12 novembre 2021

Gli smagnetizzati


Unreal City, 12 novembre 2021
 
Uno dei primi, numerosi, campanelli d’allarme fu banale e, all’inizio, non vi prestai la dovuta attenzione. Pensai allora: sto invecchiando. Solo ora mi accorgo, retrospettivamente, quanto la faglia generazionale fosse, già dieci anni fa, netta; irreparabile. In breve: la ragazzetta cui dettavo una lettera non riconobbe la battuta di Totò che inserii nel finale, a mo' di scherzo: “SalutandoLa indistintamente …”, uno dei tanti motteggi che il comico bizantino si rimpalla - assieme a un sudaticcio Peppino De Filippo - nella celeberrima sequenza della lettera milanese (inviata dai fratelli Caponi: “Firmato: i fratelli Caponi (che siamo noi)”.
Si era al cominciamento degli anni Dieci, due lustri successivi allo show pirotecnico delle Twin Towers; tentai la debole battuta sovrappensiero, al fine di sdrammatizzare un poco, soprattutto di rendere respirabile l’aria, al termine d’una tediosissima comunicazione di rivendicazione (rivendicazione d'alcune migliaia di talleri; brogliaccio assai formale, irto di tecnicismi necessari quanto ridicoli). La burocrazia, allora, si basava, onde sfoltire il numero dei postulanti, proprio su tali arzigogoli e trabocchetti; oggi, invece, assai più efficacemente, sull’irreperibilità totale, protetta dalla legge, di mandanti ed esecutori delle truffe, siano essi privati o pubblici. Ma allora andava ancora di moda così. I tecnicismi, ci tengo a dirlo, non vantavano efficacia legale alcuna: erano solo fonemi d’un dizionario segreto che gli interlocutori, pur nella distinzione dei rispettivi interessi, condividevano; Tizio scrive “spettanza” o “inderogabile” in relazione a un paio d’articoli del Codice Civile e la controparte Caio subito decodifica: ah ecco, questo è dei nostri, vediamo cosa possiamo fare … nell’ambito dei nostri spazi di manovra … per soddisfarlo … almeno in parte … onde concrescere a un esito che ci soddisfi entrambi … magari a danno di qualcun altro … che non fa gruppo con noi …
Le missive da spedire a questi figuri appartenevano, almeno per quanto mi riguarda, a tre generi: d’assaggio, constrictor, a imbuto. La prima è perlustrativa; la seconda perentoria, poiché Caio parte da una evidente posizione di svantaggio; l’ultima assai subdola: sembra dire poco, ma, alla fin fine, innescando i mulinelli concentrici dell’argomentazione, costringe logicamente Caio ad accondiscendere, suo malgrado, al postulante Tizio (che sarei io); spesso l’ultima fattispecie è disseminata di blandi accenni (pericolosi per Caio) a un mammasantissima istituzionale, a esempio Sempronio: il che fa sempre effetto.
Ritorniamo a noi. La tipa scrisse, senza colpo ferire, “SalutandoLa indistintamente”. Nel rileggerla quasi aprii le fauci nello sbalordimento: “Ma che fai, è una battuta!”. “Ah! … scusa … non lo sapevo …”. Tutto qui. Bene, il décalage d’età fra noi due consisteva in appena quindici anni. Non molti, nemmeno una generazione; eppure, ecco il gliuommero del problema, lei aveva iniziato il cursus scolastico post ’89, io no. Lei era protagonista, quindi, d’un altro mondo, affatto diverso dal mio - un mondo che negava progressivamente e recisamente il passato, soprattutto quello italiano. Non parlo qui di intelligenza benché, nel tempo, tale estraneità alla tradizione abbia prodotto esseri non intelligenti, ma di alienazione da sé stessi e dal senso comune. Questo ammasso di cellule avrebbe potuto scrivere, se glielo avessi dettato, anche una minaccia di morte. Risultava, insomma, completamente indifferente al proprio lavoro, al senso del proprio lavoro, che intendeva meccanicamente, senza passione e partecipazione, come fosse una banale macchina da fax; e tale attitudine ella applicava al pensiero: come se intere decadi della nostra storia, quelle che ci hanno dotato continuamente di quel senso, fossero state improvvisamente abrase dalla considerazione dell’esistenza. Ignorava la battuta; anzi: la incongruità di quell’indistintamente; e ignorava Totò; al pari dei Beatles, del latinorum, dell’anarchia e del cattolicesimo, di Saragat e Togliatti, di Neruda e Lumumba, del ragù e del modo per meglio smacchiare il cotone. E passi. Ma anche la differenza tra Consiglio dei Ministri e Parlamento, fra Carlo e Alessandro Magno, fra regione e provincia, era in lei assente. Un’operazione chirurgica di rara efficacia, come in Noi di Zamjatin, s’è prodotta sotto i nostri occhi trasformando milioni di giovani umani in esserini del futuro, senza alto e basso, fluttuanti nella nube - questa sì indistinta - d’un sapere asettico, puramente tecnico, impossibile da utilizzare non solo nella decostruzione critica degli accadimenti oggettivi, ma anche nell'edificazione di qualsivoglia struttura di fede e conoscenza. La smagnetizzazione e la riprogrammazione di tali esserini avviene quotidianamente nelle sedicenti scuole della Monarchia. Si dice che siano più svegli di noi solo perché smanettano col PC a tre anni; ci dicono, poi, che siano più educati di noi, più belli, più preparati. Ma la loro non è educazione, bensì docilità a un meschino e squallido itinerario di vita; non sono certo più belli, ma solo indistinti, medi, di una carineria assai facile da dimenticare tanto che le donne veramente belle nemmeno esistono più come confermano le anonime insulse star del web; e non sono nemmeno più preparati poiché ignorano lo sguardo sulla totalità di cui noi, almeno superficialmente, potevamo godere. Per tale motivo questi automi si stanno trasformando nei nostri carnefici; nemmeno ci deridono, o compatiscono; la tragedia è universale: essi non comprendono proprio, lo sguardo anonimo perso in minuscoli andirivieni: il nostro strenuo e ultimo dibattersi dovrà sembrargli di folle e insensato anacronismo.

Solo le minoranze - islamici, Rom, africani - sembrano resistere. Non per loro merito, ma perché il Potere non le ha ancora davvero attaccate alla radice. Il boccone ghiotto, infatti, consiste nell’Europa bianca e nelle sue colonie ideologiche, centro della logica e della conoscenza; il resto verrà da sé. Quando dicevo che il mondo islamico costituiva risorsa da sfruttare in senso antiautoritario, avevo contro fallaciani, destrorsi e veltroniani alla Kevin Costner. E ora? Dove sono questi agit prop filo-occidentalisti? Probabilmente hanno qualche problema di sintonizzazione con DAZN o si sono riconvertiti a qualche altra scemenza buona per i radicalizzati da tinello. Questa gente la disprezzo, tutta.

Una scuola (?) di non so quale parte d’Italia esibisce alcuni giovani maschi con la gonna: a stigmatizzare il femminicidio, la discriminazione etc etc
Neanche voglio perderci tempo.
Questa è carne da cannone. Prima eliminerà noi, quindi si getterà nel pozzo della dissoluzione. I prossimi decenni saranno un incubo. Mai viste nella storia intere generazioni d’umani controllate con tale facilità. Sono posseduti, evidentemente, dato che ogni atto o pensiero non attinge a una tradizione o una personale rielaborazione d’essa, ma segue l’asfalto prestabilito di una road to nowhere. Per questo essi, benché laureati o dottorati in massa, appaiono così superficiali e passivi di fronte agli inganni; mancano proprio di quel retroterra di astuzie, annusamenti e pre-sentimenti che strutturava l’agire profondo dei loro antenati. I soldati di Bismarck obbedivano agli ideali sulla grande Prussia, i Crociati alla liberazione del Sepolcro di Cristo a quelli di qualche primate della Chiesa che in lui s’incarnavano; e, tuttavia, nonostante questo, nonostante l’ignoranza, l’analfabetismo o il plagio ideologico ch’essi subivano, riuscivano a mantenere una propria personalità indipendente, una sapienza peculiare e inattaccabile, a livello individuale o di comunità o di corporazione, poiché il passato pensava in loro vece. Cosa, oggi, del tutto impossibile agli Smagnetizzati.
Ciò che agghiaccia, peraltro, e non uso questo termine vanamente, è che tali Tecnopueri, tabulae rasae, non sono mossi da pulsioni intime e veritiere nemmeno negli atti una volta definiti passionali. Anche nel pianto o nella tragedia o nella presunta e gaia spensieratezza, danzano sulle note di un minuetto inautentico: esultano, si suicidano e s’accoppiano come agiti da una forza aliena che gl’impedisca la vera felicità. E come potrebbero esser felici se è stata estirpata la violenza dalle loro esistenze? Come può sussistere la gioia senza disperazione e sofferenza? O l’accensione celeste senza un plumbeo avello che ci richiami a sé, costantemente, nel rischio? Pensate, per un attimo, a quale sommovimento di gioia debordante ebbero nel petto i fanti nelle trincee della Prima Guerra, all’annuncio della pace. Quella, sì; quella era gioia. Gioia purissima, liberatoria, smeraldina, che apriva il cuore e la speranza. Nella pace così riconquistata crebbero splendidi memoriali, un’umanità rinnovata nella spinta alla vita, comandanti e capi, eroine e madri; questo il segreto. E poi? E poi la troppa pace ci infrollì e divenimmo avidi di violenza … tale violenza poteva, però, esercitarsi solo su sé stessi poiché il Potere, con premeditazione, ci precluse non solo il carnaio, ma lo scontro, l’insurrezione, la dura affermazione della individualità o della comunità. E ottenne tale miracolo grazie alla lenta cancellazione del passato, considerato un grumo di odio e regressione, e all’incisione di banali paradigmi di comportamento … poveri, sciocchi, di un irenismo stupidissimo … eppure efficaci poiché l’istinto era ormai dileguato. Credo che Stanley Kubrick avesse ben compreso l’arancia meccanica … la negazione della violenza, naturale nell’uomo, reca a poveri reietti alienati… il finale - l’istituzionalizzazione della violenza stessa - è sin troppo ottimistico: persino quella ci è negata oggi … ci si dirige verso la destituzione della società nel suo complesso: scuola, prigioni, polizia, droghe, sesso, eutanasia … la piattezza desertica dello psicopatico castrato ci attende …

E ora qualcosa di completamente diverso … un divertissement …:

Negli ultimi decenni dell’Ottocento in Europa e negli Stati Uniti l’opinione pubblica si sposta nettamente a favore dei movimenti di opposizione alla vaccinazione. Fin dalla sua introduzione, la tecnica vaccinale solleva opinioni contrastanti e tocca corde profonde dell’animo umano ... Da un punto di vista religioso, la vaccinazione rappresenta un desiderio di controllo sulla natura e sul destino delle persone … il trasferimento di materia di origine animale nel corpo umano solleva dubbi e paure …Il 'Dizionario Beeton di Fisica e Scienza Naturale' riporta: ‘Da cause non ben comprese, la vaccinazione non consente in tutti i casi immunità dalle malattie’. Fonti più o meno ufficiali in Inghilterra riportano che ‘la vaccinazione non ha influenza attenuante’; al contrario ‘la mortalità del vaiolo è aumentata costantemente’. La mortalità risulterebbe aumentata non solo per il vaiolo ma anche per la sifilide …. Un’intera compagnia di soldati francesi vaccinati qualche tempo prima è stata sterminata dalla sifilide.
Un altro aspetto del dibattito vaccinale è quello relativo all’obbligatorietà. Già nel 1853 una legge definita dispotica rendeva obbligatoria ‘la barbara e disgustosa operazione di vaccinazione’ per i cittadini inglesi. É definita ‘legge mostruosa, che riduce in brandelli la Grande Carta delle Libertà dei cittadini inglesi’. Una notevole resistenza si diffonde in particolare nella classe operaia, contro la volontà dello Stato di controllare il corpo dei cittadini. Iniziamo fin da subito le prime resistenze, con ‘trenta persone mandate inprigione per aver rifiutato di sottomettersi a questo oltraggio’. Si susseguono manifestazioni di piazza e la vaccinazione diventa uno dei temi caldi delle campagne elettorali …
”.

E così via. Sono brani tratti da un librettino di Francesca Zazzara su Anna Kuliscioff, (Anna Kuliscioff. Donna, rivoluzionaria, medico), la fondatrice del Partito Socialista Italiano assieme a Filippo Turati.
Cosa si può evincere? Alcune piccole cose. Una: i profeti attuali sono considerati tali solo perché agli altri non va di studiare un poco di storia. Due: il problema religioso o morale oggi non sussiste, ergo: la cosiddetta scienza è incontrastabile con nessun altro argomento che non siano i propri. Tre: se il vaiolo e la sifilide costituivano forse un pericolo di massa (o, forse, erano una benefica purga), oggi non è così, ergo: il problema non è il vaccino, ma la società che stanno costruendo in tutta libertà e che si appresta a divenire irreversibile (irreversibile!). Un’alchimia totalitaria resa possibile dal dominio tecnico e che non ha precedenti in nessuno sterminio di massa; neanche un asteroide procurerebbe una tale mole di distruzione. 
Per questo vi invito a entrare nei Vecchi Credenti e a mettere in salvo un manufatto, un libro, qualche vecchia foto. 
L’inaspettato è il solo alleato su cui si può contare.

17 commenti :

  1. Da almeno tre decenni il sistema scolastico-universitario ha abdicato all’istruzione. Il suo prodotto non sono persone istruite bensì ammaestrate. Ecco perché i vaniloqui tesi a circoscrivere il diritto di voto a coloro che hanno ottenuto un diploma o addirittura una laurea sono - in un’oggettiva prospettiva di progresso sociale - profondamente sbagliati. Piuttosto, il diritto di voto andrebbe riservato agli ultimi, ai non ammaestrati, a quelli che, sperimentando quotidianamente il potere oppressore, sono meno propensi a credergli e dunque mantengono uno spirito critico. Continuo a pensare che l’abolizione del servizio di leva obbligatoria sia stata un vera e propria disgrazia. Era un freno alla proliferazione degli omuncoli e, soprattutto, ti faceva conoscere il vero volto del potere: corrotto, incompetente e irrazionale. Un vero e proprio vaccino contro la creduloneria. A proposito di Totò… https://www.google.it/amp/s/www.ilprimatonazionale.it/spettacolo-2/terry-gilliam-cacciato-teatro-sfida-lgbt-chiamatemi-loretta-nera-lesbica-trans-213473/%3famp

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    1. Più passa il tempo meno mi fido dei sedicenti dotti ... sul servizio militare, anche nella piena decadenza, concordo con te. Su Gilliam inutile dilungarsi: avendo 80 anni ancora ricorda un mondo in cui era possibile l'arte o, almeno, la parvenza d'essa.

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  2. Caro Alceste, il globalvaccinismo è l'ultima frontiera dell'ideologia fanatica della collettività demiurgica, che dopo aver deciso come ci dobbiamo comportare e cosa dobbiamo pensare, ci dirà cosa dobbiamo indossare e come ci dobbiamo pettinare. In pratica è l'invasione totalitaria dello spazio di autodeterminazione dell'individuo. Quel concetto di "liberta" tanto vacuamente sfruttato e tanto in uggia al Moloch.
    Rinunciato ad essere qualcosa non avremo difficoltà ad essere nulla.

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    1. Il problema è, poi, la comunità, una qualsivoglia. Da quanto tempo non si discutono tematiche assieme, in seno a un gruppo di persone affini per cultura, sangue, nazionalità etc di cui ci si fida ciecamente? Proprio questo stanno distruggendo. La collettività demiurgica non è che obbedienza a un entità indistinta da parte di individui dalla mente cancellata.

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    2. Però, devo ammettere, il " branco", la maschia complicità è come fosse bloccata a una scena dei film di Vanzina degli anni '80. Quando m'incontro con gli amici del liceo,sempre più di rado, provo una sorta di straniamento, ad ascoltare sempre le stesse storie, le battute come se fossimo allegri ventenni e non compassati signori di cinquantanni. Come dentro un copione,appunto. Manca la gravità del periodo,la sensazione di fine di un'epoca,il mutamento continuo anche geografico( la pizzeria che ci ospita da tanti anni è l'unico locale autoctono che resiste in una marea di sushi e kebab) la decadenza fisica. Ci si illude per un paio d'ore che tutto fili liscio e poi ognuno ritorna alle sue preoccupazioni. Come se ci avessero costretto a recitare una parte. Sarà che invecchio,le ansie per il presente e per il futuro ma non riesco a rimanere ilare per più di dieci minuti. Mi si dice, prenditi una pausa e fatti una risata, ma dopo rimane ancora più vuoto. Certo se faccio i paragoni con i ragazzetti, c'è da mettersi le mani nei capelli, forse l'unico è trovare un Tiresia e ascoltare il suo vaticinio.

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    3. Quando ti privano dei fondamentali è inevitabile ridurti a parodia. Si risente della depressione che coglie i vecchi aborigeni brasiliani a vedere figli e nipoti che se ne vanno in città con l'auricolare ... molti sono vittime di crepacuore, si lasciano andare, nemmeno si curano più ... Werner Herzog aveva visto nel giusto ...

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  3. Da un punto di vista filosofico, l'obbiettivo ultimo di tutta questa immane campagna di ingegneria sociale è la distruzione del Libero Arbitrio.
    Un soldato al fronte può (ehm... poteva) scegliere la via dell'eroe o quella del disertore; il "servo della gleba planetaria", lo schiavo della ghiandola mammaria virtuale e sintetica (Elio fu profeta in tempi ancora non sospetti), non ha a disposizione alcuna opzione, è un programma in esecuzione pilotato dagli aspetti più bassi ed inerti della personalità.
    Non è un caso se il processo di dissoluzione è significativamente più avanzato in quei paesi in cui la mentalità protestante, ormai da secoli, ha lavorato alacremente ed ha gettato le premesse a ciò che tuttora è in atto, solo che alla volontà ineluttabile di un Dio imperscrutabile è stata sostituita l'ineluttabilità del progresso tecnico e scientifico al quale è asservita l'etica e la morale.
    C'è possibilità di invertire questo processo? Forse si, a patto che la comunità dei Vecchi Credenti rimanga fedele al mandato e, con pazienza amanuense, traghetti il lascito che ci è stato consegnato attraverso le nebbie uniformi, grevi e dense del Nulloevo in cui siamo entrati.
    Saluti indistinti ed anacronistici da parte di un Vecchio Credente.

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    1. "C'è possibilità di invertire questo processo?". No, ma di rimanere in vita conservando una brace antica ... questo è possibile. I Patagonici portavano sulle canoe, al largo nell'oceano, alcuni tizzoni per il fuoco ... lo stesso sarà per noi ... il paragone con gli indigeni di Jean Raspail suona quanto mai azzeccato, alla luce degli avvenimenti attuali ...

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  4. Caro Alceste, ti auguro buona giornata e ti lascio un pensiero:
    https://www.youtube.com/watch?v=mxYsjlqw0j4

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    1. Il Banco è sempre un piacere ... e pensare che negli anni Ottanta ci si accapigliava su progressive inglese e italiano ... gli Italiani sono superiori politicamente, gli Inglesi sono sterilmente neoclassici ... ma la melodia dove la metti, eh? ... e il progressive francese? E il tedesco, il krautrock? Ma la PFM è commerciale, Battiato, invece, no ... poi si è venduto ... cose così ...

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  5. La cosa mi ricorda, forse come segno di evoluzione in peggio, i famosi "calendari" con pose mascolin-sexy delle squadre di rugby usciti qualche anno fa (non so se replicati in tempi più recenti)...
    In particolare mi colpì, tra il grottesco generale, la foto in cui un giocatore saliva una scaletta con le chiappe mezze velate. Bleah.

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    1. Trattasi di calendario per l'immaginario gay ... come i calendari con i "modelli" vestiti da prete o da vescovo venduti sulle bancarelle romane. Accanto al calendario del Duce e di Che Guevara ...

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  6. So' sadico: vorrei vederli mentre si fanno la ceretta

    Interessante riassunto
    https://vcomevittoria.it/sperimentazione-sociale-ed-esaurimento-della-narrazione-pandemica/

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  7. https://www.globalist.it/media/2020/04/05/il-rimedio-e-la-poverta-perche-goffredo-parise-scrisse-questo-memorabile-articolo-2055630.html

    Bello scritto di Goffredo Parise del 1974.
    Saluti ad Alceste ed alcestiani.
    Fernando

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  8. Alceste...primi veri rimedi contro la povertà....però digitale - https://wanna.fashion/reebok
    per ora scarpe digitali...da mettere quando a natale giocheremo tutti a Decentraland e a The Sandbox....

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  9. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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Siate gentili ...