Roma, 18 novembre 2017
Mentre
la sinistra applica la finta di Garrincha ai propri elettori boccaloni
(cfr. Gli Italiani e la finta di Garrincha), riappare, sul palco
consunto della stupidità italiana, in abiti di stracci e senza alcuna
vergogna, la dicotomia tra fascismo e antifascismo.
Le
elezioni di Ostia hanno portato alla ribalta un movimento politico di
estrema destra, in verità assai quieto: Casapound. Tale flebile vagito,
unito all'aggressione del giornalista Piervincenzi, è bastato per
scomodare le truppe cammellate dei borghesoni: corriere repubblica il
savianame il boldriname più la pletora di neghittosi sopravvissuti della
sedicente sinistra italiana, politicamente residuale, ma sempre
petulante poiché incistata a fondo nei gangli della pubblica
amministrazione di cui succhia il latte fornito dalla popolazione tutta
(inclusi, quindi, i contribuenti che hanno votato Casapound).
Tale avvenimento innesca, inevitabile, un rimando, un auspicio e una riflessione generale.
1.
Rimando, per la vicenda, al mio post del 2013 in cui preconizzavo, dal
basso d'una minuscola fenomenologia quotidiana, il ritorno della
destra fascista (Piccola fenomenologia del fascismo a venire).
2. L'auspicio è che il fenomeno non venga strumentalizzato ulteriormente (cfr. Anno nuovo vecchi trucchi)
3.
La riflessione generale è più ampia. Essa necessita, però, di uno
sforzo da parte del lettore. Egli deve predisporsi a essa, spogliandosi,
per un breve lasso di tempo, di ciò che è stato e di ciò che è. Deve
mettersi fra parentesi. Sottoporsi a un'abluzione nelle acque
raziocinanti del sub specie aeternitatis.
Si astengano i deboli di spirito, i saputi, gli antifascisti a priori e coloro che non hanno letto Innocenzo III.
I due che sono sopravvissuti a tali condizioni sono pronti?
Il fascismo non esiste.
E nemmeno l'antifascismo.
A
mo’ di introduzione posso segnalare queste righe di Costanzo Preve: “Si
capisce … il senso razionale del mantenimento artificiale in vita di un
antifascismo senza fascismo e di un anticomunismo senza comunismo. Si
tratta di depositi simbolici di valore inestimabile per la
legittimazione indiretta … della società neocapitalistica post-borghese e
post-proletaria”.
Ma possiamo spingerci oltre e osare: non esiste il fascismo.
E, perciò, nemmeno il suo contrario.
Si
sono inverati, ovviamente, due fenomeni storici contingenti così
denominati, ma residuano come sfocate stampe d’Èpinal. Nessuno, oggi,
può dirsi fascista; e nemmeno antifascista. Farinacci, forse, poteva
dirsi fascista; e Gramsci, forse, antifascista.
Forse.
Ma oggi? Che senso ha dare del fascista a Di Stefano? E quale senso ha opporsi alle sue idee in nome dell'antifascismo? Nessuna.
State trattenendo il respiro librandovi nelle sfere dell'eternità? Lo spero.
Esistono gli esseri umani e i loro cuori.
I
sentimenti basici sono limitatissimi: sopravvivenza, benessere e,
perciò, odio e amore per alcune situazioni. Sono tali sentimenti e
istinti che cercano disperatamente una loro forma e organizzazione, nel
tempo. A volte si raggiunge un equilibrio storico, altre l’equilibrio
viene rotto. Il potere ha sempre giocato su queste delicate concrezioni,
ma anche il potere obbedisce a tale legge inderogabile. Come
raggiungere l'appagamento? Riunendosi in consorzi umani. Così è stato,
così sarà. I consorzi umani statuiscono leggi, regolamenti, norme di
comportamento. Esse funzionano, assicurano sopravvivenza e benessere al
gruppo. Tali norme, brutali all'inizio, si generalizzano, si
addolciscono, mentono a sé stesse, per poi coagularsi in norme più
universali e in vere e proprie ideologie. L'impulso di fondo scompare
per lasciar posto all'ideologia: l’abito esteriore, il vestimento o
travestimento.
La
storia, se la si guarda con l’occhio derisorio dell’eternità, non è
null’altro che una continua e inesausta carnevalata con cui gli uomini
dissimulano bisogni e sadismi.
Le masse si scannano per il pane o l’Ipad e, nel farlo, si vestono dei panni della Commedia dell’Arte universale.
Il fascismo (e l’antifascismo) sono i temporanei mascheramenti di tali periodiche insorgenze. Quando i profeti si sgolano: "Stanno tornando i tempi!". Quando i filosofi berciano: "Lo Zeitgeist!" alludono a questo: si son accumulate condizioni storiche come quando l'acqua è portata lentamente allo zero. Poi l'acqua diviene ghiaccio: come è potuto accadere? Una cosa mai vista!
Tornerà il fascismo! No, tornerà ciò che è sempre tornato, con bandiere nuove e qualche divisa meno sgargiante. Nil novum.
La
faccio troppo facile? Purtroppo è troppo facile. Il fondo delle cose
ama nascondersi, ma è lì, irrefutabile. I pensatori che riescono a
distaccarsi dalla propria epoca, in un movimento grandioso dell’anima,
non parlano di monarchici, fascisti, ghibellini, salafiti. Essi ripetono
a sé il rigo di Baudelaire: “Ho più ricordi che se avessi mill’anni”.
In loro il riso disperato si miscela alla pietà universale del pianto
mentre il Destino costantemente incombe, quale ombra minacciosa,
irrigidendone le membra; l’azione, se c’è, è puramente estetica, o di
altissima giustificazione etica. Essi sono fuori della storia e delle
miserie, sono già morti, o santi. La spada, se viene brandita, lo è per
un moto dell’animo discendente, dall’eternità del vero ai brevi e
inutili moti dell’illusione.
Il
sapiente che muove all’azione lo fa, infatti, rinunciando alla verità.
La verità blocca l’odio e la vendetta: ben lo sapeva Amleto: “La tinta
naturale della risolutezza si fa sbiadita, mescolandosi al pallido
colore del pensiero, e imprese di grande valore e importanza sono
deviate … dal loro corso, e finiscono con il perdere il nome stesso di
azione”.
Il
sapiente, perciò, ha solo una via per riguadagnare l’azione: a scapito
della verità. Marco Aurelio sapeva: “In verità le cose che nella vita
sono tenute in pregio si riducono a vanità, a putredine di nessun
valore; botoli che si addentano, bambocci litigiosi che ora ridono, poi,
ben presto, si riducono alle lacrime”. Eppure rinunciò alla raggelante
verità, condusse eserciti e la cosa pubblica, ebbe figli, lesse e
respirò la polvere della battaglia e del sangue, accecato dai colori dei
labari. Quando muoveva nelle battaglie pannoniche o arringava il Senato
egli sapeva: eppure la verità che gli stringeva il cuore non
gl’impediva la vita.
Questo il sapiente in un guscio di noce: vivere accanto alla Morte e agire nonostante Essa.
Il
popolo, invece, non sa, o muove dietro una menzogna. La menzogna
quasi sempre una bella menzogna – il fascismo, il socialismo, il
comunismo - è la fucina delle rivoluzioni e dei sommovimenti.
Innocenzo III e Amleto, Marco Aurelio, il popolo: gradazioni di verità.
Si
paventa il ritorno di Hitler: ma Hitler non tornerà mai. Non ci sono
Hitler, non c’è la possibilità infinitesima in Europa di un uomo come
lui. Hitler, il portaordini nelle trincee della Prima Guerra. L’ebreo
George Steiner e il mistero Hitler. L’ebreo Ron Rosenbaum lo incalza:
“Un semplice caporale della guerra ’15-’18 …”. E Steiner: “Non è vero!
Aveva ottenuto la croce di ferro due volte! Era stato ferito tre volte!
Figuriamoci, svolgeva la funzione militare più pericolosa di tutte,
quella di corriere. Dove il tasso di sopravvivenza era di una settimana,
e di solito piuttosto di un’ora. In seguito diventa osservatore … di
artiglieria … e per questo si era offerto volontario … il suo disprezzo
per gli ufficiali dello Stato Maggiore che non si erano mai trovati in
combattimento era pienamente giustificato. Lui era uno che sapeva”.
Hitler
era un uomo d’eccezione, Hitler in parte sapeva. In parte. In realtà
egli, come tutti, fu il Golem inconsapevole di una necessità storica;
una necessità resa possibile dalla cecità degli uomini: Versailles,
l’inflazione, Weimar. Oggi tale immane sfogo appare impossibile. Ma,
certo, stanno tornando, in tono parodico e smidollato, le condizioni
storiche che l’hanno originato. L’esito sarà un nuovo Hitler, parodico e
smidollato. Tale nuovo Golem, però, potrebbe recare persino un odio più
devastante.
Non
si sottovaluti la piccineria nella creazione di tragedie universali:
Romano Prodi, Padoa Schioppa, Mario Monti, Elsa Fornero.
L'italiano
d'oggi (ignorante, solo, inerme), in balia di traditori, sente che la
sua sopravvivenza e il suo benessere sono in pericolo. E cosa gli resta
da fare? Si affida all'ideologia in cui intravede la salvezza, quella di
cui conserva il ricordo, per memoria e tradizione. Tale vestimento del
suo scontento è, in alcuni casi, il fascismo; o meglio: ciò che,
confusamente, s’immagina quale fascismo. Prova nostalgia per la
gerarchia, l’ordine; e per la durezza poliziesca che può instaurare
nuovamente la gerarchia e l’ordine in un mondo che più non riconosce e
in cui si sente perduto. Alcuni rivogliono il Duce, altri la destra
liberale, altri si sfogano nel populismo: la scelta dipende dal grado di
disperazione, di rabbia, di senso dell'ingiustizia. L'ingiustizia che
genera odio.
La
sedicente sinistra o i borghesoni di Corriere e Repubblica sentono il
montare di tale rabbia? Analizzano tali impulsi nella loro essenza
ultima? Procedono alla notomizzazione del sentimento popolare? Cercano
di comprendere i reali motivi di concrezione dell'odio? Macché. Essi
ragliano solo contro il vestimento dello scontento (in tal caso la
recrudescenza del fascismo) e, nel far ciò, gli oppongono il vestimento
opposto, l’antifascismo.
Il
fatto che l’Italia sia stata portata sull’orlo di una crisi morale e
sociale forse irreversibile grazie a continue grassazioni, immigrazione
selvaggia e rinuncia totale alla sovranità a loro importa poco.
A
loro preme sottolineare la brutalità del fascismo. Inalberando
l’antifascismo: un altro abito dall’infinito guardaroba del pensiero con
cui gli uomini amano occultare appetiti e pulsioni. Perché anche
l'antifascismo è una forma del cuore umano. Il socialismo non è forse
aspirazione alla sopravvivenza, al decoro, al benessere mascherata da
ideologia? Perché si sfilava con la falce e il martello? Perché si era
antifascisti o perché nelle fabbriche negli anni Dieci l'aspettativa di
vita era sui quarant'anni e, in alcune zone d'Italia, i latifondisti
tenevano ancora servi della gleba?
Solo il cuore, solo il cuore comanda questi istinti.
La
storia è un carnevale senza fine, una glossa sempre più minuziosa
dietro cui celare i nostri sentimenti sorgivi e naturali, sempre gli
stessi: una casa calda, il cibo, la sicurezza, il conforto dei giorni.
Privare
l’Italia delle sue fondamenta morali e culturali in nemmeno trent’anni
in nome di un ecumenismo d’accatto: questo il vero crimine, altro che
Casapound. Cosa si aspettavano? Che porgessero l’altro culo, come ama
dire il vignettista Altan? Qualcuno si rassegna, altri no. E questi che
non si rassegnano non hanno tempo di ragionare in modo sottile: e allora
scelgono la scorciatoia mentale: e riabbracciano vecchie ideologie
sepolte come il fascismo. Ma solo perché il fascismo è lì, a portata di
mano storica. Se, in luogo di Mussolini, fossero vivi nel ricordo di
un’età umana e felice Bonaparte, Gengis Khan, Assurbanipal e Ned Ludd i
loro occhi si inumidirebbero al ricordo nostalgico della grande Francia,
dell’Orda d’Oro, dell’Assiria e dei telai meccanici in fiamme.
La
destra non esiste, così come non esistono i fascisti, i comunisti, la
sinistra, i ghibellini, i sanculotti, i maoisti: solo le condizioni
storiche hanno rilevanza poiché originano da sentimenti ben precisi.
Sempre gli stessi. E tali sentimenti, lo ripeto, amano rivestirsi di
un'ideologia: quella più vicina. L'Italiano è depresso, sfiduciato,
spaurito; masse incontrollabili di migranti tolgono qualità alla sua
vita, ormai ridotta ad annaspamento quotidiano. Le sperequazioni sono a
livelli di guardia. L’ingiustizia sociale è evidente. E l'ingiustizia
genera odio. Egli, ora, odia. Le istituzioni hanno colpevolmente e
criminalmente favorito il formarsi di tali condizioni storiche; e queste
ora reclamano un capo, una riconoscibilità e una soluzione: qualunque
essa sia. E cosa fanno gli italiani? Diventano dolciniani, spartani,
rivoluzionari della Bastiglia? Macché, frugano nella memoria e
ridiventano fascisti. Ma sono fascisti quanto può esserlo un gatto.
La
reazione alla reviviscenza del fascismo e della destra più dura è
semplicemente patetica. Opporre a tale grido di disperazione la
filastrocca del fascismo e del nazismo carnefici è sempre più inutile.
Oserei dire: controproducente. I segnali di un’onda d’insofferenza si
moltiplicano. Non si fermeranno perché i grandi giornalisti perbenisti
rievocano Auschwitz e le leggi razziali. Se un uomo annega si attacca a
tutto. Dovrebbero salvarlo invece di attaccargli pistolotti su Anna
Frank. Il fascismo e il nazismo hanno provocato milioni di morti! Ma
questa non è un’obiezione. E nemmeno un’analisi. I Romani trucidarono a
fil di spada sessantamila Galli Senoni nelle Marche annientandoli come
etnia. Cosa ne dovrei dedurre? Che la vicenda umana sia un manicomio lo
vedo da me. Qui si dovrebbe ragionare. Ma la ragione non ha campo in
un’Italiuzza con una classe intellettuale bambinesca e truffaldina.
Io,
per habitus mentale, amo osservare la storia dall’alto. Nulla mi tange:
la vergogna, il rancore, l’odio. A tutto cerco un denominatore comune.
Le increspature della storia, poi, le prendo per ciò che sono: la spume
di un’onda destinata a sciogliersi in un orizzonte sconfinato e mortale.
Il soliloquio di Amleto sul teschio di Yorick: solo quello ha vero
senso. Da sempre. La politica - per essere tale - dovrebbe riconoscere
la limitatezza del cuore, i suoi fondali terribili e cercare di mediare,
attutire, prevenire l’inevitabile circolo del male. Così non è. Il
Golem è di nuovo in cammino. Cosa accadrà stavolta è difficile da dire.
Il potere ha in mano risorse prometeiche, immani. La breve rivolta potrà
essere soffocata, anche perché la maggioranza degli Italiani non
possiede più mezzi morali e psicologici per essa: dabbenaggine,
sfiducia, analfabetismo di ritorno, infantilismo, l’abbiamo scritto
mille volte. Ma un nuovo cielo incombe. Le possibilità sono due,
opposte: o nuove stragi oppure una mansuefazione di massa, grazie
all’onnipotenza della tecnica.
La seconda possibilità è quella descritta costantemente in questo blog.
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RispondiEliminaNon sono d'accordo. Le forme di controllo dell'oggi, basate sul PolCor,derivano, invece, dal progressismo e sono il volto ingannevole della sopraffazione finanziaria.
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RispondiEliminaSignori...signori: io ero un uomo ,fino a pochi anni fa, abbastanza sereno; oggi, sono completamente devastato nell'anima, nel cuore e nei pensieri. Ogni mattina che mi rialzo, comincio solo con il disgusto e pensieri di morte...e purtroppo devo ancora andare avanti e non so spararmi.
RispondiEliminaPerchè? Perchè tutto questo?
Gentile
RispondiEliminaEttore Serra
poesia
è il mondo l'umanità
la propria vita
fioriti dalla parola
la limpida meraviglia
di un delirante fermento
Quando trovo
in questo mio silenzio
una parola
scavata è nella mia vita
come un abisso
Il potere è una grandezza oggettiva ed autonoma rispetto a qualsivoglia individuo umano, che, di volta in volta, lo detenga nelle proprie mani…La realtà del potere passa sopra la realtà dell’uomo. Io non dico che il potere dell’uomo su un altro è buono. Non dico neanche che è cattivo. Dico però che è neutro. E mi vergognerei come essere pensante di dire che è positivo, se sono io ad averlo e negativo se a possederlo è il mio nemico. Mi limito ad affermare soltanto che il potere è per tutti, anche per il potente, una realtà a sé stante e lo trascina nella propria dialettica. Il potere è più forte di ogni volontà di potere, più forte di ogni bontà umana e fortunatamente anche di ogni malvagità umana.
RispondiEliminaCarl Schmitt
Ciao Alceste. Scrivo per dirti cose che non c'entrano con l'articolo. Ho scoperto la tua eccellente penna alcuni mesi fa capitando per caso su Pauperclass e ho trovato questo blog da poco. Credo di essere il più giovane dei tuoi lettori (21 anni) ma spiritualmente mi sento molto più vecchio (provo persino nostalgia per un'Italia che ho potuto apprezzare solo dai film di alcuni registi, quella degli anni '60-'70). Mi ritrovo in quasi tutto ciò che scrivi, la pochezza di un'umanità in disfacimento la narrano in molti, ma in pochi la sanno descrivere in modo così eccelso. Non credo di esagerare dicendo che sei un Pasolini con meno freni inibitori. Un abbraccio ideale
RispondiEliminaTi ringrazio.
EliminaPasolini era un genio poiché scrisse per primo di questo sfacelo e lo fece mezzo secolo fa.
Io arrivo negli anni Duemila con un indubbio vantaggio: aver letto Pasolini.
dobbiamo sempre essere consapevoli che tutto quello che viene distrutto era il bene e quello che si presenta come bene è l'assoluto male....
RispondiEliminaps. piccolo pezzo del puzzle...: cfr. http://sollevazione.blogspot.it/2017/11/mladic-berlusconi-e-la-sovranita-di.html ---" E' quello che viene chiamato "globalismo giuridico" o "diritto cosmopolitico", il primato del diritto internazionale e della sua obbligatorietà su quelli nazionali. Non è questa la sede per approfondire origine e natura del "globalismo giuridico". Basti dire che suoi massimi esponenti sono stati Hans Kelsen e Norberto Bobbio (al suo seguito Luigi Ferrajoli). Per questi giuristi cosmopoliti, in nome di un'irenica e pacificata comunità universale gli stati nazionali dovevano cedere sovranità, a favore un "ordinamento giuridico globale" fondato su una lex mondialis valida erga omnes, e articolato in organismi che avessero potere di sanzione assoluto.
Nata a sinistra, ovvero dal grembo del pensiero liberale progressista, questa idea del "diritto cosmopolitico", si è dimostrata, sul piano pratico, del tutto funzionale al dominio del globalismo occidentale e imperialistico. Se non agli stati nazionali ed ai popoli a quali poteri ubbidiscono infatti queste Corti giudiziarie globali? Appunto alle entità imperiali sovranazionali in atto (gli USA) o in potenza (Unione europea), ove USA e UE sono paladini e sentinelle degli interessi dei settori più potenti del capitalismo bancocratico e iper-finanziarizzato, ovvero di un pugno di multinazionali"...
norberto bobbio, altro grande padre della patria...autore de la filosofia politica di rousseau - padre fisico di luigi uno degli storici capi di l.c........
Interessante questa traccia.
EliminaUna conferma ennesima del carattere esiziale dell'ecumenismo progressista.
Vien voglia di reazione, di regressione ...
"Il socialismo non è forse aspirazione alla sopravvivenza, al decoro, al benessere mascherata da ideologia" ... non ci avevo mai pensato, ma a rifletterci bene, e' tutto qua.
RispondiEliminaAvevo sempre preso il socialismo per un concetto primitivo, al massimo accostabile a quell'aspirazione all'uguaglianza, ed a una piu' equa distribuzione delle risorse, delle terre (oggi si direbbe, alla piena occupazione) da parte dei ceti piu' umili, costantemente presente nella storia.
Invece no, il socialismo e' un concetto derivato da esigenze piu' immediate, da prendere come assiomi dell'istinto. Magistrale!
Notevole anche la riflessione su pensiero e azione. Cito il punto di vista militare, che chiaramente mal vede la paralisi dell'azione indotta dal pensiero, di un tal generale von Seeckt:
"The essential thing is action. Action has three stages: the decision born of thought, the order or preparation for execution, and the execution itself. All three stages are governed by the will. The will is rooted in character, and for the man of action character is of more critical importance than intellect. Intellect without will is worthless, will without intellect is dangerous."
Per quanto riguarda il paventato avvento delle destre, Casa Pound e' un movimento sorto dal nulla negli ultimi dieci anni, che pare abbia spodestato Forza Nuova quanto a paradigma della destra extraparlamentare, e mi insospettisce.
Ci sarebbe da indagare su dove attingano le risorse per la continua propaganda che fanno, e perche' ricevano tanto spazio sui media.
Mi viene da pensare siano una sorta di movimento 5 stelle, una formazione manovrata dai soliti per raccogliere voti e consensi dall'estrema destra per poi sterilizzarli?
La chiusa dell'articolo (seconda ipotesi) fa bene il paio con il cupo scenario di sconfitta totale entro 5 anni con introduzione degli stati uniti d'europa, che ho appena letto su http://www.studiolegalemarcomori.it/2021-la-fine-della-repubblica-italiana/ , agghiacciante per realismo.
Solo Marco Della Luna intuisce la catastrofe con lucidità.
EliminaLa maggior parte "tifa" ... e spera nel grande botto del capitalismo ... che non ci sarà nei termini sperati.
Su Casapound posso dire che attira molte simpatie per due motivi: si aiutano l'un l'altro creando una impressione di comunità; FN era considerata davvero teleguidata e fasulla ... su CP sospendo il giudizio.
Non conosco la storia di questi movimenti, ma si ha come l'impressione ci sia un avvicendamento (pilotato??) del tipo forza nuova -> casa pound che ricorda quello al quaeda -> isis ..
RispondiEliminaMi sovvengono alla mente questi moti universitari di una decina d'anni fa, dove la polizia fu "quantomeno" permissiva nei confronti degli attivisti CP:
http://www.repubblica.it/2006/05/gallerie/scuola/scontri-piazza/1.html
Non so CP, ma alcuni gruppi, a volte, non sanno nemmeno di essere pilotati. D'altronde che siano pilotati o meno è indifferente. I giochi ormai si giocano al di fuori della democrazia.
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