Sento che la vita, quel trito susseguirsi di fatti a cui mi costringe la società attuale, il Conglomerato Plutocratico della Bontà e del Progresso, ha poco significato.
Riecheggio Montale: "La vita è questo scialo/di triti fatti, vano/più che crudele".
Non mi riferisco al suicidio, in tal caso, ma al tramonto di un mondo che non è più (il mio) e al sorgere di un’esistenza nuova e diversa, che mi rifiuto di godere e vivere, e da cui voglio sempre più rendermi straniero, in una sorta di romitaggio intellettuale, morale e fisico.
Ogni uomo che, in cuor suo, combatte non solo contro un nemico che odia, ma che sente quale assolutamente altro, un nemico che intende sradicare e soppiantare ex novo il suo mondo, quel mondo che donava barlumi di senso all'agire e al persistere su questa terra - questo tipo di uomo sa quando occorre appartarsi.
Egli presagisce sicuro la sconfitta, e quella sconfitta, che sa già rovinosa, non sarà una resa a chi è superiore, o un banale cedimento di territorio, e nemmeno un'onta possibile a riparare con una vendetta in un futuro più o meno prossimo.
No.