Roma, 23 ottobre 2018
La
controcultura degli anni Sessanta: Berkeley, hippies, droga, amore libero, il
pop-rock, il femminismo, la lotta contro il sapere pregresso (tutte nozioni!
tutto falso!), l’immaginazione al potere, l’omosessualismo, le Pantere Nere, le
streghe son tornate, gli Indiani Cicorioni, Katanga, prima il piacere poi il
dovere, la Cina è vicina, i preti operai, la chiesa del dissenso, il Concilio
conciliante, diritti ai prigionieri, LSD, viva la pace, merda d’artista, teatro
off, cinema off-off, Imagine, Africa über Alles.
Qual è l’elemento unificante di tale offensiva, apparentemente velleitaria?
Qual è l’elemento unificante di tale offensiva, apparentemente velleitaria?
La negazione della
logica occidentale, ci tengo a precisarlo. E di tutto ciò che la logica
occidentale ha costruito nel tempo: la classicità, il Cristianesimo, l’arte, la
scienza. La negazione della classicità, del Cristianesimo, dell’arte e della
scienza forma il meschino denominatore comune di quell’ondata inarrestabile
tanto che oggi possiamo dire di vivere secondo l’etica, debitamente ripulita,
dei controcultori di mezzo secolo fa.