05 gennaio 2023

La modernità come cancro terminale

Roma, 5 gennaio 2023

Una cellula. Una sola, tra migliaia di miliardi … che, a caro prezzo per la salute del collettivo di cui fa parte, cioè il nostro corpo, va a prendersi il sogno proibito dell’immortalità … Il rompicapo del cancro è una folle corsa verso l’illusione dell’immortalità. Illusione, perché l’aggressore, il sovvertitore dell’ordine, non ha altra prospettiva che il perire insieme al sistema di cui è parte …”.
Sono le prime parole d’introduzione di Telmo Pievani al saggio di Pier Paolo Di Fiore, Il prezzo dell’immortalità. Cosa sappiamo del cancro e come possiamo sconfiggerlo. Pievani, di cui temporaneamente dimenticheremo certe ottuse intemerate scientiste, così prosegue:
L’edificio complessivo dell’organismo poggia sempre sul filo di un equilibrio dinamico, in un gioco di interazioni, di segnali e di meccanismi molecolari che tengono a bada le spinte anarchiche e le tentazioni di perversa libertà delle cellule … se per qualche ragione i controlli e i vincoli saltano, una forza primordiale silente si sprigiona e semina lo scompiglio”.
Noteremo, en passant, come lo scientista Pievani usi termini metafisici; o teologici. Di fatto sta parlando della civiltà umana degli ultimi centomila anni con la lingua di un predicatore medioevale. E però, per tutti, chiacchiera di cellule; e allora: è scienza!
Ma torniamo a noi.

25 dicembre 2022

Non lamentatevi (sconsigliato ai deboli di stomaco) [Il Poliscriba]

"Gesù è la vita" sullo sterno e il greenpass sul cuore. Contraddizione? Assolutamente no. Il Cristo, infatti, viene declinato in gergo barbaro, postscespiriano: apocalittico.
 

Ottimo Natale e buon 2023 a tutti i venticinque lettori

 
Il Poliscriba

Io scriverò politico quando starete zitti … per parafrasare una splendida canzone di Bruno Lauzi.
Per ora scriverò ai ventri molli di tutti coloro che blaterano d’Italia e di italiani, ma del paese reale  e della gente in carne e ossa non gliene frega niente.
Cosa si deve ancora subire per prendere una decisione forte, coerente in direzione di un vero cambiamento di costume, di pensiero e conseguentemente di azione?
Quando pensiero, parola e azione saranno coerenti e sulla coerenza il popolo sceglierà i suoi governatori e i governatori rispetteranno il popolo che li ha eletti?
È stato tutto uno scherzo?
La gente scesa in piazza contro la dittatura del greenpass, contro le reclusioni forzate in nome di una scienza impazzita a scopo di lucro, dov’era il 25 settembre?
I quando interrogativi sono ormai impregnati di eternità, mentre il desiderio di mutare la condizione esistente, resta sullo sfondo, un ricordo incatenato ai rumori forti di manifestazioni assordanti, che sembrano appartenere ad un’altra eternità declinata al passato remoto.
Per farla semplice, in seguito alla tempesta pandemica cavalcata senza ritegno dai padroni spietati dell’informazione e della sanità,  e   alle speculazioni economico-finanziarie innestate prima e dopo la guerra fratricida in Ucraina dalle stesse consorterie proprietarie anche del sistema energetico globale, il popolo ha preferito il veleno all’antidoto.
E se domani, per restare nell’alveo sicuro della canzone, verrete marchiati come bestie da macello, non lamentatevi.
Se le promesse elettorali che vi hanno adescato, sventolate come carote, saranno disattese, non lamentatevi.
Se la violenza politica si abbatterà su di voi senza ritegno alcuno, non lamentatevi.
Se l’insicurezza economica e sociale vi renderà insonni, non lamentatevi.
Se sarete obbligati alle transizioni più disumane in ossequio all’agenda maltusiana che vi vuole concime per piante o cibo liofilizzato per i sopravvissuti all’ecatombe energetica o nucleare, non lamentatevi.
Se perderete la casa per i debiti estorti da uno Stato aguzzino, connivente di un’ alta finanza diabolica, non lamentatevi.
Se non potrete garantire un’altra istruzione ai vostri figli e un miglior accesso al mondo del lavoro, che non sarà certo oggetto di una sana riforma, non lamentatevi.
Se i soffitti delle scuole cadranno sui vostri figli, non lamentatevi.
Se interi paesi sprofonderanno nel fango a causa del dissesto idrogeologico, non lamentatevi.
Se le mafie continueranno a fare loschi affari con la pubblica amministrazione, non lamentatevi.
Se i rincari delle materie prime, dell’inflazione, dei mutui vi schiacceranno privandovi del futuro, non lamentatevi.
Se la sanità pubblica sarà interamente privatizzata, non lamentatevi.
Se finirete ai margini della società, in una spirale discendente verso povertà e malattia, derubati delle minime garanzie di accesso alle fonti di sostentamento per voi e i vostri cari, non lamentatevi.
Se sarete valutati come un peso per il progresso acefalo che premia soltanto immoralità e ricchezza, non lamentatevi.
Se crederete a qualunque fandonia, perché avete perso il credo della liberazione dai vessatori senz’anima, che vi vogliono schiavi dei loro brand, della rappresentazione social delle loro splendide vite vissute rubando le vostre, non lamentatevi.
Se vi affannerete per tre pasti al giorno, in coda davanti agli sportelli della distribuzione di una mera sopravvivenza contraria a qualsiasi immaginazione al potere, non lamentatevi.
Se malgrado le sofferenze, le calamità che vi hanno investito negli ultimi anni, non annusate l’odore di morte nell’aria, non lamentatevi.
Siete prede senza speranza, pecore impaurite ricondotte all’ovile dal primo pastore che passa, un pastore sadico che si è accordato con i lupi per farvi sbranare.

03 dicembre 2022

Taci, il nemico ti ausculta


Roma, 2 dicembre 2022

Ben prima del pronunciamento della montagna sull’obbligo vaccinale, ho gustato la Silvana Sciarra in una minuscola dichiarazione di riscaldamento. Viso magro, ma non smagrito, candida messa in piega, talmente inappuntabile da apparire scolpita, un taglio cesareo per labbra, la Nostra recitava un cibreo burocratico in quell’anti-italiano (di cui si lagnò a suo tempo Italo Calvino, pace all’anima sua) cui la giustizia ricorre quando deve sentenziare senza far capire nulla di ciò che accadrà.
La commedia all'italiana ha ricavato varie scene comiche da tali sgranate di rosario; come quando l'imputato si rivolge all’avvocato chiedendo lumi: “Ma quanti anni mi hanno dato, dottò’?”, “Ma quali anni, Mericoni! Lei è assolto!”; oppure: “Allora l’abbiamo sfangata, dottò’!” “Ma che sfangata, sono cinque anni, Mericoni!”: perché il sentenziese è a doppio taglio significando tutto e il contrario di tutto all'orecchio volgare.
Solo che qui la Silvana ci ha sorpresi. A dir la verità non mi son reso conto, a causa della mia struttura inconfutabilmente plebea, se fossi ancora in me oppure sprofondato in un fugace deliquio cui spesso soggiaccio a fronte di autorità così autorevoli. Già raccontai di quando fui ghermito da un soporoso stato psichedelico durante un discorso di fine anno del Presidente della Repubblica. Probabile che sia stato così anche stavolta. Le fattezze della Sciarra, già di per sé aristocraticamente riconducibili al fenotipo mattarelliano, presero a circonfondersi d’un aura indefinita, da suffumigio rituale; quella robotica tefillah in una lingua insensata, priva di toni e cesure, un pocolino incespicata e appena sommossa da bollicine tecniche (“a quo”), m’indusse, perciò, da subito alla rivelazione. Sembrò, insomma, e parlo per me, che la nostra Presidente, ogni tanto, interrompendo fugacemente la litania, si microaccendesse d'un sorrisino dolcemente estrogeno, labbra serrate e commessure lievemente increspate: da amica d’infanzia; e che, al contempo, promuovesse tale empatia,
quasi inavvertibile, mercé alcune birichine alzatine di spalla, come a render ancor più complice l’uditorio. “Sebbene nulla comprenda e voglia comprendere ... da questa donna non potrà venire nulla di male …”, avrò pensato, già assuefatto alla pipa da crack che il potere mi concedeva: "Questa non è una mia superiore, è la Marina Morgan dei costituzionalisti, ci vuol bene, tanto … tanto bene … sono gli altri a sbagliare ... io in particolare ...".
Qualche ora dopo mi svegliai allucinato, con qualche linea di febbre nelle ossa.
Ero pronto a rigettarmi nei vicoli plumbei della città.

Se, nell’inferno più sudicio della postmodernità, esistesse un girone riservato a chi cercò di imitare vanamente l’intelligenza, questo verrebbe comunque negato ai giornalisti italiani, troppo in basso per qualsiasi idea di nequizia. Il modo in cui, tronfi, essi citano questa locuzione latina (“a quo”), cicalando di “via incidentale”, merita il nostro disprezzo più lutulento. D’altra parte, ma questo vale per tutti, il giornalismo germinò di pari passo all’Illuminismo ideologico e tecnico. “The Tatler” e “The Spectator” di Addison & Steele nacquero ai primi del Settecento, in Inghilterra, dove dell’ideologia non sapevano che farsene. Rimase la tecnica, l’efficacia, che, proprio per esser al massimo operativa, aveva da far regredire nella dimenticanza lo stile, la cautela, l’evocazione poetica. Germinava l’informazione, moriva la verità. In tre secoli questo rogo ha consumato tutto. Non restano nemmeno i tizzoni esausti. Solo una fine calcina postatomica, a coprire ogni cosa, ogni granello fungibile all’altro, all’infinito.

Sulla punta della lingua del parassita vi è sempre questo disprezzo antropologico per chi produce la ricchezza; che il parassita a sé annette, per diritto di casta, come se questa fosse prodotta da una cornucopia di folletti; nella casetta di marzapane.

07 novembre 2022

Suppliche laiche [Il Poliscriba]


Il Poliscriba


Ho visto persone schiacciate da una pressione idraulica contro il cemento, affermare il dissenso contro criminali negazioni.
Alcune di loro indossavano abiti da lavoro, altre stringevano rosari tra le dita, sacralizzando oltremisura il disfacimento dei fondamenti costituzionali, altre ancora, araldi di una normalità vinta dal quotidiano esistere, urlavano a divise insensibili il disperato bisogno di comunità e giustizia terrena che ci costringe separati, accartocciati negli invisibili angoli dell’egoismo di comodo.
Guerra tra stipendiati e salariati, tra redditi protetti e disoccupati, tra sani e presunti malati, tra vecchi e giovani, tra controllori e controllati, tifoserie inventate ad ogni nuovo giro di giostra dell’ opinionismo d’accatto … ‘ma il cielo è sempre più blu’.

23 ottobre 2022

Il ragionier Giuda

Quentin Massys, Gli esattori

Roma, 21 ottobre 2022

La destra ha vinto! Infatti comincia a rendersi ridicola. Predato il bottino clientelare, spingerà sempre più per la propria dissoluzione sino a riconsegnare l’Italia alla gang progressista internazionale di cui, peraltro, fa parte da almeno vent’anni. Giorgia Meloni ha un compito difficile, una parete di sesto grado spalmata di vaselina: occupare le furerie con tutte le locuste disponibili e recare al fallimento il proprio governo in tempi ragionevoli. S’intenda: ragionevolmente lunghi per far digerire all’elettore-tifoso la nuova disillusione; e il nuovo tecnico che ci salverà.

Il lascito più pericoloso dell’ingannevole democrazia 5S è stato quello di far credere che la corruzione consiste nelle tangenti, nelle valigette zeppe di contanti, nelle buste rigonfie di pezzi da venti euro. Instillare nel popolicchio l’idea che il politico sia un rubagalline, insomma, così come l’imprenditore, mentre invece il ladrocinio avviene strutturalmente, sotto gli occhi di tutti, con atti ineccepibili o per mezzo di atti omissivi talmente difficili da dimostrare che le indagini, ammesso che partano, non possono che arenarsi nelle sabbie della prescrizione. Il popolicchio vive in una casetta di marzapane, al riparo della verità. E la verità è che il patriziato ormai fa blocco al di là del bene e del male. L’intero affare dei tamponi, a esempio, così come quello dei ricoveri COVID, è stato progettato a tavolino, durante cene ricche di leccornie e vinelli, presenti imprenditori sanitari, magistrati, altolocate sezioni della gendarmeria italiaca e, ovviamente, alcuni legislatori, a livello locale e nazionale. Queste locuste non si preoccupano certo delle indagini, delle inchieste o delle cimici di Report; gli unici loro timori sono gli avversari politico-mafiosi: solo quelli possono fargli le scarpe. Un ex presidente regionale, tanto per fare un altro esempio, si scavò la fossa con le proprie mani allorché, in qualità di giornalista, mise in luce alcune anomalie; le locuste se la legarono al dito, lo fecero addirittura eleggere per poi sfruttare i suoi vizi; risultato: scomparso dalla circolazione. Ma l’Italianuzzo crede ancora a Mario Chiesa o al democristiano romano con i venti milioni di lire del barista Pancino nelle mutande.

01 ottobre 2022

2 + 2 = 5

 

Roma, 1 ottobre 2022

Ho provato, con tutto il cuore, a parlare con una sedia, ma quella - niente - non mi risponde.
Non va meglio con cani e gatti.
Nei pesci d’acquario, con quegli occhi eternamente spalancati, il ritmico boccheggiare, rinvengo tratti psicologici prossimi a quelli dell’Italiano Medio. E però non va bene; ché il pesce dà l’aria (scusate il motteggio), se lo fissi almeno un quarto d’ora, d’un baluginio di comprensione: assente, invece, nell’abitante d’Ausonia.
Con l’Italiano Medio, non più tanto medio poiché vasta e implacabile maggioranza, l’incomunicabilità è totale.
L’Italiano Medio, il Cretino 2.0, ha vinto, risucchiando nella propria sacca i cretini tradizionali e gli ex-intelligenti in una sconfinata prateria alogica e nichilista dove l’alto e il basso si equivalgono.
Per questo mi ritrovo a disperatamente interrogare caffettiere, lavatrici, barboncini e soriani e canarini: alla ricerca d’una luce di umanità ed empatia. Niente da fare, si sono rincoglioniti pure quelli: d’altra parte anche elettrodomestici e animali da compagnia, al pari del Cretino 2.0 (ora maggioritario: 90% della popolazione, almeno) sono mansuefatti. Gli dai lo zuccherino e la crocchetta o la carota e quelli ruminano. Credendosi degli strateghi, dei furbi di tre cotte. Che spettacolo. Mai avrei creduto di attraversare un cambio epocale in cui 2+2=5 e la normalità è un mostro da rifuggire.

Una volta chiesero a Bertrand Russell: “Se 2+2=5, allora dimostri che Lei è il Papa”. Russell accettò: “Se 2+2=5 allora 4=5. Da entrambi i numeri sottraiamo 3 e avremo 1=2. Io e il Papa siamo 2, ma se, come premesso, 1=2 ne consegue che io e il Papa siamo la stessa persona”. Ineccepibile, no? Ciò condensa, in una goliardata, la logica degli avvenimenti europei e mondiali. Ex falso sequitur quodlibet. Da una premessa falsa (2+2=5) consegue qualunque cosa passi per la testa. E chi ha formulato questa premessa falsa? E, soprattutto, qual è tale falsa premessa? La felicità che consegue a una libertà infinita. Una menzogna luciferina. Ci siamo liberati di tutto per lo zuccherino della felicità. Un classico scambio diabolico, da leggenda cristiana, come se ne leggevano a bizzeffe sui libri di lettura degli anni Cinquanta e Sessanta. Ci tengono prigioniere! Liberiamoci! Distruggiamo tutto! Bruciamo tutto! Le streghe son tornate! Diritti! Diritti! Verso la felicità! Ma la falsa premessa e la falsa promessa luciferine hanno solo generato delle isteriche; e delle stupide di massa. Una stupida come la Boldrini è difficile rinvenirla in ogni epoca. Ma questo è solo un esempio, non vorrei passare per misogino.

18 settembre 2022

La casetta di marzapane

Roma, 18 settembre 2022

Ho letto, con attenzione un po’ distratta per la verità, le obiezioni anti-astensioniste del professor Andrea Zhok (chi volesse leggere integralmente il breve testo, ripreso dal suo profilo social, può scaricarlo da qui).
Zhok esamina undici tesi favorevoli all’astensionismo e le decapita con brevi colpi d’ascia: inferti con attenzione un po’ distratta, per la verità.
Cercherò di rispondergli.
Non a lui direttamente, ovvio, poiché egli “è un filosofo e accademico italiano, professore di Antropologia Filosofica e Filosofia Morale presso l'Università degli Studi di Milano. Si laurea in Filosofia Teoretica all'Università degli Studi di Milano con una tesi su Max Scheler, discussa sotto la supervisione di Carlo Sini, di cui è allievo: il che lo pone parecchi gradini di autorevolezza sopra di me. Cosa potrei opporre a “Milano”, “Max Scheler” e “allievo di” se non un minuscolo “Roma”, “Guido Cavalcanti” e “omo di nullo savere”? È soprattutto Max Scheler che mi turba … avessi mai letto una riga … e sapete il motivo? Perché egli è autore che, a priori, detesto … non l’ho letto e non mi piace, come disse qualcuno … come Benjamin, Derrida, Barthes, Adorno … mai sfiorati in vita mia … a me si confà l’accamparsi, vita natural durante, presso altri macigni di granito: “l’essere è, il non essere non è”, a esempio; oppure: “La natura ama nascondersi” o “Nell’illimite gli esseri … pagano l'uno all'altro la pena e l'espiazione dell'ingiustizia secondo l'ordine del tempo”. Frasi di cui non occorre venire a capo … è fruttuoso, invece, meditarle … l’arricchimento consiste nel girarci attorno, spesso vanamente …
E veniamo a noi.

11 settembre 2022

Il sapore della ciliegia

Roma, 22 settembre 2022
 
Jorge da Burgos, trasportato al 2022 come lo stilita di Luis Buñuel, rimarrebbe disgustato dalla clownerie dilagante, a ogni livello; organizzata, compiaciuta, devastante: uomini vestiti da donna, bagascioni, drag queen, negri biondi, rapper delinquenti, invertiti psicopatici e pedofili formano, oramai, la classe dirigente occidentale del Nuovo Millennio. Le femmine, poi, hanno un che di indefinibilmente deforme: abbronzature da mulatte, pelli tirate come tamburi apocalittici, acconciature da mignottone di Tor di Quinto, occhi sbarrati, movenze lardose, dentature isteriche. Osservando l’International Barnum Circus, giorno dopo giorno, riesco a intimamente comprendere la profonda razionalità dell’Inquisizione spagnola, altro che repressione. Questi uomini operavano per contenere the overwhelming chaos … e li han fatti passare per semplici reazionari! Reazionari lo erano di sicuro, come il sottoscritto, peraltro … ma, incredibile dictu, agivano sulla base di norme distillate nei secoli … per durare, ecco il succo, per durare! … per difendere l’umanità dalla dissoluzione … ma cosa sta dicendo! Ma lei è folle! Difendere l’umanità! Ma cosa dice! Eppure è così. Finalmente libero dalla destra, dalla sinistra, dalle prudenze, dai retaggi e dai vincoli del perbenismo … come Marlow, come Kurtz … libertà persino dalle proprie opinioni … vi dono la verità in un pugno di polvere: la storia universale, del più minuscolo e insignificante pertugio della Totalità, di cui l’uomo è parte ancor più insignificante, è un galoppo sfrenato e ineluttabile verso la distruzione. La legge divina par excellence … la dissoluzione … di cosmi, pianeti, sentimenti … metaforizzata da qualche povero trombone quale Seconda Legge della Termodinamica … tale la dannazione cui solo Dio può sottrarsi, fuori delle coordinate della mortali … resistere, ecco la legge divina cui dobbiamo attenerci … durare … costruire confini, trincee e palizzate contro la corrente che ci travolge eternamente: ciò è l’etica che ci attiene. Conservare, durare, definire. Il primo Pontefice si chiama Pietro. Immortalare, rendere eterno, opporsi al cambiamento in ogni sede dell’anima … opporre il rifiuto … rimanere sé stessi, per sempre! Ecco la gravitas, quella mozione in cui la lugubre certezza della fine si sposa allo stoicismo della resistenza.
La ridda stregonesca, il sabba, il Carnevale della logica … la mutevolezza e l’ambiguità dionisiache, ecco cosa temevano i Greci … hanno dovuto sussumere quel cialtrone ubriaco e transessuale nel loro Olimpo, per neutralizzarlo … così come l’Inquisizione dovette bruciare, taglieggiare, torturare … l’Arcinemico voleva cambiare, sempre, devastare la forma e quindi assumere, scriteriatamente, ogni forma, a piacere, proprio per irridere la Forma … ciò che si era concepito in ogni epoca escogitando i multiformi vestimenti delle figure sempiterne del Santo, dell’Artista e del Sapiente …
 
Il nuovo primo ministro inglese (in assenza d’Inghilterra, beninteso) ha il nome d’una glam rocker (Joan Jett, Suzi Quatro) e la faccetta bruttina d’una comprimaria da serial TV anni Settanta.
Ricordate George e Mildred (George & Mildred, 1976)? Così.
Possiamo immaginare la scena:

24 agosto 2022

www.saretepoveri.it


Sermugnano, 23 agosto 2022

All’altro capo del telefono, alle 7.58 d’una mattina già asfissiante per l’umidità e la calura, capto singulti e voci spezzate. Una conoscente. Temo per una disgrazia. Incidente stradale, morte per elettrocuzione o banale sindrome IPL (Infarto Post Lockdown)? “Ma come si fa … ma come si fa …”; annuisco, d’una costernazione, però, non ancora libera dai fumi d’un sonno popolato da incubi mediocrissimi. La mia partecipazione è totale, accorata: ovviamente. Tanto che mi sta per uscire di bocca un commiserevole: “Ma era ancora così giovane … se non sbaglio, se non ricordo male …” quando la mia innata prudenza (un demone socratico) scarica un fiotto di adrenalina; mi sollevo sulla sponda del letto stropicciato, un poco più lucido, schiarendomi la gola. “Scusa Clara, puoi ripetere … stento a crederci … un duro colpo, ma vorrei capire …”. “18.000! Hai capito …? Era sempre 3000 ... 3.500 al massimo ...”, frigna l’interlocutrice. Niente morto, quindi. Taccio. “18.000 euro! 18.000!", continua lei, "ma come si fa … ma come si fa … dobbiamo chiudere … arrivata ... oggi ... come si fa … come si fa …”. La luce rischiara i recessi, finalmente. Le nuove bollette o una stagionata cartella esattoriale raccattata dal fondo usurario dell’incompetenza nazionale? “18.000 euro di luce! Un baretto del c… ma io dove li trovo?”. Un baretto non proprio baretto; al limitare del pieno centro storico romano; modesto, tuttavia, a conduzione familiare, che regala pane diretto a sei o sette individui più a fornitori e quant’altro. Una microimpresa, l’ossatura dell’Italia, quella che dava tanto fastidio a Prodi e compagni di Prodi (“In Italia le imprese sono troppo piccole … multinazionali ci vogliono, perbacco! Altrimenti ci mangiano!”). Alzo la voce inducendo la signora a calmarsi; definisco i limiti del novello Ground Zero (euro 18.000 per fornitura di elettricità nel mese di luglio più eventuali conguagli) e consiglio di inviarmi (per whatsapp!) gli scartafacci che attestano la catastrofe.
Scrivo alla società che ha partorito l’infamia, una delle tante.
Apprendo che l’esercizio ora gode di tutele crescenti; prima d’inoltrarsi nel mercato libero vero e proprio; e dopo aver reciso finalmente i legami col mercato tutelato, quello dei nostri genitori e nonni, in cui uno Stato ancor benigno s’interpolava fra cittadini e Moloch internazionali.
Arriva la risposta.

18 luglio 2022

Le scarpe rotte


Roma, 18 luglio 2022

Qua viene giù tutto! La Lagarde il 19 luglio alza i tassi! È finita! Le sanzioni faranno il resto! Si soffrirà, ma saremo liberi, finalmente! Mi chiedo sempre perché l’apocalisse è immaginata dai complottisti come un evento da blockbuster americano. Evidentemente, nei decenni, anche l’immaginario collettivo dei più sensati ha subìto un veloce riaggiustamento: sin a una sconcertante puerilità. Tecnica e puerizia, segno distintivo dei tecnopueri, vanno a braccetto in una considerazione della fine quasi sempre ricca di esplosioni, carestie, detonazioni e invasioni di sabbiodonti. Son fatti così, inutile contrastarli. Vano farli ragionare in tal modo: “Cari ragazzi, ammettiamo anche che avvenga uno sconquasso finanziario-economico … ma questo è solo il risultato di una lunga preparazione … di un processo autodistruttivo di decenni … siamo già finiti … come potete confondere il crollo finale col vero lavorìo da ratti che ha roso fondamenta che parevano resistere altri mille anni … col vostro beneplacito, peraltro …”. Ma a questi piace il botto; tifano, anzi, per il botto ché la palingenesi, secondo loro, ha da avvenire con la dinamite. La ricostruzione delle cause dell’apocalisse, cui pure loro hanno contribuito, non li tange nemmeno un pocolino … i colpevoli son sempre gli altri … colpa di Prodi, di Carli, di Garibaldi … mica di chi si faceva le vacanze in Costa Azzurra accendendo il mutuo … perché, poi, a ben vedere non è PIL pure questo?

Un paio d’anni fa mi decisi un investimento a lungo termine: l’acquisto di ben quattro paia di scarpe. Mi rivolsi, quindi, a una nota catena di abbigliamento di qualità medio-alta che vantava modelli e marche fra cui operare una scelta ampia e rilassante. Spesi circa 500 euri risparmiandone, poi, almeno altri 100 grazie a una serie di saldi, offerte, sconti e combinazioni da scioglilingua (sempre a tuo favore: se ne prendi tre paia abbatti il costo del paio che costa meno: meno 50%!).
In realtà odio fare compere; l’accumulo costituisce, quindi, solo uno dei modi per eliminarne la frequenza. Il raptus da shopaholic si concretò, almeno quella volta, nell’acquisto di tre paia di calzature invernali (scarponcini etc) e d’uno primaverile (mocassini).
Il primo paio, invernale, durò circa sei ore.
La scarpa sinistra, in particolare, iniziò subito a ricoprirsi di una serie di macule chiare; la destra, invece, s’abbrunò sulla punta, a farsi quasi corvina.