23 novembre 2017

Silvio has a dream ovvero il Berlusconi utopico e l'Elogio della Follia



Pubblicato il 24 luglio 2013

Il mistero Berlusconi: un maneggione del vecchio ordine più furbo degli altri.
Col tempo per lui ho persino maturato una certa simpatia. Tra Berlusconi e Gutgeld la scelta non si pone: nel disastro almeno ci si diverte.
Ho sempre preso poco sul serio le telenovelas sulla mafia e sulla corruzione che lo coinvolgevano. Egli m'appare, infatti, quale uomo intento unicamente a difendere la propria roba e che, nel farlo, vende l'anima al diavolo. Un diavolo che, però, possiede le anime di tutti.
A distanza di più di vent'anni dalla discesa in campo siamo in grado di porci la domanda decisiva: l'Italia andrà in malora anche a causa di Berlusconi o nonostante Berlusconi?
Le devastazioni epocali, incancellabili, infatti, vanno ascritte a Ciampi, Prodi, Maccanico, Monti, Draghi, Bonino; non certo a un uomo le cui mosse sono dettate dalla tenacia nella protezione degli orti  di famiglia.
Questo, ovviamente, non lo assolve storicamente, ma configura una rete concettuale di attenuanti.
Ben diverso è il cuore psicologico del Silvio nazionale.
Cosa pensa davvero Silvio?
Ha mai avuto aspirazioni? Ambizioni spirituali?
Certo. Come chiunque.
Esiste un suo diportamento esoterico? E uno, pubblico, ridanciano, essoterico?
Forse. Mi arrischio a pensare che lo spessore intellettuale di Berlusconi sia addirittura superiore a psicopatici come Schulz o Juncker.
Qui si tenta, con andamento semiserio, di individuare uno dei motori di tale Weltanschauung.
 
* * * * *

Qualche tempo fa, girettando tra gli scaffali d’un mercato dell’usato, intravidi due bei volumetti a un prezzo irrisorio: l'Elogio della Follia di Erasmo da Rotterdam e l'Utopia di Tommaso Moro (Thomas More). Per due euro circa accattai due tomi di circa quattrocento pagine in carta Fabriano dai nitidi caratteri Garamond (tondi e corsivi: l’Elogio) e Baskerville (idem: l’Utopia). Essi sono i primi numeri di una collana denominata la Biblioteca dell’Utopia – collana che include altri classici della letteratura dell’illusione alta: La nuova Atlantide di Francesco Bacone (Francis Bacon), Il Principe di Machiavelli (annotato da Napoleone Bonaparte), Lo spaccio de la Bestia Trionfante di Giordano Bruno e Il manifesto del Partito Comunista di Karl Marx e Friedrich Engels.
Il prefatore dei volumi, che coincide con l’editore, è Silvio Berlusconi.

18 novembre 2017

Il fascismo non esiste


Roma, 18 novembre 2017

Mentre la sinistra applica la finta di Garrincha ai propri elettori boccaloni (cfr. Gli Italiani e la finta di Garrincha), riappare, sul palco consunto della stupidità italiana, in abiti di stracci e senza alcuna vergogna, la dicotomia tra fascismo e antifascismo.
Le elezioni di Ostia hanno portato alla ribalta un movimento politico di estrema destra, in verità assai quieto: Casapound. Tale flebile vagito, unito all'aggressione del giornalista Piervincenzi, è bastato per scomodare le truppe cammellate dei borghesoni: corriere repubblica il savianame il boldriname più la pletora di neghittosi sopravvissuti della sedicente sinistra italiana, politicamente residuale, ma sempre petulante poiché incistata a fondo nei gangli della pubblica amministrazione di cui succhia il latte fornito dalla popolazione tutta (inclusi, quindi, i contribuenti che hanno votato Casapound).
Tale avvenimento innesca, inevitabile, un rimando, un auspicio e una riflessione generale.

16 novembre 2017

In Italia il femminismo a volte c'è, a volte non c'è


Pubblicato il 27 novembre 2013

Il 25 novembre [2013] si è celebrata, anche in Italia, la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne.
Il Comune di Roma, benemerito, ha esornato il Campidoglio con una gigantesca mano aperta con didascalia laterale: "Stop violence against women". Fermiamo la violenza contro le donne; e sottinteso: fermiamo, con egual vigore, la discriminazione, la disparità di trattamento sul lavoro, lo sciovinismo, lo stereotipo pubblicitario che rende la donna oggetto commerciale, la differenziazione di genere congenita alla società patriarcale et cetera.
Una conseguente e compatta legione di avvocati, presidenti, associazionisti, sindacalisti, femmine femministe e maschi femministi, paritari, identitari, priders, telegiornalisti e radiofonisti d'ogni ordine e grado, blogger, situazionisti, peltasti, facebookers, dirittumanisti, LGBH members, deputati e senatori d'ogni sfumatura dell'arco costituzionale, frombolieri delle Baleari, twittatori e maschi antimaschilisti, si è messa in moto con solerzia, garantendo alla manifestazione la inevitabile ricompensa del successo.
Giusto così; e io non asserirò mai il contrario, ovvio.

14 novembre 2017

Perché la letteratura italiana fa così schifo?


Pubblicato il 1 settembre 2015

Oh, ci si intenda subito: magari qualcuno troverà la letteratura italiana, nel suo complesso, di buona fattura. Magari vi troverà opere completamente fallimentari; o negative; ma anche picchi positivi; eccezioni lodevoli; non di rado, ben ruspando, tale lettore (oso dirlo) rinverrà addirittura capolavori. Chi sono io per giudicare un tale giudizio? Nessuno.

Dipende a quali altezze ci si è inerpicati nella vita. Da certe vette (se si ha avuta la pazienza di scalare certe vette) la letteratura italiana fa, inevitabilmente, schifo.

È un ribrezzo non solo estetico (passi!), ma anche umano: come a toccare il ventre d’un rospo demoniaco. Persino le librerie suscitano ormai orrore; passeggiare nei dintorni d’una di esse (una a caso), subire lo squallore delle sue vetrine riesce insopportabile … e poi quelle brossuracce, impilate a spina di pesce, decine di pile, e l’odore della carta appena stampata (carta d’accatto, che, appena letta, s’arrufferà malinconica) … e poi le classifiche, con altre pile accanto, classifiche che confermano la pubblicità a tamburo battente in cui un meschinello presentava il suo libercolo, la consueta brossura dozzinale in ultima analisi … lordata da concetti da dozzina … tutto questo spettacolo necrofilo dà già il voltastomaco … un disgusto fisico che solo un feroce Ramadan estetico può guarire.

10 novembre 2017

Per il sinistro il capitalismo a volte c’è, a volte non c’è


Roma, 9 novembre 2017

Mi ha sempre affascinato la faccia tosta dei sessantottini. E dei loro recenti dintorni.
Una faccia ormai deforme come un moccolo di candela consunto e la cui cera è colata giù da quegli anni formidabili (Mario Capanna cit.) per ustionare, colla sua consistenza morale superiore, le mani di noi poveri populisti e razzisti che siamo costretti ancora a reggere (con imposte e tasse) tali repellenti turiboli.
Ma da cosa deriva la faccia di tolla?
Andiamo con ordine.
Il sinistro (ex sinistro: oggi piddino, vendolino, dalemino, centrino, centrodestro) è schizoide.
Psicopatico.
Ha relazioni umane e sociali solo con il proprio gruppo consanguineo.
Esempio: la Fornero parla solo con le simil Fornero.
Può abbassarsi ad avere relazioni (glaciali) con qualche militante che ancora permette che Lei sieda lì, nell’Iperuranio della Distruzione.
E basta.
Sotto di Lei è, appunto, il militante.
Il militante ha rapporti solo con i militanti. A volte si alza a osannare qualche dirigente. O qualche Fornero. O un Saviano. O un Erri De Luca.
E basta (inutile dire che a Saviano, Fornero, Erri de Luca dei militanti frega poco o niente, a meno che non li eleggano o comprino le loro orride carabattole librarie).

06 novembre 2017

Morirò io, sparirete tutti


Spoleto, 5 novembre 2017

È vero che ogni sistema di potere, storicamente, si è guastato ed è morto, quindi probabilmente anche quello in via di consolidamento oggi è destinato a finire un domani; ma è anche vero che i sistemi di potere possono durare decenni e secoli, occupando e degradando la vita di intere generazioni; quindi è opportuno prepararsi una via di fuga, non escluso il suicidio.

Marco Della Luna

Parlerò chiaro, anzi piatto.
Nel parlare a volte si dissimula involontariamente; nello scrivere ancor di più. E - a volte - si legge ciò che uno scrive con una certa fretta. Con la fretta che impongono le proprie convinzioni.
E si viene equivocati.
Non del tutto, ma di quel filo che fa sostanza.

Posso dire, in primis, che ogni mia parola, la più sciocca o la più pomposa, quella goffamente ricercata e quella quotidiana, persino le male parole e gli insulti atrabiliari, sono intrisi di un'angoscia senza redenzione.
Rivendico tale disperata sincerità; e spero che me la riconosciate tutti.

E poi, come diceva Totò, in secundis: siete morti e non lo sapete.
Tutti.
Ciò che affermo a favore della tradizione e del sangue e dell'Italia e della bellezza non lo dico solo a esclusivo beneficio dell'Italia. Ma a beneficio di islamici, calmucchi, indios, negri, ebrei e citrulli nordici.
Ho passato una vita a scrivere dei "vanishing peoples": Aztechi, Patagonici. Amazzonici.
E ora sarei diventato razzista?

04 novembre 2017

L'Europa che mi piace


Questa la diffusione delle iscrizioni latine in Europa quale si evince dal bellissimo sito Epigraphik Datenbank.
Anche l'Africa Settentrionale è Europa. E così le propaggini bizantine che innervarono l'Impero Russo.
Questa è l'Europa che mi piace.
Deliziosa quella solitaria iscrizione in India:

provincia: Barbaricum località: Mathura

M(arci) Caustr(i)

E poi ne abbiamo due in Uzbekistan, luogo natio dell'idiota che ha falciato otto persone a New York.
provincia: Barbaricum località: Karakamar

ROD / [6] / IM

PAN / GREX / APLG

E dov'è Karamar? Vicino a Samarcanda.
Samarcanda ... fatelo risuonare nelle orecchie tale toponimo ... riuscite a comprendere cosa si chiede da voi? Samarcanda ... Russia, Persia, Siria.

Ma l'iscrizione più remota, vista con gli occhi di oggi, è quella svedese.
La Svezia, infatti, è davvero l'epitome folle della barbarie:

provincia: Barbaricum località: Fycklinge

 
Apollini Granno / donum Ammillius / Constans praef(ectus) templi / ipsius / v(otum) s(olvit) l(ibens) l(aetus) m(erito)

Fra l'India di Sikander, Samarcanda e la Svezia è facile scegliere chi gettare dalla torre.
Il prossimo non è misurabile con la quantità.
Queste considerazioni, apparentemente oziose, sono, invece, quelle decisive, e riposano sotto la pelle del chiasso e dell'inconcludenza. 

Pubblicato il 4 ottobre 2017

31 ottobre 2017

C'è qualcuno disposto a farsi castrare?


Roma, 31 ottobre 2017

O a farsi spaccare i denti? O le braccia, le mani? A farsi martellare dei chiodi sotto le unghie? O tagliare le palpebre? Siete in grado di resistere all'elettrocuzione? Alla sodomizzazioni forzate? A slogature e torsioni innaturali di spalle e caviglie? A lente mutilazioni delle dita? Ustioni? Alla fame, al freddo, alla sete? Alla minaccia verso i propri familiari? Alla prospettiva di morire, certo, ma di arrivare a tale liberazione solo dopo l'umiliazione di ciò che si è stati? A celle un metro per un metro, soffocanti, tetre, puzzolenti dei vostri escrementi?
Per sostenere un'idea.
O per non tradire un compagno; o un uomo che, a volte nemmeno si conosce. Sapendo che, a vostra volta, forse siete stati traditi.
Sopportereste tutto questo?
Non ce la fate?
No?
E allora, per favore, per piacere, state a casa.
State a casa, per carità, che gioca la Juventus, il Milan, l'Inter. C'è la serie preferita sulla TV a pagamento e con la fibra superveloce in pochi secondi posso scaricare il porno con Asia D'Argento o Eva Angelina "la jolie".

26 ottobre 2017

Qualcosa su Anna Frank


Roma, 25 ottobre 2017

Il mio impegno antifascista dei bei giorni non si concretò mai nell'antifascismo verbale. Men che mai nell'antifascismo militante contro i fascisti, che ho sempre considerato una parte residuale della politica: al pari dei comunisti.
C'erano milioni di persone che si richiamavano al comunismo e al fascismo, ma solo a chiacchiere. Che il fascista o il comunista fossero segnati antropologicamente dalle rispettive ideologie fu vero sin agli anni Cinquanta. Si può dire, col senno di poi, che tali marchi erano cicatrici, e cicatrici di ferite fisiche e spirituali, destinate, però, a scomparire col volgere d'una generazione.
E così fu, nonostante le P38.
Quando nacqui alla fine dei Sessanta comunismo e fascismo erano già morenti: non informavano più le nostre vite. Il fascista e il comunista si ritrovavano a Fregene a ingozzarsi di panini e frittate; i loro figli erano già attenti ai primi ritrovati tecnologici. A vestirsi con gusto ricercato. Il ricco era ricco e il povero lo invidiava. Il busto di Mussolini serviva ad appendere l'ombrello e Lenin, in attesa del Che, era ormai un poster.
Alla memoria, tuttavia, credevo.

23 ottobre 2017

Mai tardi ... mai tardi a farvi fuori


Roma, 22 ottobre 2017

La deriva della sinistra: la malattia mentale.
Ne parlai in due post: il primo più serioso (La sinistra schizoide ci porterà alla schiavitù), il secondo d'alleggerimento (Spigolature piddine. Da socialisti a sociopatici).
Nel primo riportavo illuminanti estratti (da wikipedia, non serve compulsare altro):

"La personalità schizoide manifesta chiusura in sé stessa o senso di lontananza, elusività o freddezza. La persona tende all’isolamento oppure ha relazioni comunicative formali o superficiali, non appare interessata a un legame profondo con altre persone, evita il coinvolgimento in relazioni intime con altri individui ... in alcuni casi [lo schizoide] manifesta 'freddezza' all'esterno con atteggiamenti di rifiuto, disagio, indifferenza o disprezzo (rivolto magari a personalità non affini a sé), o comunque altre modalità di chiusura, elusività, blocco emotivo o distacco ... il paziente schizoide si distingue nettamente dallo schizofrenico per il fatto che il disturbo schizoide non intacca le capacità logico-cognitive: il soggetto è pienamente consapevole della realtà benché non vi partecipi emotivamente".

Ero ottimista.
Qui stiamo degenerando nella psicopatia criminale.
Solo degli psicopatici (e dei criminali) possono ordire tali misfatti verso i propri cittadini e verso il territorio che hanno giurato di difendere.
Psicopatici e spergiuri.


Ecco una serie di grottini, minuscoli magazzini e cantinelle murate dai rispettivi proprietari.
Siamo nella Tuscia viterbese.
E perché sono murati, chiederete voi? Perché il fisco le considera delle cornucopie: talmente generatrici di ricchezza che ha deciso di apporvi una esazione edace. I più hanno scelto, quindi, di murarne (a proprie spese) gli accessi rendendoli inutilizzabili, anche potenzialmente, ed evitare così l'ennesimo balzello (chi possiede una seconda casa, anche una bicocca di campagna, mi comprenderà).

Non solo comunali e provinciali. Anche lungo i sentieri rurali, nelle macchie e a ridosso di strade vicinali dimenticate, questo sta diventando uno spettacolo normale. Grotte tufacee abbandonate da decenni e vecchie di almeno un secolo (alcune scavate in epoche ancora più antiche: una porcilaia, oggi murata, vantava alcuni elementi medioevali) si presentano, a causa di una politica fiscale demente, come una serie di bocche mute.

Ognuno configuri il fenomeno secondo i tratti della simbologia più congeniale; o ne tragga l'insegnamento che crede.

Lo stesso trattamento si applica ai casolari abbandonati, o ai casotti per riporre gli attrezzi. Vandalizzati ripetutamente negli ultimi decenni da sciami di ladri e rapinatori impuniti e organizzatissimi, essi erano stati lasciati alla mercé della fatalità: il Fisco, però, vigilava ravvisando in essi un lucro impensabile. I proprietari, che neanche sapevano di possedere questi tesoretti, sono corsi ai ripari riducendo tali possessi a rudere. Come? Semplice: murando porte e finestre e abbattendo il tetto (a proprie spese, ovviamente).


La solerte pletora di impiegatuzzi che, piedi sul tavolo e computer spento alla destra, vegeta presso catasti, comuni, regioni e quant'altro ha "preso atto", formalmente, in un turbine di bolli e timbri inutili, della nuova realtà.

Le quattro murature di cui sopra sono concentrate in cinquanta metri di strada.
Lungo la Beresina del nostro declino ci tocca ingoiare pure questo.
Nessuno si senta assolto.

Mai tardi ... mai tardi a farvi fuori.