Pubblicato il 1 giugno 2013
Pasolini comincia
leggero: “Ho visto ieri sera (Venerdì Santo?) un mucchietto di gente
davanti al Colosseo … ho creduto in un primo momento che si trattasse
del gesto di qualche disoccupato arrampicato in cima al Colosseo. No.
Era una funzione religiosa a cui doveva intervenire Paolo VI. C’erano
quattro gatti … Credo che non ci fosse nessun romano. Un insuccesso più
completo era impossibile immaginarlo”(1). Tale spettacolo però lo
raggelò nel profondo. Una nuova bestia dagli occhi verdi emergeva dalle
acque ribollenti della postmodernità - una bestia suasiva, democratica,
permissiva, tecnica: il Nuovo Potere, il materialismo consumista, il
fascismo pubblicitario etc etc. Assieme alla Chiesa spariva
improvvisamente dall’orizzonte storico quella tradizione agreste,
familista, cautelosamente paleoindustriale, cattolica, che aveva
costituito il midollo italiano per millenni e raccolto l’eredità immane
della koiné greco-romana - un tronco gigantesco e immutabile da cui
rampollavano le varietà straordinarie dei popoli italiani, dei
linguaggi, delle arti, delle stratificazioni urbanistiche, degli incroci
culturali e di sangue, delle forme, dei paesaggi, dei volti. Lo stesso
fascismo storico (quello del ventennio mussoliniano), nonostante i
tentativi disperati (linguistici, architettonici …), fu impotente di
fronte a tale fioritura eterna. Di qui i fraintendimenti: Pasolini
cattolico, Pasolini non antifascista coi fascisti. Vero: Pasolini
rimpiangeva quella tradizione contadina, semplice e distillata nei
tempi: in tal senso fu un vero cristiano, un dolciniano furente, debole
coi semplici ed avverso al mondo clericale e piccolo borghese,
crassamente pragmatico e prevaricante. Vero: egli liquidò brutalmente il
fascismo storico come "banda di criminali" e "pietoso rudere", come
breve accidente storico: per gli antifascisti, perciò, non fu abbastanza
antifascista, poiché il suo antifascismo fu sempre diretto contro il
nuovo totalitarismo dello sfrenamento edonista, dei falsi diritti
civili, della falsa democrazia. Si doveva, forse, perdere ancora tempo
con Almirante quando il nuovo Moloch avanzava come il Colosso del quadro
di Goya?