Il Poliscriba
Il problema del male, visto
nella sua complessità,
e nella sua assurdità
rispetto alla nostra unilaterale razionalità,
diventa ossessionante. Esso
costituisce la più forte difficoltà per
la nostra intelligenza
religiosa del cosmo. Non per nulla ne
soffrì per anni S.
Agostino: "Quaerebam unde malum, et non
erat exitus", io cercavo
donde provenisse il male, e non trovavo
spiegazione
(Confess. VII,
5, 7, 11, etc.; P.L. 32, 736, 739)
Scivolando con noia e una
certa distanza dai fatti odierni, sui quali mosche impazzite
pasteggiano e inoculano larve per futuri discorsi già in
putrefazione, nell’esatto istante in cui verranno proferiti, se non
pensati, m’imbatto in alcune frasi di Paolo VI, non cercate,
semplicemente apparse sul mio monitor per brevi tratti acceso su ciò
che è altro dalla realtà.
Il tono è apocalittico,
ossessivo, triste, una presa in carico d’impotenza tanto biasimata
da certi cantori della dissoluzione, da farne un vessillo modernista
mai ammainato; ma vì è un tocco di speranza, il tepore di un manto
protettivo sgualcito, la maternità uterina di un caldo bagno
amniotico promanante da un ordine definito o definibile, da questa
trama inestricabile, inesplicabile, screziata di galassie, trama di
cellule, rete neurale, incesto anima-corpo, creatura-Creatore.
Il Pontefice parla all’
Udienza Generale; l’anno è il 1972; il giorno è il 15 novembre,
un’ora di luce invernale storpiata da un’algida atmosfera
saturata da considerazioni sul male e precisamente sul Demonio.
Così dice: “È molto
interessante il quadro della storia drammatica dell’ umanità,
dalla quale storia emerge quella della redenzione, quella di Cristo,
della nostra salvezza, con i suoi stupendi tesori di rivelazione, di
profezia, di santità, di vita elevata a livello soprannaturale, di
promesse eterne.
A saperlo guardare,
questo quadro, non si può non rimanere incantati: tutto ha un senso,
tutto ha un fine, tutto ha un ordine ...”