25 giugno 2017

Cerco un centro di gravità permanente


Pubblicato il 29 luglio 2016

Grande è la confusione sopra e sotto il cielo, e il Potere ci sguazza alla grande.
Inversioni, cambi di campo, voltagabbana dal giorno alla sera, sospetti, deduzioni geopolitiche, futurologie, interpretazioni del passato a uso del presente.
Il terrorismo a chi giova? A destra, a sinistra, ai fascisti, ai nazisti, ai populisti, a Trump?
Erdogan si è fatto il golpe da solo? Sì, no, forse, è la CIA, no sono i perfidi giudei che controllano la CIA, Erdogan è un dittatore amico dell’ISIS, anzi no, ha fatto la pace con Putin …
Difficile districarsi in tale ginepraio di interpretazioni: opposte, discordanti, arroganti, allusive, concilianti … chissà se fra una strage e l’altra, in questa estate irreale e metafisica del 2016, esiste un filo di Arianna da seguire.
A mio avviso c’è, è sempre quello; sta lì da parecchi decenni, anche se ha è più visibile – spesso e ben teso – dopo il 1989. Ci si può scannare, umiliare; possono esplodere bombe, si possono sgozzare preti, estinguere etnie, ma il nostro filo di Arianna è sempre lì, a guidarci nel labirinto, in bella vista peraltro. Ma attenzione! Esso ci porterà nelle fauci del Minotauro, invece che all’uscita, se, a ogni svolta, a ogni andito, a ogni parete specchiata, a ogni gomito dei cunicoli di Cnosso noi ci facciamo distrarre da strepiti, grida e falsi profeti.
Il Potere senza patrie e bandiere il programma ce l’ha e si articola in due punti:

Bestiario estivo


Pubblicato il 3 agosto 2016

LE LUSIADI

Vi ricordate Luigi Lusi, l’ex tesoriere della Margherita?
Il birichino, dopo aver sottratto decine di milioni alle casse del partito, li aveva fatti rientrare (previo giretto in Canada) dalla finestra spalancata dello scudo fiscale, investendo, quindi, in Italia, su varî immobili. Eventuali spiccioli ebbero, invece, a confluire su un suo conto personale.
Dopo lunghe e minuziose indagini – talmente minuziose e occhiute che alcuni magistrati avranno di certo acquistato un paio d’occhiali da riposo – Lusi fu rinviato a giudizio per appropriazione indebita e condannato in primo grado a otto anni.
Dopo una meditazione claustrale presso il Santuario della Madonna dei Bisognosi (eletto a sede degli arresti domiciliari), Lusi, con la coscienza resa adamantina da tale lavacro di spiritualità, emise un proprio personale controcazzo: “Non erano nella mia disponibilità quelle somme, giammai! Ero solo una rotella nell’ingranaggio! Eseguivo gli ordini di Rutelli, Franceschini, Bianco, Letta! Sono loro le anime nere! Sono una vittima!“.
Rutelli, Franceschini, Bianco, Letta e compagnia reagirono come leoni feriti. Vergognati ladro! gli urlarono dietro.
Sbalestrati da tali rivelazioni i magistrati si chiusero in un pensoso riserbo.
Pensarono a lungo.
Poi ci ripensarono ancora.

"Del negro morto nun me ne frega niente"


Pubblicato su Pauperclass il 13 luglio 2016

Io non so’ razzista, ma a me del negro morto non me ne frega niente. Quello stava a cercà’ qualcosa da rubà’ e ha trovato qualcuno più tosto de lui. Poi il resto so’ tutte fregnacce. Ma quello che stava a fà’ in Italia? Dimmelo tu perché io non lo so. È fuggito dalla guerra? Non ce credo manco se me lo dice la Madonna. Dalla guerra? Ma che guerra … so’ tutte fregnacce. Vengono perché trovano l’America … e che America! Allora divento profuga pure io … dove se firma? Credi che sto a scherzà’? Io baratto la vita mia con quella de profugo … subito! Io fuggo da ‘na guerra, ma una vera mica finta … a me l’Italia m’ha dichiarato guerra, l’Italia m’ha r-o-v-i-n-a-t-o … lo Stato Italiano me vole morta … ecco la verità … dopo cinquant’anni de lavoro [al mercato ortofrutticolo] ho dovuto vende tutto, pure il banco … adesso vivo co’ mi sorella che sta ferma a letto … in due camere … una pensione ci paghiamo l’affitto e le bollette, coll’altra ce campamo … aspettiamo aspettiamo, ma che? L’invalidità, l’accompagno … qualcosa … se no è dura …ma bisogna conosce qualcuno … profuga … come no … anzi, meglio … moglie de un profugo morto ammazzato così me sistemo tutta la vita a spese vostre … faccio la vittima … bisogna sapesse vende … se ritorno indietro de’ cinquant’anni una solo cosa faccio: non lavoro … perché chi ha lavorato per davvero dentro ‘sto paese ora fa il pezzente … e allora non me devi [rompere le scatole] co’ ‘sta storia del morto che a me non me ne frega niente. Me devo vergognà’? E allora me vergognerò … a settant’anni sonati sai che paura …”.

La cosa inquietante di questo sfogo (che ho raccolto sul tram 8 a Roma, e che non era diretto a me, ma a un compagno di sventura della signora) è che anch’io provo i suoi stessi sentimenti.

Strage allo Strega (racconto fantastico)


Pubblicato il 7 aprile 2015

Il romanzo di Elena Ferrante è strepitoso. Lo so che non si comincia mai una descrizione da un commento, meno che mai enfatico, lo insegnavano a scuola: si spiega com’è fatto l’oggetto, poi chi legge gli aggettivi li trova da solo. Se gli piace, se non gli piace e perché. Però per una volta, per questa volta, mi sembra che per orientarsi nella sterminata galleria di titoli in uscita serva un dito che indichi senza paura: quello, fidatevi. La figlia oscura è un libro delicatissimo e sfacciato, preciso ed evanescente: fa male come un taglio, cura come  un balsamo. È un pensiero che bussa senza trovare posto, va via, torna, bussa ancora, entra infine, si accomoda in quell’angolo buio in fondo alla stanza e lì resta fermo a guardarti, Come avrà fatto Elena Ferrante a scoprire il segreto? Lo sapeva già da subito, lo  ha cercato per anni? Come ha fatto a restituirlo in una forma narrativa cosi limpida? È così facile dunque, basta davvero scostare la tende per trovarlo?
Avevo appena scorso le ultime righe di tale recensione (di Concita De Gregorio; titolo: Madre di bambola); una spossatezza improvvisa mi colse e presto passai dal dormiveglia degregoriano a una letargia piombigna. Ancora sotto l’effetto di quelle scempiaggini, il cervello fu rapito da un’insana fantasticheria. Un sogno; abbastanza nitido, ma dalle tipiche correlazioni sospese: come spesso accade in quelle impalpabili visioni, il rapporto di causa ed effetto svaniva per ospitare una logica degli avvenimenti che, relativamente alla visione onirica stessa, appariva ferrea e indiscutibile, ma che, rispetto alla realtà del quotidiano, vantava lo status irrimediabile della follia.

24 giugno 2017

De profundis per la vecchia umanità


Pubblicato su Pauperclass il 6 luglio 2016

Di guerre per l'Occidente ne rimangono poche.
L'Occidente ha vinto. La sua vittoria ideologica è così schiacciante che può addirittura permettersi di scomparire. La sua eredità spirituale persisterebbe comunque.
Gli unici avversari ideologici a questa avanzata sono le nazioni che assommano più storia e che, quindi, non vogliono (forse in modo inconsapevole) sottostare a tale imperio del nulla. Ho detto nazioni, ma intendevo: regioni dell'anima. La Russia e alcune parti dell'Islam resistono; la loro battaglia, però, è senza speranza. Potranno, al massimo, ritardare la sconfitta - una sconfitta, lo ripeto, della mente e dei cuori.
Il materialismo occidentale avanza come un blob immondo. E va bene a tutti. Vi saranno scontri militari, eccidi? Sicuramente, ma l'uomo del futuro (fra cui militerà il russo e l'islamico) è ormai avviato alla pace perpetua, a uno stato di torpore spirituale, all'onnipresente Nirvana: egli anela la fine della storia, non vuole più agitarsi; in fondo ha tutto disponibile: una casa di cartone, gadget da quattro soldi per cui si è indebitato a vita, una soddisfacente connessione hyper wi-fi che gli consente i giochi, la pornografia in HD e la messaggistica istantanea. 

La seconda carriera di Adolf Hitler


Pubblicato su Pauperclass il 28 giugno 2016

Adolf Hitler pone fine alla prima parte della propria carriera politica col suicidio, il 30 aprile 1945.
Il 1 maggio ne inizia una seconda, lui inconsapevole: quella di tetragono e instancabile difensore della democrazia occidentale.
Quando un Nuovo Ordine soppianta quello Antico, le spoglie di quest'ultimo vengono sempre utilizzate quale arma a difesa dei vincitori.
Perseo taglia la testa alla Gorgone e poi se ne serve per pietrificare i suoi nemici; Ercole scuoia il Leone di Nemea e ne fa un'armatura; Apollo uccide il gigantesco serpente Pitone: la pelle d'esso ricoprirà il tripode della Pizia, sua novella sacerdotessa.
L'Occidente uccide Hitler e utilizza i macabri resti del nazionalsocialismo per terrorizzare chiunque attenti, sia pur lontanamente, alla struttura ormai inconfutabile del capitalismo liberale.

Più felicità per tutti


Pubblicato su Pauperclass il 14 giugno 2016

La storia accelera, è indubbio.
Ma gli uomini rimangono sempre lo stesso vile fango.
Ad accelerare è, infatti, sempre e solo la tecnica: le mirabilie della comunicazione, dell’ingegneria, della cibernetica.
Questo grandioso e immane movimento, davvero spettacolare se guardiamo allo sviluppo degli ultimi trecento anni, avrà tale semplice esito: l’inutilità dell’essere umano. Sì, gli uomini non servono più a niente se non a rilevare quali consumatori (sempre più residuali).
Si è messo in moto un Golem che sfuggirà ai propri creatori, questo è sicuro.
E cosa farà il potere? Se l’uomo diverrà inutile (disoccupazione e sottoccupazione avranno percentuali bulgare) quale futuro avrà la forza di plasmare?
Sterminio di massa? Repressione? Persuasione alla schiavitù? Redditi minimi di cittadinanza? Un socialismo assistenziale planetario?
Una soluzione provvisoria potrebbe essere: più felicità per tutti.
Se all’uomo dai un po’ di pane e un I-phone fiammante quello sarà felice.
Garantito.

Piddini in lutto


Pubblicato il 21 giugno 2016

Di una cosa sono debitore verso le elezioni di Roma: vedere i cari compagni del PD tutti in gramaglie, silenziosi e ideologicamente tumefatti, mi ha risollevato il morale.
Si campa anche di tali esili soddisfazioni.
Ieri sera, con cinico tempismo, mi sono recato in uno dei quartierini piu sciccosetti della Capitale Immorale (il diminutivo si attaglia perfettamente al piddino): una fetta di territorio che, tre anni prima, aveva regalato percentuali bulgare al partito Quisling italiano (l’unico Municipio in cui il rappresentante sinistro era stato eletto al primo turno). Più un paesello che un quartierino: si respira un’arietta bohemienne, di rilassata nullafacenza. È abitato in maggioranza da quella parte della sinistra che amo definire high casual (attori, funzionari RAI, giornalisti, operatori del sociale, ereditieri): un generone con rassicuranti conti bancari, proprietà e rendite di varia natura. Se la passano bene, senza sudare una stilla, e la loro way of life ostenta, come detto, una sobrietà (di vestimenti, di modi, di fattezze) che è anche un indelebile marchio antropologico: jeans, magliettine, scarpe piane, foulard, pagliacciate etniche. Quarantenni e cinquantenni, di modi gentili, pacati, pur se feroci nella loro sotterranea rivendicazione di classe che, alla fin fine, viene sempre fuori.

23 giugno 2017

Le rivolte che non ci saranno


Pubblicato su Pauperclass il 31 maggio 2016

C’è poco da fare.
Lavoricchiare, tornare a casa tra esauriti e depressi, rialzarsi la mattina.
Il nostro destino, almeno a breve, è segnato.
Non c’è da sperare in rivolte, tumulti, insurrezioni.
Se l’ideologia turbocapitalista (o come la vogliate appellare) cadrà solo per ragioni interne, allora in Italia (l’Italia il cui destino è deciso altrove: Washington, Londra, Bruxelles) si avrà un cambiamento solo per spinte esterne.
Da noi - da noi Italiani, intendo - c’è da sperare poco.
Le cause sono molteplici.
Ne elencherò tre.

1. Non ci ribelliamo perché non ne siamo più capaci.
Gli Italiani non hanno né la mente né il fisico per rivoltarsi contro nessuno.
Su tali aspetti mi sono già dilungato. Non si hanno più né lo spirito di sacrificio né le conoscenze tecniche e organizzative per una azione davvero efficace. Ogni iniziativa è individuale, o gestita da gruppuscoli, o scollegata da un sentire comune e popolare (stavo per dire: patriottico). Parecchi di noi, inoltre, non riuscirebbero a resistere neanche pochi giorni in gattabuia. Ci siamo infrolliti; basterebbe mostrare le chiavi delle celle di Regina Coeli (massicce e definitive), o l’interno di tali celle, o qualcuno degli occupanti d’esse, per indurre allo svenimento parecchi rivoluzionari.
Sapremmo resistere a una manganellata sui denti? Agli schiaffi e ai pugni?

L'Europa lavora di bianchetto


Pubblicato su Pauperclass il 24 maggio 2016

Queste sono annotazioni poco serie; non dovreste tenerne conto se non come divertissement.
Di più: avrebbero da essere vergate nel diario di un pazzo e lì custodite. Ma ogni tanto uno sfogo ci vuole, e questo, per vantare efficacia deve essere rivolto a qualcuno. La coscienza non può chiudersi continuamente nel recinto di un perbenismo superficiale e sorvegliato: ha bisogno, invece, di allentare di qualche buco la cintura che tiene le trippe, la bile, il risentimento, il non detto, ed esige un pubblico a tali sconce eruzioni di verità.
Per cui, eccoci qui.

E così in Austria ha vinto il candidato verde ed europeista.
Sconfitto il terribile ultranazionalista Hofer.
Grazie al voto postale. Più di 800.000 austriaci migratori hanno ribaltato l’esito elettorale sancito dagli austriaci stanziali.
Il distacco fra Hofer e l’altro tizio era superiore ai tre punti (51 e frattaglie contro 48 e frattaglie), e poi, dopo una notte di riflessione, con molta calma, sono state aperte le buste del Rischiatutto … e, per dirla con Gadda, da mane a sera c’è stato er controcazzo.
Gli exit poll sul voto postale prevedevano circa tremila voti di differenza finali fra Hofer e l’altro tizio; si è visto poi che erano in realtà 30.000.