19 marzo 2020

Pol-tronisti cercansi (e una buona notizia, seguita da una cattiva notizia)


Roma, 18 marzo 2020

Dall’Enciclopedia Treccani: “glïòmmero s. m. [lat. glŏmus -mĕris «gomitolo»]. - Voce del dialetto napoletano («gomitolo»), usata anche per indicare un componimento poetico dei secoli 15° e 16°, formato di una serie di endecasillabi con rima al mezzo, in cui si affastellano gli argomenti più varî, allusioni a fatti del giorno, ricordi di vecchie storie, proverbî, ecc”. Equivale alla frottola.


* * * * *

20-20. Prendo, a casaccio, dal sito Il giardino degli Illuminati, tale perlina: “Dal punto di vista esoterico il numero Venti rappresenta l’agire in modo irrazionale. Una irrazionalità che può essere punita nel caso in cui si sia compiuta una deviazione dalla via maestra”. Benché sia alieno da tali fumisterie mi sembrava dilettevole proporvi questa versione esoterica di #IoRestoaCasa.

Una buona notizia. Ma qual è la buona notizia? Che tutto il gliòmmero del coronavirus infligge un colpo mortale all’Illuminismo. Siamo al cambio di passo: si mutano, finalmente, abitudini consolidate: viaggi, incontri, mega-aperitivi.
Giova, a tal fine, ricordare l’incipit del primo, memorabile, capitolo de La ragione aveva torto?, effort d’un giovane Massimo Fini.
Cosa insinua Fini, in questo deprecabile e fastidioso librino, naturalmente bollato come anti-scientifico? Che la maggiore vittoria dei Lumi consiste nel far credere come il progresso stia sconfiggendo la Morte. Ciò, infatti, è attestato, secondo i Luministi, da tutte le statistiche (sempre loro) sulla vita media pre e post Ancien Régime: si vive di più e meglio!
Fini non è d’accordo e replica: “Il pregiudizio più profondamente radicato nei confronti della società preindustriale è che la vita fosse cortissima. Gli storici parlano di un'età media di trentaquattro anni per le donne e di ventotto anni per gli uomini del Seìcento. Se si considera che oggi la vita media si aggira intorno ai settantadue-settantatre anni, l'ancien régime esce polverizzato dal confronto ed il nostro libro potrebbe chiudersi qui. Solo che, come sempre, le statistiche, nude e crude, ingannano. La media della vita dell'uomo della società preindustriale ha infatti po­ co a che vedere con la durata reale della sua esistenza. Ciò che c'è di vero in quelle statistiche è l'altissima percentuale della mortalità infantile nell'Europa del tempo: si ritiene che, su mille nati, da centocinquanta a trecento morissero prima di raggiungere l'anno di età e altri cento o duecento prima dei dieci anni. Era questa la durissima selezione iniziale che lasciava in vita solo i più robustii. Ma se uno riusciva a farla franca le cose si mettevano meglio. Innanzi tutto la durata massima della vita non era diversa da oggi”.
Forse oggi si vive dieci anni di più. Ma, ecco la domanda capitale, a quale prezzo? I figli, a prezzo di ciò che illustrai in Mortacci 2 (paralipomeni a Il respiro dei nostri padri). I padri e le madri a prezzo dei figli; e di sofferenze indicibili: escissioni, incisioni, flebo, cateteri, apparati respiratori recati a spasso come appendici d'una tortura sadica. E i figli al prezzo dell'amore filiale; i figli, stremati, perduti o menefreghisti, che vedono mutare l’antico amore in novello risentimento. L’industria della pillola e della puntura incassa proventi sardanapaleschi; lo Stato, questa puttana della Patria, fa da mezzano, impoverendo i figli e disgregando la comunità e la famiglia, una volta welfare epocali.
Ma ritorniamo al punto principale. In tale disfatta, di letti mancanti, vecchi che esalano il respiro lontani da tutti, si comincia a intravedere la resipiscenza del Potere: vi abbiamo mentito, non è questa la Bengodi, si continuerà a morire come prima. Il sogno illuminista è servito, quindi, solo a distruggere la comunità in cambio di un illusorio Eden tecnico-scientifico che, oggi, dimostra la propria inconsistenza. A furia di salire i pioli della scala, il Progresso batte ripetutamente la testa sul tetto di piombo dell’inevitabilità. E, però, il danno è fatto: in cambio del miraggio abbiamo sacrificato il meglio di noi stessi, la famiglia, la Patria, la “social catena”. Aveva ragione Giacomo Leopardi, non ne ho mai dubitato:

Qui mira e qui ti specchia,
secol superbo e sciocco,
che il calle insino allora
dal risorto pensier segnato innanti
abbandonasti, e volti addietro i passi,
del ritornar ti vanti,
e proceder il chiami


Li avete mai letti? Lo dico perché su Giacomino si è asperso il sale dell’insulsaggine scolastica. Leggeteli ora, leggeteli meglio, a strofinar via gli strati delle interpretazioni più sciocche. Come dissi a suo tempo, indovinare il futuro è difficile, ma ancor più arduo è vaticinare il passato. Gli interpreti del passato scremano l'inessenziale per leggere la verità dagli antichi palinsesti.
Leopardi, comunque, è sempre chiaro: "del  ritornar ti vanti/e proceder il chiami".

Una cattiva notizia. Potevo mai darvi una buona notizia? Non sia mai, dobbiamo annullarla subito. Se uno dei capisaldi dell’Illuminismo pare crollare miseramente, soprattutto a livello di suggestione, ciò è dovuto a ciò che oggi si ama definire “cambio di paradigma”. Un nuovo progetto, project for the new mankind century. La trasmutazione da una società occidentale che mira incessantemente al futuro a un sistema mondiale stazionario connotato dalla pace (sub specie pecuniae) e da un feudalesimo che si serve delle spoglie del capitalismo per meglio dominare.

Poltronista. Sost. neutro di livello 1, ex m. [d’origine incerta, prob. derivazione digitale. Composto dall’antico pidgin italico “pol-cor”, acronimo di politicamente corretto, e tronista, individuo che elegge la dimora o divano a esclusivo spazio sociale]. Il termine designava, dapprima spregiativamente, la nuova classe instauratasi dopo le grandi epidemie del primo ventennio del secolo scorso. I poltronisti rifiutavano l’andare pel mondo, ritenuto infetto, concentrando l’intera attività esistenziale, ludica e lavorativa, nella magione ad alta interattività. Riconosciuti dal Blocco Sino-Europeo quale corrente spirituale ed eletti, poi, a religione ecumenica di Rango Centrale, ebbero breve vita. A partire dalla seconda metà del Ventunesimo Secolo, infatti, diluirono lentamente quanto irresistibilmente nel più vasto movimento b-luddista d’ispirazione trascendentale.

Il dottor Semmelweis. Dalla presentazione dell’omonimo libro di Louis-Ferdinand Céline: “Nell'Ottocento, anche nella civile Vienna, molte donne incinte morivano a causa di una febbre di origine infettiva. I medici che visitavano le donne, all'epoca, non ritenevano necessario lavarsi le mani dopo aver sezionato cadaveri. Ciò causava l'infezione, che portava poi al decesso delle partorienti. Dopo attente osservazioni, la causa venne identificata dal dottor Ignatz Semmelweis, passato in virtù di ciò alla storia della medicina come lo scienziato che, scoprendo l'origine della febbre puerperale, mise a punto la tecnica dell'asepsi, così importante per lo sviluppo della medicina e soprattutto della chirurgia contemporanee. Ma questo benefattore dell'umanità non fu onorato in vita, bensì deriso, emarginato perseguitato. Fino a sprofondare nella follia. Questo libro, che ne narra la storia, fu la tesi di laurea in medicina di quello scrittore irregolare e ricco di talento che fu Céline”.
Céline, il Terribile, l’Esecrabile, procede alla beatificazione di un uomo che distrugge ideologicamente l’Antico Ordine. Contraddizioni della storia. Dalle scoperte di Semmelweis, che annientano lentamente la mortalità materna e infantile, trae forza, infatti, l'autentica età postmoderna e il fascino progressivo ch’essa ha esercitato sulle menti più semplici. Come resistere a tali numeri: un miliardo nell’Ottocento, due miliardi negli anni Venti, poi tre quattro cinque sei sino a sette (sette!) dal dopoguerra a noi. Sembrerebbe una crescita quasi esponenziale, per usare un termine caro ai micchi del marzo 20-20. Céline, insomma, forse a causa delle temperie giovanile (il saggio è la sua tesi di laurea), loda inconsapevolmente il nemico. Si passa da un mondo pieno di vedovi e uno fitto di vedove. Il capitalismo moderno, peraltro, assieme all’esproprio della terra, fu anche reso possibile dai Semmelweis: tanta carne al fuoco, produzione, consumo, oltreconsumo, consumo di tutto; finché il gioco rompe la corda; gli Illuminati, esistano e meno, hanno un problema: come governare otto miliardi di micchi infuriati poiché a corto di lavatrici? Occorre frenare l’orgia. Inventiamo i diritti civili! Pauperismo, straccionismo, ecologismo, omosessualismo, antirazzismo, panopticon da controllo totale. Evgenij Zamjatin avverte tutti, nel 1921, dalla propria parte; Jack London, nel 1907, dalla sua. Niente, e chi li sta a sentire? Capitalismo e socialismo si danno la mano, incontrandosi, poi, negli anni Settanta; sino a perfezionarsi, oggi, quando Soros sembra John Lennon e gli ex comunisti si vendono alle multinazionali capeggiate da teste di legno che sembrano cantare Imagine dal balcone di casa.
PS. E due: la socialista Anna Kuliscioff, chiamata da Camillo Golgi, s’interessò vivamente a Semmelweis.

Body bag. Finalmente abbiamo anche noi le body bag. Quanto le si è invidiate! Lo shock americano per i militari avvolti in quei sudari asettici, l’odio, lo sdegno. Dapprima i tremila morti, ora questo: i nostri figli!
Un atteggiamento diverso da quelle delle madri Spartane che guardavano di mal occhio color che tornavano senza un graffio, ma la Morte, nel Nuovo Ordine, non è più parte del ciclo cosmico, ma una ripugnante megera.
E intanto quei sacchi di carne agiscono nell’anima collettiva; si insinua non la paura per il nemico, ma un terrore indefinito e abietto che recherà, inevitabilmente, la rotta della ragione. A tali uomini si potrà far credere e accettare di tutto.

Helicopter money. Tale barbara usanza, che vanta un antecedente comico nell’Italiano che ha fatto fortuna in America e torna al paesello d’origine buttando dollari dalla Cadillac rosa, consiste in un'appendice pervertita (o derivazione d'alta politica strategica) d’una precisa benché defunta dottrina economica: il capitalismo. Essa fa da apripista al Brave New World che vedrà pochi attori: multinazionali, tecnici, leccapiedi o pubblicitari, poltronisti. Quest’ultima categoria, la più larga, non vanterà un lavoro, né un lavoricchio né tantomeno una occupazione. Il progresso lo relegherà dove avranno da essere le sue chiappe: a ceccia, per usare una locuzione da bimbi (Leopardi direbbe: pargoleggiante). Onde plasmare tale paradiso si avrà, però, bisogno di chetare le ansie del pol-tronista tramite la creazione progressiva di un reddito di sudditanza. C’è ancora baruffa nell’aria poiché ognuno lo vorrebbe definire in base ai propri (fasulli) riferimenti ideologici: un accordo, tuttavia, si troverà.

Micchi, compari, pali e saltimbanchi. Da ragazzino mio padre amava recarmi a Porta Portese, una sorta di suk nel cuore di Roma. A casa ci si spogliava di tutto, dagli orologi alle catenine agli anelli, tenendo addosso solo qualche spiccio per caffè e pastarelle. Il gruzzolo andava portato alla cinta, fra pantalone e trippe, ed era meglio tenerci sopra la mano disegnata anatomicamente a pinza. A Porta Portese si facevano begli affari, specie la mattina. Pulotti e carabinieri sapevano e tacevano; d’altronde, al pari dell'origine dei miei giorni che m'accompagnava, essi erano fra i maggiori clienti, piccolo borghesi con la smania dell’acquisto di straforo. Durante il Natale c’era la sagra dei botti: decine di figuri buttavano un fagotto sull’asfalto sciorinando la merce abusiva: petardi, rauti, bombe, tricche tracche e mortaretti. Un di questi, sfigurato da un’esplosione, mostrava le proprie mirabilie issandole sulle braccia mozze: e gliele compravano. Si era in una sorta di benigna zona franca, un bazar lurido, fitto di marpioni, ladri, giocolieri e bottegai che lì, in perfetta letizia, facevano più affari che in tutta la settimana. Libri, vinili e pezzi d’antiquariato: il colpo stava a portata di mano, se si possedeva un minimo d’occhio.
Ogni tanto, a rallentare ancor più il passo (una fiumana compatta saliva e scendeva dalla Porta Portese a piazza della Radio; e viceversa), un minuscolo assembramento. Il gioco delle tre carte o delle tre campanelle. Mio padre conosceva ogni attore della sequenza, piccoli truffatori, ladruncoli, scansafatiche di borgata. I pali delimitavano la zona d’azione, agendo da segnalatori estremi (non si temeva il gendarme locale, ma qualche colpo di testa improvvisato di prefetti e questori); i Compari, uno o due, a volte di più se la sceneggiata sembrava lucrosa, fingevano di scommettere e perdere e vincere; il Saltimbanco (detto anche "il padrone del cane") fungeva da prestidigitatore: miscelava le carte o le campanelle col cece; i Micchi si lasciavano travolgere psicologicamente dai frenetici tramestii dei Compari credendo nella loro genuinità. I Compari perdevano e bestemmiavano, litigavano fra di loro, si insultavano, si deridevano arrivando, con cautela, a prendersela, con cautela, con lo stesso Saltimbanco: dando causa, in tal modo, a una farsa credibile dacché la patina del realismo posticcio rende accettabile ogni garbuglio. E il Micco, allora, scommetteva.
L'America ha modificato geneticamente l'influenza; no, è stata la Cina; no, sono Germania e Francia che vogliono espropriare l'Italia; macché, è Conte a essere un imbecille, la Lagarde è una zoccola, l'Europa ci ama, ci odia, il mondo vede in noi un modello, no facciamo schifo. A vedere i Compari (nazioni) che si rilanciano accuse  - col sorriso sotto i baffi - mentre i Pali (leggi: media) sorvegliano che nessuno abbia a turbare la fregatura mondiale, il Micco controinformativo, ipnotizzato dalle mille mosse fulminee del Saltimbanco, scommette. Sulla prima campanella, no, sull'ultima a destra, no, su quella in mezzo. Ma non c'è nessun cece sotto nessuna campanella. L'unica soluzione consisterebbe nel rovesciare il tavolo, cioè nell'andare alla macchia senza votare. Tanto per cominciare, poi si vedrà.

A latere: avrei voluto scommettere anch’io, almeno cento o cinquecento lire; e il sant’uomo, taciturno, ma, nell’intimo, blando goliarda, me l’avrebbe pure consentito se non fosse stato paralizzato dal timore delle scenate di mia madre che, in casa, comandava su tutto. Si era, infatti, in piena era patriarcale.

Angeli. “Atene a’ suoi migliori promettea monumenti, Roma le corone, Odìno le belle Valkerie che nei lucenti palazzi aspettano i prodi, Maometto gli amplessi delle Uri: Sparta nulla. Trecento cadono alle Termopile; essa vi colloca una pietra scolpendovi: HANNO FATTO IL LORO DOVERE”.

Il gliòmmero di don Ciccio. “Nella sua saggezza e nella sua povertà molisana, il dottor Ingravallo, che pareva vivere di silenzio e di sonno sotto la giungla nera di quella parrucca, lucida come pece e riccioluta come d’agnello d’Astrakan, nella sua saggezza interrompeva talora codesto sonno e silenzio per enunciare qualche teoretica idea (idea generale s’intende) sui casi degli uomini: e delle donne. A prima vista, cioè al primo udirle, sembravano banalità. Non erano banalità. così quei rapidi enunciati, che facevano sulla sua bocca il crepitio improvviso d’uno zolfanello illuminatore, rivivevano poi nei timpani della gente a distanza di ore, o di mesi, dalla enunciazione: come dopo un misterioso tempo incubatorio. ‘già!’ riconosceva l’interessato: ‘il dottor Ingravallo me l’aveva pur detto’. Sosteneva, fra l’altro, che le inopinate catastrofi non sono mai la conseguenza o l’effetto che dir si voglia d’un unico motivo, d’una causa al singolare: ma sono come un vortice, un punto di depressione ciclonica nella coscienza del mondo, verso cui hanno cospirato tutta una molteplicità di causali convergenti. Diceva anche nodo o groviglio, o garbuglio, o gnommero, che alla romana vuol dire gomitolo”.

16 marzo 2020

Frottole dal ducato in fiamme (Neodecamerón)


Roma, 16 marzo 2020 

Dall'Enciclopedia Treccani: "fròttola s. f. [prob. der. di frotta]. - 1. Componimento letterario di origine popolaresca (detto anche motto confetto) costituito da un affastellamento di pensieri e di fatti bizzarri e strani, senza nesso o quasi tra loro, in versi di varia misura (settenarî, quinarî, endecasillabi) e senza ordine fisso di rime". 

Frottola Prima. La magia dei numeri
Se sommate il vostro anno di nascita alla vostra età otterrete come risultato 2020.
Succede una volta ogni 1000 anni!
Provate!

Su circa 40 romani, di media età e intelligenza, quasi uno su due è rimasto interdetto. Per qualche secondo di troppo; alcuni sino a sfiorare il minuto. The dog's master si farà quattro risate. Gli statistici pure. Ho detto "uno su due"? Chiedo venia. Volevo dire: il 46,34%.

Frottola Seconda. Untori I
Silvio Brusaferro, Istituto Superiore di Sanità, qualche giorno fa: "Ci sono state scene di persone al mare, a sciare o a mega-aperitivi: sono luoghi in cui il virus potrebbe essere circolato ... [fortunatamente] gli Italiani hanno colto come comportamenti sbagliati finiscano per ritorcersi contro e vadano evitati".
Il diavolo si nasconde nelle locuzioni.
Mega-aperitivi. La Milano da bere? Scurdammoce 'o passato. Aperitivi, piscine, viaggetti. Cambiamo abitudini. Il disprezzo in quel termine rivela l'ansia di liberarsi da alcuni comportamenti onde piombare nell'asocialità da afefobia. L'odio del contatto, della convivialità, anche cialtrona, della comunità ... la sepsi morale deve entrargli in testa a questi cultori dello spritz!

Frottola Terza. Untori II
De Luca, governatore della Campania, chiude quattro comuni. Perché? “Causa del picco di contagi è un rito mistico. Hanno bevuto tutti dallo stesso bicchiere”. E chi sono tali irresponsabili? Seguaci del sabba? Sbevazzatori da osteria? Massoni napoletani? Macché, catecumenali. De Luca ha richiesto la denuncia penale. Rimane il mistero sul "rito mistico". Che abbiano bevuto il sangue di Cristo senza permesso? 

Frottola Quarta. Homo digitalis (dalla lettrice ISE) 
Tra le cose che si digitalizzano [ecco] l'uomo cablato del sogno transumano. In questi giorni pensavo: prima o poi usciranno con la proposta di un chip che traccia tutti gli spostamenti e magari rileva se il virus è presente nel tuo corpo, nelle vicinanze o addosso a una persona piuttosto che un'altra.
Oggi apro "Il Corriere della Sera" (dopo secoli, giusto perche' so che anticipa sempre quel che "potrebbe" accadere), e trovo la notizia che sottolinea la necessita' di tracciare tutti con la tecnologia per prevenire la diffusione del virus:

https://www.corriere.it/economia/consumi/20_marzo_15/come-battere-pandemia-il-tracciamento-dati-grazie-compagnie-telefoniche-51c0497c-661c-11ea-a287-bbde7409af03.shtml

"Un gruppo di economisti e scienziati dei dati, capeggiati dal professore Carlo Alberto Carnevale Maffè, docente di strategia alla Sda Bocconi e Alfonso Fuggetta, docente del Politecnico a capo del consorzio Cefriel che lavora proprio sui Big Data, hanno inviato alla regione Lombardia e al governo una proposta estremamente dettagliata al momento ignorata. Che consentirebbe di riaprire davvero scongiurando il vero rischio che può verificarsi il 3 aprile. Perché basta un altro piccolo focolaio di 4-5 infetti a bloccare di nuovo il Paese provocando un double dip, un rimbalzo difficilmente sostenibile per qualunque economia matura che vive di scambi, relazioni e consumi.
A supporto della tesi i due docenti prendono in prestito le parole dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che proprio tre giorni fa ha dichiarato che la parola d’ordine è quella di 'tracciare i contatti'. Secondo un modello delle tre T: testare, tracciare e poi trattare. In Corea del Sud lo schema ha funzionato e la curva dei contagi è crollata senza un 'lock down', un blocco totale come ora sta sperimentando l’Italia e ora l’Europa. Il Korean Center for Disease Control, KCDC, ha organizzato uno straordinario sistema di raccolta di informazioni geolocalizzate per il tracciamento dei contatti dei contagiati. I potenziali contagiati e i viaggiatori che arrivano nel Paese hanno dovuto scaricare una app in cui volontariamente hanno descritto giorno per giorno la propria posizione, eventuali sintomi e i contatti tenuti. Sarebbe possibile tecnologicamente farlo anche da noi". 

14 marzo 2020

Tragico virale [Il Poliscriba]


 Il Poliscriba

"Ora, con questo vomitare ininterrotto, stampato e
mediatico, economia-economia-economia, questo non
occuparsi d’altro delle nuvole dirigenti, questo sparare
addosso alla gente con fucili d’assalto che c’è una crisi
inaudita, mai vista finora, colossale, irrimediabile,
ovviamente planetaria, e che perciò bisogna sottomettersi,
insieme al farmaco, a qualsiasi sopruso del potere, di anima
umana non ne vedrai più pendere che brandelli, e il Panico ti
avrà in pugno. Siamo diventati, ascoltando la radio, leggendo
i giornali, un bugliolo tremante, un triste cesso dove si
deposita il malaugurio - vedi i titoli, assorbi i commenti,
crogiòlati negli approfondimenti …"
Guido Ceronetti


Chi odia l’uomo e il suo consorzio, oggi spera nella più grande devastazione e ne affida il compito al COVID-19; ma sarà deluso, non è ancora il tempo della fine.
Nel mentre tu difendi, conserva, prega.
Vi sono mistici, carismatici che, in più parti del mondo, in epoche diverse e senza sapere l’uno dell’altro e delle loro visioni, hanno profetizzato il Grande Avvertimento, che si paleserà come una luce abbagliante e incendierà tutte le anime di un fuoco vivo, bruciante, emergente dall’algida coscienza mammifera che ci funesta, perché così desidera la volontà di Colui che è in favore dell’ultima chiamata al credo, alla salvazione dopo un lungo periodo di devastazioni climatiche, naturali e spirituali.
I misantropi non sono indulgenti, io non sono indulgente, e per quanto non odi l’uomo in maniera viscerale, non temo l’isolamento dal volgo al quale mi sono consegnato da tempo.
Pietosi non sono i cinici né chi dubita d’ogni cosa.
L’infermiera accasciata, vinta dal suo servizio agli infetti, fotografata dalla dottoressa di Cremona, sovverte per un istante la mia granitica freddezza nei confronti della specie immonda e mortale al quale appartengo mio malgrado e della quale, lo confesso, mi vorrei sbarazzare con un atto suicida, o, seguendo una folle astrazione, invocando il virus letale per davvero, prodotto da una qualsivoglia Umbrella Corporation.

11 marzo 2020

Per il micco il sole è nuovo ogni giorno (A-sofa-lipse now)


Roma, 11 marzo 2020 (agg. ore 12.39; 16 marzo 2020)

Questo non è un post, ma un insieme di suggestioni in divenire. Man mano che i giorni si susseguiranno perderà qualche riga, ne guadagnerà altre. Non sono riflessioni, e nemmeno aforismi. Esse valgono a livello soggettivo; aspirano a eccitare, da Watson, alcuni Sherlock che passano distrattamente qua e là. 
Tali Sherlock dovrebbero essere in grado di decrittare nitidamente il padrone del cane.

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SCIOCCHEZZAIO 

La magia dei numeri. 
Se sommate il vostro anno di nascita alla vostra età otterrete come risultato 2020.
Succede una volta ogni 1000 anni!
Provate!
Su circa 40 romani, di media età e intelligenza, quasi la metà sono rimasti interdetti. Per qualche secondo di troppo, sino a sfiorare il minuto. The dog's master si farà quattro risate. Gli statistici pure. Ho detto "quasi la metà"? Chiedo venia. Volevo dire: il 46,34%.

Untori I.
Silvio Brusaferro, Istituto Superiore di Sanità, qualche giorno fa: "Ci sono state scene di persone al mare, a sciare o a mega-aperitivi: sono luoghi in cui il virus potrebbe essere circolato ... [fortunatamente] gli Italiani hanno colto come comportamenti sbagliati finiscano per ritorcersi contro e vadano evitati".
Il diavolo si nasconde nelle locuzioni.
Mega-aperitivi. La Milano da bere. Scurdammoce 'o passato. Aperitivi, piscine, viaggetti. Cambiamo abitudini. Il disprezzo in quel termine rivela l'ansia di liberarsi da alcuni comportamenti onde piombare nell'asocialità da afefobia. L'odio del contatto, della convivialità, anche cialtrona, della comunità ... la sepsi morale deve entrargli in testa a questi cultori dello spritz!

Untori II.
De Luca, governatore della Campania, chiude quattro comuni. Perché? “Causa del picco di contagi è un rito mistico. Hanno bevuto tutti dallo stesso bicchiere”. E chi sono tali irresponsabili? Seguaci del sabba? Sbevazzatori da osteria? Massoni napoletani? Macché, catecumenali. De Luca ha richiesto la denuncia penale. Rimane il mistero sul "rito mistico". Che abbiano bevuto il sangue di Cristo senza permesso? 

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Il coronavirus serve a modellare la società del futuro. Meglio: è un esperimento sociale che inizia a modellare, definitivamente, la società del futuro.

Nell'hashtag "Io resto a casa" è condensata la civiltà che il Potere anela. La civiltà della poltrona, apocalittica. Asofalipse now.

Nel 2016, su Pauperclass, scrissi Prigione Italia. Ora siamo al correzionale, anzi al Polcorrezionale Italia. Upgrade devastante e definitivo.

Nulla sarà come prima. Siamo all'hashtag epocale: cambiamo abitudini.

La geopolitica è un inganno. Chi se ne occupa o è un imbecille o ciurla nel manico. Non esistono più territori da conquistare militarmente. Forse esistono delle "Patrie" da sopprimere ideologicamente: l'Italia, la Grecia, la Persia. Ma queste ormai nulla dicono ai più. Le forze armate rilevano quali attrici di una farsa: essi, al pari di blindati, flottiglie aeree e navali servono a contrattare prezzi d'entrata o a riscuotere i sospesi. Gli eserciti, insomma, hanno la medesima funzione dei guardaspalle degli strozzini; il mestiere delle armi confluisce nella più remunerativa attività di frantumatore di pollici.

Cos'è lo smart working? La preparazione alla scomparsa del lavoro. Rimanere stravaccati a casa significa che, nel giro d'una generazione, si avrà una maggioranza di masturbatori digitali. E perché? Perché ogni attività umana necessita di disciplina. La forma consente quella specifica attività. Farsi la barba, vestirsi, magari con una divisa, rendersi presentabili, osservare regole nel dialogo, programmare con cura appuntamenti, polire una liturgia del mestiere, giorno dopo giorno, fa sì che il lavoro o mestiere duri nel tempo. E invece il Potere cosa fa? Deride la cura proprio di tali particolari: sono formalismi inutili! Siate liberi! Rimanete a casa! Così, in  trent'anni, nessuno lavorerà più. Le multinazionali sussumeranno ogni produzione materiale e intellettuale pasturando un gregge lercio e irsuto d'ignoranza. Cfr. Pausa caffè.

La compagnia di giro polcorretta è lampante. Si è formata nel tempo. Alcuni vivi sostituiscono i morti: attorucoli, scienziatucoli, cantantucoli, intellettualoidi, in numero di cento, girano vorticosamente su ciascun canale di disinformazione con un cibreo di impressionante infantilismo. E ci credono. 

Le vittime, poi, son tutte di bell'aspetto. Sto aspettando di vedere un'influenzata con un occhio storto e i baffi. Ma questa è la tecnica, immarcescibile, de Son tutte belle le signore dell'Occidente.

Tecnica per discernere il grano dal loglio: quando sentite la parola flash mob siete in presenza di merda, senza alcun dubbio.

L'Università si digitalizza. Traduco: presto verranno aboliti i libri di testo, quindi gli esami.

La scuola si digitalizza. Traduco: invece di un'insegnante di Inglese si avrà il link per una lezione online. Risultato: a quindici anni la locuzione "The pen is on the table" suonerà ostica come il blank verse secentesco.

Il cadavere si digitalizza. Col virus aumentano le cremazioni. Si cambia abitudine. I mortacci verrano disintegrati e restituiti ai cari sotto forma di cenere o di concime, secondo i dettami ecologici di Greta. La pietà per i defunti, già pallida emanazione delle libagioni omeriche, svanirà per far posto alla consueta asepsi polcorretta. La reificazione dell'uomo avanzerà d'un gradino, ma nella bontà.

04 marzo 2020

IN cassa; re T; AN gente = Incassare tangente



Roma, 4 marzo 2020

Cosa mi ricordano i media durante l’epidemia (non ancora pandemia) del COVID19, volgarmente detto coronavirus? Lo strillone del circo, sicuramente. Non uno a caso, ma quello in particolare che, piantato alle soglie del tendone, fra gli afrori del letame e della paglia, invita i micchi, viso serioso appena increspato da un ghigno: “Venghino, siore e siori, più animali entrano più bestie si vedono!”.

Giovanna Botteri appare nella grotta di Lourdes dei TG nazionali, a scadenze regolarissime, da palinsesto mariano. Il fondale è il consueto, da quando l’hanno spedita nelle remote regioni del Catai: grattacieli, illuminati, al tramonto; una Pechino ormai lanciata verso la Monarchia Universale, positiva, anomica, controllatissima. Una Pechino, in tal senso, sempre meno pechinese; assomiglia, infatti, a una squallida metropoli americana. La Botteri, Angelica ariostesca del Catai, la cotonatura bionda sempre più fluente, assai diversa dalle bisunte ciocche del Kosovo, ci parla dell’epi-centro epi-demico, Wuhan, con toni apocalittici seppur di contenuto catastrofismo; pare un dinoccolato Isaia: preoccupiamoci, insomma, per il virus-fine-di-mondo, ma non troppo. Come a dire: se seguite ciò che vi diciamo di seguire non succederà poi molto. Il cibreo secondo Giovanna è petaloso, insulso, ricco di umanità corretta; nessun dato o cifra oggettiva turba la calma dell’insignificanza; traspare l’amore per il Cinese, almeno per il Cinese che fa ciò che gli si ordina, in perfetta armonia. L’Italia ama la Cina e tutti i musi gialli, insomma: si uniformino alla nostra bontà, tuttavia!

La Cina, l’Iran, la Siria … e frattaglie. A ciò si riduce la resistenza dell’umanità contro il potere imperiale. A meno che non siano già d’accordo i Luke Skywalker di Persia, Siria e Cina: lo spettacolo a cui assistiamo, in tal caso, non sarà che una lotta all’ultimo sangue per tirare sul prezzo. Ma stanno morendo migliaia di donne e di uomini! Non ci formalizziamo sugli spicci, per favore.

03 marzo 2020

La nobiltà della sconfitta. Tributo a E.A. Poe [Luca Leonello Rimbotti]



Luca Leonello Rimbotti

Il terrore, viene dalle prove che l’uomo dovette sopportare, dalle sue dure disillusioni, dalla sua fantastica tastiera di sensazioni brucianti e alterate. Perfino il baratro, il tetro destino, l’estasi morente, diventano canzone.

Il destino tragico di Edgar Allan Poe è il sigillo biografico di un genio letterario che trovò negli estremi di una vita disagiata e randagia i motivi, della sua più allucinata ispirazione. Attirato dai vortici della perdizione, dagli enigmi più insondabili della vita, egli di tutto fece simbolo. Sia i racconti che le poesie rivelano la sua tenace e ipnotica attrazione per il limite, e, ancora oltre, per ciò che il limite nasconde e promette: la morte. I racconti a base di orrore e di fantastiche e primordiali paure, l’ignoto che da ogni parte aggredisce chiunque osi addentrarvisi -i protagonisti come i lettori- e la sospensione di una sempre imminente tragedia pronta ad abbattersi: tutto questo costituisce la trama che tiene uniti i raccordi di una monte fuori da ogni, norma.


Forse pazzo; forse, come a volte egli, stesso scriveva, cosciente di esserlo, Poe ha ancora oggi la rara capacità di trascinarci lungo i labirinti della narrazione con la stessa calda, febbrile angoscia di un’iniziazione demonica. Un viaggio continuo nell’imperscrutabile. Qualcosa che, sempre ovunque, minacciosamente incombe, l’ineluttabile che, da un momento all’altro, può calare la sua lama con la forza misteriosa di una giustizia barbarica, un taglione che precipita. E’ questa la violenza inesorabile del destino, che sovrasta l’uomo, che lo sospinge verso estremi di follia, un destino che si nutre di vittime e di sciagure.

25 febbraio 2020

Pezzenti [Il Poliscriba]


Il Poliscriba

Volete confondere le speranze del misero, ma il Signore è il suo rifugio.
Sal 13,6

Siamo tutti miseri, è una constatazione antropologica.
Non serve dirci per abominevole autostima: noi possiamo.
Possiamo cosa? Quale potere da noi promana?
Quale forza esprimiamo che non sia impotenza?

L’Essere Supremo. Ad un certo punto, in un certo luogo del mondo, un uomo si paluda da sacerdote della Ragione e dichiara terminato il millenario rapporto tra gli umani e gli Dei, la frattura definitiva tra il misero e il mis(t)ero.
Per quanto deriso, e di lì a poco ghigliottinato, quel folle rivoluzionario, nella sua allucinazione che apparentemente non varcò la sua persona sbeffeggiata dall’arguzia popolare assiepata al Campo di Marte, drogata dallo stesso stupefacente che mutò Prometeo da creatura a creatore del suo destino, comprese che i popoli hanno bisogno di fede, lui che nella fede fu educato sin dall’infanzia e di quella fede, invano, cercò di sbarazzarsi.

Ateismo. Non c’è ateo che non sia credente, non v’è adoratore del caos primigenio, dell’indistinto sobbollire del brodo primordiale, che non sia officiatore di cerimonie per il Progresso, che non si genufletta alle infinite capacità dell’uomo di scalare vette, di spingere il pesante masso oltre la cima, come antiSisifo, per liberarsene gettandolo dall’altro versante, l’inesplorato, il dirupo   che mena agli abissi di se stesso, gli unici che l’uomo, custode del caso e della necessità, non vuole guardare con coraggio, con occhi di martire che osserva il piano inclinato del proprio essere cronodivorato. 

Caduta. Freud avvertì la comunità degli psicoanalisti di Vienna, da lui fondata, che il gioco ebraico dell’interpretazione dei sogni - che rese numinoso agli occhi del faraone, Joseph, forse l’Imothep costruttore della Piramide di Saqqara e dei suoi immensi granai - era terminato negando il transfert, l’ingresso nel vero mondo occulto dell’individuo, l’indivisibile, evitandolo come la peste.

22 febbraio 2020

Passaporto per l'eternità


Roma, 23 febbraio 2020

Avemo vinto, poppolo!
Er poppolo bue!
La Brecsit dirompe la struttura funebre e totalitaria dell'UE!
E da dove traspare questa rivoluzione, signori miei? Perché il sottoscritto non se n'è mica accorto di tale sottosopra ...
Ma dal passaporto, ovvio, cioè dalla massima espressione della libertà del poppolo inglese, simbolo dell'indipendenza, della fierezza e, anche, se permettete, a ben guardare, dell'anima dei mortacci nostri ... ché un poppolo più bue di noi non si trova!
Stretto fra il coglionavirus e il campionato di calcio, l'Italiano, ormai Europeo, ormai niente, non presta soverchia attenzione allo svolgersi umoristico della propria esistenza futura - esistenza che non si conterà in anni o decenni, e nemmeno in secoli, ma secondo la linea comatosa dell'eternità.
E com'è composto tale passaporto, il passaporto di Boris Johnson, blu stavolta, in odio al bordeaux pregresso dei tecnici vampiri di Bruxelles?
Dalla consueta diarchia: usura e politicamente corretto.

17 febbraio 2020

La capitale dell’Inghilterra è la Germania (una vita da format)


Chiesina di Tor di Monte, Orvieto, 16 febbraio 2020

L’essenza della globalizzazione forsennata: la reductio ad unum.
Il motto degli Stati Uniti d’America: E Pluribus Unum.
L’unità è il futuro dell’uomo; per meglio dire: l’uniformità totalitaria ottenuta con l’assimilazione d’esso, tramite la violenza o la blandizie, con conseguente peptonizzazione morale e intellettuale, nelle fornaci dello stomaco della Monarchia Universale; e inevitabile defecazione, quale scarto: solido o liquido, non importa, ma che sia scarto, irriconoscibile dallo stato primitivo, e omogeneo, quello sì, di un’omogeneità anelata, voluta: homogenés, homo – gen, della medesima natura o specie.
Reductio ad unum nel nome dei diritti civili; tutti eguali, ognuno con la propria candelina sotto l’albero della Coca Cola a ca-cantare, è il caso di dirlo, Imagine.
La fermentazione di popoli, culture, comportamenti, nella sacca putrescente della Nuova Civiltà Globale, in nome della libertà e dell’eguaglianza; a voler questa, furiosamente, ché il passato, oramai terra incognita da disdegnare, era solo una teoria di orrori, un campo sterminato inquinato dalle diossine dell’odio.
Il passato ha da essere tagliato via, con qualsiasi mezzo: solo la merda da bugliolo, profumatissima, deve rilevare nel Mirabile Mondo Nuovo, che quella la si modella come uno meglio crede non avendo né alto né basso, né destra o sinistra. Il passato è tossico, un inganno, un miraggio o, secondo le nuove fascinazioni operate ai danni dei micchi, un complotto.

11 febbraio 2020

Normal blood [Il Poliscriba]


Il Poliscriba

La recente storia della libertà dell'umanità porta al punto dove l'umanità non vede più nessuna ragione sufficiente per andare avanti e cade nella tentazione di distruggere sé stessa e il mondo

Hans Urs Von Balthasar

Il sangue mestruale è normal blood.
Come molti di voi sanno, lo ha deciso la Nuvenia a settembre 2019, lanciando una campagna promozionale di assorbenti igienici che ha scatenato l’indignazione di molte donne e una levata di scudi che ha solo sfiorato la liscia superficie del “tema” proposto, tutto tondo e irraggiante buonismo.
Non sto affrontando questo argomento in ritardo, come qualcuno potrebbe pensare, giudicando il mio intervento fuori tempo massimo o decisamente lontano dall’essere sul pezzo.
E poi non è nemmeno un tema, è un anatema.
Signore e signorine hanno abboccato all’amo, rifiutando lo spot perché feriva pudore e igiene che non possono essere svenduti al pubblico ludibrio.