconcia al grande reset del prefetto della Senna Georges Haussmann. I fiori del male escono nel 1857, Haussman sventra la Parigi medioevale dal 1852 al 1867 organizzandola in lunghi boulevard per i friccichi ottusi della borghesia. Lo schema per distruggere l’antica Lutetia è il medesimo adottato per Londinium (1666): lì il fuoco, qui il piccone; il pretesto: le viuzze medioevali sono strette, malsane, insicure … l’inurbamento dalle campagne, l’industrializzazione … le solite scuse adottate anche per il climate change, a ben vedere. L’apostasia di Londra trascina il mondo: la Francia s’adegua, la colonia americana anche. Le capitali dell’Europa sacra si vendono al diavolo. L’architetto-prefetto Haussmann, nominato poi barone da Napoleone III, per i servigi (da servitore dello Stato, ovvio), vantava forse lontane origini ebraiche? Robert Moses, padrone segreto dell’architettura di New York, ebreo lo fu di sicuro. Non sapete chi è Robert Moses? Male: gli antisemiti da bar, invece di perder tempo con le figurine della Wehrmacht, si dedichino ai veri personaggi apicali della postmodernità. Gli si riveleranno nemici nuovi.

Roma, Roma mia! Sventrata anch’essa, dal lontano 1870. Già ricordai, a suo tempo, l’invettiva di Luigi Pirandello: “Roma … Roma … era un’acquasantiera, è ridotta a un portacenere”. E ora a un negozio di souvenir; non si contano, oramai, i cialtroni che sgraffignano pezzi di Colosseo … decenni di sangiuliani ci hanno confinati al ruolo di straccioni persino nell’immaginario della feccia turistica.

La per-dizione rinnova sé stessa in una voluttà insaziabile; l’Abisso reclama con crescente forza gravitazionale; le prime deformazioni, quindi la disgregazione totale. Il prezzo sale a ogni stazione di tale lubrico Golgota: 2, poi 4 … 8 … 16 … sino a trenta … denari … si cedono libbre di carne morale sempre più pesanti e sanguinose … l’orizzonte degli eventi si fa lontano, insignificante, sin a scomparire, into the void. Lo stesso Baudelaire, ne Il gusto del nulla (Le goût de néant), oggettiverà con precisione tale processo psicologico regressivo: “Spirito affranto …/per te non han più gusto né l’odio né l’amore …/L’adorabile Primavera ha per me perduto il suo odore! … valanga, vuoi portarmi con te nella rovina?” (“Avalanche, veux-tu m’emporter dans ta chute?”) ove la rinuncia, la fradicia neghittosità e l’intestina volontà di autoannientamento paiono descrivere le decolorazioni depressive dell’umanità degli ultimi giorni.

La perdizione non è che il capriccio. L’abbandono della pudicizia … 2 … la preterizione del principio di non contraddizione … 4 … fa quello che vuoi … 8 … tutto è possibile … 16 … ogni cosa: pornografia estrema, inversioni, sessualizzazione del mondo infantile, pedofilia, incesto … perché no, alla fin fine?  Perché no? La verità scacciata in nome del relativismo, la centralità in luogo dell’eccentrico, l’euritmia aborrita a favore del caos.

La frase “fa invecchiare e retrocedere a uno stato di marginalità provinciale l’intera letteratura italiana” è di Pier Paolo Pasolini, in un saggio che potrete agevolmente ritrovare in Descrizioni di descrizioni. In esso Pasolini lamenta la miserabile grettezza dell’intelligencija nostrana, più attenta alla mesata che all’arte, tutta avviluppata in minuscoli giochi di potere per sbarcare il lunario. Pasolini qui definisce la figura squallida del letterato italiano da salotto, o da riporto, già additata al disgusto da Federico Zeri nella coda in un’intervista concessa ad Antonio Debenedetti, segnalatami meritoriamente da un lettore: “L’Italia dei millecinquecento premi letterari … per cui abbiano oggi in Italia tre capolavori al giorno da leggere … lei li conosce? Però è il paese che ha fatto morire Morselli suicida … e che si era dimenticato nel cassetto il manoscritto de Il gattopardo, poi premiamo tre capolavori al giorno … libri orrendi vengono premiati … libri da vomito …”. Tutti credono di sapere chi fosse Pasolini … a sinistra in quanto santino … a destra in quanto detestabile santino … pressappoco … critico letterario d’eccezione, insuperabile annusatore della contemporaneità … cineasta rozzo e potente … mediocrissimo, tuttavia, quando sentiva in dovere di consegnarsi alla stolida contemporaneità … più per non dar uggia agli amici che per altro … l’omosessualità sadomasochista, di cui conservo testimonianze di prima mano, fu gioco dissolutorio di cui egli, per primo, avvertiva il fumus suicidario; tanto che, da ultimo, disgustato e inaridito dalla delusione, conscio della fine dei tempi, e dell’arte e della creatività italiane, imboccò la strada del martirio … la parabola intellettuale fu quella, magnificente e terribile, che individuava il più cocente disinganno … tradito e schifato da tutti, dal popolo, dal mondo patrizio, dallo Stato, dal partito, dai giovani, Pier Paolo Pasolini, in odore di nobiltà (ravennate o faentina), si recò come un Cristo del Mandrione verso l’unico destino che lo risarcisse del tradimento … come in un duello già perduto … il mare, la spiaggia, il grembo equoreo … a Ostia, ove si spense Santa Monica, mamma di Agostino; qui fu crocifisso, inevitabilmente.

Il figlio di Georg Soros, Alexander Soros, eredita dal famigerato papà venticinque miliardi di dollari. Alexander, già ragazzo scapestrato, tra feste, starlets e amici NBA, ha messo la testa a posto: pare sia evoluto un uomo d’affari modello; meticoloso, occhiuto, lungimirante. Il suo cuore batte per la libertà. La Open Foundation , infatti, organizzazione senza scopo di lucro, è per il progresso, l’enviromentalism, come la chiamano quelle popolazioni barbare. Di qui il loro appoggio a tutte le cause più avanzate e sentite da figli del popolo di tal fatta: negritudine, uranismo polimorfo, diritti green, animalismo et cetera. Poiché addirittura più radicale del papà su tali questioni, egli si pone in diretto contrasto con lo spauracchio dell’America progressista: Donald Trump. E così via. Sin qui le amabili menzogne ripetute, con minime variazioni e qualche permutazione, non degna di nota, dalle gazzette globaliste nelle loro multiformi ricadute nazional-stercorarie. Poi qualche verità: Alexander si batterà per il diritto di voto e l’aborto. Qui siamo al cuore del problema. Il diritto di voto ovvero l’inganno illuminista par excellence; e l’aborto, il taglio orizzontale fra generazioni; il taglio verticale nella famiglia; l’odio instillato nell’unica istituzione che il Potere davvero teme poiché basata su legami di sangue difficilmente distruttibili. I legami di sangue e l’amicizia che nasce dalla guerra e dallo scontro contro l’Altro: questi sono i duri macigni che i dissolutori di ogni tempo si sono  trovati di fronte. La libertà della donna, declinata come femminismo, e la pace perpetua, defecata in ambito tedesco, furono i primi grimaldelli usati per lo scasso; seguirono, a pioggia, infinite variazioni sui temi: la donna vittima, i diritti della donna, il lavoro e la donna, la donna e il divorzio, il corpo della donna, la soppressione del feto che mina i diritti della donna … e così via. E poi la pace: pacem in terris, soldato blu, i comunisti e la pace, la pace dei sensi, facciamo l’amore non facciamo la guerra, fiori nei vostri cannoni et cetera.

Come ripeto, assai noiosamente, occorre sfoltire, ridurre ai minimi termini. Non lasciatevi abbagliare dalla tumultuante attualità. La complessità, di cui amano fregiarsi alcuni falsi esegeti, è quasi sempre simulata per occultare il cuore dei problemi. Sono pifferai, a volta persino in buona fede; alcuni ventriloqui, infatti, credono addirittura alle corbellerie che dicono, non comprendendole nella loro riposta intimità. La guerra nasce dalla fede cioè dal tratto esclusivo di ognuno di noi: il contrario della globalità, della transazione con altre fedi: l’opposto della spersonalizzazione; il sangue quale unico vincolo in cui riporre senza esitazioni tale fede: di qui l’attacco al ruolo della madre. Il resto è pulviscolo. Provate a gettare sul tavolo del dibattito tali asserzioni: io sono ciò che sono e mi definisco contro l’Altro; sopprimere la propria stirpe è il più grave dei reati. Prima cercheranno di intorbidare il dibattito: voi rimanete calmi nelle vostre trincee; insistete; poi impazziranno di rabbia; resistete; vi perseguiteranno. I tempi, infatti, esigono martiri.

Leggo sul controverso periodo seguito alla caduta di Micene e chiamato, impropriamente, Medioevo Ellenico: “Lunga fase di povertà, ristagno sociale e isolamento culturale. Scomparsa della scrittura che ricomparirà nell’VIII secolo”. Anche oggi la scrittura è, di fatto, scomparsa, e con essa la memoria degli ultimi trent’anni. La dematerializzazione, in combutta con la decentralizzazione, ha aperto una voragine (der. lat. vorare, divorare) inghiottendo testimonianze e presenze di almeno due generazioni. E si continua: con i cloud, le mail, i social, le AI. Cosa resterà di tutto questo? Un pugno di cenere, nel migliore dei casi. Così vogliono, infatti. Si cancellino memoria e desiderio, pulsioni vitali verso il passato e il futuro, ci si acconci al presente, sbriciolato in attimi insulsi, osceni.

Una volta era il cinema, disciplina minore, i cui picchi, però, lambivano l’arte. Poi arrivò la massa di telefilm e sit-com, la più ciclopica opera di propaganda mai tentata. Dilatata artatamente in decine di puntate e stagioni, l’intensità drammaturgica, comica o tragica, viene a sfilacciarsi, a diluirsi in topoi sempre più triviali; la serialità cede il passo al nemico par excellence, il didascalismo; lo squallore degli inserti polcor, reiterati, con accortezze più o meno subliminali, sino a ghermire il senso stesso dell’opera, condanna ogni cosa alla rilevanza dell’attimo. Milioni di ore di girato rimarranno inservibili sino all’inevitabile dimenticanza. D’altra parte chi ricorda più i mille feuilleton dell’Ottocento i cui autori scrivevano per qualche spiccio a parola? Chi ricorda i ferri, il tavolo operatorio, gli stracci insanguinati della creazione di Frankenstein? Perché questa invasione è un esperimento; e la Creatura siete voi.

L’università, la scuola, la cultura … devono aprirsi al mondo del lavoro e della produzione, degli stakeholders, della vivacità degli attori turboglobali. Sempre più, ci si apra! E le porte si aprirono, mercé le solite riforme dei noti delinquenti apolidi. I maestri scomparvero, i diciassettenni, mutati in facchini, furono travolti dalle casse di merci inutili (se ordino il cuscino da piscina su Amazon risparmio settanta centesimi!) e le università si acconciarono a esaudire i committenti miliardari: sino in fondo, sino alla feccia, a negare il principio di non contraddizione, il secondo assioma della termodinamica e i trentacinque gradi a luglio eguali ai trentacinque di mezzo secolo fa; a negare finanche la Realtà, questa importuna bricconcella.

Brucia la Venere degli Stracci, parto di un tal Michelangelo Pistoletto. Cosa rappresenta? Nessuno lo sa veramente. La consueta vampirizzazione dell’arte tradizionale (Bertel Thorvaldsen, in tal caso) che s’accoppia a una sciocca stravaganza, gli stracci: il risultato dissacratorio (nettezza classica versus cialtroneria da arte povera) vien poi avviluppato da un’estenuante giro di chiacchiere progressiste, a giustificare l’ingiustificabile; e il brutto. A Roma, presso il Palazzo delle Esposizioni, la medesima profanazione: Vita dulcis, paura e desiderio nell’impero romano. Originali classici, fra cui non poteva mancare l’ermafrodito addormentato, sbattuti frammezzo a neon e video epilettici; e copie, probabilmente in gesso o in resina, ridicolmente bruttate con cosmetici frou frou e maquillage da porno-fetish. Povero Adriano, già ridicolizzato dall'elefantessa lesbica della Yourcenar. La chiacchiera, ovviamente, la fa da padrone: “Con queste installazioni geniali gl’importanti artisti, Francesco Vezzoli e Stéphane Verger, vogliono significare …”. Importanti? Ma chi li ha mai sentiti … a occhio sembra di stare nella villa farlocco-neoclassica di un invertito miliardario di Bel Air … non c’è niente da fare, si potrebbe addirittura diventare omosessuali (pay for gay), ma ricchioni no: a me, poi, manca proprio la voluttà del kitsch, la moina del cattivo gusto, la mossetta da Ninì Tirabusciò con la tutina d’organza rosa, lo scoppio argentino della creatività isterica più stupida.

Più sai l'italiano più cose capisci. L’ortografia reca la logica. Per questo mi sto gettando a capofitto nel mio ultimo progetto: disimparare l’inglese. Aprirò corsi riabilitativi per disintossicare gli elementi ritenuti più irrecuperabili.

Noto una nuova effervescenza nei servizietti segreti italici. Fondi illimitati usati come esca per penetrare nella realtà viva di associazioni, movimenti, anche apparentemente minuti, in modo da individuare i residui elementi di valore: onde corromperli (bastano una manciata di monete: una volta accettate si entra nel gioco e non se ne esce più) o disattivarli (ricatti di varia natura: col digitale è un gioco da ragazzi inventarsi un’accusa infamante o una cartella esattoriale impagabile). Si noti, ancora una volta, l’autentica etimologia costituzionale di servizi e servitori: essi, infatti, sono al servizio; di chi? Dello Stato. Lo Stato, però, non s’identifica col popolo e men che meno con la Patria: gli Italiani, in parole povere, ne sono estranei. Essi, perciò, servono esclusivamente l’apparato statale, un’accozzaglia di ascari ben nutriti, a sua volta già infiltrato e asservito agli Usurai. Gli “uomini dello Stato”, arricchiti negli ultimi vent’anni da qualche esuberante gallina in nome del politicamente corretto, si definiscono, per questo motivo, servitori: qualora più non lo servano ciecamente o abbiano dei rimorsi verso chi gli paga lo stipendio (l’anzidetto popolicchio), vengono eliminati: incidenti d’auto e infarti sono il mezzo usuale; anche le bombe, tuttavia, possono risolvere l’increscioso problema suscitato dall’eretico di turno. Non esistono, e lo ripeto: non esistono, servizi segreti deviati o deep state o trame eversive. È tutto alla luce. L’apparato statale, molto semplicemente, si trova al servizio di Qualcun Altro: e non siamo noi.

Cosa chiedo a un interlocutore? Poche cose. Il volo d’aquila, innanzitutto. I particolari mi sono venuti a noia, così come le pedanterie filologiche. “Ecco”, faccio a un poveretto, una delle mie vittime, “spiegami …”. Oramai sono una macchietta, giro con riproduzioni e fotografie plastificate che sbatto sotto il naso di chiunque. “Voglio solo che mi spieghi … e basta … poche parole, niente rigiri … perché sino all’ultima guerra i nettasuola, i ferri per pulirsi le scarpe, erano forgiati così … e ora gli Italiani non riescono a fare a modo nemmeno una forchetta … spiegami, dai …”. Ma quello non sa spiegare. Dovrebbe rendere conto di almeno due secoli di diseducazione, e a questo sono pronti i pochissimi. “Cosa spingeva questi Italiani a perdere tempo e soldi così … dimmelo … ferro battuto, ghirigori, simmetrie … per staccare un po’ di fango dalla suola! Chissà quanto sarà costato questo oggetto, nemmeno dei più arzigogolati … in un villino secondario alle porte di Roma … quali esigenze muovevano questi uomini? Non è nemmeno questione di censo, a casa i miei pezzenti mangiavano con posate istoriate la domenica … allora? Rispondi! … Dì qualcosa …!”.


La risposta è che, nel calcolo preciso e inconfutabile che rende dignità alla vita, la Bellezza occupa una parte non più considerata: e che fa sbagliare i calcoli degli utilitaristi da salotto. La Bellezza ristora, rinfranca e, soprattutto, è pietra di giudizio per la Verità. Siamo stati dis-educati a Essa e, perciò, erriamo nei nostri giudizi. Il ponte di Genova è crollato perché brutto. Ciò che affermo sembra folle, ma si ragioni: cos’è la Bellezza (l’euritmia, la simmetria) se non il distillato esperienziale dei millenni che, istintivamente, ci fa propendere per la decenza di un comportamento e la giustezza di un’analisi o ci fa approvare immediatamente il volto della fanciulla di Petrus Christus o appagare nell’ammirazione per le proporzioni dell’arco romanico a tutto sesto? Per tale motivo il popolo minuto o i bambini, le residue e minoritarie parti incorrotte dell’umanità, non hanno bisogno di ciarlatanerie per affermare che una cosa è bella: lo avvertono a pelle, pre-sentendo nel sangue, senza parole, al di là della ciancia che costituisce, invece, il midollo dell’inganno postmoderno … Senza la Bellezza, che si esplica, a volte, in un tratto apparentemente inutile e dispersivo, ogni fatto o cosa muore. Lo sa Bergoglio, ovviamente, da scaltro nichilista. Ridurre il colonnato e la piazza di San Pietro a un immondezzaio è un piano davvero gesuitico di distruzione: transenne, barboni, turisti in mutande, dispenser, metal detector, pulotti con la trippa, vigilesse col tacco 12, laidi madonnari ebrei, baretti e tavole calde costituiscono il perfetto habitat per svilire, depauperare, lordare, imbruttire. Quanto potrà resistere l’architettura della Cristianità a fronte di tanto sfregio, si sarà chiesto, giustamente, il pontefice al contrario, fregandosi le mani? Ben poco, gli avrà risposto, ridacchiando, la sua ultima creazione, un macilento uranista suo connazionale, spolpando una bistecca di filetto sceltissimo.

A un chilometro e mezzo da San Pietro è la Pineta Sacchetti, già Pineto Torlonia. La pineta è lì da circa 1500 anni, continuamente curata e ripiantata dai vari proprietari che si sono succeduti, quasi sempre istituzioni ecclesiastiche o famiglie patrizie. Qualche settimana fa il competente verdetto di un panzone comunale: ha un anno di vita al massimo, poi seccherà completamente. Colpa del blastofago, parassita del pino. Forse è così, ma la spiegazione sa di scusa e non convince. Riformuliamo: Roma si sta liquefacendo per colpa della democrazia. Sino al 1945 la pineta era folta e in perfetto stato; l’istinto dei patrizi romani (i Colonna, i Borghese) era quello di conservare: in nome di una tradizione che doveva pur dirgli qualcosa poiché, al contempo, tutelava loro stessi e il proprio ruolo. Nel dopoguerra gli apolidi, già infiltrati, ebbero via libera: già dal 1946 si ebbero i primi tagli, poi gli appetiti e il menefreghismo degli uno-vale-uno iniziarono la lenta erosione: il blastofago è solo l’occasione, l’estremo sospiro.

Al reparto occasioni del supermercato i primi pezzi sono quelli dei pinoli siberiani: 5 euri a busta; ogni busta 200 grammi. “PREZZI BASSI”, strilla la targa delle offerte.

80 commenti :

  1. Mi pare fosse John Keats che scrisse: "Bellezza è verità, verità è bellezza". In teoria qui nella terra di Etruria di bellezza ce ne dovrebbe essere tanta. Purtroppo manca la verità. I compagni di merende locali sono riusciti a forza di raccomandati a far collassare anche quel poco di buono che c'era. Dopo un intervento chirurgico ho provato a fare un ciclo di riabilitazione tramite la Asl: tempo perso. Ho dovuto fare tutto a pagamento privatamente. La sanità pubblica locale aveva posto a primavera del 2024. Siamo alla frutta, e costa pure cara. A volte mi ritrovo a fare il tifo per gli usurai satanisti con i loro piani diabolici di sterminio della cristianità attraverso sieri di idiozia assortita. Forse è meglio così. Meno siamo meglio stiamo. O come diceva Tex Willer: "Poca brigata vita beata!".

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    1. I soliti mafiosi hanno distrutto tutto. A forza di raccomandare imbecilli ... La sanità è privata, gli unici che non lo sanno sono gli Italiani. Questi ultimi ancora credono che il medico di famiglia sia statale e le ASL dei luoghi in cui si curano i pazienti ... per dire il grado di miccaggine. Finirà male, per fortuna finirà.

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  2. Alleluja, Alceste! Ancora un po’, se non avessi scritto, e venivo a cercarti – ho le mie spie – e puntandoti un phon (vintage) alla nuca, ti avrei ingiunto la Creazione. Che adesso mi centellino, ma sono già alla rilettura.
    Il caldo, dici. Non glielo togliere! È così e basta. Ipsi dixerunt. Vedrai che servirà, a loro. Le mie agende degli anni passati, dove annoto varie idiozie, riportano anche i gradi della giornata. Ultimi vent’anni: variazioni irrisorie, addirittura verso l’alto! Il 2014 praticamente piovve sempre, ma nessuno si strappò le vesti. Ma non è vero! Papà, nel 1962, obbligato ad un paesotto siciliano al centro dell’isola, e noi con lui, quando tornava la sera, crollava affranto, e madido, su una sedia, esclamando ‘’Anche oggi 43 gradi! E non c’è neanche il Ponentino!,, L’attuale Regime di Weimar comunque ha fatto di meglio: il cartellone alle spalle della meteorologa (?) è arancione acceso, in luogo del mite verde di qualche anno fa, a temperature uguali.
    Vivo in provincia, dopo essere vissuto nelle più grandi città. Zona ex-rurale, tuttora agricola, ma per l’industria. Che errore! Qui - dove prevedevo solido buonsenso campagnolo – sono plagiati dal Potere, in tutte le sue forme più aberranti. Titoli di studio altisonanti (lauree ignote, per la verità, e mai oltre i tre anni) e ignoranza asfissiante. Quasi nessuno ha in casa un libro, tolti i pochi testi pseudo-scolastici. Ma hanno spesso buoni posti in Comune e Regione (i figli).
    Vorrei fuggire, ma dove? Estero? UE e zio Sam arrivano ovunque…
    I cultori del Bello, gli Interpreti, spesso presagiscono. Telemaco Signorini, a chi gli chiedeva se fosse lo scempio delle demolizioni fiorentine, promosse dal neo- regime sabaudo, a contristarlo tanto, rispose “No, è per gli orrori che sorgeranno al loro posto,,. Oggi ce li sogniamo quegli orrori.
    Alla ricerca del Tempo Perduto. Ma serve a qualcosa, o rigira il coltello? Ti so realista, al riguardo...
    Bisogna stare attenti agli scricchiolii, ai cavallucci iliaci. Nel 1978 vidi ‘’Il vizietto,,. Mi divertì. Poi mi venne un dubbio ‘’Non sarà che ci stanno provando…?,,.
    Che tristezza.
    Walter
    P.S. Yourcenar mi era piaciuta. Mi sbagliavo? (Su Adriano so quel che si legge sui
    testi…).
    I Premi Letterari, sovrabbondanti come le nostre Università, sono peristaltici.
    Eppure, sapessi che scannamento… (Lo sai).

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    1. La provincia, per come la conosco, è peggiore anche della metropoli poiché ne costituisce oramai, perdute le sue coordinate, una parodia grezza e ridicola. Si salvano poiché vivono mafiosamente di prebende pubbliche: tra gendarmerie, Comune, Regione, Provincia e quant'altro collegato, nessuno lavora più ... finché dura la bazza ... Il vizietto è gradevole solo per gli interpreti: in realtà si tratta di una storiella dolciastra, una commediola decadente rispetto a quella, nerissima, che si confezionava tra Italia e Francia.

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  3. Buongiorno Alceste,

    i pinoli siberiani? Ma non c'erano le sanzionissime?

    I 35° C di 30 o 40 anni fa erano gli stessi, diversi erano coloro che li vivevano. Decisamente più e meglio vestiti, sudavano però molto meno copiosamente; evidentemente, intuivano ancora che lo sbraco non ferma il caldo, anzi (oggi nemmeno riescono più a osservare i negri nei campi, che pur scurissimi sono però coperti da capo a piedi).

    Ora che ci penso, avevano in genere anche nomi diversi. "Michelle" o "Pamela" segnano evidentemente altri destini rispetto a "Francesca" o "Maria".

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    1. Leggo dalla confezione dei pinoli di cui serbo la foto: "Prodotto da Ciavolino Daniele e Figli Napoli srl, Torre del Greco (NA)". Gli stessi consigliano il loro prodotto per insalate mediterranee. La globalizzazione ama catapultarci in tali farse contraddittorie, insensate. La percezione del caldo è cambiata per il fatto, assai semplice, che la popolazione vive concentrata nelle città e, nelle città, asfalto, cemento e metallo hanno formato conche di calore allucinanti. Il taglio degli alberi (recentemente a piazza Venezia: costruiscono la linea C della metro; a che serve visto che la città dobbiamo viverla in 15 minuti?) ha fatto il resto. La scomparsa della nebbia si deve a questo sviluppo scoordinato, brutale. Se te ne vai al mare, in un luogo moderatamente isolato, la percezione cambia, tanto da metterti il giacchettino la sera ... Michelle, Sue Ellen, Chantal, Chanel, Rodrygo, Alex ... le proiezioni marce dei loro genitori.

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  4. La Bellezza,vacuo orpello ormai eliminato dall'attuale orizzonte visivo e, soprattutto, di pensiero, ché, bisogna essere performanti,almeno così sento dire dai novelli corifei della religione tecnoscientifica.
    In questi giorni, terminata la giornata lavorativa, sto riportando a nuovo splendore la facciata della cascina; riaffiorano i blocchi di tufo( qui, in Monferrato, lo chiamano pietra da cantone), frammisti a mattoni pieni.
    Tutte le pietre diverse tra di loro, con i mattoni inseriti qua e là senza che ,apparentemente, vi sia una logica. Eppure ogni singolo pezzo trasuda di quella bellezza senza tempo, la stessa che ha guidato l'abile mano che all'epoca incastono' le pietre, forte di una conoscenza sedimentata nei secoli, seppur inavvertita.
    Intanto che mi arrabatto sul ponteggio sfidando la canicola,rientra dal lavoro il secondo dei miei quattrogeniti e, mi lancia un'occhiata che coniuga un certo compatimento per la mia cocciutaggine nell'essermi imbarcato in questa stolida, iniziativa, ed una filiale e sincera preoccupazione per le mie condizioni di salute, giacché non si capacità proprio di come io, cinquantaduenne ormai, profonda tale e tanto impegno, con notevole dispendio fisico, in una cosa che non reputa necessaria.
    Ecco, invero, in generale, non posso proprio lamentarmi dei miei figli; conoscono i problemi dell'ora presente, e, grazie alla incorrotta guida del cattolicesimo integrale ( id est preconciliare) cui ci gloriamo di appartenere , hanno le armi per leggere i segni dei tempi ed agire di conseguenza.
    Però, non posso nascondere un certo qual rincrescimento per questo episodio, che denota come, pur combattendo la buona battaglia ogni giorno, il Nulla cerchi comunque di insinuarsi non appena Gli si presenti uno spiraglio. Confido comunque nel fatto che la mia ( e di quella santa donna che è mia moglie) insistenza un giorno raggiungerà l'obiettivo di aver formato uomini che avranno resistito a questa inarrestabile caduta verso l'Inferno.
    Grazie, veramente grazie, di tutto ciò che ho potuto leggere in questi anni, da cui molto ho imparato, e che continuo a consigliare di leggere anche ai miei figli.
    Luca.

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    1. Sai, il Nulla è il Diavolo ... e il diavolo non dorme mai. La Chiesa può essere anche disconosciuta, ma i loro insegnamenti simbolizzano verità inconfutabili, che possono leggersi con altri nomi. Credo che tua cascina sia costruita con tecnica dell'opus incertum (opera incerta) che nel Lazio Centrale era ancora utilizzata sino a qualche decennio fa. La Bellezza è impalpabile, per questo non viene calcolata; per questo i calcoli sono sempre sbagliati. Dillo a tuo figlio: nelle tue equazioni manca un'incognita: questa.

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  5. Non so il perché, ma nel mentre ti leggevo è riemerso dalla memoria questo articolo di Blondet, risalente a qualche anno fa, in occasione dell'assassinio di Soleimani su ordine di Trump.

    IRRIDUCIBILI ATTENDEVANO IL MARTIRIO
    Maurizio Blondet 4 Gennaio 2020

    L’invocazione, scritta a mano, rinvenuta tra i vestiti del  Martire Abu Mahdi al-Muhandis, comandante del movimento popolare islamico iracheno “Hashd al-Shaabi” e per quaranta anni in prima linea sul fronte del Jihad contro l’imperialismo americano-sionista e i suoi agenti regionali, martirizzato in una vile aggressione americana a Baghdad ieri 3 gennaio 2020:

    “O Colui che accetta il poco (delle azioni) e perdona il tanto (dei peccati), accetta le mie poche azioni e perdona i miei tanti peccati. Ovvero tu sei il Perdonatore e Misericordioso.”
    Ass.Islamica Imam Mahdi(aj) su Instagram_ _L’inno, rinvenuta tra i vestiti del Martire Abu Mahdi al-Muhandis, comandante del movimento popolare islamico…_
    La  moglie  del generale

    “Hai cercato così tanto il martirio sulle montagne e nei deserti che alla fine il martirio ti ha abbracciato!

    Tu eri un martire vivente e adesso i tuoi compagni (i martiri) ti hanno circondato.

    Giuro sulla Santa Madre (Fatima Zahra, l’amata figlia del Profeta, ndt) che dovranno pagare per ogni goccia del tuo sangue.

     Ascolta o mio Hajj Qasem! Ascolta la parola d’ordine (per la tua vendetta) “Nel Nome del Qasim al-Jabbar…”

    Lo stendardo non rimarrà a terra, o mio comandante!”

    (messaggio della moglie del Martire Hajj Qassem Soleimani)

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    1. Così è ... non posso che inchinarmi di fronte a queste parole. Se anche fossi l'irriducibile nemico di tali parole (e non lo sono), le conserverei per sempre nel cuore. I tempi esigono testimoni, martiri, esseri morali ... con cui è impossibile il compromesso.

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    2. Si. E grazie, e ancora grazie per la tua testimonianza.

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  6. Qui in Sardegna siamo vicini ai 50 gradi nelle campagne. E non un giorno solo. Ed a quanto pare continuerà così. Una cosa del genere io nei miei 59 anni non l'avevo mai vista. Solo colpa dell'uomo, come asseriscono gli ambientalisti fanatici, oppure solo l'illusione di un caldo anomalo, come replicano i negazionisti fanatici? Non lo so... so solo che senza climatizzatore oggi qui si schiatta, e non solo metaforicamente.

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    1. Non nego o affermo. Le città sono più calde per colpa dello sviluppo insensato e delle tecniche edilizie men che scadenti. Fuori delle città ritengo ci siano alti e bassi che la memoria fa confondere per eccezioni: a esempio, in una pagina de "L'Unità" del 1982 si parla di 45 gradi in Sardegna (record dal 1965) e di emergenza idrica senza precedenti ...

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    2. Chissà quante volte interi popoli dovettero abbandonare le loro terre a causa di mutazioni climatiche repentine, che comportarono problemi alimentari o adattivi insormontabili. Oggi invece parrebbe solo una questione di regolazione del climatizzatore...
      Chissà che un giorno o l'altro non s'avveri pure il controcazzo climatico... allora qui (la nostra penisola è la culla della civiltà anche perché, evidentemente, la civiltà ha sempre trovato qui "un bel clima") dovremo ancora sopportare le invasioni barbariche...
      Buon soggiorno in Tuscia ad Alceste...
      Saluti a tutti
      Fernando

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  7. Scie chimiche....cominciano ad attivarsi.

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  8. Alceste, perdonami, ma mi hai incuriosito. Alla mia citazione del 'Vizietto' tu dici, testualmente 'si tratta di una storiella dolciastra, una commediola decadente rispetto a quella, nerissima, che si confezionava tra Italia e Francia.' Io di questo maneggio Italo-francese non so nulla. Puoi precisare, per il mio archivio storico di nefandezze? Grazie Walter

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    1. Dagli anni Cinquanta alla fine dei Settanta furono centinaia le coproduzioni italo-francesi ... "I vitelloni", "Don Camillo", i film di Antonioni. Italia e Francia si scambiavano volentieri i migliori attori: Blier è su "Riusciranno i nostri eroi", Noiret su "Amici miei", Trintignant ne "Il sorpasso", Périer su "La visita" e così per Magali Noel, la Moreau, la Girardot con Ferreri, la Ardant con Scola ... e i nostri ricambiano. Ho citato una minuscola parte. Sono decine di capolavori.

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  9. Sono anni che ti leggo, sei stato un argine al nulla. Senza la tua guida chissà quanto tempo avrei sprecato .
    Grazie

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  10. Razzolando su YouTube, m’imbatto in una sfilata americana: abbigliamento estivo, costumi da bagno, vestimenti leggeri... Sembrano scomparse le modelle anoressiche che, in odio alla donna, stilisti culattoni ed esangui promuovevano fino all’altro ieri con maligna soddisfazione. Anche nella pedofilia di Humbert Humbert si esprimeva un analogo disgusto per la donna – e al contempo lo si negava – elevando a oggetto del desiderio un maschietto con la vagina. Ma non era necessario prenderle da piccole, prima dell’età dello sviluppo. Anche dopo, bastava denutrirle, comprimerle in taglie sempre più esigue, sottosvilupparle, rimascolinizzarle... Ed ecco la lunga teoria di garçons regolarmente muniti di passera denegatoria – ma per il resto un autentico insulto alla femminilità: petti piallati, fianchi stretti, natiche piccole e avare – che ci ha afflitto per un quarto di secolo.
    Oggi, come nelle migliori confraternite, pare finalmente giunto il contrordine. Sdoganata la pedofilia, il trattamento è divenuto superfluo: ma sì, prendetele pure da piccole! Il mondo della moda passa dalla negazione all’indistinzione. Ora chiunque può sfilare, e per chiunque intendo proprio chiunque. Perfino le belle ragazze di un tempo vengono richiamate dall’esilio e rigettate in passerella, ma solo per svilirne la concinnitas, costringendola a una contiguità confusiva con la disarmonia o l’oggettiva deformità delle colleghe, usate come arieti nella demolizione di ogni criterio estetico. Siamo così precipitati nella notte hegeliana, in cui tutte le vacche sono nere, e tutte le donne sono vacche. È il trionfo dell’informe e dell’osceno, dove il pudore è ipocrisia, ogni cernita un’inaccettabile discriminazione... Dove il senso del limite confligge con un narcisismo illimitato che non ammette ostacoli. Sopraffatto da una sorta di ipnosi teratologica, a un tratto ho l’impressione di veder sfilare financo la Saraghina felliniana...

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    1. Le anoressiche negavano la femmina, ora si nega la femmina facendo sfilare chiunque: tardone, balle di lardo, racchie senza denti. L'importante è cancellare i punti cardinali ... la bussola deve girare all'impazzata, senza nord magnetico ...

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  11. https://youtube.com/shorts/o7ZB5lE-Nv4?si=C_eLQjUQPj_zfXqB

    Alpha

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    1. De Andrè mi ha sempre dato fastidio ... va a capire perché ...

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    2. Anche a me... mai sopportato...

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    3. come "gli pneumatici" e "lo pneumatico"... irricevibile sta cosa... mio limite ovviamente...

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  12. Grazie per i pensieri. La tua è educazione mentale. Rassicura

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  13. Ringrazio anzitutto per la citazione iniziale. Schulz, misconusciuto nonostante la discreta edizione Einaudi che raccoglie la sua scarna produzione, è, a mio parere, una gemma del '900 letterario.
    Mi permetto ora un paio di aneddoti che il pezzo mi suggerisce...
    Per anni, di tanto in tanto, mi sono avvalso di una sarta per la confezione di alcuni pantaloni, qualche camicia, anche giacche, in un paio d'occasioni. Potevo permettermelo non perché abbiente, ma solo perché un'amica di famaglia, ottima sarta di origini venete, viveva a poche decine di metri da casa dei miei e si contentava di ciò che viene oggi considerato poco (non sempre a torto). Vive ancora là ma ormai da un po' non lavora più. Va da sé che la qualità delle mie camicie ne abbia risentito. Di recente ho però deciso di chiederle un suggerimento in merito a qualcuno che potesse confezionarmi un paio di calzoni ad un prezzo ragionevole (in provincia non si trovano praticamente più buoni sarti, a meno di non conoscere una qualche equivalente, prossima alla resa, della suddetta amica; nelle grandi città, invece, qualcuno trovi, ma serve i ricchi, e i prezzi son dunque da ricchi). Mi ha dato il numero di un piccolo laboratorio dove lavorano due sarte. I prezzi sono ovviamente più alti, essendo che non si tratta della cucina di casa, ma comunque ragionevoli. Si capisce subito che conoscono il mestiere. Benché non anziane, sanno di vecchio conio. Con una delle due ci accordiamo sul prezzo (mi chiederà poi meno del prezzo pattuito), consegno la stoffa e via. Dopo un paio di settimane torno a ritirare i miei pantaloni nuovi (non era necessario prendere le misure e far prove poiché un altro paio, ormai sdrucito, faceva da modello): perfetti. Dopo qualche settimana di utilizzo, tuttavia, noto un allentamento della cucitura nella parte posteriore. Chiamo e mi dicono di passare quando voglio per sistemarla. Ci sarebbero voluti un paio di minuti. Mentre la sarta lavora, chiacchieriamo un po': "Eh... da un po' di anni, ormai, non si riesce a lavorare più come prima... Ora ho rinforzato la cucitura e terrà bene, ma in passato non era necessario. Il filo non è più stesso... Noi lavoriamo con la prima scelta, ma la prima scelta di oggi non è più la prima scelta di dieci anni fa... per non parlare di venti... Lo stesso con gli aghi: in passato, era una rarità che se ne spezzasse uno. Ora capita di frequente... Sarà la lega che usano per l'acciaio... lei che dice?". Cosa vuole che dica, mia cara...
    Di recente mi è toccato prendere appuntamento per un atto notarile. Il notaio è sulla quarantina. Si direbbe un ragazzo. Anche più giovane della sua età. E' gentile. Mette a proprio agio. Solo che è in maglietta girocollo a mezze maniche. L'ho incontrato due volte in un mese: entrambe le volte in t-shirt. Pantaloni di un colore che con la maglietta non c'entrava un tubo, e mocassini scamosciati marroni a completare il quadro. "Che look informale! Finalmente! Viva la modernità!", penseranno molti clienti messi a proprio agio proprio da tale sciatteria. "Ma persino il notaio?", ha pensato il sottoscritto. E non che io sia un elegantone, o estremamente rigido a riguardo. In realtà basta poco. Una polo nei pantaloni e un minimo di attenzione negli accostamenti cromatici? Almeno dal notaio te lo aspetti. In passato era la norma. E non soltanto in uno studio notarile. Mia madre, come del resto il sottoscritto, il grosso del vestiario lo comprava al mercato o in posti con prezzi popolari, ma questo non le ha mai impedito di girare condecentemente abbigliata.

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    1. Il problema della qualità dei materiali è decisiva. Se non hai buoni materiali, o di ottima qualità, non puoi confezionare un prodotto dignitoso. Lo stesso vale per tutti i mestieri, compreso quello del pittore (mestiche, colori, tele et cetera; no, una tela presa all'ipermercato non è quella dei negozi d'arte). Se a Leonardo avessero dato gli olii o le tempere che si trovano da Maury's avrebbe realizzato un pastrocchio ... hai voglia a fare lo sfumato ... sulla forma, invece, che un professionista dovrebbe mantenere nei rapporti con i clienti ... questa è, ormai, una battaglia persa. Anche qui: la forma non è fine a sé stessa, ma trova motivazione anzitutto nell'orgoglio del proprio ruolo, nel distacco necessario fra cliente e professionista e poi nel fatto, semplice, verificabile e inevitabile, che un tracollo della forma reca anche quello della qualità ... la sciatteria di alcuni atti, le omissioni e il volemose bene del rigore logico dissolveranno tutto. Anche un contratto d'affitto pare essere, per un avvocato, qualcosa di misterioso ... tutti scaricano il modello in pdf, lo riempiono con le generalità del micco e poi registrano online all'Agenzia delle Entrate ... che, compiacente, accetta ... per poi farsi viva a ridosso dei cinque anni chiedendo indietro somme importanti perché nel tale contratto non era specificato, non era scritto, non era ben definito ...

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  14. Chiudo con la vicenda del colorificio...
    Lo ammetto, non sono un asso del fai da te. Di recente mi sono tuttavia deciso a restaurare alcune sedie degli anni '70 in formica, abbandonate nello scantinato del vicino che non sapeva che farsene e me le ha regalate. Dopo una stuccatina, vado in un colorificio locale, ben fornito e con un laboratorio, dicono, di tutto rispetto. Faccio presenti le mie esigenze, il tipo di materiale da verniciare, e dopo esser stato consigliato sulla vernice scelgo la tinta. Vado a ritirare la latta il giorno dopo. Pennello o rullo? "No no, pennello", mi fa uno dei titolari (fra i trenta e quaranta, tatuato, un po' fighetto). Ma l'aggrappante? "Con questa vernice non serve. La prima mano fa da aggrappante. La seconda comincia a coprire. La terza è la finitura". Comincio a verniciare ma mi rendo conto che qualcosa non quadra. La vernice scorre troppo, anche procedendo con le mani successive. Impossibile, poi, evitare le righe (avevo subito fatto presente che non sono pratico). Dopo tre mani, decido di darne una quarta a rullo, ma le righe si vedono ancora. Piglio su uno dei sedili e vado in colorificio. Mi metto in attesa del giovinastro. Nel frattempo, mi passa di fianco un ragazzo sulla trentina, più basso di me, con le mani sporche di vernice (è uno degli operai che lavorano nella parte retrostante il negozio, il colorificio vero e proprio): "Hai bisogno?". A quel punto faccio vedere a lui spiegandogli come ho operato sulla base delle indicazioni ricevute. Il tizio fa una faccia vagamente dispiaciuta e, a bassa voce, mi chiede chi mi abbia dato le indicazioni. Indico il giovinastro con un cenno del capo. Lui si trattiene (è un dipendente), sospira, e nuovamente rammaricato mi dice che andava dato l'aggrappante, e che sarebbe stato bene utilizzare un rullo di spugna invece che il pennello (ovvero il contrario di quanto era stato detto a me da quell'altro). A quel punto mi consiglia di carteggiare lievemente, e di dare poi un'ulteriore mano col rullo. Mi spiega anche in che modo verniciare per stendere al meglio il colore. Il lavoro, in effetti, è venuto fuori dignitoso, ma ormai la vernice non mi basta anche per gli schienali. Chiederò uno sconto al giovinastro sulla seconda mezza latta che i suoi preziosi consigli hanno reso necessaria.
    L'Italia moderna, signori.

    (Yaroslav)

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    1. Il rullo di spugna è fondamentale anche per la ceramizzazione (il prodotto che rinnova alcuni sanitari del bagno), il pennello meglio sul legno ... a parte i disastri del bricolage, il problema, uno dei primi che evidenziai, è che pochi sanno arrangiarsi ormai. Pure coloro che recano su di sé il peso della conoscenza artigianale sembrano più attenti ai tutorial su youtube che a quanto gli ha detto nonno. Il menefreghismo accomuna la nazione.

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    2. In effetti, mio padre era perplesso circa le indicazioni del primo addetto, ma ha fatto un passo indietro davanti all'"esperto". Mi sarei dovuto fidare di lui. Che, guarda un po', avrebbe proceduto esattamente come ha poi indicato il secondo tizio, quello del laboratorio. Abbiamo messo da parte gli insegnamenti del nonno... Calcolo sbagliato.

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    3. In ogni caso avrei fatto un po' di "scarmazzo" in negozio: "Ma cosa mi hai consigliato, c. del c.?" (c'è anche la versione soft con sbattimento dell'oggetto in questione, presenti i clienti). Di solito a Roma il casino funziona sempre, almeno nel farsi rimborsare una parte dei talleri spesi.

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    4. Certo, ho fatto presente la cosa e ottenuto uno sconto sulla mezza latta successiva. Senza "scarmazzo", visto che il tipo è stato subito conciliante, quantomeno.

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    5. Buongiorno Alceste,

      lette le vicende di Yaroslav mi permetto di aggiungerne una mia, sulla stessa trama.
      Devo installare una recinzione; essendomi trovato bene tre anni fa (non trenta) con il materiale di una ditta tedesca, ne acquisto di identico (non si trova nei bricocenter, preciso).

      Morale: la qualità è chiaramente peggiorata, non solo nella lavorazione ma - come appunto notavi - fin dai materiali di partenza.
      Mi viene in mente un termine proprio tedesco, del tempo di guerra: ersatz, "surrogato".
      Siamo ormai il surrogato di ciò che fummo.

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    6. Questo è un campo in cui pochi si esercitano: l'attuale meschinità dei materiali. A parità di esecutore, infatti, a decidere è la qualità del materiale. La nobiltà e preziosità del materiale indirizza il valore formale. Con la plastilina e il pongo, anche richiamando Canova, non si compie il miracolo di Amore e Psiche ... per tale motivo l'oro, il bronzo, il marmo furono ritenuti rari e preziosi ... Col metallo cinese di scarto puoi fare le posate meno costose della storia, ma non avrai la forma degli oggetti domestici a noi consueta sino a qualche decennio fa. Il che ci porta inevitabilmente a un'altra, centrale, questione: mangiare con posate di scarto rende il cibo più cattivo? La convivialità più spenta? Una caraffa di plastica rende il vino meno buono? Risposta ovvia: sì. Seguirà argomentazione nei prossimi numeri.

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  15. Caro Alceste,
    recentemente ho visitato la Basilica di Santa Maria Assunta, Duomo di Atri, e ho pianto al pensiero di quello che la Fede ha costruito volgendosi alla Bellezza e comparandolo a ciò che siamo diventati oggi.
    La nostalgia è un sentimento nobile, ma per evitare di rinchiudermi in una cupa tristezza, mi sono inginocchiata ed ho rivolto lo sguardo interiore verso l’Alto, così il Signore ha riportato la pace nel mio animo.
    Potenza della preghiera!
    Poi, mi sono venute in mente le parole di un padre domenicano: l’eternità è l’istantaneità del momento; e alcuni ricordi di una lettura: il presente è l’incontro fra il tempo e l’eternità. Così è per me la preghiera.
    Il cristiano deve sempre ricordarsi che prima di qualsiasi azione viene la contemplazione: il rapporto con Dio è comprensione.
    Poi vengono altre riflessioni: dobbiamo guardare in faccia alla realtà, quello che è stato reciso non può più ricomporsi, magari rinascerà sotto altre forme, ma a prezzo di dolori e sacrifici.
    Persone a me care, con le quali mi trovavo, non hanno capito, anche se i loro spiriti, come quelli di tanti altri, inseguono la Bellezza senza esserne consapevoli perché vivono sulla superficie della vita e il mondo riesce sempre a blandirli . Prego per loro.
    Per me il Maestro è Gesù Cristo, ma, tu, Alceste, scandagliando le profondità della vita, capisci bene e ci fai ben capire.

    Grazie,
    Anna

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    1. Hai detto bene: ciò che è stato storicamente reciso non potrà mai più essere ricomposto Per questo chiedo di conservare e difendere in luogo di consumare energie nelle analisi, quasi sempre vane. L'Arcinemico, infatti, esige la distruzione, con qualsiasi mezzo; nostro dovere è fermare la distruzione, non minuziosamente indagare ogni via intrapresa per addivenire a essa ... Il Fine è, infatti, solo la distruzione ... Riguardo l'Eternità: essa irrompe quando viene meno il tempo. Per mia esperienza personale mi sono trovato a toccare una Verità indiscussa e meravigliosa solo nei dormiveglia o in certi stati dell'essere al limite della resistenza fisica o psicologica. Sono lampi, appunto, attimi.

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  16. Caro Alceste, sempre bello ritrovare i suoi pensieri. Va tutto di traverso! in queste ore persino l'Aronne Piperno Elkann ci appare simpatico dopo essersi lasciato scappare un po' di sincera e franca aristocratica alterità. Un caro saluto

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    1. Ho letto del caso. Elkann sembra riecheggiare le mie recenti parole sui ragazzetti ai funerali di Michelle Causo: "[Essi] formano un circolo chiuso, cupo, inetto alla comunicazione esterna, afono … antropologicamente invalicabile come il ring della figliolanza dannata di John Wyndham … non li comprendo, mai li comprenderò … mi separano da loro, più che una manciata di decenni, la distruzione della lingua comune, e di consuetudini una volta date per scontate". E allora? Primo: lo sdegno dell'Elkann muove non da considerazioni storiche, anche addolorate, bensì dall'albagia midcult tipica di quegli ambienti culturalmente retrogradi della sinistra elitaria; cioè di quella porzione di umanità che basa la propria presunta superiorità nella posa culturista (i bicipiti di Proust ben oliati in mostra) e nella fede nel cosmopolitismo mondano (divoratore di tartine) quale fonte d'intelligenza. La stilografica, Proust, il vestito di lino: tutto è marker di tale cerchia superficiale che ci ha donato gli Scalfari, i Mauro, i Molinari ... entità da tutti credute apicali e di cui, invece, rimarrà pulviscolo inservibile (qualcuno nomina più Enzo Biagi? E i vincitori del Premio Strega di sei, undici, diciotto anni fa?). Elkann ne fa parte a pieno titolo. Secondo. Le sue intemerate contro i giovanissimi lanzichenecchi colgono il punto: purtroppo è stato il mondo di cui fa parte, precedentemente descritto, ad averli creati, scientemente, a distruggere e disprezzare l'Antico Ordine culturale. Per questo Repubblica si è trovata in imbarazzo ... dovendo smentire, delicatamente e tartufescamente, il proprio datore di lavoro ... In ogni caso Elkann sia meno tirchio e, dopo una visita da Armani, si faccia un bel viaggetto in aereo. Capisco che la durata minore del trasbordo gli impedisca di delibare le madeleines in modo acconcio ...

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  17. Una freschissima,  Alceste, a proposito della nostra orripilante burocrazia. Il 21 aprile 2020, a restrizioni covid abolite ( divieto spostamento in altro comune se non per impellente necessità) nello STESSO COMUNE DI RESIDENZA due bandoleros dell'arma benemerita mi multano perché diretto in supermercato non vicino casa. Risparmio la descrizione della scena con sgherri ghignanti. Arriva la multa, salatissima, irrogata per...niente. Raccomandata a CC e Prefettura, con chiarimenti...sul nulla. Nessuna risposta. Avvocato. La prefettura rende nota la nullità del procedimento. Sembra finita. Tre anni dopo, comunicazione dell' agenzia delle entrate con richiesta della somma più mora e interessi.  Avvocato. Riproposta della documentazione. Arrivo di moduli che comprovino la mia buonafede. Restituzione dei moduli compilati e firmati. Sembra finita. No! L'agenzia, non fidandosi di se stessa, vuol vedermi di persona, in quanto noto truffatore internazionale. Continua...
    È bello il bel paese.
    Walter

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    1. Sono tecniche di dominio. Per scrollarsele di dosso l'Italiano sarà costretto a urlare: "Non possiederò nulla e sarò felice!".

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  18. Dimenticavo di aggiungere: non gli succederà mai, ma se al dr. Elkann capitasse qualcosa di simile, assolderebbe una compagnia di lanzichenecchi. Quelli veri.
    Walter

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  19. Grazie per l'articolo.

    Una domanda... È possibile sapere qualcosa di più sull'ebreo Robert Moses, senza abbeverarmi su Wikipedia o aberrazioni simili ?

    Grazie !

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    1. Caro Cangrande,
      sulla destra del blog, nella casella "Decifrare il passato", puoi scaricare il libro di Robert Caro "The power broker. Robert Moses and the fall of New York". Un mattone di 1500 pagine vincitore di Pulitzer di cui avrai l'accortezza di leggere l'introduzione e alcuni brani di tua ispirazione ... Recentemente è stato prodotto anche un fumetto-documento più agevole, ma è meglio andare alle fonti definitive. A ogni mode: dallo scisma anglicano in poi tutte le capitali europee sono state sventrate illuministicamente ... chi ha orecchie per intendere, intenda.

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    2. Grazie mille.
      Purtroppo non riesco a scaricarlo.

      Inoltre (colpa mia), pur conoscendo discretamente l'inglese, ora ho una sorta di rifiuto totale ad utilizzare la lingua dell'invasore.

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  20. Una volta un Maestro mi disse..."Dioniso è Apollo"...e anche "Apollo è Dioniso" al tempo non lo capivo ma ho ho capito quello che voleva dire.C'era un tempo in cui la filosofia era guida per l'uomo, per un uomo vivo che comprendeva la propria esistenza. Ora ci rimangono vuoti ritornelli per riempire righe false. Il Paradiso Terre era qui e noi ce lo siamo fatto portare via dalle mani. I Greci lo sapevano...conoscevano la natura dell'immutabile. Noi siamo affondati nel nulla come uno specchio rotto in mille pezzi. Complimenti Alceste, quando ti leggo ritorno ad essere filosofo. Sveglia dormienti!!

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    1. Apollo è l'unità, la Forma, il definito, il cosciente. Dioniso rimane nell'ombra a insidiarlo continuamente: egli è la lacerazione, l'Indifferenziato. Apollo è Perseo che sconfigge i mostri delle tenebre a ritroso. Perseo vince, ma non definitivamente. Egli è l'argine. I mostri lo attaccheranno sempre. Può cedere solo temporaneamente, quel tanto che basta per non isterilire nella pura forma ...

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  21. Il tempo passa inesorabile e questi ricordi mi riportano ai primi anni 2000 e ai miei corsi di Filosofia...il corso monografico di quell'anno portava la contrapposizione tra l'aspetto apollineo degli eroi, fondatori di città e uccisori di mostri e l'aspetto dionisiaco che in quel corso era descritto in modo molto particolare. Dioniso secondo alcune interpretazioni si poteva avvicinare alla figura del medico e a colui che era incaricato dei riti sacri, in quanto guardiani dell'anima e del corpo. Proprio la degenerazione del Dionisiaco avrebbe creato il rapporto deviato che la società odierna ha col corpo e nei confronti di Dio. Dioniso, come anche Chirone, rappresentavano l'intimità dell'animo umano, una condizione paradisiaca simile a quella di Adamo in Eden, purtroppo col tempo Dioniso è diventato Bacco e oggi chissà cos'altro...ti saluto Alceste con queste suggestioni di tempi passati. Auguri di cuore.

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    1. Dioniso - nella mia visione - fa irruzione da fuori, è lo straniero per eccellenza, fa sbranare Penteo dalle baccanti, è s-catenato, nessuna sbarra lo tiene. I Greci dovettero ammansire questo dio folle e vi riuscirono. La tragedia, infatti, è, forse, la ricapitolazione di tale scontro antropologico e religioso. Dioniso sbrana, è l'indifferenziato, il richiamo del profondo, Apollo definisce, cuce assieme, riannoda fili. Apollo incatena Dioniso, Dioniso tiene a bada gli istinti apollinei, che rischiano, se completamente dominanti, di rendere sterile il mondo ... Oggi siamo al perfetto contrario, al Carnevale bacchico che ha investito ogni più sacra istituzione ... dalla logica alla scienza all'etica ... occorre, quindi, un domatore di mostri.

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  22. Sai Alceste, grazie a te, sto leggendo di Celine, Viaggio al termine della notte, e nel dialogo di Ferdinando con Molly c'è l'essenza della vita, la cruda verità della nostra natura umana, cambiata o trasformata ed infine consumata dall'obbligo di vivere.
    Il vivere però deve essere fatto solo secondo le regole che questa società ci impone.
    Si è davvero liberi, qualunque cosa noi svolgiamo, solo se lo siamo dentro noi stessi, solo se con amore riusciamo a dire " sia fatta la Tua volontà"....
    Grazie
    Sergio
    p.s. Buon ferragosto a tutti.

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  23. Caro Alceste,
    l'altra notte dopo un incubo ed un sogno esilerante ho fatto un terzo sogno che non saprei come inquadrare; mi chiedevi di entrare nella massoneria.
    Una tipa mi aveva raccontato di come al padre era stato chiesto, come prova, di tradire la moglie (...). Nel sogno mi ricordavo di questo particolare e pensavo alle dure prove che mi avresti chiesto di superare quando hai cominciato a farmi un sermone sulla necessita' di essere piu' tollerante verso i diversamente eterosessuali e mi recitavi qualche poesia di Catullo (penso che si sottilizzasse sul ruolo attivo o passivo, ma non ricordo)... ahahah mi sono svegliato pensando che fosse uno scherzo, sotto l'influenza del sogno precedente, ma chissa' che non fosse un altro incubo. Non avevi un volto, in realta', non ti ho mai visto, eppure eri proprio Alceste!
    Mi ero ripromesso di raccontartelo, spero ti farai una risata.

    Tempo fa avevo scritto di alcuni campi di concentramento in costruzione, ho scoperto che almeno in un caso si tratta di altro, e anche che in fatto di omerta' i mafiosi sono dei dilettanti in confronto ai militari, la cui funzione (di questi tempi tocca ribadire l'ovvio) non e' difendere da nemici esterni ma reprimere le rivolte interne. Non entrero' nei dettagli anche perche' non ho le prove ma mi e' tornato in mente per associazione MOLTO fantasiosa (lo ammetto) quel passo dei Protocolli dove si parla di costruire vie sotterranee sotto le citta' etc. etc. Del resto chi lo sa magari e' per il nostro bene, e chi fa la spia non e' figlio di Maria (come in Ma-son-ry), amen.

    Se ci sono critici d'arte in ascolto vorrei chiedere a proposito di alcune opere di Michel-angelo nella Cappella Sistina. Esempio.
    https://it.wikipedia.org/wiki/Nudi_bronzei#/media/File:Jesse_Spandrel.jpg
    I commenti che ho ascoltato io ignorano bellamente il caprone in cima alla piramide o ne danno una spiegazione assurda. Si parla degli antenati di Cristo e all'origine di tutto si infila l'ariete (in realta' solo il muso con le corna, che stilizzato appena un po' corrisponde al glifo astrologico del segno, e all'apparato riproduttivo femminile)?

    Grazie come sempre per gli scritti e lo spazio concesso. I servizietti sono attivissimi, non solo in Italia.

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    1. Riguardo al glifo dell'ariete: oggi Pinterest mi propone questa immagine che svela meta' del mistero: https://www.pinterest.com/pin/698691329710101855/
      Forse non interessa a nessuno, a me sembra essenziale.

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  24. https://youtu.be/Ip2GZUWeH8g

    Sirio

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  25. L'intro mi ha fatto ricordare la mia infanzia. Pieni anni 70. Ma non a Roma, non in casa popolare, ma a Milano, casa economica senza balcone ma con cortile. Uguale quel giuoco tricheballack di legno. Nostalghia. Sono un ragazzo degli anni 70. Siamo coetanei.

    L'Italia è il laboratorio di sperimentazione delle tecniche di ingegneria sociale e manipolazione mentale più avanzate. Ne sono sicuro. Dopo il covid ora il clima: il caldo non è misurato dal termometro ma dalla percezione mentale. Con una massiccia campagna mediatica PNL (le cartine col rosso inferno) H24 i bipedi si convincono di essere all'inferno. Per il sistema dei media serve una soluzione alla Pol Pot, che in fondo aveva capito tutto con lustri di anticipo.

    Ho scaricato l'app TICTOC. Ve la consiglio. Vi immergerete in un bestiario globale indicibile. Manco Paolini l'avrebbe immaginato.

    A proposito di bruttezza. Sono andato ad Agrigento: una città così brutta abbruttita dall'abusivismo edilizio io non l'ho mai vista. Il brutto è figlio del malaffare.

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  26. Caro Alceste complimenti vivissimi!
    Mi sono ricordato di un tuo vecchio post:"Il mondo al contrario".
    Correva l'anno 2017.
    Oggi si parla del libro del generale Vannacci che si intitola per l'appunto "Il mondo al contrario".
    Gli argomenti trattati nel libro sono molto simili al tuo vecchio post.
    Ti avrà mica copiato?
    In ogni caso ti rinnovo i miei complimenti.

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    1. Non ho letto il libro. Certi argomenti sono nell'aria, basta evocarli ... Tenderei a escludere che mi abbia copiato: lui è generale medagliato e stellato, come certi chef, il sottoscritto si fermò ai gradi più umili dell'Aeronautica ...

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  27. Ancora nel mondo pre-coglionavirus i generali organizzavano i colpi di stato, oggi scrivono libri alternativi pubblicizzati gratuitamente dal mainstream, non senza aver prima servito Israele in Afghanistan.
    Sembra di vivere nel mondo dei puffi.
    L'apice e' quando tutto questa sceneggiata passa per Destra.


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    1. Gli ultimi Francesi li ammazzarono in Algeria, gli ultimi Italiani a Caporetto ... a ogni modo hai ragione: sembra di assistere a una recita puerile in cui tutti sono d'accordo.

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  28. Alceste,  mi inserisco un po' fuori tema, per chiederti che ne sai del fresco 'caso' Vannacci. Il libro non l'ho ancora letto, ma trattandosi di un testo sul buonsenso, non credo che troverei  argomenti diversi dai tuoi. Meno poetici, forse. Inoltre: sei al corrente che continuamente bloccano e cancellano blog molto attenti alla realtà,  come il tuo che ne è legittimamente il capofila? Che ne pensi?
    N.B. : ho già fatto questa segnalazione mesi addietro ad un noto commentatore politico apertamente 'contro''. Mi ha risposto 'Non me n'ero accorto. Ci penserò.'
    Walter
    P.S. Alceste, non pubblichi da più di un mese. Non dico altro.

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    1. Caro mio, leggerò questo libro, ormai inevitabile, ma lo farò con maggiore frescura. Credo che il blog sia al sicuro visto che non vanta la minima spinta social; credo che preservarne qualcuno gli serva per dimostrare che c'è democrazia e libertà ... passata l'ondata agostana ricomincerò a scribacchiare.

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    2. https://alcesteilblog.blogspot.com/2017/06/il-mondo-al-contrario.html

      Scommetto che il libro del generalone è soltanto uno specchietto per le allodole, i lettori del blog di Alceste conoscono già la profondità della Dissoluzione...

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  29. Solo oggi ho scoperto il tuo nuovo articolo, grazie alla funzione ' aggiorna ' del motore di ricerca. Canicola, sì, dal primo del mese di Luglio i giornali annunciavano una temperatura di 47° che poi si è verificata solo in due giornate, almeno da me che abito vicino al mare. Tre settimane di terrorismo e due giorni di caldo insopportabile . Quanto hanno influito le notizie e gli annunci di disastri prossimi venturi sulla tenuta mentale della popolazione? Per giorni è stato l'argomento principale, prima dei prezzi e del caro vita. Il mio sospetto è che veniamo sottoposti a tecniche di sopportazione, la qualità del cibo scadente, non si trova più frutta e verdura passabile nemmeno qui dove un tempo esistevano solo orti! Il deterioramento dei materiali, come detto anche nei commenti, ho scoperto che un rubinetto comprato meno di sei mesi fa, aveva lo stesso difetto di quello appena cambiato, sono già al terzo giro di idraulico. Hai colto sempre nel segno, Alceste, la rinuncia alla bellezza, alla 'pesantezza' delle tradizioni secolari, nei modi come nell'abbigliamento, da l'impressione che il piano risulti sempre più inclinato. Attendo un nuovo tuo scritto come il consiglio di un vecchio amico.
    Antonio

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    1. SIamo sottoposti a un trattamento da "shock and awe", quello della Seconda Guerra contro la Mesopotamia (Iraq): stupri, femminicidi, caldo torrido, catastrofi, incendi ... l'intento è raggiungere uno stato di esasperazione depressiva per cui ogni più minuscola contrarietà diviene un ostacolo insormontabile ... per cui il normale caldo estivo, a volte intenso, si tramuta in apocalisse, distruzione, ecpirosi ... la tecnica è sempre quella: ingigantire ciò che una volta era ritenuto normale. Per il cibo e i materiali scadenti: ciò è dovuto all'altro inganno della globalizzazione. Le noci, a esempio, vanno acquistate in California invece che dagli evasori fiscali della Tuscia ... i fichi in Turchia, i pomodori a casa del diavolo, così si risparmia ... col risultato che siamo nelle mani degli altri ... stiamo addirittura disimparando a gustare frutti una volta abbondanti come le ciliegie o, appunto, le noci: quelle vere, intendo. Quest'anno, poi, per la prima volta dopo mezzo secolo, sui miei campi non ho nulla: meli, fichi, noci, peschi sono tutti malatticci e spelacchiati così come gli olivi ... zero ... sembra una piaga d'Egitto, ma è la realtà.

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    2. Caro Alceste,

      sono in missione clandestina nella mia terra (da ex-patriata, malattia cronica senza cura ne' vaccino). L'altro giorno attraversavo le nostre bellissime campagne con un agronomo doc. Mi mostrava sofferente le sue migliaia di ulivi senza frutti e mi spiegava che a giugno c'e' stato quasi un mese di pioggia continua che ha impedito l'impollinazione e quindi la riproduzione. Il fiore e poi il frutto di una pianta, sono in realta' il risultato di uno stress nutritivo della pianta, necessario pero' alla sua riproduzione. Ad esempio, l'agave muore (tutte le sue foglie giacciono stecchite) una volta che emette il suo maestoso fiore. Quest'anno gli ulivi sono pieni di tante belle foglie verdi, nessun parassita, ma sono sterili, un po' come gli italiani. Idem per tanti altri alberi da frutto.
      Nel frattempo (che coincidenza) i tassi di interesse sui mutui di chi ha da pagare i terreni sono schizzati in alto. Intanto rockstar internazionali hanno scelto queste terre generose e di bellezza unica per comprare vasti terreni e casolari, ed investire nella produzione intensiva di olio e vino (devono avere tutte gli stessi consulenti per gli investimenti). Nel contempo, le amministrazioni provinciali si stanno preoccupando di costruire superstrade ed ampie vie di comunicazione per connettere in modo piu' "efficiente" l'entroterra incontaminato con la costa, senza riguardo verso i rischi idrogeologici, i relativi danni ambientali e al paesaggio.
      Ed e' solo un piccolo aspetto del quadro generale.
      Saluti, Ise

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    3. Come ho già scritto in un commento, quest'anno è la prima volta che non raccolgo un bel niente dai campi. Niente. Niente. Non è un complotto, bensì l'inevitabile conseguenza di una lunga guerra contro i produttori piccoli e minuscoli come il sottoscritto. Mi sorprendo a pensare che anche il ripopolamento con cinghiali non italiani (da parte delle merdose province) sia stato pensato per distruggere: impossibile coltivare qualcosa quando tali mostri scorrazzano in gruppi di dieci o venti; di notte, di giorno, sempre. Come le cavallette, ma di mezzo quintale. Sono loro ad aver causato l'abbandono della vite e degli alberi da frutto, in pochi anni. A questo si aggiungono micidiali malattie e parassiti, forse dovuti alla globalizzazione. Non restavano che gli olivi, ora arrivati, sembra, pure loro, al capolinea.
      Ora che mi ci fai pensare: nello stesso momento in si eradicavano le viti, D'Alema si scopriva enologo.
      Dove andranno tutte queste belle terre, a chi? Dissodate da migliaia di anni, fertili, dolci ... a chi andranno? A chi non le ama, ovvio. Le renderanno sterili come loro. L'Italia è la patria del Re Ferito, il Re Pescatore.

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  30. Alceste, hai sentito mattar. a Rimini? E il popolo mantiene questi satrapi che lo prendono ufficialmente per il deretano? Come te ho trascorsi politici. Molti anni fa ho conosciuto questa illustre famiglia a Palermo. E non mi piacquero. Quando si dice il presentimento. Siamo nei guai. Neri. Che si può fare? Walter

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  31. Alceste caro, non vorrei esserti sembrato uno sprovveduto con quel ‘”che possiamo fare?,, retorico. Ovviamente tu ed io sappiamo cosa si potrebbe fare. A me lo insegnarono più di cinquant’anni fa, durante il servizio militare (Incursori). Ma va da sè, prima che i lettori inorridiscano a simili prospettive da teste calde, considerato che non siamo proprio ragazzi, che i ragazzi neanche sanno più di che servizio si parla – ammesso che abbiano notato qualcosa e ci riflettano – non ci resta che andare all’assalto con le copiative sguainate. In fondo ognuno pensa – indignazioni forbite a parte – che ci sia sempre la possibilità di una franca discussione che sistemi tutto. Purtroppo la ‘’fusione di etnie,, che ci costituisce – ipse dixit ad ciellenos, forse su ispirazione dei ceffi consiglieri (Lombroso!) – impedisce qualunque soluzione che esuli dal sedersi ed aspettare. Piccolo aneddoto: Carlo V, ricevendo gli ambasciatori fiorentini, dopo mezzora di chiacchiere in armatura (lui), li scaricò al segretario reale bofonchiando ‘’Non ho capito che cosa vogliono, vedi tu. Questi italiani sono talmente vacui…,, . Tornando, devo dirti che il matt. Mi ricorda Lima: stessa corporatura, stessi gesti misurati, stessi discorsi fumosi, con immancabile applauso. Alla fine gli andò male, ed apparve quel che era, un poveraccio terrorizzato. Chissà…
    Walter

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    1. Caro mio, dimmi sinceramente: quali discorsi giravano fra gli incursori mezzo secolo fa? E cosa gira nelle caserme d'oggi? Un rivolgimento da lì è impossibile. Solamente un calcolo sbagliato può salvarci; in tal caso, però, sarebbero da valutare i danni irreparabili compiuti ... catastrofici ... per fortuna né Alceste né Walter vedranno mai la fine di tali ignobili rantoli di fine civiltà ... per quanto riguarda i satrapi: è solo patriziato corrotto e decadente, psicopatico nella sua ansia di depredare tutto; a svantaggio di tutti. Dormono bene la notte, beati loro.

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  32. https://youtu.be/_QMwgPMFtRg?si=RQMDfN9KaF23yyph

    Sirio

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  33. Caro Alceste, non so se sai del neo-movimento ‘’Il mondo al contrario,,. C’è già un sito che presenta ‘’l’idea,, con parole magnifiche, sognanti. Mi fa pensare ai ‘’voli,, immaginifici del miglior Grillo d’annata, quello dell’apriscatole. Siamo nella media italiana: un partito o movimento salvifico all’anno. In effetti ci si comincia a stancare dell’ amerikana-familista, per cui…
    È interessante che alla guida non ci sia il generale-scrittore (forse non è convinto neanche lui), ma il suo secondo, in pensione. Si prospettano panorami straordinari, mai visti prima! Fondamentalmente nuove greppie per scappati di casa, sfaccendati e analfabeti (funzionali) che già affluiscono copiosi sognando il meritato scranno. Ci inviteranno ad appuntire le nostre possenti matite nucleari perché ‘’questa è la volta buona!,, (ma non lo diceva anche l’ attuale coltissimo osservatore UE per il Golfo Persico?) Credo che Sgarbi e Morgan, se l’iniziativa attecchisce, faranno il salto della quaglia. E non solo loro. Il Mattasantissima è in ambasce. Povero paese.
    La forza sia con te.
    Walter

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    1. Sono entrato in tre librerie. La prima era la Feltrinelli, le altre due indipendenti. In nessuna delle tre ho trovato questo Vannacci in classifica dei più venduti. Che significa? Sulla Feltrinelli si può dubitare, sulle restanti no. Grillo fu inarrivabile e coinvolse parecchie individui di valore, regolarmente boicottati negli anni a venire. Però colse nel segno, raccontando poi la verità. Gliela diceva sul muso (maledetti vecchi! maledetti diesel!), e loro applaudivano. Se è vera questa cosa del partitucolo, esso potrà servire per convogliare qualche centinaio di migliaio di voti, nulla di eccezionale. A meno che non trovino qualche jolly ... però i jolly sembrano finiti. L'unica via d'uscita è un crollo dell'affluenza sotto il 40% sperando che qualcuno accenda qualche fuoco d'artificio. Ci spero poco, però.

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  34. È  su Amazon. Se l'è autoprodotto ma non è  riuscito a farselo distribuire dai nostri maggiordomi. Paradossalmente, una delle massime espressioni del potere che tanto terrorizza i suddetti non ha fatto difficoltà  "Money is money". Comunque le stesse cose le diceva anche mia nonna, con la sesta (!) elementare.  Gratis.
    Walter

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    1. Se posso, rispondo a questo quesito. Sono a metà libro del " generale", è vero tutte le considerazioni, salvo quelle più specifiche nel campo della difesa e dell'energia, sarebbero stati i discorsi dei nostri padri e nonni, di qualsiasi opinione politica, fino a 40 anni fa. Opinioni sagge, tipo che non puoi infilare in un palazzo condominiale in periferia abitato da anziani, cento africani maschi in età da combattimento militare o manifestare per l'ambiente quando a casa pretendi l'aria condizionata e internet illimitato o gli appelli delle varie compagnie progressiste per il divieto di filmare le ladre in metropolitana causa " privacy " per non alimentare fascismo&xenofobia. Nell' insieme sembra già un manifesto politico, dubito avrà successo ( l'operazione cinque stelle è servita a sabotare ogni teoria della " rivoluzione dalle urne") anche se gli allarmi e le scenate isteriche a partire dal Colle più Alto fanno invece pensare al contrario e quelle che sembrano Armate invincibili si fanno spaventare da un libretto autoprodotto dal centro dell'Impero mondiale !
      Antonio

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    2. Lo ritengo un episodio marginale, forse addirittura in buona fede. Le operazioni-macchietta a breve termine le vedo difficili. Grillo fu insuperabile, ma vantava un retroterra quarantennale.

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  35. Da noi, unici nel vicinato, un sacco di pomodori (insolito), zucche e zucchine. Le vicine che mi vogliono bene (da parte mia ricambio) pensano che io sia un mago nero, tendo piu' a credere che sia l'effetto della madre di mia moglie che prega tutto il giorno. In ogni caso temo che andra' peggiorando, le piaghe d'Egitto sono una delle ultime carte del mazzo, insieme agli UFO.
    Mi hanno girato un video che mi ha convinto ancora di piu' di vivere nel mondo dei puffi, lo segnalo qui, valutate un po' voi e non mancate di farmi sapere se e’ solo una mia impressione…
    https://www.youtube.com/watch?v=bP-Se9BSyUc
    „L'Ing. Fabio Castellucci sulla energia infinita e gratis per tutti: «Roberto Germano ha già....”

    Non conoscevo questo Castellucci, cercando velocemente mi e' apparsa un'intervista con occhio-di-Horus (o, in verticale, di Kali) Mazzucco, uno dei gate keeper piu' di successo. Non che avendo visto il video potevano esserci dubbi...
    Uno che dice che la natura e' al 98% cooperativa e fa l'esempio dei leoni che cooperando si difendono meglio da un branco avversario... E come fa ad esistere un branco avversario se la natura e' cooperativa? Misteri della NEW AGE.
    Gli insetti sono ipercooperativi, le zanzare infatti si buttano nelle ragnatele. Naturalmente dobbiamo prendere esempio dalle bestie, meglio dagli insetti (magari dalle api?). La coop sei tu, etc. etc.
    Superlativo quando dice che i poteri forti lui neanche li vede. Beato lui, e rinnovo i tanti auguri a tutti. Appello finale: mandate soldi.

    Sui materiali di scarsa qualita' e soprattutto sulla burocrazia statale sto tenendo un diario, penso potrebbe uscirne un buon libro di barzellette ma lo apprezzerebbero in pochi: mi guardo intorno, infatti, e per moltissimi va tutto bene, andra' tutto bene, andava tutto bene, etc. etc.

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    1. Citai un paio di volte quel passo di Swift sugli scienziati di Laputa i quali vivevano per la scienza, nella scienza, con la scienza ... ed estraevano raggi solari dai cetrioli. Gl'imbonitori sono sempre esistiti. Adesso li mandano avanti per farci credere nelle infinite sorti progressive e relegarci, invece, nei cubicoli.

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  36. Si', ora che l'hai scritto mi sono ricordato di questi cetrioli. Qui pero' siamo gia' all'energia gratuita inviando soldi... Penso che anche l'ENEL possa fornirci energia gratuita, se gli mandiamo soldi... e a noi direttamente, non ai nostri nipoti...

    In effetti, pensandoci bene, si tratta sempre di cetrioli, ci hai preso ancora.

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    1. Il carburante dell'economia è il succo di cetrioli, non te ne sei accorto? Tutte mirabolanti fregnacce sostenibili e green ...

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    2. In realta' mi stupisco spesso io stesso del mio stupore...
      Ai tempi del kavod feci discreti soldi con la vendita di museruole, oggi avessi le entrature necessarie mi occuperei di traffico di armi bio, eco-sostenibili appunto, senza alcuna remora. Se vuoi, mi situo ideologicamente tra i venditori di frullatori ed estrattori per fare succhi di cetriolo. Nella pratica non sono purtroppo a quel livello superiore, ma ideologicamente ne comincio a condividere i presupposti. Per lo schifo che ho provato nell'ultimo anno in particolare per l'uomo, la donna e gli indecisi 'comuni', quelli che a sentire certa controinformazione sarebbero le vittime, sono arrivato a concludere che hanno ragione loro. Magari non siamo troppi, ma certamente siamo troppo coglioni.
      "Parla per te!" - mi si potrebbe rispondere giustamente. Mica sono Mattarella che puo' parlare per tutti, anche per gli altri capi di Stato...
      https://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2023/09/01/mattarella-nessun-paese-ue-pensi-a-un-futuro-separato_4a371d54-93f6-4fd8-ac63-dc4b3e2096d4.html
      (a proposito: dice che sarebbe una fuga della realta' ignorare le problematiche dell'agenda mondiale, che pero' a me risultava essere complottismo fino all'altro ieri).
      E' un 'noi' cosi', per capirsi... non c'e' nessun 'noi', anche se dal loro punto di vista c'e' sicuramente un 'voi'.
      Io sono interiormente gia' morto: di recente ho perso un familiare a causa di una miocardite (quarantacinque anni, succede…), dovrei essere addolorato ma non me ne frega piu’ niente. Ognuno raccolga quanto ha seminato e se non ha seminato non raccolga niente. Del resto la morte e’ tutta intorno. Winter is coming, si diceva l’anno scorso, l’inferno e’ alle porte.
      Pero’ per i ‘colleghi’, magari adolescenti, che cercano in buona fede di capirci qualcosa provo ancora simpatia, ecco spiegato forse il motivo per cui certi depistatori mi danno sui nervi mentre fatti ben piu’ grossi mi scivolano addosso. Questa religione uterina della natura buona e’ un pericolo mortale per tutto quello che nella mia visione del mondo da’ senso e sapore alla vita, molto piu’ delle bombe o delle altre cure di Stato.

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    3. Sembra un inverno assai diverso da quelli che abbiamo imparato a conoscere. Un inverno postnucleare, senza colori, neanche quelli grigi ... ci stanno rosolando a fuoco lento e, se lo fai notare, le manganellate le prendi tu ... detto fra noi anch'io sono invasato dal menefreghismo, però, a volte, riesco ancora a odiare.

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Siate gentili ...