Pubblicato su Pauperclass il 18 settembre 2016
E va bene, lo ammetto.
Ho sprecato il mio tempo.
Molti di noi l’hanno fatto ed è bene, anche per loro, addivenire, prima o poi, a un mezzogiorno di fuoco dell’anima.
Si nasce, si ama, si studia, si impara, si vive.
Ma quanto di ciò che abbiamo vissuto è frutto della nostra scelta? Non sarà che abbiamo preferito, più o meno consciamente, il caldo letto del conformismo?
Non intendo coinvolgervi; parlerò solo di me (che sono nato a sinistra, altri declineranno l’esame di coscienza a loro modo).
Sin all’inizio degli anni Duemila votavo a sinistra. Perché?
A dir la verità non lo so. La mia famiglia era piuttosto tiepida. Si votava PCI, ma i miei vecchi rimanevano sempre dei simpatici reazionarî in tema di diritti civili. Mettiamola così: desideravano un’Italia più pulita e confidavano, blandamente, nei dirigenti comunisti. E tuttavia mai comprarono una copia dell’Unità, mai si iscrissero al Partito, mai ne frequentarono le sezioni o le manifestazioni. Il loro motto, insondabile, era: nulla di troppo. E la politica attiva, militante era, appunto, qualcosa di troppo: ideologica, forsennata, un po’ fanatica.
Il sottoscritto, invece, declinò la giovinezza e la media età proprio sotto l’ombra dei diritti civili. Era naturale supportare sinistra e diritti civili. Anche il mito americano (veltroniano!) esercitava il suo fascino: non erano gli americani che avevano liberato l’Italia dalla dittatura fascista?
Parallelamente coltivavo il culto per la Resistenza e i suoi uomini.
Partecipai a convegni, congegnai incontri, approfondii alcune figure di patrioti, portai alla luce cinema e letteratura di quegli anni.
Bene. Cosa resta di quel tempo glorioso oggi?
Un bel niente.
Si può affermare, in tutta tranquillità, che passerò la seconda età dell’esistenza a rinnegare ciò che ho fatto.
La sinistra, la Resistenza, i diritti civili … ormai li considero alla stregua di ciarpame. Rischio di gettare via bambino e acqua sporca, grano e loglio insieme? E sia. Se questo serve a una comprensione migliore del mondo.
Rinnegare sé stessi, a questo ci si riduce in un’epoca di menzogne.
Cancellare d’un sol colpo decenni di esistenza.
Sì, poiché occorre guardare in faccia il mostro, sempre.
Inutile abbellirlo, o girargli intorno per scrutarlo alle spalle, o mentire riguardo il suo aspetto con gli ospiti, o rimuovere gli specchi da casa.
Un mostro è un mostro e lo si deve ammettere sempre e comunque, anche a costo di pagare in termini di pace interiore.
E allora, a distanza di anni, devo ammettere che la Resistenza e la sinistra, col loro atteggiamento compromissorio, c’hanno messo il mostro in casa. Consegnare il paese a una potenza militare straniera, stendergli il red carpet dell’umiliazione, farsi carico della sua politica estera omicida (e spesso disastrosa per noi) si sta rivelando un cappio sempre più stretto. Finché la Natoamerica prosperava prosperammo anche noi, chi lo nega? Ma il declino, civile, economico e morale ci porterà sempre più a fondo, come un condannato in mare legato assieme a un cadavere.
La dichiarazione dell’ambasciatore natoamericano Phillips a favore del Sì al referendum è solo l’ultimo atto. E, purtroppo, non è un’ingerenza, ma una precisa direttiva.
E a questo ci ha portato non la sconfitta, ma la resa.
Sì, nel 1945 era meglio perdere, rovinosamente, e ripartire da una disfatta invece di sacrificare noi stessi (e ciò che siamo stati) sull’altare di questo nichilismo autodistruttivo.
E come rifiutarlo?
Non c’è che un modo: cancellare il nostro recente passato politico. L’antifascismo, il piano Marshall, il 25 aprile, la mitologia del partigiano, Sordi che fa l’americano … dobbiamo dimenticare tutto, a qualsiasi costo, anche quello del torto e dell’ingiustizia verso figure storiche integerrime e coraggiose.
Guardiamo il mostro in faccia: ci siamo consegnati mani e piedi a coloro che ci distruggeranno.
L’ambasciatore americano Phillips non è un semplice colonizzatore. È il portavoce di un potere sovranazionale (la cui scaturigine contingente sono gli USA) che aspira a un ordine neofeudale mondiale da attuare con ogni mezzo: militare, psicologico, economico. Merkel, Tsipras, Blair, Schroeder, Renzi, Hollande sono le comparse, sempre rinnovantesi, di tale atto (a senso) unico.
C’è ancora chi soggiace al fascino della destra e della sinistra, della democrazia, dell’Occidente, della libertà, del progresso. E la Natoamerica è la sirena che dolcemente modula questa litania.
Ecco il solo modo per scappare, lo ripeto. Rigettare in massa i miti politici del dopoguerra. Tutti. Compresi quelli del buon soldato americano, Sciuscià, la Resistenza, i fratelli Cervi, la democrazia, la destra e la sinistra, il progresso civile, il Sessantotto, le lotte studentesche, l’Europa di Spinelli, l’umanesimo illuminista et similia.
Questo, lo ri-affermo a scanso di equivoci, vale per me.
Altri dovranno rigettare l’anticomunismo alla Guareschi, il cattolicesimo pievano, il fascismo da operetta col busto del duce in anticamera e così via.
I miti politici del dopoguerra sono degenerati in una sovrastruttura che impedisce l’azione e paralizza ogni lingua. Allora meglio disfarcene e ragionare esclusivamente in termini di realpolitik dura e pura.
Guardare il mostro in faccia.
Tabula rasa.
Fare astrazione di settant’anni di storia e immaginarsi, nel 2016, come fossimo nel 1945.
Domandarci: siamo sotto scacco. E allora chi può liberarci dai liberatori? Un partito razzista tedesco? Ben venga! Il terribile Trump? Ben venga! Gli isolazionisti inglesi o norvegesi? I secessionisti scozzesi e catalani? Si accomodino!
E questo metodo va applicato per un semplice motivo: poiché il potere ragiona allo stesso modo.
Il potere va per le spicce.
Chi serve per destabilizzare l’Ucraina? I nazisti? Ben vengano!
Chi ci occorre per fare pressioni su Siria e Iran? I tagliagole sunniti? Perfetto, si apra subito un corridoio umanitario gonfio di armi e dollari!
Chi abbiamo sul campo in Afghanistan per cacciare i sovietici? Quel guevarista di Massoud? Bene, lo si inondi di Stinger!
Chi può aiutarci a frantumare la Jugoslavia? I compagni comunisti? Facciamo eleggere Baffetto con un colpo di mano in Parlamento! Tanto il Mortadella quello che doveva fare (impostare l’Euro) l’ha già fatto!
Capisco che la nostalgia e il ricordo possano impacciare tale operazione di pulizia.
Ma va fatta.
Il potere è apolide e pragmatico.
E quindi pragmatici e brutali dobbiamo diventarlo pure noi.
La zavorra sentimentale va gettata via senza rimorsi. Per non restare a terra.
La riprenderemo a bordo in tempi migliori.
Mah io non mi sono fatto tante remore o sentimentalismi.
RispondiEliminaAppena imbroccai la via complottista grazie a un articolo di Dezzani pubblicato su sinistrainrete non ho mai avuto rimpianti per il tempo perduto a deprimermi sul sito de la Repubblica e sul taglio polcor che dava a tutte le notizie. Intimamente non ero d'accordo e ne ero ben consapevole, ma liquidavo reprimendole le mie tendenze tribalistiche, localiste e proto-fascistoidi come un'imperfezione di carattere che avrei dovuto smussare col tempo. In fondo, gli altri non si facevano questi problemi. Mi facevo il lavaggio del cervello da solo in pratica.
Quando poi ho rotto l'isolamento e ho scoperto i vari siti complottistici, fu liberatorio. Scoprii che quei tali altri che non si facevano problemi per come il polcor faceva a pezzi la civiltà non erano moralmente superiori, ma culturalmente nulli, delle tabule rase. E' gente che non è semplicemente in grado di notare le contraddizioni che vengono dal confrontare la realtà con le minchiate dei media.
Cominciai con Dezzani nella maniera suddetta, poi grazie ai commentatori approdai a Bagnai, Blondet, Fusaro e vari altri siti di discepoli di Costanzo Preve, tra cui Pauperclass di Eugenio Orso. E' stato bene però a un certo punto abiurare un paio di costoro.
E' importante che la gente abbia conferma che la percezione del degrado è sentimento condiviso; chi esalta la situazione è colluso col sistema in qualche modo, anche per via indiretta (statale o genitori statali immerso in ambiente con altri simili a lui). Oppure è un ripugnante opportunista che non ha sensi di colpa a dire e agire falsità ben sapendo di mentire per interesse.
Il potere imperiale fa un lavoro egregio di atomizzazione delle coscienze, è sempre un nuotare controcorrente.