30 gennaio 2020

Markette complottiste youtubiche [Il Poliscriba]

 
Il Poliscriba
 
Invece di limitarsi alla selce e, in fatto di raffinatezze tecniche, alla
carriola, l’uomo inventa e maneggia con abilità demoniaca arnesi che proclamano la strana supremazia di un deficiente, di uno specimen biologicamente declassato che nessuno avrebbe potuto immaginare capace di innalzarsi a una nocività così ingegnosa


Da La caduta nel tempo di E.Cioran

Non vorrei mai iniziare una personale e inutile riflessione con una citazione, ma il tarlo della lettura che mi prende quando lavoro senza un posto o un contratto, inesorabilmente mi trascina per la china, per la caduta nel tempo che ognuno potrebbe avvertire se solo smettesse di dare ascolto al richiamo della foresta, al forasticus, all’esterno, all’altro da noi.
Ma non è questo il tempo assoluto della discesa, è il tempo relativo, narcisista, che ben si attaglia all’epiteto, al volgare esprimersi nei termini cronologici del: “Non ho tempo”.
Questo non possedere minuti, questo irrefrenabile desiderio di ammassarne sempre più, oltre le 24 ore consentite dalla rotazione terrestre già biblicamente violata, questo condensare o condensato di attimi efficienti che si spera di occupare con le migliori intenzioni, con le ossessive concentrazioni - ecco, forse il lager, il gulag personale è proprio questo serrare il tempo dentro la cementificazione dell’anima - è il prototipo d’ogni ansia apoplettica, statistica, matematicamente divisibile sino all’annientamento dell’essere.Fuori dalla quotidiana catena di montaggio o smontaggio, fate un po’ voi, il Vostro, che non campa certo d’aria come molti sospettano o come natura inderogabile dell’ozio vorrebbe (Otium, star bene antitetico al Negotium, negare l’otium), si ritrova a meditare sul significato recondito delle parole in ore scure, notturne, colto da insonnia, come il virtuale amico Alceste e per questo, entrambi, sulla rete, spesso ridicolizzati come creature del Cretaceo, riemerse per disturbare lo stupeo, lo stordimento degli stupidi cacciatori del tempo … nel tempo.
La caccia di frodo, quella sportiva del tempo, è un insulto al nostro progenitore, grande calcolatore astronomico, che bramava segnare il fluire ritmico degli eventi celesti e terrestri con timore reverenziale.
Vengo al nocciolo della vexata questio youtubica, come da oggetto di questo mio sparlarvi o sparlarmi addosso, che qualche commentatore del misantropo blog ha giustamente relegato nel comma uno del narcisismo diaristico preterintenzionale.
Il complottismo https// non è un problema per l’Arcinemico, è il trastullo.
Della piantumazione edenica, il Barbaro dei Carpazi, al quale io non sarei stato degno nemmeno di rassettare la sua parca dimora al 21 di Rue de l’Odèon a Parigi, non ha mai menzionato il cespuglio del sospetto.
Carmelo Bene, in una sua carrellata autoreferenziale su Cos’è il teatro, 5 ore youtubiche di puro godimento per il sottoscritto, si riferisce all’etimo drama o dramma, come 1/8 d’oncia secondo il conio dell’antica moneta greca, la dracma.
Non so se egli, il pugliese squartatore post-elisabettiano, abbia notato, sicuramente sì, che la radice drac, da cui dra(c)ma, è, guarda un po’, la medesima di dracon, drago, demone, diavolo, nel senso di Divisore.
Non solo, la più antica lingua al mondo, il sanscrito, pone in darç-a, in greco drakon, il vedere.
Il sospetto è ciò che non si può vedere ma che si desidera svelare, illuminare: il buio, l’oscurità, in inglese, è dark.
A tal uopo, le markette youtubiche si rastrellano affidandosi all’incredulità, all’imbecillità, all’ignoranza, al senso di noia, di disincarnamento sociale, di ateismo spicciolo con striature mistico-pagane-panteiste-ecologiste del “cieco” micco digitale.
L’Arcinemico, Drakon, che non soffre certo di presbiopia o miopia dell’intelletto, sugge, da capostipite vampiro qual è, Dracula, il midollo dell’essere a color che son sospesi nel non-essere, guardiani incosapevoli del nulla.
Le dramatis personae, parte elencate a latere di questo blog, sono gli attori; il canovaccio è stato scritto per ognuno di loro dalla notte dei tempi, non v’è improvvisazione, soltanto ripetizione, algebra lineare secondo equazione, uguaglianza di rappresentazione con mutazione di maschera, che si chiami Alceste o Poliscriba, fighetta91, transgenderElly o nicknamechicchessia.
Il diffida sempre di ogni cosa e persona è l’imperativo categorico del Principe di questo mondo, un diffidare che conduce diritti al nichilismo la cui origine lessicale risiede nel Nord d’Europa.
Effettivamente "höll", il secondo termine di Valhalla, è un antico etimo scandinavo che letteralmente significa "luogo coperto, sala", affine, almeno sonoricamente, a hilum, che il nostro Leopardi, etimologista consumato e ricercatore del nulla, inteso come nihil, ci avvertiva accortamente nel suo Zibaldone: “Non so se possa fare al caso l’osservare che noi diciamo filo per nulla, il che potrebbe derivare non da filum, ma da hilum, mutato l’h in f, come viceversa gli spagnuoli, onde appunto per filum dicono hilo”.
Con una mia acrobazia linguistica, che non si dovrebbe prendere troppo sul serio, ritrovo nel termine aramaico Nefilim, assonanza con quanto afferma il buon Giacomo, una piroetta con ali di cera che trova la sua sciolta conclusione nella radice semitica nafal che anticipa storicamente nefil, e che si traduce nuovamente in ... cadere.
Da qui la mia balzana intuizione che i Nefilim non siano giganti, ma drakon discesi sulla terra dopo la cacciata dal Paradiso Celeste, amanti o legati  (filos) dalla caduta, Nafal-hilum, Nefal-filum come sostiene Leopardi, o dalla decadenza, termine che nel tempo, inspiegabilmente, secondo i più grandi paleografi, si è contratto in ne-hilum, il nichilismo latino.
Che sia lo sciachimista, il terrapiattista, il negazionista di olocausti o sbarchi lunari, non importa: quel che conta è la monetizzazione, l’ottavo d’oncia, il dramma, appunto, come esercizio dello spettacolo, non certo del teatro che condurrebbe alla benefica catarsi, alla verace trasfigurazione dell’acusmatico, l’ascoltatore di tragedie, non l’avido ingollatore di false commedie.
Dietro una tenda, un nero sipario, si narra che Pitagora insegnasse  ai suoi discepoli i segreti del numero, dal sanscrito nam-ati, che significa il devolvere o il distribuire.
Questo web, wwwcumprà, sparge, apparentemente, senza chiedere ricompense, in perfetto stile ascetico, perle di informa-azione, ovvero azioni senza forma,  per alimentare fede e fedeltà.
La dietrologia, il retroscena, in-somma, la Verità, non è un’ipostasia, un  ente che gode di natura propria al di fuori dello spazio e del tempo: infatti, il termine “vero”, dal sanscrito varâmi, significa… “Io scelgo”.

9 commenti :

  1. Bello! Poliscriba dovresti scrivere di più di questi nessi linguistici!

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  2. Di più nel senso, anche altri scritti come questo!

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  3. Mi associo ai complimenti di Sitka, pezzo di rara profondità e originalità... grazie di cuore, Poliscriba!

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  4. Personalmente sono sempre stato affascinato dalla provenienza linguistica di alcuni termini, ma sulle lingue antiche so poco. Per esempio le ciliege che in dialetto si chiamano cerase, in russo cheresnie (lo pronunciano cosi) come anche in ungherese, in croato tresnie o visnie, in olandese kersen, in basco gerezi, in spagnolo cerezas e in portoghese cerejas...in latino ceras é la radice se non mi sbaglio, insomma ci siamo allontanati più noi con la lingua ufficiale (coi dialetti no) dalla radice latina che mezzo mondo, curioso...

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  5. Vi ringrazio, ma temo sia solo la mia insonnia a spingermi in territori linguistici inesplorati...Il Poliscriba

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  6. E va bene...ma mi piacevano.

    Comunque chiudo il cerchio.
    http://www.treccani.it/vocabolario/ciliegia_(Sinonimi-e-Contrari)
    Ciliegia viene dal toscano ciriegia, che ha già fatto una grossa variazione dalla radice (latina? turca?) inserendo la g al posto della s (che altre lingue cambieranno in z o sh per esempio) e l'italiano (lingua letteraria, come la definiva Pasolini) ha ulteriormente modificato.
    Avere una lingua così letteraria che conseguenze ha? Riflettere.

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  7. “L’Arcinemico, Drakon, che non soffre certo di presbiopia o miopia dell’intelletto, sugge, da capostipite vampiro qual è, Dracula, il midollo dell’essere a color che son sospesi nel non-essere, guardiani incosapevoli del nulla.”
    Provo a sostituire:
    Drakon con male e essere con bene.
    Il male sugge il bene a coloro che sono sospesi nel non-essere, cioè non in una condizione di non-bene (l’essere c’è sempre), ma di addormentamento dell’essere, quindi nel non-essere e nell’inconsapevolezza dell’essere stesso.
    Il male si nutre del bene per vivere, è come un parassita che ha bisogno di attaccarsi ad un organismo, altrimenti non avrebbe giustificazione.
    Il male, quindi, tocca il bene, in una condizione di addormentamento dello stesso, suggendo il midollo dell’essere, per trarre la propria forza.
    Ma il male è assoluto? No, altrimenti non sarebbe tale: se il male corrompesse completamente il bene, non ci sarebbe più male.
    Allora il male è relativo e tocca un bene finito, cioè relativo.
    Coloro che volgono lo sguardo al Sommo Bene, assoluto ed infinito, nel loro “Io scelgo” affermano il loro “Io credo” nella Verità.
    Anna

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  8. E gli uomini vollero piuttosto
    le tenebre che la luce.
    GIOVANNI, III, 19.

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